Gesù, dopo aver sfamato le moltitudini con la moltiplicazione dei pani presso il lago di Tiberiade, si era trasferito di nascosto sull’altra riva, nella zona di Cafarnao, per sottrarsi alla folla che voleva farlo re. Molti, tuttavia, si erano messi ugualmente alla ricerca di lui e lo avevano raggiunto. Egli però non accetta il loro entusiasmo troppo interessato. Essi hanno mangiato del pane miracoloso, ma si sono fermati al puro vantaggio materiale senza cogliere il significato profondo di quel pane, che mostra in Gesù l’inviato del Padre per dare la vera vita al mondo. Vedono in lui soltanto un taumaturgo, un Messia terreno, capace di procurare loro il cibo materiale in abbondanza ed a buon mercato. È in questo contesto che Gesù rivolge loro le parole:

«Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà».

Il “cibo che non perisce” è la persona stessa di Gesù ed è anche il suo insegnamento, giacché l’insegnamento di Gesù è tutt’uno con la sua persona. Leggendo poi più avanti altre parole di Gesù si vede che questo “pane che non perisce” si identifica anche con il corpo eucaristico di Gesù. Si può quindi dire che il “pane che non perisce” è Gesù in persona, il quale si dona a noi nella sua Parola e nell’Eucaristia.

«Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà».

L’immagine del pane ricorre spesso nella Bibbia, come del resto quella dell’acqua. Il pane e l’acqua rappresentano gli alimenti primari, indispensabili per la vita dell’uomo. Ora Gesù applicando a se stesso l’immagine del pane, vuol dire che la sua persona, il suo insegnamento sono indispensabili per la vita spirituale dell’uomo così come lo è il pane per la vita del corpo.

Il pane materiale è senz’altro necessario. Gesù stesso lo procura miracolosamente alle turbe. Però da solo non basta. L’uomo porta in se stesso – magari senza rendersene perfettamente conto – una fame di verità, di giustizia, di bontà, di amore, di purezza, di luce, di pace, di gioia, di infinito, di eterno, che nessuna cosa al mondo è in grado di soddisfare. Gesù propone se stesso come colui che solo è capace di saziare la fame interiore dell’uomo.

«Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà».

Presentandosi però come il “pane di vita”, Gesù non si limita ad affermare la necessità di nutrirsi di lui e cioè che occorre credere nelle sue parole per avere la vita eterna; ma vuole spingerci a fare l’esperienza di lui. Egli infatti, con la parola: «Procuratevi il cibo che non perisce» fa un pressante invito. Dice che occorre darsi da fare, mettere in atto tutti gli accorgimenti possibili per procurarsi questo cibo. Gesù non si impone, ma vuole essere scoperto, vuole essere sperimentato.

Certamente l’uomo con le sue sole forze non è capace di raggiungere Gesù. Lo può per un dono di Dio. Tuttavia Gesù invita continuamente l’uomo a disporsi per accogliere il dono di se stesso, che Gesù gli vuol fare. Ed è proprio sforzandosi di mettere in pratica la sua Parola, che l’uomo arriva alla fede piena in lui, a gustare la sua Parola come si gusterebbe un pane fragrante e saporoso.

«Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà».

La Parola di questo mese non ha per oggetto un punto particolare dell’insegnamento di Gesù (ad esempio il perdono delle offese, il distacco dalle ricchezze, ecc.), ma ci riconduce alla radice stessa della vita cristiana, che è il nostro rapporto personale con Gesù.

Io penso che chi ha cominciato a vivere con impegno la sua Parola e soprattutto il comandamento dell’amore del prossimo, sintesi di tutte le parole di Dio e di tutti i comandamenti, avverte almeno un po’ che Gesù è il “pane” della sua vita, capace di colmare i desideri del suo cuore, la fonte della sua gioia, della sua luce. Mettendola in pratica è arrivato a gustare la Parola almeno un poco come la vera risposta ai problemi dell’uomo e del mondo. E, dato che Gesù “pane di vita” fa il dono supremo di se stesso nell’Eucaristia, va spontaneamente a ricevere con amore l’Eucaristia ed essa occupa un posto importante nella sua vita.

Occorre allora che chi di noi ha fatto questa stupenda esperienza con la stessa premura con cui Gesù spinge a procurarsi il “pane della vita” non tenga per sé la sua scoperta ma la comunichi ad altri perché molti trovino in Gesù quanto il loro cuore da sempre cerca. È un enorme atto di amore che farà ai prossimi perché anch’essi possano conoscere cos’è la vera vita già da questa terra ed avranno la vita che non muore. E cosa si può volere di più?

 Chiara Lubich


Pubblicata in Città Nuova, 1985/14, pp.10-11.

6 Comments

  • I am very happy to be a member of Focolari am GEN2 from Rwanda.
    this word of life show us how is greater to put the word of God in
    practice and get the power and wisdom from our God who gives it for free. stay blessed you all who read this word of life and continue in
    that way we will be saint and have eternal life.
    All my unity and Big thanks to Mama Chiara

    • Hallo Tuyishime! Thanks for sharing your joy and engagement in living the Gospel. Do you have any experience you want to share with us, before we publish the next word of life of July?
      Greetings from the Focolare web team!

  • Fantastico para quienes estamos caminando en la evangelización, habciendo nuestro esfuerzo en catequesis para niños. Es importante para nosotros comprender la palabra que queremos transmitir. Dios los Bendiga.

  • Il Figlio dell’uomo ci ha dato il cibo che ci dà la vita eterna,ma la realtà contro cui ci scontriamo ogni giorno ci allontana dal gustare questo cibo.Signore,fa’ che continuiamo comunque a cercarti come ho fatto io quest’oggi attraverso queste” pagine”!.

  • Il rapporto con Gesù a cui Lui ci chiama con amore e’ un’esperienza che cambia la vita.
    Ma e’ anche in continua evoluzione e sfugge a tutto ciò che non e’ amore : il nostro io, gli attaccamenti al ” cibo ” terreno……..
    Ma anche e proprio attraverso le contraddizioni di ogni attimo, scorgiamo la Sua presenza misteriosa ma reale che rende inconfondibile la gioia che ci dona e ci fa dire, proprio e nonostante tutto, ” non manco di nulla”.

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