«Mi dispiace…»
“Un collega medico più anziano mi aveva ripreso di fronte ai malati per un errore che non pensavo di aver commesso. Colpito sul vivo, me ne andai sbattendo la porta. A casa, non riuscivo a rimanere tranquillo: dovevo fare qualcosa per ricostruire quel rapporto. Dopo vari tentennamenti, pensai di telefonargli allo studio. «Mi dispiace – gli dissi – per ciò che è accaduto stamattina». Rimase meravigliato e molto contento. Da allora il nostro rapporto è in continua crescita: la scoperta che, pur tra tante difficoltà, è possibile dare una dimensione umana al nostro lavoro”.
R. S. – Canada

Cosa fare di quella somma?
“Da un parente avevamo ricevuto in dono una grossa somma di denaro. Sorpresi da un gesto così inaspettato, ci chiedevamo cosa farne. Siamo in nove in famiglia e ognuno ha espresso un desiderio: chi voleva una cosa, chi l’altra… Quanto a me, avrei voluto devolvere almeno una parte di quei soldi per uno scopo sociale. Ma i nostri figli sarebbero stati d’accordo? A quel punto, mia moglie ed io ci siamo ricordarti che abbiamo un figlio in cielo. Se fosse stato fra noi, certamente anche lui avrebbe avuto la sua parte. Nessuno dunque ci vietava di destinare per quello scopo la somma che sarebbe spettata a lui. È bastato comunicare l’idea ai ragazzi perché anche loro aderissero con gioia a questa decisione”.
C. M. – Argentina

20160810-01Amare senza aspettarsi nulla
“Nostra figlia Anna era una ragazza piena di vita e di ideali che voleva realizzare: laurearsi, fare l’archeologo, formare una bella famiglia. Purtroppo le cose non sono andate così. Dopo la laurea ha attraversato un periodo di particolare stress; soprattutto il fatto che il ragazzo l’aveva lasciata l’ha portata ad una crisi profonda. Mia moglie ed io eravamo sgomenti. Ci sentivamo impotenti e ci sono venuti dei dubbi se avevamo sbagliato qualcosa nella sua educazione. Questa dura esperienza ci ha condotti ad un più profondo rapporto con Dio. Insieme agli altri figli ci siamo messi ad amare Anna con un amore che non aspettava nulla e, dopo una cura adeguata, a poco a poco lei è uscita dal tunnel. Un giorno ci ha confidato che l’amore della famiglia era stato determinante per la sua guarigione”.
E. P. – Austria

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