La voglia di vivere forti ideali di un giovane della Svizzera, a contatto con la testimonianza concreta e incisiva di due sacerdoti, trova la sua piena realizzazione nella riscoperta di Dio come Amore. Un tempo lontano dalla Chiesa, inizia a vivere l’avventura cristiana che lo porta a scoprire la chiamata al sacerdozio.

Dieci anni fa, quando ancora non ero né praticante né credente, fui invitato da un amico ad una riunione nella mia parrocchia. Ricordo che quel giorno mi trovai in mezzo ad un gruppo di trenta giovani assieme a due sacerdoti che vedevo per la prima volta, poiché da anni non avevo più messo piede in chiesa. Tutto mi era estraneo. Gli argomenti di cui si parlava mi sembravano sorpassati e i due sacerdoti mi apparvero vestiti troppo bene per essere dei veri rivoluzionari perché, almeno io, così immaginavo dovessero essere dei buoni sacerdoti.

Nonostante queste riserve, qualcosa in quella riunione mi attirava tanto che decisi di tornarvi un’altra volta. In quell’occasione un fatto apparentemente banale mi colpì profondamente: alla fine dell’incontro, quando si trattò di fissare l’appuntamento successivo, uno dei due sacerdoti si accorse di aver dimenticato la sua agenda nella stanza vicina. Disse appena una parola e il suo collega prontamente si alzò e gliela prese. Un fatto simile non l’avevo mai visto! Sentivo che tra quelle due persone ci doveva essere un rapporto particolare se si servivano a vicenda con tale naturalezza.
Da quel momento capitavo spesso nella casa parrocchiale ed ogni volta si ripeteva per me la stessa esperienza: la loro vita di vera e profonda fratellanza mi toccava anche se non riuscivo a condividere le loro idee sulla religione e sulla Chiesa. Intanto continuavo a non andare a messa né sapevo ancora pregare: non avevo ancora trovato Dio.
Invitato dai due sacerdoti qualche tempo dopo sono andato ad un convegno, e là finalmente ho scoperto il segreto di quella gioia che percepivo in loro: Dio, stesso! Di colpo mi sono reso conto che Dio era presente non solo tra coloro che, come quei sacerdoti, si amano sinceramente, ma anche nella Chiesa, nella vita ogni uomo, nell’eucaristia, dovunque. Sentivo con forza che lui solo ci poteva far felici. Ho deciso allora fare di dio l’ideale della mia vita.
Così, cominciava per me una vita fino a poco tempo prima totalmente sconosciuta. Non sceglievo più i miei amici tra quelli più simpatici, ma cercavo quelli che erano soli, poco stimati. Non era più noioso andare a scuola, perché mi dava la possibilità di amare e di dare una mano a chi faceva fatica. Diventava naturale aiutare in casa per i diversi lavori o visitare una parente che in genere tutti evitavano. Altrettanto facevo con un signore che prima certamente mi avrebbe annoiato con i suoi racconti interminabili. Una volta sono stato seduto accanto a lui per 12 ore o più, solo per ascoltarlo e farlo contento.

Vivendo così sperimentavo dentro di me una gioia mai conosciuta. Era Dio che incontravo dappertutto e che era diventato la risposta a tutte le mie domande. In Lui ho trovato la libertà. Se gli altri – in famiglia o a scuola – mi capivano o meno, non era più così importante, perché la mia casa, la mia famiglia ormai era un’altra: era Lui, prima di tutto. Per cui veniva spontaneo non andare magari ad una festa pur di poter partecipare alla messa e stare così con Dio.
E pensare che ero diventato cristiano non per un discorso convincente e neppure per la semplice testimonianza! A capovolgere la mia vita era stato un Altro: Colui che, per l’amore, viveva fra quei sacerdoti.
Tante sono state le tappe del cammino che ne è seguito. Dopo due anni circa, ho deciso di entrare in seminario, non perché il sacerdozio fosse diventato lo scopo della mia vita, ma perché avevo capito che quel Dio che avevo scelto mi voleva lì. Così in seminario l’avventura cristiana è continuata. Ero infatti convinto che non si trattava di vivere una lunga attesa per poi arrivare finalmente alla méta, ma di seguire Gesù momento per momento, facendo la sua volontà e vivendo per ogni fratello.

(R. B. – Svizzera)

 

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