Si può osservare che uno dei risultati del vivere la volontà di Dio nell’attimo presente, se fedele ed abbastanza intenso, è quello di prendere ottime abitudini che prima non avevamo.

Ecco alcuni esempi.
È molto frequente offrire a Gesù le azioni che compiamo con un “per te”, che trasforma la nostra giornata in un’ininterrotta preghiera; perché vivendo l’attimo presente noi abbiamo una grazia attuale che ci ricorda di dire davanti ad ogni azione: “per te”.

Un’altra cosa: di fronte alle tentazioni – vivendo così – ci si sente atti a difenderci con più rapidità di prima.

Di fronte agli attaccamenti a cose o persone o a noi stessi, è pronta la nostra tipica dichiarazione d’amore: “Sei tu, Signore, l’unico mio bene”.

Si dà poi il giusto posto alle azioni che dobbiamo compiere, senza anticiparle perché piacevoli, e senza posticiparle perché gravose; perché succede spesso così.

Ancora: sgorgano spontanee dal cuore parole d’incoraggiamento, di stima, di lode, verso i fratelli con cui viviamo o, in qualsiasi modo, incontriamo, attraverso il telefono, ad esempio, scrivendo loro, e così via. E sempre più spesso si vede in loro Gesù, sicché, crescendo la nostra carità, facendosi via via più raffinata, anche la nostra unione con Dio s’approfondisce.

Un’altra cosa: non si dimentica di salutare e adorare Gesù, vivo nel tabernacolo, ogniqualvolta gli passiamo accanto o ce lo ricorda una croce o un’immagine.

Allo stesso modo si fanno atti di venerazione a Maria, specie ora dopo l’indimenticabile anno a lei consacrato.

Un’altra cosa che si può osservare: si rimane di più alla presenza di Dio durante le nostre pratiche di pietà e si allontanano con più facilità le distrazioni.

Ancora: ci si accorge che si riesce a mantenere con maggiore facilità, durante tutto il giorno, l’amore reciproco che, per noi cristiani, è importantissimo. Dice, infatti, la Scrittura che la sua attuazione – quella del comandamento nuovo – ci fa perfetti: “Se ci amiamo gli uni gli altri – dice Giovanni –, Dio rimane in noi e l’amore di lui in noi è perfetto” (cf 1 Gv 4,12).
Prima – dobbiamo convenire –, pur con tanta buona volontà, la carità reciproca aveva delle oscillazioni, certamente con continue riprese, ma con interruzioni.

Un’altra: divenuti più perfetti nelle piccole cose, sappiamo compiere meglio anche le grandi, e l’anima tutto il giorno è invasa di serenità, di pace e di gioia.

Queste, alcune abitudini acquistate che alimentano diverse virtù nella nostra anima. Ed è proprio una bella accolta di virtù che fa del viaggio della vita un “santo viaggio”, un viaggio verso la santità.

Alla chiesa, per promuovere un cristiano a modello degli altri, per dichiararlo beato e santo, non interessano tanto certi fenomeni pur mistici come le visioni, le locuzioni, i rapimenti, le bilocazioni…, ma interessano le virtù.

Ora, se tutto questo, e più, possiamo costatare in noi vivendo con costanza l’attimo presente, dobbiamo concludere che siamo sulla buona strada. Ringraziamo perciò il Padre, che guida, con la storia grande del mondo, la nostra piccola storia.

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