Signori Vescovi,
Dott.ssa Paola Bignardi, Presidente dell’Azione Cattolica italiana,
Eccellenza, mons. Francesco Lambiasi, Assistente generale,
Signori e Signore, fratelli e sorelle,

ringrazio anzitutto la Presidente e l’Assistente generale dell’invito rivoltomi il 2 luglio scorso a partecipare alla presente loro Assemblea nazionale straordinaria, per un breve intervento, invito che ho accettato con gioia.

Sperando di far cosa gradita, vorrei cogliere quest’occasione per dire qualche parola sul rapporto che vi è o vi potrebbe essere fra le realtà ecclesiali (Associazioni, Movimenti, Nuove Comunità) oggi presenti nella Chiesa, secondo la mia esperienza. Dovrò quindi partire da lontano.

Conosco l’Azione Cattolica per aver trascorso buona parte della mia giovinezza fra le sue fila.
Anni speciali quelli per quest’Associazione, che godeva ancora della presenza di Armida Barelli e delle sue compagne.
Anni gioiosi per me, per aver partecipato a tanti incontri a Trento, la mia città, e a convegni per la Gioventù Studentesca, in più parti d’Italia, dove ho ricevuto una solida formazione cristiana di base, di cui sono tuttora grata.

Ebbene, è stato proprio in uno di questi convegni che è avvenuto in me – avevo allora 19 anni – qualcosa di nuovo: un primo accenno d’una chiamata tutta particolare da parte di Dio.
Ero a Loreto quando, pur seguendo il corso, sono stata fortemente attirata alla “casetta” nella chiesa-fortezza, dove mi recavo ogniqualvolta potevo. Non avevo tempo di rendermi conto se storicamente quello fosse l’ambiente dove era vissuta la Sacra Famiglia.
Inginocchiata accanto al muro annerito, qualcosa di nuovo e di divino mi avvolgeva e quasi mi schiacciava.

Immaginavo e contemplavo la vita verginale di Maria e di Giuseppe con Gesù in mezzo a loro.

Allora non capivo ciò che mi è stato chiaro in seguito: Dio mi chiamava a rivivere, in certo modo, quella vita, assieme ad altre compagne. E, se per le giovani d’allora erano possibili in pratica tre strade: il matrimonio, il convento, la verginità nel mondo, qui si apriva una quarta strada, quella che più tardi è stato il focolare: una piccola comunità di vergini, donne o uomini, che, in mezzo al mondo, per il costante reciproco amore vissuto e sempre rinnovato, hanno Gesù spiritualmente presente fra loro, secondo la sua promessa: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Si svelerà così in quel luogo quello che sarà il primo nucleo organizzativo dell’intero Movimento, il focolare, appunto, ma anche uno dei cardini principali, “Gesù presente in mezzo a noi”, di un nuovo stile di vita cristiana, di una spiritualità comunitaria e personale insieme, la “spiritualità dell’unità”. Spiritualità che si vive da quasi sessant’anni nel Movimento dei Focolari ed in ogni sua parte.
“Spiritualità dell’unità” che il santo Padre, nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, con il nome di “spiritualità di comunione”, propone ora a tutta la Chiesa perché venga vissuta a tutti i livelli.
“Spiritualità dell’unità” e “spiritualità di comunione” sono, infatti, praticamente, la stessa cosa, come ha pure scritto il santo Padre ai Vescovi amici del nostro Movimento .

Poco a poco, dopo Loreto, per seguire la mia strada e dedicarmi al Movimento nascente, ho dovuto lasciare l’Azione Cattolica, senza mai perdere, però, la certezza che un giorno avrei ripreso contatto: se Dio ci distingueva era senz’altro per un Suo disegno d’amore.
E sono passati tanti, tanti anni.

Come loro ricorderanno, poi, nella vigilia della Pentecoste 1998, Giovanni Paolo II, pensando maturo il tempo, ha radunato 60 Movimenti ecclesiali e Nuove Comunità in Piazza San Pietro, mettendo in rilievo, nel suo discorso, queste realtà della Chiesa che, con le altre sorte nel passato, rappresentano l’aspetto carismatico di essa, aspetto coessenziale – come ebbe a dire – all’aspetto istituzionale.
In quel giorno, io stessa, essendo venuta a conoscenza del desiderio della Chiesa e del Papa che i Movimenti ecclesiali e le Nuove Comunità siano in comunione fra loro, rivolgendo la parola al santo Padre, mi sono detta completamente disponibile a questo scopo. Disponibilità che Egli – come mi ha scritto – ha apprezzato molto.
Si è così attuata subito la comunione, dapprima fra alcuni Movimenti, fino ad arrivare ora ad una quindicina e, fra questi, molti dei più importanti.
Ci si incontra fra dirigenti due volte all’anno, ora in una sede, ora in un’altra.

La comunione fra noi e i nostri Movimenti e Comunità è caratterizzata dalle più varie espressioni della carità: si attua il cosiddetto “scambio dei doni”, dove, pur rimanendo ben saldo e preciso il carisma di ognuno, si può sempre arricchirsi di ciò che i fratelli portano; si prega gli uni per gli altri, si condividono le gioie per le conquiste, i dolori per le prove; si offrono a chi è nella necessità i propri ambienti per convegni, ecc.; si presentano sulla propria stampa gli avvenimenti più significativi degli altri Movimenti, perché siano meglio conosciuti; si collabora in manifestazioni comuni, anche a livello europeo, per raggiungere scopi particolari, ecc.

Subito dopo il 1998 ogni anno sono fiorite in tutto il mondo delle “Giornate” (200 finora) sostenute dai membri di diversi Movimenti, presenti i Vescovi del luogo o convocate da loro stessi. In esse, oltre ad assistere alla santa Messa ed ascoltare la voce dei Pastori, si presentano i propri carismi, si donano le proprie esperienze, con tavole rotonde, interviste, testimonianze, contributi artistici, ecc.
In seguito, in molte diocesi del mondo, i più vari Movimenti hanno preso l’abitudine di presentarsi uniti, per attuare, ad esempio, programmi previsti dal piano pastorale delle singole chiese.
Le “Giornate” e queste varie attività hanno rivelato, in genere, ai singoli Vescovi la grande ricchezza che i Movimenti e le Nuove Comunità portano, e fanno loro intravedere, per essi, la possibilità di rendere la Chiesa più unita, più bella, più viva, più dinamica, più familiare.

Durante questi anni si è costatata la partecipazione spontanea alle nostre manifestazioni di persone appartenenti ad altre realtà ecclesiali, come all’Azione Cattolica, ad esempio, spesso perché sollecitate dai Vescovi.

In seguito a tutto ciò Famiglie religiose, nate da antichi o meno antichi carismi, costatata la vitalità dei Movimenti ecclesiali e delle Nuove Comunità, hanno desiderato anch’esse conoscerci e iniziare con noi una comunione.
Così è stato, ad esempio, con l’intera famiglia francescana ad Assisi, con quella benedettina a Montserrat in Spagna, con la Congregazione di Madre Teresa a Calcutta, con le Piccole sorelle di Gesù a Roma, ed altri.

Recentemente ci ha dato grande gioia un documento della “Congregazione per gli Istituti di vita consacrata” intitolato: Ripartire da Cristo.
In esso si consigliano i e le religiose, come “un compito dell’oggi delle comunità di vita consacrata”, “di far crescere la spiritualità di comunione prima di tutto al proprio interno” e poi “oltre i suoi confini”, favorendo così la comunione fra i diversi Istituti. Mentre “nei confronti delle nuove forme di vita evangelica (i Movimenti, ad esempio), si domanda dialogo e comunione” , e si parla dei vantaggi della comunione per gli uni e per gli altri. Il documento ammonisce: “Non si può più affrontare il futuro in dispersione” .

Tutto quanto ho riferito fin qui ci sembra voglia dire che lo Spirito Santo sta soffiando sulla Chiesa perché si compia, anche attraverso di noi, il grande desiderio del santo Padre: far sì che essa sia “la casa e la scuola della comunione” .

Ed ora siamo qui insieme e non possiamo non chiederci: ci può, ci deve essere un rapporto fra l’Associazione di Azione Cattolica italiana, nel suo insieme, ed i Movimenti ecclesiali e le Nuove Comunità?
Mi sembra si possa trovare la risposta già nella Novo millennio ineunte al n. 45 dove Giovanni Paolo II scrive: “Gli spazi della comunione vanno coltivati e dilatati giorno per giorno, ad ogni livello (…). La comunione deve qui rifulgere nei rapporti tra Vescovi, presbiteri e diaconi, tra Pastori e intero Popolo di Dio” ed aggiunge: “tra associazioni e movimenti ecclesiali”.
Nella più recente Esortazione Apostolica, poi, post-sinodale: Ecclesia in Europa, Giovanni Paolo II all’art. 16 sottolinea: “(…) mentre esprimo (con i Padri Sinodali) la mia grande stima per la presenza e l’azione delle diverse associazioni e organizzazioni apostoliche e, in particolare, dell’Azione Cattolica, desidero rilevare il contributo proprio che, in comunione con le altre realtà ecclesiali e mai in via isolata, possono offrire i nuovi Movimenti e le nuove Comunità ecclesiali”.
“In comunione con le altre realtà ecclesiali e mai in via isolata”.
Sono parole queste che svelano ai nostri Movimenti una precisa volontà di Dio: cercare l’unità anche con le Associazioni ed in particolare con l’Azione Cattolica.
E’ un’Esortazione quest’ultima del giugno scorso che mi ha fatto, fra il resto, apprezzare doppiamente l’invito della vostra Presidente e del vostro Assistente a venire oggi fra voi.

Sarà questo il momento per dar inizio a ciò che il santo Padre vuole dall’Azione Cattolica, dal Movimento dei Focolari e dagli altri Movimenti?
A nome del Movimento dei Focolari, che rappresento, posso dire che noi siamo a disposizione.
Lo Spirito Santo indichi il tempo ed il modo a voi, fratelli e sorelle carissimi.

Sia Maria Santissima, così presente nell’Azione Cattolica e nel Movimento dei Focolari, chiamato pure “Opera di Maria”, a consigliarci.

E’ evidente che tutto non potrà essere che a gloria di Dio ed a vantaggio della Chiesa.

Grazie dell’ascolto.

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