Raccontava Natalia Dallapiccola, la prima delle ragazze del nucleo iniziale a seguire Chiara Lubich nella sua avventura nel focolare: «Una sera attorno a un tavolo, unico superstite di vari mobili, al lume di una candela, perché per l’oscuramento non si poteva usare la luce elettrica, Chiara lesse: “Come io ho amato voi, amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli: se vi amerete gli uni gli altri”.

Quelle parole – proseguiva Natalia – caddero come la benzina sul fuoco. Noi volevamo sapere quale era il desiderio più profondo di Gesù, una parola che ci dicesse, tutto in una volta, quello che lui voleva proprio da noi. Ed eccola qui la parola sintesi, l’eureka del nostro cercare». E concludeva: «Allora, ancor prima di andare a scuola, prima del lavoro dell’ufficio, di comperare qualcosa, prima di andare anche dai poveri, prima anche di pregare, bisogna che ci sia fra noi l’amore stesso di Gesù – ci siamo dette – perché questo lui vuole. Quando siamo uscite da lì sentivamo che la vita era cambiata, aveva un sapore diverso, aveva trovato il suo perché».

Foto ©Adriana Avellaneda

La vita di preghiera, personale, è linfa vitale per chiunque aderisce alla spiritualità dell’unità. Il rapporto con Dio è base di ogni azione. Ma questa vita di preghiera è anche esperienza profondamente comunitaria: dai canti che s’intonavano nelle vacanze comuni sulle montagne trentine, negli anni Cinquanta, ai musical attualissimi dei complessi Gen Verde e Gen Rosso, dalla partecipazione sentita alla liturgia così come alla preghiera serale nelle comunità sparse nel mondo, in ogni loro azione i Focolari attuano la “spiritualità di comunione”. Questa comunione non si esaurisce in una preghiera intimista, ma ha anche dei riflessi nella vita personale e sociale. Nasce ad esempio una misura di giustizia elevata, un bisogno di legalità assoluto, come cerca di testimoniare in diverse iniziative la diramazione “Comunione e Diritto”.

Scrive Chiara Lubich: «Noi abbiamo una vita intima e una vita esterna. L’una dell’altra una fioritura; l’una dell’altra radice; una dell’altra chioma dell’albero della nostra vita.

«La vita intima è alimentata dalla vita esterna. Di quanto penetro nell’anima del fratello, di tanto penetro in Dio dentro di me; di quanto penetro in Dio dentro di me, di tanto penetro nel fratello.

«Dio-io-il fratello: è tutto un mondo, tutto un regno…»

E ancora: «Quanto più cresce l’amore per i fratelli, tanto più aumenta l’amore per Dio»

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