Queste parole sono una delle raccomandazioni finali rivolte da san Paolo nella sua lettera ai cristiani di Roma. Questa comunità, come del resto tante altre sparse nel mondo greco-romano, era formata da credenti che provenivano in parte dal paganesimo ed in parte dal giudaismo, quindi con mentalità, formazione culturale e sensibilità spirituale molto diverse. Questa diversità dava adito a giudizi, prevenzioni, discriminazioni ed intolleranze degli uni verso gli altri, che certamente non si accordavano con quella accoglienza reciproca che Dio avrebbe voluto da loro.

Per aiutarli a superare tali difficoltà l’Apostolo non trova mezzo più efficace che farli riflettere sulla grazia della loro conversione. Il fatto che Gesù li avesse chiamati alla fede, comunicando loro il dono del suo Spirito, era la prova tangibile dell’amore con cui Gesù aveva accolto ciascuno di loro. Nonostante il loro passato e diversità di provenienza, Gesù li aveva accolti per formare un solo corpo.

“Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi, per la gloria di Dio”.

Queste parole di san Paolo ci richiamano uno degli aspetti più toccanti dell’amore di Gesù. E’ l’amore con cui Gesù durante la sua vita terrena ha sempre accolto tutti, in modo particolare i più emarginati, i più bisognosi, i più lontani. E’ l’amore con cui Gesù ha offerto a tutti la sua fiducia, la sua confidenza, la sua amicizia, abbattendo ad una ad una le barriere che l’orgoglio e l’egoismo umano avevano eretto nella società del suo tempo. Gesù è stato la manifestazione dell’amore pienamente accogliente del Padre celeste verso ciascuno di noi e dell’amore che, di conseguenza, noi dovremmo avere gli uni verso gli altri. E’ questa la prima volontà del Padre su di noi; per cui non potremmo rendere al Padre una gloria più grande di quella che gli rendiamo quando cerchiamo di accoglierci gli uni gli altri a quel modo con cui Gesù ha accolto noi.

“Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi, per la gloria di Dio”.

Come vivremo allora la Parola di vita di questo mese? Essa richiama la nostra attenzione su uno degli aspetti del nostro egoismo più frequenti e, diciamo pure, più difficile da superare: la tendenza ad isolarci, a discriminare, ad emarginare, ad escludere l’altro in quanto è diverso da noi e potrebbe disturbare la nostra tranquillità.

Cercheremo allora di vivere questa Parola di vita innanzitutto all’interno delle nostre famiglie, associazioni, comunità, gruppi di lavoro, eliminando in noi i giudizi, le discriminazioni, le prevenzioni, i risentimenti, le intolleranze verso questo o quel prossimo, così facili e così frequenti, che tanto raffreddano e compromettono i rapporti umani ed impediscono, bloccando come una ruggine, l’amore vicendevole.

E poi nella vita sociale in genere, proponendoci di testimoniare l’amore accogliente di Gesù verso qualsiasi prossimo il Signore ci metta accanto, specialmente quelli che l’egoismo sociale tende più facilmente ad escludere o ad emarginare.

L’accoglienza dell’altro, del diverso da noi, sta alla base dell’amore cristiano. E’ il punto di partenza, il primo gradino per la costruzione di quella civiltà dell’amore, di quella cultura di comunione, alla quale Gesù ci chiama soprattutto oggi.

Chiara Lubich

Pubblicata in Città Nuova 1992/22, pp.32-33.

3 Comments

  • This Word of Life reminds me of the wisiting Corea of the Pop Francesco who welcomes everyone, especially those most in need. He is model who is building the civilization of love and culture of communion. This month we Corean have great feast, Chuseok which is like Thanksgiving Day for American. We visit many the poor, the old, the most marginalized. When we give some food or the basic material necessities, they want to talk with us. Their happy smile when we say goodbye is very impressive.

  • Conocí hace poco el movimiento focolar pero yengo muchas ansias de empaparme de este carisma! Soy de Argentina, Tucumán!

  • E’ proprio adatta a me la Parola di Vita di Settembre. Giudico, discrimino, respingo chi mi da’ fastidio. Grazie a Chiara ho imparato a far spesso un esame di coscienza, ho capito cosa significhi “accogliersi” come il Padre accoglie noi. Significa tagliare pregiudizi, differenze, opinioni personali, impeto e malevolenza verso chi ti dà fastidio. Occorre una conversione totale, cercherò di farlo giorno dopo giorno, partendo dalla famiglia; ogni fratello sarà un altro Gesù da amare e accogliere come il Padre.

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