Pubblichiamo alcuni stralci di un intervento di Nedo Pozzi sulla figura di “Giordani comunicatore”,  tenuto il 18 aprile,  giorno del 29° anniversario della nascita al Cielo di “Foco”, nel corso del recente convegno di NetOne Italia.

Ventinove anni fa Igino Giordani, da Chiara e da tutti noi chiamato Foco, lasciava questa terra. Per Giordani, una delle figure più rappresentative del Novecento italiano, al culmine della fama e di una frenetica attività, avviene l’evento che avvia la sua vita verso un’esperienza spirituale nuova e totalmente coinvolgente.

E’ l’incontro con Chiara Lubich, nel settembre 1948. Con lei inizia un sodalizio spirituale singolare per umiltà, trasparenza, unità. Dirà più tardi: “Tutti i miei studi, i miei ideali, le vicende stesse della mia vita mi apparivano diretti a questa meta… Potrei dire che prima avevo cercato; ora ho trovato”.

E fu proprio da quell’incontro tra Chiara e Giordani del 1948 che iniziò a fiorire un rinnovamento radicale del vivere, del pensare, dell’interagire sociale in tutti i sensi, anche in quello politico, anche in quello mediatico.

Giordani è un personaggio estremamente poliedrico, ma oggi lo guardiamo soprattutto come comunicatore a servizio di un grande ideale: l’umanità come famiglia.

Il suo impegno come uomo dei media è impressionante: 4000 articoli su 49 organi di stampa italiani e di altri paesi, fondatore di varie testate, direttore di due quotidiani e di 10 periodici, autore di oltre 100 libri (una media di quasi due all’anno) per un totale di  26000 pagine, tradotte nelle principali lingue, senza contare i saggi, gli opuscoli, le lettere, i discorsi. Per un trentennio è rimasto nel vivo del fermento politico e culturale, nazionale e internazionale, accendendo luci profetiche sugli avvenimenti spesso drammatici del XX secolo. Oltre alla penna, di scrittore di razza, la sua dote mediatica più coinvolgente era la parola, il dono di una conversazione che attraverso la bellezza e la proprietà dell’eloquio e una sottile ironia veicolava idee controcorrente, di insolita altezza.

Ed ecco qualche pensiero di questo artista della parola, questo politico “ingenuo” e “troppo cristiano”. Qualche perla scelta dai suoi scritti sulla comunicazione:

Se per l’uomo essere è pensare, vivere è comunicare.”

“Il comunicatore è chiamato ad illuminare,  non oscurare. …Dovrebbe rinnovarsi ogni giorno, rifornirsi d’idee ogni momento. … Il comunicatore può non avere un soldo in tasca, ma se ha un’idea in testa, una fiamma in cuore, vale sul mercato più d’un finanziatore.”

“L’amore è tutto; senza l’amore tutto è niente: la comunicazione può e deve alimentare questa verità che è il solo cemento sociale durevole, prima che la paura, madre dell’atomica, abbia il sopravvento.”

“Il comunicatore è il più diretto costruttore di una città nuova.”

“L’umanità si svena sempre per le stesse ragioni… Per esempio dice: ‘Si vis pacem, para bellum’. Ma per noi la verità è altra. Se vuoi la pace prepara la pace. Se prepari la guerra, i fucili ad un certo momento spareranno da soli… Se vogliamo arrivare alla pace, dobbiamo cominciare a costruirla tra di noi… perché la pace comincia veramente da ciascuno di noi.” E queste stesse parole le ha pronunciate in parlamento il 21 dicembre 1950.

E per finire, cosa direbbe oggi Giordani se gli chiedessimo cosa dobbiamo praticamente fare?

“Aprire il cuore come una conchiglia a raccogliere la voce dell’umanità e mettere a circolare l’amore e la ricchezza – il bene e i beni – sopprimendo gli sbarramenti di razza e di classe, le dogane dello spirito, i pedaggi della felicità… Vedere nell’uomo, chiunque esso sia, un fratello…”

E’ una proposta ed un invito che risale al 1961 ma che sento sempre attualissimo, e che mi interroga ogni mattina, ogni volta che incontro qualcuno o che mi siedo al computer per fare il mio… e il suo mestiere.

Nedo Pozzi

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