Movimento dei Focolari

Chiara Lubich. La Volontà di Dio.

Uno dei libri-novità del mese di marzo di Città Nuova, curato da Lucia Abignente, raccoglie pensieri, pagine di diario, lettere e messaggi – in gran parte inediti e custoditi ora al Centro Chiara Lubich –, della fondatrice del Movimento dei focolari attorno ad uno dei temi fondamentali della vita cristiana. La stessa Chiara più volte aveva parlato e scritto della volontà di Dio, proponendola come via di santità per tutti, da vivere in ogni momento della vita. Ma essa è prima di tutto una risposta d’amore dell’uomo a Dio: «A Dio che ci ama immensamente rispondiamo cercando di amarlo immensamente. Noi non avremmo avuto senso nel mondo se non fossimo state una piccola fiamma di questo infinito braciere: amore che risponde all’Amore». Così si era espressa Chiara negli ultimi anni ricordando l’esperienza vissuta con le sue prime compagne alle origini del Movimento, condensando così in brevi parole due momenti fondanti della spiritualità dell’unità: la scoperta di Dio come Amore, la scelta di Lui come l’Ideale di vita e la decisione di compiere – per amarLo – la Sua volontà. Ecco un assaggio di alcuni brani: Realizzarsi come uomini Nel corso di un saluto spontaneo ai giovani del Movimento Gen – Generazione Nuova – partecipanti ad una scuola di formazione e raccoltisi nel giardino della sua casa a Rocca di Papa il 29 settembre 1980, Chiara condivide alcune sue intuizioni sulla volontà di Dio. Ne riportiamo di seguito uno stralcio. «Sappiamo che l’uomo – dice la Scrittura – è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. Cosa vuol dire questo? Vuol dire che l’uomo è proprio uomo […], non è qualche altra creatura perché è immagine di Dio, è di fronte a Dio. Dio può dire tu all’uomo. Cioè l’uomo proprio nella sua struttura […] è fatto per guardare a Dio, è stato creato a immagine di Dio. C’è nella nostra carne, nella nostra anima, qualche cosa messo dentro che dice: “Sei per Dio, sei in comunione con Dio, sei fatto per conoscere Dio, sei fatto per amare Dio”. «Noi non saremmo uomini se non fossimo così: siamo quel qualche cosa che è di fronte a Dio. Questa è la struttura dell’uomo, questo è nell’essere dell’uomo. L’uomo è quel tale che è così…. L’uomo è sempre e soltanto un qualche cosa in relazione con Dio, nel suo essere, nella sua struttura. «Ora, come l’uomo nel suo essere, nella sua struttura, è in relazione con Dio, se no non è lui, così l’uomo non può non solo essere ma neanche esistere se non in relazione con Dio. Quindi il vivere, l’andare avanti da quando siamo nati in poi, il fare qualche cosa guardando al disegno che Dio ha su di te, è realizzarsi come uomini, è la realizzazione completa dell’uomo. Mano a mano che segue il piano di Dio su di lui, l’uomo è uomo, l’uomo è felice, l’uomo è libero. «Intuite già adesso un po’ cos’è la volontà di Dio. È ciò che Dio all’inizio, creandoci, ha pensato. Noi possiamo, siccome siamo liberi, anche non seguire questo pensiero di Dio e diventare mezzi uomini mezze bestie perché andiamo fuori da questo binario, in quanto siamo costruiti per essere in relazione con Dio, ma non andiamo avanti nella relazione con Lui. Se invece andiamo avanti così, eccoci in quest’avventura straordinaria, meravigliosa, che è qualche cosa di sbalorditivo! […] «Se vai a fondo e studi ancora, vedi che Gesù (il Vangelo, la Scrittura lo dicono) non ha fatto che la volontà di Dio, perché, a un dato momento, questo Dio, del quale noi siamo creati a immagine, s’è fatto uomo. Allora l’uomo cosa fa? Non occorre che guardi troppo lontano a Dio, basta che guardi a Gesù, perché Dio si è fatto uomo. Allora guarda a Lui e sa come camminare! «Ora, Lui ha detto che soltanto facendo la volontà del Padre suo si ama veramente, che l’amore sta tutto lì. Noi siamo tutti presi dal desiderio di avere Dio come Ideale, di averlo come primo, di amarlo veramente con tutto il cuore; bene, c’è un sistema: basta fare la Sua volontà attimo per attimo con tutto il cuore, tutta la mente e tutte le forze. Allora ami certamente Dio con tutto il cuore, tutta la mente, tutte le forze». (Colloqui con i gen, anni 1975/2000 (edizione riveduta e ampliata), Città Nuova, Roma 2001, pp. 84-87.) Tratto da La volontà di Dio, di Chiara Lubich, Città nuova 2011, pp. 13-19 Altri brani sono disponibili su: http://www.cittanuova.it/contenuto.php?TipoContenuto=web&idContenuto=31983 (altro…)

PortarTi il mondo fra le braccia. Vita di Chiara

PortarTi il mondo fra le braccia. Vita di Chiara

Dalle testimonianze delle sue prime compagne e compagni, che hanno condiviso con lei una lunga avventura spirituale e umana, e da un ampio materiale inedito, Armando Torno traccia una biografia di Chiara Lubich (1920-2008) nella quale dà vita a un racconto cronologico che non vuol essere agiografico né confondere la figura della fondatrice con la sua opera. Per la prima volta, in un libro che tutti potranno leggere, prende forma un’esistenza straordinaria e, al tempo stesso, semplicissima, nella quale il Vangelo è stato il punto di riferimento indiscusso. A distanza di quasi tre anni dalla morte Chiara Lubich – che ricorre il 14 di marzo –, esce la prima biografia “ufficiale” sulla fondatrice del Movimento dei focolari scritta da Armando Torno. Il titolo del libro – PortarTi il mondo fra le braccia. Vita di Chiara –, nasce da un’espressione cara alla Lubich del teologo belga Jacques Leclercq. Varie le presentazioni del nuovo libro edito da Città nuova che si susseguiranno nei prossimi mesi in tutt’Italia. La prima è prevista per il 12 aprile a Roma. Riportiamo da Città Nuova online, la prefazione del volume, a firma dello stesso Autore. «Questa non è una biografia nel senso comune del termine, giacché è nata dal contributo di molte persone e ognuna di esse ne è l’autore. Io non sono mai riuscito a scriverne una e non avevo nemmeno immaginato che un giorno mi sarei cimentato con quella di Chiara Lubich, ma non ce l’ho fatta a lasciar cadere la richiesta che mi è giunta da Città Nuova. Non ho mai conosciuto Chiara, anche se mi sono interessato della sua opera; e non credevo che fosse possibile scrivere una biografia basandosi sulle sole testimonianze. Ho però capito che le prime e i primi compagni della fondatrice del Movimento dei Focolari desideravano affidare a un uomo di comunicazione esterno al Movimento i loro pensieri, qualche piccolo segreto, i ricordi. Sono così nate queste pagine, che non vogliono essere un lavoro scientifico o ricavato dai documenti, ma la storia di una vita attraverso le emozioni rimaste, le testimonianze ancora disponibili e l’amore donato (…). Non è una biografia definitiva, è bene che il lettore lo sappia, tuttavia qui per la prima volta sono state raccolte, confrontate e scelte le voci di coloro che hanno conosciuto Chiara direttamente e che con lei hanno sognato un nuovo spirito cristiano». (Tratto dalla prefazione di Armando Torno, PortarTi il mondo fra le braccia. Vita di Chiara Lubich, Città nuova 2011) http://www.cittanuova.it/libro.php?TipoContenuto=libro&idContenuto=32097 (altro…)

PortarTi il mondo fra le braccia. Vita di Chiara

Riflessioni su Le Ceneri

«Stamane ci è stato ricordato che siamo polvere e in polvere ritorneremo. Questa verità elementare spaura e pare lugubre, […] e invece la Chiesa ricorda questo dato di fatto proprio per accrescere la vita. Che se un uomo valuta quello che materialmente è, non dà più tanto idolatrica importanza alle cose materiali: la ricchezza, lo spazio vitale, i territori, le materie prime, i mercati… Li valuta per quel che valgono: mezzi per vivere e non per ammazzare. E se considera la propria polverizzazione imminente, si guarda bene dal tumefarsi in superbia fratricida, dal volersi mettere più su degli altri per avere gli altri ai propri piedi e stare in posizione di metter loro i piedi sul collo […] Se questa verità delle polveri la meditassero tutti gli uomini di Stato, vedrebbero quanto ci si ammazza per niente e quanto stupido è l’odio, quanto scema è la guerra, quanto vitale è la pace, e anche quanto poco Big sono, e sono stati, quei capi che si credettero dei, mentre erano i poveri giullari della Bestia. […] Questi uomini della cui lode o protezione tu spasimi, e delinquenti del cui dominio tu tremi, del cui amore tu ti consumi, anch’essi cadranno, a tuffo, nel gorgo sotterraneo del silenzio: un silenzio troncato solo dal brusio impercettibile della disgregazione cellulare; e là si pareggeranno ricchi e poveri, comandanti e comandati. […] Questo vuol dire che è inutile e grullo onorare il proprio viaggio di tanto bagaglio: ricchezze, ciondoli, titoli, complicazioni castali, amministrative, spade e ag­geggi. Meglio esser liberi, andar spediti e spensierati. San Francesco volle esser libero sin della veste: se una ne ebbe, l’ebbe perché gliela donarono. E perciò il giorno delle ceneri è giorno di liberazione: di realismo; messo là a richiamarci alla realtà, che è questa bontà e semplicità e amore, simile all’aria tersa e frizzante dei monti contro l’irrespirabile composizione di afrori e fetori e acido carbonico delle nostre case con stufe, drappi e pettegolezzi. […] Non lugubre è questa ricordanza cineraria; è allietante. Inutile tentar di rimpiattare il capo sotto l’ascella per non vedere: la morte è certa; e stordirsi e negare e far strepiti non serve. Invece proprio perché, per la morte, appare la vanità del tutto, uno non s’affanna più di nulla: s’abbandona alla Provvidenza; e attinge da questo stato d’a­nimo la serenità del figlio in braccio al Padre. […] Dicono: – Un tal rito, con un tal ricordo, umilia. Umiliare vuol dire rimettere sull’humus: sulla terra. C’è chi si tira su, si gonfia, come aerostato pieno di fumo: e messosi sopra, si crede di dover guardare dall’alto in basso la gente, e di tenerla ai piedi. E la Chiesa ricorda che siamo tutti servi l’un dell’altro; e perché possiamo servirci l’un l’altro ci mantiene liberi. La superbia è satanica e porta allo schiavismo. Il tener presenti le nostre colpe ci impedisce di non ritenerci superiori agli altri. L’umiltà è la virtù della democrazia: è la democrazia; come l’orgoglio è lo sparato – o l’apparato – della plutocrazia. […] E dunque, a che serve ammazzarsi pel domani? A ogni giorno la sua croce. Chi si svincola dall’assillo del futuro, e dall’ingombro di ambizioni, è uno libero, che fa speditamente il cammino, non ripromettendosi dalla vita più di quanto dà. […] La durata è breve: stupido quindi perdere il tempo nella zuffa che anticipa la tomba. La quale tomba è una tappa verminosa, dove però non si finisce. Anzi si comincia. E il pensiero che di là da essa s’inizia una vita o una morte immortale sottrae ogni paura alla morte. Essa apre l’accesso alla casa: la casa dove non si pagano più pigioni, non si è assillati più da tasse e se apri la radio non ti tocca più sentire un demagogo squarquoio o un ammazzasette signor di popoli. Solo che l’accesso si concede a chi ha amato e ha perdonato; si nega a chi ha odiato e fatto soffrire. Ché quella è la casa dell’amore: e l’amore, nel suo apice, è la perfetta giustizia». Igino Giordani, Le Feste, SEI, Torino, 1954, pp.62-68 (altro…)