Cosa ha significato per voi conoscere Chiara Lubich e quali riflessi ha avuto, su di voi e sulla vostra famiglia, il rapporto con lei e la sua spiritualità?

Danilo:« Nell’ambiente nel quale siamo cresciuti Anna Maria ed io, le abitudini secondo la tradizione erano molto forti. La famiglia c’era, ma spesso era unita per una convenzione sociale. Conoscendo Chiara abbiamo capito che essere cristiani era innanzitutto una scelta. Per questo abbiamo sofferto parecchio per liberarci da tutto un modo di pensare di allora, dall’attaccamento al proprio ruolo, alla propria cerchia, al titolo professionale. Ero incamminato ad essere un grande ingegnere ma, per vivere il Vangelo con radicalità, abbiamo cominciato ad ospitare i poveri, a far la comunione dei beni; tutte cose che erano uno scandalo, perché rompevano con le consuetudini di una città borghese. Così i miei genitori non hanno capito la nostra scelta e si sono opposti. Ricordo un giorno che sono andato a parlare in un paese di montagna, perché ero anche presidente diocesano degli uomini cattolici. Avevo un dolore grande, l’anima spaccata. Subito dopo, sono andato in chiesa e mi sono trovato di fronte una statua di Gesù abbandonato. Mi è stato subito chiaro che per essere cristiano bisogna passare anche attraverso questi momenti dolorosi».

Famiglia
La Famiglia Zanzucchi

Igino Giordani (Foco) nel ‘56 vi scriveva che “anche i coniugati sono in grado di attuare la loro chiamata alla perfezione della carità”. Potreste commentare questa letterina?

Anna Maria: «Chiara aveva capito profondamente che anche gli sposati sono chiamati alla santità. Per vivere così, ci siamo dovuti staccare da un’idea di famiglia che c’era allora e fare ciascuno di noi una scelta personale, anche i figli. Lei ha seguito con amore i singoli componenti della famiglia, ha messo in luce la chiamata personale di ciascuno perché fossimo una famiglia che vivesse in famiglia la frase del Vangelo “Dove due o più sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt, 18,20). Foco ha dato un grosso contributo a mettere in luce la parte divina della famiglia, valorizzando anche la parte umana, perché ha amato sua moglie in modo straordinario fino all’ultimo momento. Amava anche i nostri figli, ce li curava, ci faceva capire la grazia che avevamo. Gli sembrava di dover ritornare al tempo dei primi cristiani, dove si diceva che anche gli sposati sono dei consacrati con in meno il celibato, ma tutti di Dio».

Eravate presenti quando Chiara ha fondato il movimento Famiglie Nuove, il 19 luglio 1967.  Cosa avete colto in quel momento?

Anna Maria:« Era la prima scuola dei focolarini sposati. Chiara ad un certo punto ha compreso che poteva nascere qualcosa di nuovo. Sin da quando l’ho conosciuta, a Tonadico nel ‘53, avevo avuto l’impressione che guardasse all’umanità. Adesso ci spalancava davanti un orizzonte vasto,  affidandoci il mondo della famiglia, le situazioni familiari dolorose e difficili, gli orfani che amava particolarmente, ma i fidanzati… Fin dai primi tempi Chiara ha avuto a cuore i giovani che si preparavano al matrimonio, valorizzava quello che vivevano, faceva crescere l’amore per il fidanzato/a. Voleva che capissero che l’amore è un dono di Dio e che anche le difficoltà che possono provare hanno uno scopo. Li ha innamorati dell’amore, quello vero, e anche con noi sposati ha fatto così».

Avete visto nascere Famiglie Nuove e avete incontrato famiglie di tutto il mondo, che hanno trovato nella spiritualità dell’unità una risposta alle sfide della famiglia nel loro contesto. Cosa è stato per voi?

Anna Maria:« Ci sentivamo dentro questa realtà dell’amore che lei aveva per tutte le famiglie. Chiara valorizzava la cultura e le caratteristiche dei diversi Paesi e tradizioni locali, ma poi andava alla radice dell’Uomo, all’essere umano creato da Dio. L’esperienza che abbiamo fatto andando in giro per il mondo è stata straordinaria, perché ci si sentiva fratelli, come avessimo vissuto insieme tutta la vita. Si andava dai ricchi e dai poveri. Nelle Filippine e in Brasile, ad esempio, siamo stati nelle favelas dove le strade sterrate sono larghe un metro e mezzo e le casette sono delle stanze combinate in qualche modo. Anche lì è arrivato l’ideale dell’unità».

Quale è il dono più grande che Chiara  ha portato nella vostra famiglia ?

Anna Maria:«Chiara ci ha fatto sentire l’amore e ci ha insegnato cos’è, con tutte le sue caratteristiche: che ama per primo, che si fa uno con l’altro. Ci ha fatto vedere la bellezza dell’unità, vissuta con lei e tra noi. Ci ha messo anche nelle condizioni per avere questa gioia, pienezza, forza nell’ affrontare le difficoltà, i fallimenti, che ci sono nella vita di famiglia. Ci ha dato una luce così forte, da vedere che chi ha generato questa unità nel mondo è Gesù abbandonato, che ha accolto il dolore per amore e ce l’ha donata come una realtà viva. Questa è stata la base per capire anche come educare e crescere i nostri figli».

 Giovanna Pieroni

3 Comments

  • SI RICORDO BENE QUANDO SI VENUTI A FIRENZE NOSTRI OSPITI QUI IN VIA MASSAIA 10 DI RODOLFO BOSI E GIOVSNNA DE RENZI IN BOSI CI AVETE LASCIATO UN DISEGNO FATTO DA DANILO MESSO IN CUCINA DOVE VI ERA LA NOSTRA GOVERNANTE MARIA I FIGLI I 5 FIGLI COME
    STANNO DOVE ABITANO ABITATE? PACE E BENE CORAGGIO ANCHE CON GLI ANNI ì

  • Saudades, muita saudades, aprendi profundamente o
    verdadeiro sentido do amor. Sou infinitamente grata

  • Queridos Anna Maria e Danilo! Obrigada pelo exemplo de vida e unidade
    de vocês e filhos, uma “família de Nazaré ” para o mundo de hoje.

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