Osservatore Romano – 9 giugno 1999

I Movimenti e le nuove Comunità ecclesiali si impegnino “per una testimonianza comune “

«I doni del Signore si tramutino in impegno per tetimomonianza comune».
E’ l’esortazione rivolta da Giovanni Paolo II nel Messaggio inviato ai partecipanti al Convegno internazionale dei Movimenti e delle nuove Comunità ecclesiali promosso a Speyer (Germania), ad un anno dallo storico incontro svoltosi in Vaticano alla Vigilia di Pentecoste 1998. Ecco il testo del Messaggio del Papa:

«Carissimi Fratelli e Sorelle! I. L’amore di Dio Padre, la grazia del Signore nostro Gesù Cristo e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi!
Con queste parole saluto tutti voi, che partecipate al Convegno internazionale dei movimenti e delle nuove comunità ecclesiali, che si sta svolgendo a Speyer. Un saluto particolare rivolgo a S.E. Mons. Anton Schlembach, che vi ha generosamente accolti nella sua diocesi, a Sua Eminenza il Cardinale Miloslav Vlk, ed agli altri Vescovi e sacerdoti, amici dei movimenti, che vi accompagnano in questi giorni. Un caro pensiero va ai promotori del Convegno: Chiara Lubich, Andrea Riccardi e Salvatore Martìnez.
Avete voluto ritrovarvi insieme, rappresentanti di vari movimenti e nuove comunità, un anno dopo l’incontro organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici in Piazza San Pietro, alla vigilia di Pentecoste del 1998. Quell’evento è stato un dono grande per tutta la Chiesa. In un clima di fervente preghiera, abbiamo potuto sperimenta- re la presenza dello Spirito Santo. Una presenza resa tangibile dalla “testimonianza comune”, che i movimenti hanno saputo dare di intesa profonda e di unità nel rispetto della diversità di ciascuno. E stata una significativa epifania della Chiesa, ricca dei carismi e dei doni che lo Spirito non cessa di elargirle.

2. Ogni dono del Signore, voi lo sapete bene, interpella la nostra responsabilità e non può non tramutarsi in impegno per un compito da osservare fedelmente. E proprio questa, del resto, la motivazione fondamentale del Convegno di Speyer. Ascoltando ciò che lo Spirito dice alle Chiese (cfr Ap 2.7) alla vigilia del Grande Giubileo della Redenzione, voi volete assumervi direttamente ed insieme con gli altri movimenti la responsabilità del dono ricevuto quel 30 maggio 1998. Il seme, sparso in abbondanza, non può andare perduto, ma deve produrre frutto all’interno delle vostre comunità, nelle parrocchie e nelle diocesi. E bello e dà gioia vedere come i movimenti e le nuove comunità sentano l’esigenza di convergere nella comunione ecclesiale, e si sforzino con gesti concreti di comunicarsi i doni ricevuti, di sostenersi nelle difficoltà e di cooperare per affrontare insieme le sfide della nuova evangelizzazione. Sono, questi, segni eloquenti di quella maturità ecclesiale che auspico caratterizzi sempre più ogni componente ed articolazione della comunità ecclesiale.

3. Lungo questi anni ho avuto modo di constatare quanto importanti siano i frutti di conversione, di rinascita spirituale e di santità che i movimenti recano alla vita delle Chiese locali. Grazie al dinamismo di queste nuove aggregazioni ecclesiali, tanti cristiani hanno riscoperto la vocazione radicata nel Battesimo e si sono dedicati con straordinaria generosità alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Per non pochi è stata l’occasione di riscoprire il valore della preghiera, mentre la Parola di Dio è diventata il loro pane quotidiano e l’Eucaristia il centro della loro esistenza.
Nell’Enciclica Redemptoris missio ricordavo, come novità emersa in non poche Chiese nei tempi recenti, il grande sviluppo dei “movimenti ecclesiali”, dotati di dinamismo missionario: “Quando si inseriscono con umiltà nella vita delle Chiese locali e sono accolti cordialmente da Vescovi e sacerdoti nelle strutture diocesane e parrocchiali – scrivevo – i movimenti rappresentano un vero dono di Dio per la nuova evangelizzazione e per l’attività missionaria propria- mente detta. Raccomando, quindi, di diffonderli e di avvalersene per ridare vigore, soprattutto tra ì giovani, alla vita cristiana e all’evangelizzazione, in una visione pluralistica dei modi di associarsi e di esprimersi” (n. 72).
Auguro di cuore che il Convegno di Speyer sia per ciascun di voi e per tutti i vostri movimenti un’occasione di crescita nell’amore di Cristo e della sua Chiesa, secondo l’insegnamento dell’apostolo Paolo, che esorta ad aspirare “ai carismi più grandi” (1 Cor 12, 31).
Affido i lavori del vostro incontro a Maria, Madre della Chiesa, e vi accompagno con le mie preghiere, mentre a ciascuno di voi ed alle vostre famiglie imparto una speciale Benedizione».

Giovanni Paolo II
Dal Vaticano, 3 Giugno 1999.

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