“Siate sempre lieti nel Signore” (Fil 4,4).

L’apostolo Paolo scrive alla comunità della città di Filippi, mentre egli stesso è oggetto di una persecuzione che lo mette in grave difficoltà. Eppure, a questi suoi cari amici egli consiglia, anzi quasi comanda di “essere sempre lieti”.

Ma si può rivolgere un simile comando?

Guardandoci intorno, non troviamo spesso motivi di serenità, figuriamoci di gioia!

Di fronte alle preoccupazioni della vita, alle ingiustizie della società, alle tensioni tra i popoli è già un grande impegno non lasciarci scoraggiare, sopraffare, chiuderci in noi stessi.

Eppure Paolo invita anche noi:

“Siate sempre lieti nel Signore”.

Qual è il suo segreto?

«[...] c'è una ragione perché, nonostante tutte le difficoltà, noi dobbiamo essere sempre nella gioia. È la vita cristiana presa sul serio che porta a questo. Per essa Gesù vive con pienezza dentro di noi e con lui non possiamo non essere nella gioia. È lui la sorgente della vera gioia, perché dà senso alla nostra vita, ci guida con la sua luce, ci libera da ogni timore sia per quanto riguarda il passato come per quanto ancora ci attende, ci dà la forza per superare tutte le difficoltà, tentazioni e prove che possiamo incontrare»(1).

La gioia del cristiano non è il semplice ottimismo, o la sicurezza del benessere materiale, o l’allegria di chi è giovane e in buona salute. È piuttosto frutto dell’incontro personale con Dio nel profondo del cuore.

“Siate sempre lieti nel Signore”.

Da questa gioia, dice ancora Paolo, nasce la capacità di accogliere gli altri con cordialità, la disponibilità ad avere tempo da dedicare a chi abbiamo intorno (2).

Anzi, Paolo in un’altra occasione riporta con forza il detto di Gesù: «c’è più gioia nel dare che nel ricevere» (3).

Dalla compagnia di Gesù scaturisce anche la pace del cuore, l’unica che può contagiare le persone che abbiamo intorno, con la sua forza disarmata.

Recentemente in Siria, nonostante i gravi pericoli e disagi della guerra, un gruppo numeroso di giovani si sono riuniti per scambiarsi le esperienze di Vangelo vissuto e sperimentare la gioia dell’amore reciproco; da qui sono poi ripartiti, decisi a testimoniare che la fraternità è possibile.

Così scrive chi ha partecipato:

«Si susseguono racconti di storie di dolore cocente e di speranza, di fede eroica nell’amore di Dio. C’è chi ha perso tutto e chi ha visto morire le persone più care[...]. Forte l’impegno di questi giovani a generare vita attorno a loro: organizzano opere di beneficienza, coinvolgendo migliaia di persone, ricostruiscono una scuola e un giardino nel centro di un paesino, mai portato a termine a causa della guerra. Offrono sostegno a decine di famiglie di profughi[...]. Riaffiorano nel cuore le parole di Chiara Lubich: “La gioia del cristiano è come un raggio di sole che brilla da una lacrima, una rosa fiorita su una macchia di sangue, essenza d’amore distillata dal dolore […] per questo ha la forza apostolica di uno squarcio di Paradiso” (4). Nei nostri fratelli e sorelle della Siria troviamo la fortezza dei primi cristiani, che in questa tremenda guerra testimoniano la fiducia e la speranza in Dio Amore, trasmettendola ai loro compagni nel viaggio della vita. Grazie, Siria, per questa lezione di cristianesimo vissuto!».

Letizia Magri

 

1 C. Lubich, Invito alla gioia, in «Città Nuova», 31 (1987/22), p. 11.

2 Cf. Fil 4, 5.

3 Atti 20,35.

4 C. Lubich, La gioia, al Giubileo dei giovani, Roma 12 aprile 1984.

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“Siate sempre lieti nel Signore” (Fil 4,4).

8 Comments

  • Custodire il fratello è anche aiutarlo a vivere questa Parola che, vissuta insieme, è come uno sciame di lucciole: ciascuna è poca luce, ma insieme illuminano le tenebre. Vivere a corpo questa Parola diviene luce di speranza e stimolo per tutti.

  • Sono Robert siriano in Siria, e questa parola di vita mi dà la conferma che il messaggio del Vengelo è vero.
    Questa gioia che Gesù ci dà nell’intimo della nostra vita, ci arriva dai fratelli e sorelle amati.

  • La parola di vita di questo mese ci invita fortemente a riflettere su come, davanti alle difficoltà, ai dolori, ai dispiaceri e alle sofferenze proprie o di chi ci sta accanto, è necessario cambiare il nostro modo di guardare, andando oltre a ciò che ci appare in quel momento. Dobbiamo, infatti, ricordarci sempre che il Signore è con noi, in noi e per noi, e che ci aiuta, con la sua presenza, ad affrontare ogni tipo di situazione perchè Egli ci ama e desidera che siamo 《lieti》.

  • La parola di vita di questo mese mi rappresenta in pieno, perché è un invito a guardare la parte positiva in ogni momento.

  • Abbiamo letto questa parola insieme nel consueto incontro settimanale , mi ha colpito molto perché mi ha fatto riflettere spingendomi a cercare quale sia il modo per essere lieti nel signore, ossia quello di vedere anche nelle cose tristi della vita il suo volto e farmi confortare dal suo amore incondizionato .

  • Inanzi alle sofferenze che incontro nella giornata cerchero’ di accettarle per compuiere in me quello che manca alla passione di Cristo.

  • L’abbiamo letta in focolare (casa abba) durante la meditazione. Abbiamo aiutato uno l’altro per trovarla nel sito nuovo ci siamo riusciti e grazie a voi.

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