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Venerati Fratelli!

1. Con grande gioia vi accolgo, durante il vostro convegno di approfondimento della spiritualità di comunione, promosso dal Movimento dei Focolari. A ciascuno rivolgo il mio cordiale saluto, con uno speciale pensiero di gratitudine al Cardinale Miloslav Vlk, che si è fatto interprete dei comuni sentimenti, illustrando i temi del vostro incontro. Un saluto particolare desidero riservare alla Fondatrice del Movimento, Chiara Lubich, che ha voluto essere presente qui con noi.

Carissimi, voi state riflettendo sulla comunione, realtà costitutiva della natura stessa della Chiesa. La Chiesa, come ben sottolinea il Concilio Vaticano II, si trova, per così dire, tra Dio e il mondo, adunata nel nome della Santissima Trinità per essere “segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen gentium, 1). La comunione all’interno del popolo cristiano, pertanto, chiede di essere sempre più assimilata, vissuta e manifestata, anche grazie ad un deciso impegno programmatico, a livello sia di Chiesa universale che di Chiese particolari.
Occorre coltivare un’autentica e profonda spiritualità di comunione, come ho voluto sottolineare nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte (cfr n. 43). Si tratta di un’esigenza che riguarda tutti i membri della Comunità ecclesiale. Questo compito spetta però anzitutto ai Pastori, chiamati a vigilare affinché i diversi doni e ministeri contribuiscano alla comune edificazione dei credenti ed alla diffusione del Vangelo.

2. Il servizio dell’unità, su cui voi giustamente amate molto insistere, è intrinsecamente segnato dalla Croce. Il Signore ha sofferto la passione e la morte per distruggere l’inimicizia e riconciliare gli uomini col Padre e tra di loro. Seguendone l’esempio, la Chiesa, Corpo mistico di Cristo, ne prolunga l’opera. Con la forza dello Spirito Santo partecipa intimamente al Mistero pasquale, al di fuori del quale non vi è crescita del Regno di Dio.
L’esperienza della storia evidenzia che la Chiesa vive la passione e la croce indissolubilmente unita al suo Signore risorto, illuminata e confortata dalla presenza che Egli stesso le ha garantito per tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20). E’ lo stesso Signore, nel cui corpo glorioso permangono i segni dei chiodi e della lancia (cfr Gv 20,20.27), ad associare i suoi amici alle sue sofferenze, per conformarli poi alla sua gloria. Questa fu, in primo luogo, l’esperienza degli Apostoli, a cui i credenti nel loro pellegrinaggio fanno costante riferimento. Il loro ministero di comunione e di evangelizzazione ha goduto della stessa fecondità di quello di Cristo: la fecondità del chicco di grano, come ricorda l’evangelista Giovanni, che produce molto frutto se e perché muore nella terra (cfr Gv 12,24).

3. Segno per eccellenza di tale fecondità pasquale sono i frutti dello Spirito, anzitutto “amore, gioia e pace” (Gal 5,22), che caratterizzano, pur nella varietà degli stili e dei carismi, la testimonianza dei santi di ogni epoca e di ogni nazione. Anche nella prova, anche nelle situazioni più drammatiche niente e nessuno può togliere a colui che vive unito a Cristo la certezza del suo amore (cfr Rm 8,37-39) e la gioia di essere e di sentirsi una cosa sola con Lui.
Questo amore, questa gioia e questa pace invoco in abbondanza per ciascuno di voi, carissimi Fratelli nell’Episcopato, e per le Comunità che vi sono affidate. Maria, la Vergine dell’amore fedele, vegli su di voi e sul vostro ministero. Vi aiuti a camminare in perfetta sintonia con il cuore del suo divin Figlio, sorgente di immensurabile carità e misericordia. Io vi assicuro un costante ricordo nella preghiera e ben volentieri vi imparto una speciale Benedizione, estendendola a quanti quotidianamente incontrate nel vostro servizio pastorale.

 

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