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Atleti, medici e psicologi sportivi, studenti e docenti in scienze motorie, dirigenti di club, arbitri, insegnanti di educazione fisica, istruttori e tecnici: erano una settantina, di ben 12 nazioni, gli sportivi e gli operatori dello sport, vicini alla spiritualità del Movimento, che a fine giugno nella cittadella di Loppiano, sulle colline del Valdarno (FI), hanno dato vita al primo workshop internazionale di “Sportmeet for a united world”, ovvero “Incontro con lo sport per un mondo unito”.

Incorniciato da momenti di attività fisica, come un torneo di pallavolo o il jogging mattutino fra ulivi e vigneti, il convegno, aperto dall’augurio inviato da Chiara Lubich: “Che partiate bene, una partenza degna di sportivi!”, ha fatto intuire il contributo che può dare la spiritualità dell’unità per salvare la bellezza dello sport minata oggi dal peso eccessivo degli interessi economici, dal doping, dalla spettacolarizzazione esasperata, dalla violenza negli stadi.

E proprio per cominciare a mettere a fuoco l’identità ed il ruolo culturale della nascente rete internazionale, gli sportivi di Sportmeet si sono confrontati su un tema provocatorio, ma fondamentale per la realtà sportiva di oggi: “Una cultura della sconfitta, per una nuova cultura della vittoria”.

Vera Araujo, sociologa, ha offerto il suo contributo con un intervento sul tema “La competizione e l’aggressività nella società contemporanea” cui è seguito quello dell’economista Luigino Bruni che ha tracciato un parallelo fra economia e sport nel suo intervento: “Nello sport come nel mercato: competizione, vittoria e sconfitta”.

Il tema centrale, sul significato da dare al recupero di una cultura della sconfitta, è stato presentato da Paolo Crepaz, medico dello sport e giornalista sportivo, coordinatore di Sportmeet. Dal suo intervento sono emerse le mille sfumature del “saper perdere”, al di là di una banale rassegnazione dignitosa al risultato avverso, quali, ad esempio: apprezzare il valore del vincitore, la bellezza e l’efficacia del suo gesto; salvaguardare il diritto di sbagliare, specie per i più giovani, tornando, concretamente, ad investire sui vivai; variare la dieta sportiva, uscendo dal monoalimento calcistico per conoscere ed apprezzare altri sport; praticare in prima persona uno sport o almeno assistervi in diretta, per capire l’impegno e la fatica richiesti; capire ed esercitare l’arte del passaggio della palla negli sport di squadra come espressione della fiducia nel compagno; fidarsi, in parete, del compagno di cordata; rinunciare ad un’impresa di fronte alle condizioni avverse e scoprire vette più interiori; fino a riconoscere, accettare e persino amare il proprio limite fisico.

A far comprendere quanto sia di grande attualità e propositivo il tema, è stata la tavola rotonda che ne è seguita, cui hanno partecipato rappresentanti di prestigio del mondo dello sport, come Marco Marchei, maratoneta italiano presente a due Olimpiadi, ora giornalista sportivo, direttore di qualificate riviste come “Correre” e “Il nuovo calcio”, Nicolò Corradini, 4 volte campione del mondo di ski-orienteering, e Gianni Rivera, indimenticato calciatore, campione nel Milan e nella nazionale italiana. Originale e suggestivo è stato ascoltare da loro il racconto delle proprie sconfitte e dei momenti più difficili della propria storia sportiva.

Per tre giorni, accanto ai campioni, hanno portato la loro testimonianza di Vangelo vissuto nello sport, sportivi di ogni livello e di diverse parti del mondo. Grazie a Sportmeet è venuto così alla luce un fermento di vita ed un dialogo col mondo dello sport nelle sue diverse espressioni: di divertimento, di contatto con la natura, senza dimenticare la sua dimensione agonistica e professionistica. I temi culturali e molte delle testimonianze presentate al workshop, così come gli obiettivi della nuova realtà di Sportmeet, sono disponibili visitando il sito internet www.sportmeet.org

Sportmeet for a United World
via Frascati, 306 – 00046 Grottaferrata (RM)
e-mail: sport@flars.net
tel. 06 94798251 – fax. 06 94790436

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