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Se c'è una parola della Scrittura che, come e più di ogni altra, esprime la rivelazione di Dio in Gesù Cristo, questa è la misericordia. Nella grandiosa teofania del Sinai, il Signore aveva rivelato a Mosè: «Io sono un Dio pietoso, che serba le sue misericordie per mille generazioni». All'alba del giorno messianico, Maria annuncia ad Elisabetta che l'Onnipotente si è ricordato della sua misericordia e ciò che è nato in lei ne è la riprova. Ecco dunque congiunti in Gesù, figlio di Dio e di Maria, l'amore paterno e materno di Dio, così bene significati dai due termini ebraici che vengono usati per definire la misericordia: e cioè un profondo atteggiamento di bontà che manifesta la fedeltà di Dio verso se stesso e l'aver «viscere di madre» verso tutti. Ma cos'è che fa la misericordia così potente da aver sempre la meglio sulla giustizia? E perché Gesù dà tanto rilievo a questa virtù al punto di farne una condizione per la salvezza personale?

«Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia».

Come ben spiega Giovanni Paolo II, la misericordia è «la dimensione indispensabile dell'amore, è come il suo secondo nome». Per lui le parole della beatitudine costituiscono una sintesi di tutta la Buona Novella che è la rivelazione dell'amore salvifico di Dio e l'invito fatto a tutti di essere «misericordiosi come il Padre» e come colui che del Padre è l'immagine più fedele, Gesù. Nella preghiera del «Padre nostro» ritorna, con altre parole, lo stesso tema della beatitudine: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori». E' legge scritta in Cielo che il condono dei nostri debiti ci arriverà in proporzione di quanto avremo saputo perdonare ai fratelli e alle sorelle. Il tema della misericordia e del perdono pervade tutto il Vangelo. In fondo, lo scopo di Gesù è quello che ci ha rivelato nella sua preghiera finale, la notte prima della passione: l'unità di tutti, uomini e donne, in una grande famiglia che ha il suo modello nella Trinità. Tutto il suo insegnamento tende solo a darci, con il suo amore, lo strumento per realizzare questa altissima comunione fra noi e con Dio. E la misericordia è appunto l'ultima espressione dell'amore, della carità, quella che la compie, che la rende cioè perfetta.

«Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia».

Cerchiamo dunque di vivere in ogni nostro rapporto quest'amore agli altri in forma di misericordia! La misericordia è un amore che sa accogliere ogni prossimo, specie il più povero e bisognoso. Un amore che non misura, abbondante, universale, concreto. Un amore che tende a suscitare la reciprocità, che è il fine ultimo della misericordia, senza la quale ci sarebbe solo giustizia, che serve a creare eguaglianza ma non fraternità. Oggi si parla spesso di perdono negato a chi ha commesso gravi crimini. Si chiede vendetta più che giustizia. Ma noi, dopo aver cercato in ogni modo di risarcire il danno, dobbiamo lasciare il campo al perdono, il solo in grado di sanare il trauma personale e sociale prodotto dal male. «Perdonate e vi sarà perdonato.» E allora, se abbiamo ricevuto qualsiasi offesa, qualsiasi ingiustizia, perdoniamo e saremo perdonati. Siamo i primi a usare pietà, ad esprimere compassione! Anche se sembra difficile e ardito, chiediamoci, di fronte ad ogni prossimo: come si comporterebbe sua madre con lui? E' un pensiero che ci aiuterà a capire e a vivere secondo il cuore di Dio.

Chiara Lubich

 

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