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«Emmanuele», «Dio è con noi!». Questa la grande straordinaria notizia con cui si apre il Vangelo di Matteo . In Gesù, l’Emmanuele, Dio è sceso in mezzo a noi.
Il Vangelo si chiude poi con una promessa ancora più grande e stupefacente: «Io sono con voi fino alla fine del mondo» .
La presenza di Dio fra noi non si è limitata ad un periodo storico, alla permanenza fisica di Gesù sulla terra. Egli rimane con noi per sempre.
Come rimane? Dove possiamo incontrarlo?
La risposta è proprio al centro del Vangelo di Matteo, là dove Gesù dà le linee di vita per la sua comunità, la Chiesa. Egli ha parlato più volte di essa: l’ha detta fondata sulla roccia di Pietro, la vede raccolta dalla sua parola e riunita attorno all’Eucaristia… Ma qui Egli ne svela l’identità più profonda: la Chiesa è Lui stesso presente tra quanti sono riuniti nel suo nome.
Possiamo averlo sempre presente tra noi, possiamo fare esperienza di Chiesa viva, vivere la realtà costitutiva della Chiesa.

«Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro»

Se è Lui, il Signore Risorto, che raduna e riunisce a sé e tra loro i credenti e fa di tutti il suo corpo, ogni divisione nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità altera il volto della Chiesa. Cristo non è diviso. Un Cristo frammentato è irriconoscibile, sfigurato.
Questo vale anche per i rapporti tra le diverse Chiese e comunità ecclesiali. Il cammino ecumenico ci ha resi consapevoli che «è più ciò che ci unisce di ciò che ci divide». E se pure rimangono alcuni aspetti della dottrina e della prassi cristiana nei quali non c'è ancora unità nella fede, già «il fulcro di quanto ci unisce è la presenza del Cristo Risorto» .
Radunarci nel nome di Gesù per pregare insieme, per conoscere e condividere le ricchezze della fede cristiana, per reciprocamente chiedersi perdono è la premessa a superare tante divisioni. Potranno sembrare piccole iniziative, ma «nulla è insignificante di quanto fatto per amore». Gesù fra noi «sorgente della nostra unità», ci indicherà «la strada per divenire strumenti dell'unità voluta da Dio» .
Così scrivono la Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese e il Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei cristiani nel proporre questa «parola di vita», il cui materiale è stato preparato da un gruppo ecumenico di Dublino. E' infatti dal 1968 che durante la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani tutti insieme viviamo una medesima «parola di vita»: un segno e una speranza per il cammino verso la piena e visibile comunione tra le Chiese.

«Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro»

Ma cosa vuol dire essere uniti nel nome di Gesù?
Significa essere uniti in Lui, nella sua volontà. E noi sappiamo che il suo più alto desiderio, il «suo» comandamento è che tra noi ci sia l'amore reciproco. Ecco allora che, dove sono due o più persone pronte ad amarsi così, capaci di posporre ogni cosa pur di meritare la Sua presenza, tutto intorno cambia. Gesù potrà entrare nelle nostre case, nei luoghi di lavoro e di studio, nei parlamenti e negli stadi e trasformarli.
La Sua presenza sarà luce per la soluzione dei problemi, sarà creatività per affrontare nuove situazioni personali e sociali, sarà coraggio per portare avanti le scelte più ardue, sarà fermento per l'esistenza umana nelle sue molteplici espressioni.
La Sua presenza spirituale, ma reale, sarà lì nelle famiglie, fra gli operai nelle fabbriche, nelle officine, nei cantieri, sarà con i contadini nei campi, lo si troverà tra i commercianti, fra gli addetti a servizi pubblici, in ogni ambiente.
Gesù che vive in mezzo a noi per l'amore reciproco continuamente rinnovato e dichiarato, si farà nuovamente presente in questo mondo e lo libererà dalle sue nuove schiavitù. E lo Spirito Santo aprirà vie nuove.

«Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro»

Per la nostra esperienza possiamo dire con gratitudine a Dio quanto è vero ciò che scrivevo molti anni fa, che se siamo uniti Gesù è fra noi. E questo vale. Vale più d’ogni altro tesoro che può possedere il nostro cuore: più della madre, del padre, dei fratelli, dei figli. Vale più della casa, del lavoro, della proprietà; più delle opere d’arte d’una grande città come Roma, più degli affari nostri, più della natura che ci circonda con i fiori e i prati, il mare e le stelle: più della nostra anima!
Che testimonianza viene data al mondo, ad esempio, dall'amore reciproco del Vangelo tra un cattolico ed un armeno, tra un metodista e un ortodosso!
E allora anche oggi viviamo la vita che Egli ci dà attimo per attimo nella carità.
È comandamento base l’amore fraterno. Per cui tutto vale ciò che è espressione di sincera fraterna carità. Nulla vale di ciò che facciamo se in esso non vi è il sentimento d’amore per i fratelli: ché Iddio è Padre e ha nel cuore sempre e solo i figli.
Viviamo per avere Gesù sempre con noi, per portarlo nel mondo ignaro della sua pace.

 

Chiara Lubich

 

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