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La Parola rende liberi. Se prima di tutti i nostri pensieri, dei nostri affetti, della nostra volontà, ci sta a cuore la Parola, tutto ciò che succede diventa secondario. Secondarie le disgrazie, secondarie le tragedie, secondarie le avventure d’amore; secondaria la salute, secondaria la malattia; secondario tutto. Ciò che vale è se in tutti questi avvenimenti abbiamo vissuto la Parola.

Mentre molti sono presi dagli affanni del mondo, chi vive la Parola è tranquillo, non teme nulla.

Vivendo la Parola si ottiene tutto. Ed è logico. Gesù dice: «Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato».

Il Vangelo garantisce la felicità. Chi vive la Parola avverte nell’animo un frutto: la comunione con Gesù. Con tanta facilità parla con Lui, lo invoca nei momenti di necessità, gode della sua presenza nel profondo dell’anima, sente insomma che è nato nel suo cuore l’alberello della vita interiore.

Quando due anime potranno consumarsi in uno? Quando saranno vive: cioè quando saranno scorzate dell’umano, e mediante la Parola di vita vissuta, saranno parole vive. Due parole vive possono consumarsi in uno. Se una non è viva, l’altra non può unirsi.

Chi non vive la Parola di Dio, porta ovunque un’atmosfera umana, terrena; non lievita la massa, ma la deprime fino al punto di divenire causa di qualche screzio o divisione.

Lasciamoci plasmare dalle parole del Vangelo: una sola potrebbe mutare il mondo e farvi risplendere la pace e l’amore.

 

 

 

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