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Una sera del 2004 sono invitata alla presentazione d’un film sull’Associazione “Per un sorriso di bambino”, nata in Cambogia. Rimango sconvolta dalla testimonianza dei fondatori dell’Associazione, una coppia di pensionati francesi che ha salvato migliaia di bambini della capitale cambogiana. Hanno ridonato loro dignità e fiducia, creando una scuola pilota dove tutti si preparano ad un mestiere. Senza fortuna né sostegno, grazie solo alla fede, hanno realizzato un’azione umanitaria eccezionale.

Mi tornano in mente le parole della Scrittura, quando Pietro dice al mendicante: “Non ho né oro, né argento ma quello che ho, te lo dono”. Ciò che ho è la mia professione, sono giornalista. Vengo a sapere che questa coppia vorrebbe scrivere un libro sulla loro storia ma non ha il tempo. Mi dico: sono in pensione e, malgrado i numerosi impegni, potrei provare. E poi, amare significa servire! Mi propongo, così, di aiutarli a scrivere il loro libro.

Lavoro dunque sul fascicolo dell’associazione “Per un sorriso di bambino” in Francia e faccio conoscenza dei suoi responsabili. Poi m’imbarco per Phnom – Penh. Quando arrivo,  questa coppia decide di abbandonare l’idea di “dettarmi” il loro libro per lasciarmi fare piuttosto un reportage. Torno in Francia. Annuncio ai miei che sarò indisponibile per un mese. Ho soltanto 5 settimane per scrivere, per rispettare i tempi della Casa Editrice: passo dalle otto alle dieci ore davanti al computer, quasi appiccicata allo schermo poiché ho rotto i miei occhiali in Cambogia. Malgrado queste condizioni di lavoro, durante il periodo di Natale, grazie anche alla comprensione di mio marito e dei miei figli, posso inviare il manoscritto in Cambogia il primo gennaio.

Comincia un periodo di scambi quasi quotidiani di e-mail con i protagonisti del libro. Ho promesso che questo sarà il “loro” libro e che accettavo in anticipo tutte le loro osservazioni e modifiche. Certo, quando ciò avviene, non è sempre facile per me.

Il libro esce, a oggi sono state vendute migliaia di copie e non ha finito, credo, di raggiungere e di toccare il pubblico francofono. L’associazione e i suoi fondatori sono ora molto più conosciuti e sono state raggiunte oltre 1000 sponsorizzazioni. Più di mille bambini sono stati salvati dalla miseria e dai maltrattamenti. I membri dell’associazione sono rimasti impressionati da questa mia esperienza. Ma, a dir la verità, io stessa mi sono trovata cambiata  profondamente.

(F. D. – Francia)

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