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Questo pensiero di Chiara Lubich è tratto da una lettera del dicembre 1959 in cui lanciava la proposta  di vivere nel quotidiano, ogni mese, una frase del Vangelo: la Parola di vita. Una pratica attuata da Chiara e dai primi focolarini sin dagli inizi, quando, per la luce del carisma, le parole del Vangelo sono apparse loro “uniche, affascinanti, scultoree”, parole che tutti possono tradurre in vita.


“Gesù, come dimostra il Vangelo, ha un modo di ragionare, di amare, di volere tutto Suo
, unico, e talmente superiore al modo di vivere anche di noi cristiani, che per tutti i tempi Egli saprà far cavare dal Vangelo «qualcosa» che servirà all’umanità di quell’epoca e di secolo in secolo quel «qualcosa» apparirà talmente nuovo e rivoluzionario da sembrare prima quasi ignorato. Ora questo modo di vivere di Gesù vogliamo farlo nostro.

E niente appare più opportuno per raggiungere lo scopo di risciacquare, di tempo in tempo, l’anima nostra nel Vangelo. Ne conseguirà che verremo ad assomigliare sempre più a Gesù.

Siamo certi che Dio gradirà il nostro sforzo e siamo felici pensando che in tanta notte che oscura il mondo, in tanta confusione nulla potrà risultare più efficace di riportare la luce evangelica viva in noi e attorno a noi. Se Dio  ha parlato in Gesù dobbiamo aver fede che quelle Parole contengono il fuoco da Lui menzionato.

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