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Winnipeg (Canada) – 21-23 giugno 2010

Nei giorni scorsi, dal 21 al 23 giugno, si è tenuto a Winnipeg nello stato di Manitoba nel Canada centrale il Summit dei Leaders religiosi, appuntamento ormai tradizionale, che precede il G8 o G20 dei leaders politici. L’iniziativa è stata presa quest’anno dal Canadian Council of Churches. I delegati – un centinaio – provenivano dal continente americano (dall’Equador al Panama, dal Brasile al Canada), dall’Africa (Zambia, Rwanda, Kenya e Sud Africa), da diversi Paesi dell’Europa e dall’Asia (Arabia Saudita, India e Giappone).

Erano rappresentate quasi tutte le maggiori tradizioni religiose del mondo: cristiani di molte denominazioni, buddhisti, shintoisti, musulmani, indù e baha’i. Ma soprattutto hanno avuto un ruolo particolare le religioni tradizionali dell’America, che hanno potuto dar voce al loro spirito e, anche, ai drammi vissuti da questi popoli.

Particolarmente innovativa e valida la partecipazione di 13 giovani delegati, capaci di creare una tensione positiva e costruttiva fra idealismo giovanile ed esperienza del vissuto, tipica degli adulti. E’ dalla capacità di coniugar in modo positivo queste due dimensioni, che potranno nascere alternative per il mondo di domani. D’altra parte, è emersa la coscienza dei giovani di dover prendere l’iniziativa, come ha sottolineato Kaur, una giovane studentessa sikh: “Come posso chiedere agli altri una soluzione ai problemi se non sono io a cambiare?”

Fra i cristiani attiva la partecipazione sia dei Focolari che di Sant’Egidio, impegnati ad assicurare che il messaggio finale potesse davvero rappresentare un contributo dei valori che le religioni portano nel cuore delle società.

Il documento finale, nato da tre giorni di lavoro e dibattiti intensi, sottolinea ancora una volta l’urgenza nell’affrontare tre problematiche sempre più prioritarie per il pianeta ed i suoi abitanti: povertà, ambiente e clima e disarmo per una pace davvero sostenibile. I leaders hanno tenuto a insistere che, in un mondo sempre più interconnesso a tutti i livelli, è necessario ascoltare la voce di tutti. Se il G8, ora G20, ha un valore senza dubbio significativo, resta, tuttavia, inconcepibile che 172 altri Paesi non abbiano voce in capitolo e restino inascoltati.

Un aspetto importante è la presenza dello spirito della Regola d’Oro che scandisce le proposte presentate, perché, “è un principio di base comune trasversale a tutte le culture e tradizioni di fede ed esige un livello collettivo di cura comune e reciproca”. Questo aspetto trasversale collettivo di interdipendenza non si limita a gruppi e comunità, ma coinvolge anche il rapporto dell’uomo col pianeta. Per questo è fondamentale, affermano i leaders delle fedi del mondo, “prendere decisioni coraggiose necessarie per la necessaria cura del pianeta”.

Il messaggio non è solo una richiesta o una serie di aspettative presentate a politici. I protagonisti del Summit hanno voluto sottolineare l’impegno dei presenti come uomini di fede a vivere gli insegnamenti delle religioni. Il messaggio, come ha proposto Aram I, Catholicos di Cilicia della Chiesa Apostolica di Armenia, porta un linguaggio profetico, ma coniuga ad esso quello dell’impegno in prima persona e l’espressione di desideri che accomunano tutti gli uomini e le donne a prescindere dalla fede che seguono: sradicare la povertà, prendersi cura del pianeta e investire nella pace.

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