L’Avvento è un tempo di raccoglimento, di attesa ed è un tempo che ci sveglia dal torpore, sorprendendoci con l’incarnazione di un Dio che si fa “piccolo” per venire ad abitare in mezzo a noi. Il mistero del Natale ci riporta al concreto, e accogliere Gesù bambino nella nostra vita diventa la possibilità per ciascuno di convertirsi di nuovo e guardare con gratitudine alla propria quotidianità.

Una carità sempre nuova
Da quando è scoppiato il conflitto in Ucraina siamo stati coinvolti nella raccolta di cibo e vestiario e nell’accoglienza dei profughi. In parrocchia è iniziata anche una catena di preghiere per la pace. Noi abbiamo accolto una mamma ucraina con due figli. Per la lingua, sulla base del ceppo slavo, non ci sono stati problemi, anche se l’inglese è quasi un esperanto… ma come organizzare la vita a persone completamente disorientate? In famiglia siamo già in cinque e per gli ospiti abbiamo chiesto aiuti a parenti e amici. Si trattava di organizzare anche gli spazi, un’esperienza mai fatta. Dopo i primi giorni, facili per la novità ma difficili per il resto, abbiamo notato nei nostri figli, tutti adolescenti, un senso di responsabilità che prima non avevano mostrato: aiuto nelle faccende domestiche, fare la spesa, accompagnare dal medico qualcuno, insegnare qualche parola slovacca, cucinare, stirare. Il dolore dei nostri ospiti è la sospensione, la mancanza di orizzonte. E accogliere questo dolore sordo non è solo un buon modo per aiutare qualcuno, ma aiuta noi a vivere meglio la nostra fede e a trasformarla in carità sempre nuova.
(J. e K. – Slovacchia)

Dio ti fa visita
Rimasto vedovo, non ho avuto più riferimenti per il futuro. Le due figlie, già fuori casa, avevano una vita davanti. Risposarmi? Ma il mio problema non era soltanto la mancanza di una compagna, bensì un grande interrogativo sul senso della vita. Ho cominciato a bere, sempre più. Un giorno si è presentato alla mia porta un ragazzo del Bangladesh che vendeva calzini. Vedendomi in uno stato pietoso, si è offerto di risistemare la cucina e si è messo a lavare mucchi di piatti e stoviglie fino a creare una parvenza di ordine. Mentre bevevo il caffè che mi aveva preparato, gli ho chiesto notizie di lui. Era in Austria in cerca di lavoro per sostenere i genitori anziani e un fratello malato. In breve, pochi giorni dopo si trasferiva da me. Oltre a darmi una mano per le faccende di casa, gli ho trovato altri lavoretti presso amici. Quando vedeva che mi assaliva l’inquietudine, quel ragazzo semplice e buono cercava di distrarmi. Posso dire che mi ha salvato. Attraverso di lui, sento che Dio è venuto verso di me, è venuto a farmi visita.
(F.H. – Austria)

A cura di Maria Grazia Berretta

(tratto da Il Vangelo del Giorno, Città Nuova, anno VIII, n.2, novembre-dicembre 2022)

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