P. – Siamo una famiglia di 4 persone costituita da noi due genitori, M. e P., con due figlie, rispettivamente di 26 e 19 anni. Abbiamo conosciuto il Movimento dei Focolari circa 20 anni fa, appena trasferiti, ma non ne abbiamo compreso immediatamente il messaggio. Dopo alcuni anni, in occasione di un incontro, siamo stati improvvisamente colpiti dall’atmosfera di accoglienza, d’Amore e Unità come una straordinaria attenzione ed ascolto di ciascuno per l’altro. Questa scoperta ci ha spinto a cercare di metterla in pratica attraverso l’Amore concreto per coloro che la vita ci mette quotidianamente vicino.

M. – Pur cercando di vivere questo Amore concreto e scambievole all’interno della nostra famiglia, con P. sempre più spesso sentivamo il bisogno di aprirci verso altre famiglie. Con questo stato d’animo, quando si è resa necessaria l’assunzione temporanea di una persona nella nostra piccola azienda a conduzione familiare, scegliemmo una mamma albanese, A., con due bambini di nove e sette anni, B. e S., ed un marito con un lavoro molto faticoso ed estremamente precario. Avvertivamo quanto si sentissero smarriti e sradicati dalle loro abitudini di vita e religione. Sin dai primi giorni di lavoro tra A. e la nostra famiglia si era stabilito un rapporto di calda familiarità, nonostante le difficoltà legate alla lingua ed alle diverse tradizioni. Diventava tangibile giorno dopo giorno sentirci tutti appartenenti all’unica grande famiglia umana: dal piccolo sforzo di pronunciare il nome di tutti i componenti della famiglia in modo corretto, alla assistenza per risolvere i numerosi problemi burocratici legati alla assunzione ed al permesso di soggiorno.

M. – Quando A. mi ha confidato di essere in attesa del suo terzo figlio, era molto spaventata e preoccupata per il futuro economico della sua famiglia legato in quel momento solo alla stabilità del suo lavoro. Sentii allora che questo era il momento di rendere concreto quell’amore per il fratello supportato dalla fiducia in quella Provvidenza, che avrebbe trovato soluzioni umanamente impossibili. Cercammo così insieme di prevenire disagi, e superare le difficoltà di ordine burocratico e di salute che si presentavano. Così a Luglio dell’anno scorso è arrivato D., un bimbo bello ed allegro.

P. – Avendo un giorno mia moglie impegni improvvisi, sono andato io con A. ed il piccolo  in Comune per risolvere i problemi burocratici e poter usufruire del pulmino per portare a scuola gli altri due figli. Non mi sarei mai aspettato di uscire da quella pesante mattinata in comune così contento per la parziale soluzione dei problemi dell’altra parte della nostra famiglia: e pensare che prima di andare ero angosciato per aver lasciato il mio lavoro in sospeso

M. – Una volta la mattina alle sette, ricevo una telefonata dal marito di A. che mi avvisava che la moglie non sarebbe potuta venire al lavoro perché era stata ricoverata all’ospedale durante la notte. Mentre lo stato di salute della mamma non era grave, ma l’avrebbe costretta a stare in ospedale alcuni giorni, la situazione per il piccolo era preoccupante perché non avrebbe potuto ricevere il suo latte materno, unico alimento del momento. Ci siamo mobilitati tutti: chi è andato a comprare latte in polvere e biscottini, chi bolliva tettarelle e biberon, chi insegnava ai fratellini come preparare le dosi. Quanta è stata grande la mia gioia quando finalmente D. ha cominciato a succhiare con gusto ed in pochi minuti ha finito tutto il latte: mi è sembrato di tornare indietro di tanti anni ed in quei momenti ho provato la stessa gioia che provavo per le mie bambine.

C. – Io sono la maggiore di noi due sorelle. La prima cosa che ricordo di questa esperienza, è stata l’ indifferenza della gente. Man mano che venivo a conoscenza delle difficoltà che A. e la sua famiglia dovevano affrontare, mi stupivo sempre più di come molte persone intorno a loro, guardavano, passando senza soffermarsi.
Per noi invece è stato bellissimo adottare questa famiglia: purtroppo non abbiamo molti parenti e a me è sempre mancata la “famiglia grande”! Ora, da quattro che eravamo, siamo diventati nove.
Anche mia sorella ha partecipato moltissimo. Si è improvvisata sorella maggiore! Quando D. era più piccolo e accompagnava la mamma al lavoro perché lei non poteva lasciarlo solo a casa la mattina, mia sorella faceva la baby-sitter, mentre studiava lo teneva vicino a lei, lo coccolava, lo rassicurava quando si metteva a piangere. Quando, invece è iniziata l’estate, e i bambini più grandi avevano i compiti per le vacanze, mia sorella andava spesso a casa loro per aiutarli nei compiti, o semplicemente far loro compagnia mentre studiavano, rendendo così il lavoro meno pesante.
Mi ha colpito vederla così partecipe e responsabile, così attenta e piena di attenzioni.

P. e M. – Questa occasione di accogliere i problemi di un’altra famiglia ci ha permesso di comprendere quanto sia vero che il dare anche solo il proprio tempo viene ripagato dal Signore col centuplo: abbiamo trovato fratelli/parenti molto più vicini a noi di quelli di sangue purtroppo lontani.

 

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