L’arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto: “Questo gesto dell’amministrazione comunale di Torino, di conferire la cittadinanza onoraria a Chiara Lubich manifesta una capacità di collegarsi con la storia religiosa di questa città, una storia di fraternità. I nostri santi sociali, così tanto citati oggi, sono veramente quelli che hanno creato l’innervatura dell’identità stesso della città di Torino. E allora il carisma di Chiara, questo suo annunciare a tutti la spiritualità dell’unità e della comunione è un carisma che va molto incoraggiato e sostenuto, perché corrisponde all’essenza del cristianesimo. Se davvero fossimo capaci di realizzare la fraternità universale, non ci sarebbero più poveri né guerre. Sarebbe un’anticipazione del Paradiso”.

Il magistrato Giancarlo Caselli: “M’è parso molto interessante questo invito ai politici a cercare l’unità non nonostante la politica, ma attraverso la politica; una politica quindi che sia davvero servizio senza steccati o egoismi o peggio ancora contrapposizioni e ostilità. E’ quello che tutti vorremmo e che potrebbe sembrare un sogno se Chiara Lubich non avesse dimostrato in questi anni che i sogni, o addirittura le utopie possono trasformarsi in realtà con la forza della volontà, della fede e con l’unità di intenti”.

Gianni Zandano, già Presidente del Banco San Paolo: “Siamo sconvolti per la potenza di questa parola, fraternità, di questo enorme carisma di Chiara. Può essere estremamente utile in un momento in cui Torino è attraversata da fremiti di difficoltà, per i molti problemi non ultimo quello della occupazione per la crisi della Fiat Auto, per l’immigrazione, per una serie di problemi che stanno all’orizzonte, prima dei quali la riscoperta di una vocazione per la città”.

Mercedes Bresso, Presidente della Provincia: “La fraternità un’utopia? No. Mi sembra importante questo richiamo di Chiara ispirato dalla sua esperienza, un’esperienza mondiale. In fondo lei è il volto umano della globalizzazione che non è solo dell’economia, ma anche della fraternità. Oggi in qualche modo ci ha dato una sorta di lezione magistrale che ripercorre, teorizzandola, organizzandola, la sua esperienza che prima di tutto è una esperienza di vita.

Ernesto Olivero, fondatore del Sermig: “Io rileggevo il Vangelo e quando si entra nel Vangelo si dicono in modi diversi le stesse cose. Quindi il mio cuore ha gioito e gioisce”.

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