La difficile conquista del dialogo vero, base per azioni concrete di solidarietà.

Un gruppo di amici, alcuni cristiani e altri di convinzioni non religiose, animato dallo spirito dei Focolari, racconta la genesi di alcune attività di solidarietà internazionale, portate avanti insieme: un percorso che passa attraverso il superamento di non poche difficoltà…
Mettersi in gioco – Sono insegnante di matematica e vivo con la mia famiglia in una città del nord Italia. Qualche anno fa sono venuta a sapere che il Movimento dei Focolari da qualche tempo promuove il dialogo tra persone di convinzioni diverse, anche non religiose, e decido di partecipare.

In questi incontri scopro, da parte di tutti, il desiderio di mettersi in gioco: una sfida a mantenere ciascuno la propria identità, con l’apertura e il rispetto verso quella dell’altro. Ci troviamo a condividere valori universali quali il bisogno di giustizia, di pace, di fraternità.

Al tempo stesso ci accorgiamo però che già il linguaggio usato per esprimere questi stessi valori mette in luce soprattutto le differenze, creando a volte tensioni e malintesi e mettendo a dura prova la nostra capacità di comunicare.

Uno sguardo al mondo – Nel 2001, durante un Convegno a Castelgandolfo (Roma), conosciamo una persona impegnata in un’azione sociale con “bambini di strada” a Quito (Ecuador). Anche lei non credente, è in contatto col focolare di quella città. Ci fa partecipi dell’estrema povertà in cui  numerose famiglie vivono in questa terra dell’America Latina e del pericolo per i loro figli di cadere nella droga, nella prostituzione, nella violenza.

Decidiamo di conoscere più da vicino quella realtà; uno di noi si reca in Ecuador e insieme alle persone del Movimento progetta alcune attività utili alle famiglie del posto; lo scopo è di offrire un lavoro autonomo, stabile, con reddito dignitoso, che consenta loro di vivere una vita più serena, e trasmettere dei valori ai propri figli.

La fantasia supplisce alle nostre tasche vuote – Per sostenere questo progetto occorrono risorse, circa 12.000 dollari, tanti per noi. Cerchiamo comunque di renderci operativi nel concreto. Iniziamo ad incontrarci con più regolarità, una volta al mese; non manchiamo di inventiva e il nostro lavoro dà vita ad una sorta di solidarietà a cascata che coinvolge amici in tutta la Lombardia e non solo!
Tortellini fatti in casa, gustose marmellate, lotterie, cene, buffet, gite in battello, visite culturali: troviamo la collaborazione di persone che ci fanno dono della loro esperienza oltre che della loro professionalità. Per incrementare i nostri guadagni, raccogliamo anche oggetti nelle nostre case, che poi vendiamo in mercatini di Bergamo, Brescia, Mantova e Milano. Riceviamo anche alcune donazioni!

Nascono piccole attività – Un anno più tardi, nasce in Ecuador una piccola azienda per il riciclaggio della carta. Ora è fiorente, occupa tre o quattro persone ed è attualmente capace di dare nuovi posti di lavoro; viene attivato un allevamento di galline che è in rapido sviluppo: attualmente vi lavorano due persone; viene attrezzato con il collegamento a internet l’ufficio di una scuola.

Temporali e arcobaleno – Ma nell’attuare queste iniziative veniamo sopraffatti da esigenze di tipo organizzativo e non mancano temporali, incomprensioni, che ci fanno mettere in discussione il nostro stesso essere in dialogo.

E’ un momento di crescita. Dopo aver passato tanto tempo a progettare, a valutare lavori, a renderci utili, scopriamo di avere bisogno di un più autentico contatto interiore con l’altro; ci impegniamo ad essere più aperti e più attenti all’ascolto ed in modo quasi inatteso l’ambiente cambia; il commento “laico”, che noi prepariamo, alla frase del Vangelo che nel Movimento si cerca di mettere in pratica mese per mese, ci dà l’occasione di andare più in profondità. Così, ad es., una di noi vede nella parola del Vangelo “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”, la necessità che ha l’essere umano di essere sfamato non solo materialmente, perché per crescere, camminare e vivere ha bisogno di coltivare con i suoi simili la parte immateriale ed interiore di sé, affinché possa evolversi appieno.

Diventiamo consapevoli del fatto che l’essenza del dialogo risiede nel bisogno che ciascuno di noi ha di comunicare, di essere accettato ed amato per quello che è; e che esso è per noi un’occasione di incontro anche con chi, pur essendo spinto dallo stesso nostro desiderio di condividere ciò che unisce, è così diverso da noi. Stiamo imparando a diventare più pazienti, a mettere da parte, se occorre, le nostre idee, per ascoltarci reciprocamente.

Nuove richieste di collaborazione – In Brasile, in favore di adolescenti, inviamo il nostro contributo di 6000 dollari, nel momento in cui ne avevano più necessità: i contributi statali erano venuti meno; in Palestina, a favore di un gruppo di giovani, per creare un ufficio di servizi. Siamo consapevoli che le speranze che contribuiamo a costruire e che avremo l’opportunità di donare sono un’espressione del nostro stesso essere in dialogo.

Alcuni di noi s’incontrano con una certa assiduità, altri con ritmi che sono loro più confacenti. Ciò che più conta è sapere che il dialogo non può essere racchiuso in un gruppo, ma ha un respiro più ampio, che ci coinvolge in una pratica quotidiana; per questo  acquista  forma di volta in volta, da persona a persona, nel nostro lavoro, nella nostra famiglia, con i nostri figli.

(A. F. – Italia)

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