Un sorriso meraviglioso
Un giorno Renata, facendo ordine in sala da pranzo, scuote la tovaglia dalla finestra e le cade un tovagliolo sul balcone del piano di sotto. Corre giù, suona e le apre un signore anziano, molto distinto e serio che qualche volta aveva incontrato e salutato sulle scale.

“Mi è caduto un tovagliolo sul suo balcone, potrei riaverlo?” “Si accomodi”. Prima che Renata vada via, il signore le chiede: “Vuol dirmi, signorina, il motivo del suo meraviglioso sorriso?”. Renata aveva un po’ fretta, e in più la parola ‘meraviglioso’ rivolta a lei la rendeva un po’ scomoda. Ma quell’uomo così serio, che tante volte aveva raccomandato a Gesù, forse aveva avvertito qualcosa della vita che cercava di vivere. Così, tutta rossa in viso risponde: “Sono felice perché ho trovato l’ideale più bello e più grande che si possa sognare. Ho trovato Dio e per Lui ho lasciato tutto: i genitori, lo studio, la casa. Vivo con alcune compagne che hanno scoperto lo stesso ideale e cerchiamo di dare a tutti l’Amore che Gesù ci fa sperimentare”.

L’uomo l’ ascolta attentissimo e dopo la saluta con un “Grazie e tanti auguri”.

Dopo alcuni giorni suona alla porta del focolare un giovane sacerdote cercando “quella ragazza sorridente che ha parlato col signore del piano di sotto”. Renata si fa avanti intimidita e il sacerdote si presenta: “Sono il figlio del signore che abita qui sotto. Volevo ringraziarla per l’incontro che lei ha avuto con mio padre. Dopo la morte della mamma ho sentito la chiamata al sacerdozio. Ma lui non ha capito e quando sono entrato in seminario ha rotto ogni contatto con me, rifiutandosi perfino di vedermi. Sono passati tanti anni da allora, ma l’altro giorno, dopo quel breve colloquio con lei, mi ha mandato a chiamare. Mi ha detto che, grazie al suo meraviglioso sorriso, aveva capito la mia vocazione e sentiva la spinta a riconciliarsi con me. Evidentemente, attraverso la sua testimonianza, Dio gli si è rivelato”.

Tratto da “Un silenzio che si fa vita” – Marchesi – Zirondoli – Città Nuova

Mi ha dato la forza di ricominciare
Negli anni ’80, nella cittadella di Loppiano sono stati accolti alcuni giovani con problemi di droga.
Renata ha svolto un ruolo molto importante, di aiuto, di sostegno, di recupero, seguendoli con un amore speciale. Uno di loro racconta:

Da ragazzo, con alcuni dei miei amici, mi sono trovato anch’io purtroppo nel giro della droga. All’inizio “leggera”, più avanti anche “pesante”. Per 9 anni. Finché, dopo l’ennesimo tentativo di disintossicazione, grazie a una famiglia dei Focolari, la mia vita ha cambiato radicalmente direzione. E’ stata la riscoperta del Vangelo: ora la mia vita aveva un senso profondo.
Quando sono arrivato a Loppiano, quindi, ormai avevo smesso, ma mi trovavo in quella fase di passaggio in cui occorre un grande sostegno. Qui c’era già C., che in quel periodo stava ancora venendone fuori. Ed è con lui che abbiamo iniziato, lavorando e partecipando, nel nostro possibile, alla vita della cittadella. Dai due iniziali che eravamo, siamo arrivati a 7/8 e tutti avevamo fatto esperienza di droga, furti, carcere,… insomma, un po’ di malavita assortita.

Alcuni siamo riusciti a venirne fuori, altri sono anche morti. Abitavamo in un appartamentino. Renata ci ha fatto il regalo, più di una volta, di venire a cena da noi, mettendosi subito alla nostra portata. Sempre, quando mi sono trovato davanti a lei, mi sono sentito importante, prezioso, non so come dire. Non tanto a parole, ma con il suo atteggiamento ti metteva in una posizione di privilegio. Ricordo che, nonostante le poche parole scambiateci, non c’è stato mai un momento di imbarazzo, di silenzio, di quelli da riempire per forza, per convenienza. Sapeva farsi piccola piccola e tu potevi esprimerti fino in fondo. Ci sentivamo i suoi pupilli, i suoi eletti… sembrava vivesse per noi.

Ho sempre sentito che potevo contare su di lei, che avrei potuto dirle tutto di me, come ad una sorella, come ad una mamma. Ciò che mi toccava profondamente era il suo sguardo: quando incrociava i miei occhi, anche se era insieme ad altre persone, era tutta per me, si illuminava ed era raggiante.

Questi incontri, questa presenza forte di Renata è stata determinante per me in questo cammino: come immaginate, non era semplice, occorreva una grande volontà. Oggi capisco che era l’Amore con la A grande che Renata mi trasmetteva, che mi dava la forza di andare avanti al di là delle difficoltà, delle paure, della tentazione di tornare indietro.

Prima di arrivare a Loppiano, avevo in fondo al cuore un solo desiderio: stare in un posto dove mi parlassero di Dio dalla mattina alla sera. Renata sin dal primo momento ha capito questa mia sete e a poco a poco mi ha dissetato, facendomi sperimentare Dio.
Quando era ormai agli ultimi giorni, le ho scritto una lettera. Ho saputo che la teneva sul comodino perché voleva rispondermi però poi non ce l’ha fatta. Ma è come se mi avesse risposto.
Ho trovato la forza di ricominciare una vita nuova e, a mia volta, aiutare altri ragazzi e ragazze che avevano fatto la mia stessa esperienza.

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