Cari amici,

la Giornata dell’Interdipendenza è un’iniziativa lodevole e illuminata che merita di essere celebrata e sostenuta pienamente. E’ per questo che faccio le mie congratulazioni agli organizzatori dell’evento e mando i miei più calorosi saluti a tutti i presenti.

Mi dispiace solamente di non poter essere con voi per l’intera giornata, ma sono felice di riuscire a partecipare almeno in parte, più tardi, questa sera.

In questo giorno, il nostro primo pensiero deve essere per le vittime dei tragici eventi che hanno sconvolto nei giorni scorsi l’Ossezia del Nord. Questi eventi ci ricordano il drammatico bisogno per le nostre società di tolleranza e pace. Ci ricordano quanto importante sia lavorare per la pace e la fraternità dei popoli.

La Giornata dell’Interdipendenza acquista così un doppio significato e una doppia valenza: anzitutto, come giorno della memoria; secondo, perché ci impone di riflettere sul nostro avvenire comune e su come sia fondamentale evitare di cedere alla tentazione dell’odio e della violenza, e insistere piuttosto sulla necessità di rafforzare la cooperazione e la solidarietà.

Oggi più che mai, non dobbiamo semplicemente rimanere sulla difensiva, confortati da un’analisi dei fatti errata e superficiale. Dobbiamo ricercare le cause profonde di questi tragici avvenimenti e affrontarli alla radice.

Sarebbe un grave errore sottovalutare il possibile effetto di contagio di questa violenza. E proprio mentre dobbiamo rispondere fermamente e vigorosamente alla violenza e al terrorismo, dobbiamo anche trovare risposte di lungo termine. Tutto ciò perché le nostre speranze di mettere fine a tanto oltraggio una volta per tutte riposano nel lungo periodo.

I tempi ci chiedono di essere lungimiranti. Ci chiedono di essere capaci di superare le divisioni che hanno segnato il nostro passato, ci richiedono di rispondere al momento storico che viviamo sviluppando un progetto nuovo e maturo per il nostro futuro comune.

Abbiamo bisogno di visione e di idee forti. L’interdipendenza è una di queste idee, perché trascende i tecnicismi e solleva questioni che vanno al di là della possibile architettura istituzionale dell’Unione e della maniera in cui essa è governata. L’interdipendenza è di gran lunga più importante e essenziale, perché ha a che fare con i principi e i valori che guidano la nostra azione.

Cinquant’anni fa, i Padri Fondatori dell’Europa avviarono un progetto incredibilmente ambizioso e misero in moto quel processo di integrazione europea che ha portato all’Unione europea come la conosciamo oggi. Sapevano che non esisteva alternativa all’integrazione e all’interdipendenza, alla messa in comune delle risorse per il benessere di tutti. Sapevano che la prosperità non dura se lascia che la povertà cresca al suo fianco.

L’integrazione europea è cominciata all’indomani di quella che è stata probabilmente la più grande tragedia dell’umanità: la Seconda Guerra Mondiale. Grazie all’intuito e al coraggio dei Padri Fondatori, abbiamo goduto cinquant’anni di pace. L’ultimo allargamento che ha abbracciato l’Europa centrale, orientale e meridionale ha unificato il continente, mettendo fine a decenni di separazione artificiale. E’ la prima volta nella nostra storia che il processo di unificazione continentale si realizza pacificamente, democraticamente e con la partecipazione diretta dei cittadini dell’Unione. E sappiamo bene che non si tratta solo di vuote parole, perché il contributo tangibile e concreto del processo di integrazione europea alla pace è sotto gli occhi di tutti.

Tuttavia, ci sono oggi nuove minacce che incombono sull’Europa e sul mondo intero. La situazione che ci troviamo a fronteggiare è drammatica e senza precedenti. E richiede intuito, coraggio, iniziativa, proprio come fu mezzo secolo fa.

Sappiamo quale sia la via da seguire: unità nella diversità, dialogo tra le culture, messa in comune delle risorse, azioni congiunte. Dobbiamo promuovere questi valori a livello globale, poiché non esiste alternativa se vogliamo assicurare stabilità, sviluppo e pace.

Allo stesso tempo, abbiamo bisogno di pensare assiduamente e in maniera approfondita al tipo di architettura istituzionale e di governance che meglio può servire lo spirito del dialogo e della pace. Abbiamo bisogno di assicurare che l’interdipendenza economica, sociale e politica venga promossa costantemente attraverso un multilateralismo efficace e rafforzato. Abbiamo bisogno di uomini e donne di buona volontà impegnati nel progresso economico e sociale per il bene comune. Abbiamo bisogno di nuove forme di partenariato tra le istituzioni pubbliche e la società civile in grado di portare nuovo entusiasmo e nuova vita al momento della definizione e dell’attuazione delle politiche pubbliche. Abbiamo bisogno di rafforzare il senso civico e la partecipazione per assicurare democrazie forti e sane.

La partecipazione assegna ai cittadini un compito nella definizione del loro futuro, a livello nazionale, europeo e internazionale; dà loro il sentimento di appartenenza ad una comunità più ampia, il sentimento di come pace e prosperità siano un obiettivo e una missione comuni.

Oggi non dobbiamo solamente pronunciarci in favore di, ma anche lavorare assiduamente per rivitalizzare quell’alleanza politica e sociale che è la base per un’interdipendenza positiva e fruttuosa tra le culture, i popoli e gli Stati. In favore di e per un mondo di pace, più unito e coeso.

Vi esprimo i miei più cari auguri per la migliore riuscita di questa Giornata,

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