20160307-01«Abbiamo conosciuto una famiglia di Burundesi che – per la terribile e per lo più sconosciuta situazione attuale di quel Paese – si sono rifugiati come tante altre famiglie, qui a Kampala dove noi abitiamo», ci scrivono dall’Uganda.

Il padre è tornato in Burundi per mantenere il posto di lavoro che permette di pagare il non proprio economico affitto della casa ugandese, e il cibo per i loro figli ancora piccoli e per l’ultima nata di appena tre settimane.

La madre non ce l’ha fatta a rimanere lì quando hanno ricominciato a sparare in città. Troppo forte è il ricordo di quello che in prima persona lei ha vissuto negli anni ‘90, quando scoppiò un’altra crisi in Burundi. È scampata alla morte miracolosamente, dopo che per due giorni consecutivi il preside della scuola che frequentava è riuscito a rimandare i soldati venuti a cercare lei e altre ragazze, dando loro un po’ di soldi. Ora alle prime avvisaglie di orrori, con tutta la famiglia ha deciso di fuggire lasciando tutto quello che avevano a Bujumbura.

Con loro abitano anche altri parenti: in tutto 8 persone.

Abbiamo saputo però che l’affitto della casa non comprende l’arredamento e che nel soggiorno avevano solo quattro sedie: che fare? Ci è venuto in mente che forse quattro delle nostre sedie pieghevoli, che usiamo saltuariamente quando a casa siamo tanti, potevano essere sicuramente impiegate in maniera più proficua in quella casa: che almeno ognuno potesse avere una sedia su cui sedersi e mangiare un po’ più comodo.

Uscendo di casa abbiamo preso anche 2 zucche dall’orto: piantate quasi per caso, alcuni mesi fa, si sono autorinvigorite dopo l’ultima stagione secca, e si sono più volte rivelate molto utili in varie occasioni in questi mesi! Proprio il giorno prima, inoltre, abbiamo ricevuto in regalo qualche provvista: la Provvidenza in questi mesi non manca mai, ma è proprio condividendo ancora, che quella promessa – “Date e vi sarà dato”- scritta nel Vangelo, si realizza ancora e si moltiplica. E allora aggiungendo due Kg. di zucchero, due di riso, uno di sale e un litro di olio, siamo andati a trovarli.

La casa è nuova e pulita, ci sono anche alcune inusuali rifiniture sul soffitto oltre a un bel lampadario, ma nelle stanze non ci sono i letti, solo qualche materasso. Nel soggiorno un piccolo tavolo rotondo di plastica e quattro sedie, una piccola TV nell’angolo, appoggiata a terra, con il cavo antenna che sovrasta, volante, le teste degli ospiti. Non vediamo giocattoli in giro, nè altri mobili.

Entriamo con le nostre sedie e trascorriamo due ore molto piacevoli conoscendoci più in profondità, condividendo il passato e le speranze per il futuro. I ragazzi hanno per il momento interrotto gli studi: i più grandi vorrebbero fare l’università, ma in Uganda i costi sono molto alti rispetto al Burundi. Qui è impossibile per loro, almeno per ora. Trovare lavoro inoltre è difficile, la disoccupazione è alta ed essendo stranieri, se non si conosce qualcuno, è praticamente impossibile. Inoltre non parlano il luganda, la lingua locale, e anche l’inglese non è la loro lingua madre. Ma, mi dicono: “…Noi confidiamo in Dio!”.

Sono ormai le 7,30 del pomeriggio, dobbiamo rientrare. Ci si saluta. Sono felicissimi di questa visita, ma appena gli diciamo di tenere le sedie, che ce le potranno restituire quando lasceranno la casa, i loro volti si illuminano: tornano a salutare e ringraziare ancora! Prima di salire in macchina, vogliono darci anche la loro benedizione! Tornando a casa, penso che anche 4 semplici sedie e 2 zucche, se donate, possono contribuire a riempire di gioia il cuore di chi riceve e di chi dà…».

(S.M. Uganda)

No comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *