Progetto senza titolo 2 6

Fare nostro lo stile di vita di Gesù significa accostarsi con spirito di accoglienza e condivisione alle persone che incontriamo nel nostro ambiente di famiglia, di lavoro, di studio e di svago, avendo però in cuore un progetto più grande, la fraternità universale.

L’edicola della felicità
Dopo la morte di mia sorella ho rilevato l’edicola che lei gestiva. Non era il mio sogno fare l’edicolante, ma ho cominciato a viverla come un’occasione per amare: spesso vengono persone che hanno bisogno di scambiare due parole anche sui fatti del giorno. La mia edicola è diventata un luogo di condivisione e di umanità. Ho creato un piccolo spazio con tavolo e sedie, e con il bel tempo c’è chi si sofferma non solo per leggere, ma anche per parlare. Qualcuno mi ha proposto di sostituire la scritta “Giornali” con “L’edicola della felicità”.
(M.R. – Italia)

La nonna-bambina
Mia madre, a causa della malattia, è tornata come una bambina, non sa parlare e sembra che non comprenda. Fino a qualche tempo fa eravamo in una situazione di esasperazione da cui non sapevamo come uscire. Amici e parenti ci consigliavano il ricovero in qualche bellissimo pensionato. Dopo averne parlato con i nostri due figli per cercare una soluzione, abbiamo pensato di dividerci gli orari per assisterla in casa. Mio marito ed io temevamo però di coinvolgerli in una situazione troppo pesante, invece i ragazzi, giorno dopo giorno, diventavano sempre più materni verso la nonna, la vedevano come una persona da rispettare, con qualcosa di sacro in sé che solo l’amore poteva penetrare. Con mamma il rapporto è diventato come a onde di amore, che vanno e vengono.
(Y.O. – Giappone)

Dare
Una notte mio fratello si è sentito male, al punto da doverlo ricoverare. Siccome siamo poveri, sono corsa a chiedere un prestito ai nostri vicini. Poi, io e mia madre con in braccio mio fratello ci siamo incamminate verso l’ospedale. Dopo pochi metri, ecco un povero chiedere l’elemosina. Stavo per dargli qualcosa, quando mia madre mi ha bloccato: «Non possiamo, ne abbiamo bisogno noi!». Le ho risposto: «Mamma, se diamo Dio ci aiuterà». E così abbiamo fatto. All’ingresso dell’ospedale abbiamo incontrato un medico che ci conosceva: grazie lui, abbiamo avuto gratis analisi, ricovero e medicine. Mia madre non riusciva a capacitarsene.
(M. – Egitto)

L’esempio
Patty, la nostra figlia più giovane, era andata con un’amica in California per perfezionare l’inglese. Poco prima della conclusione del suo soggiorno all’estero, una sua telefonata giunse come una doccia fredda: era in attesa di un bambino. Il padre del bambino le voleva bene, ma lei non era sicura di volerlo sposare. Restai senza parole, e quando domandò se poteva tornare a casa acconsentii, pur pensando all’umiliazione che ci attendeva nel piccolo paesino dove abitiamo, e dove la nostra è considerata una famiglia esemplare. Il tempo che rimaneva al suo ritorno servì per maturare e disporci ad accoglierla con cuore aperto, senza giudizi, come lei aveva bisogno. La bambina è nata come un raggio di sole per tutti. Quando in seguito anche un’altra famiglia del paese si è trovata nella stessa situazione, quei genitori ci hanno confidato: «L’esempio che ci avete dato con vostra figlia incoraggia anche noi a fare lo stesso».
(M.J.S. – Svizzera)

Una giornata iniziata male
Ero uscita di casa nervosa e andando a scuola pensavo che la giornata sarebbe stata un disastro. Mi è venuta in mente una compagna antipatica, lei di sicuro avrebbe peggiorato la situazione. In classe però mi sono impegnata ad essere gentile con lei, suscitando una sua risposta cordiale e accogliente. La giornata ha preso un altro colore. È proprio vero che talvolta basta un piccolo sforzo per uscire da sé stessi, e tutto riprende armonia.
(M.S. – Ungheria)

A cura di Chiara Favotti

1 Comment

  • Quel effet votre publication ! Juste ce qui me fallait et ma vie avec vous et pour vous tous qui prenez et reprenez ce chemin de la foi en la conquête toujours renouvelée de la fraternité ! MERCI ET BRAVO

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