“Nel corso del vostro incontro un posto privilegiato occupa la riflessione sulla preghiera di Gesù all’ultima cena   ‘affinché tutti siano una cosa sola’.  Fedeli alla spiritualità dell’unità ed attraverso un costante scambio di esperienze, proseguite nella vostra missione di costruttori di comunione all’interno delle Conferenze episcopali, insieme al presbiterio e nelle comunità diocesane.
Mentre auguro ogni buon esito alla vostra riunione, accompagno i miei voti con la preghiera al Signore e a Maria, Madre dell’Unità”.

Queste le parole pronunciate dal Santo Padre all’Udienza generale che ha segnato il culmine del 24° Convegno spirituale dei Vescovi amici del Movimento dei Focolari, svoltosi dal 19 al 25 febbraio al Centro Mariapoli di Castelgandolfo

Esperienza di comunione

“Chiesa nel terzo millennio: segno e strumento di unità” il tema che è stato sviluppato in questo Convegno promosso dal Card. Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga attraverso una grande varietà di temi di spiritualità, contributi teologici, esperienze pastorali e personali, dialoghi plenari o in gruppi linguistici, momenti ricreativi e le concelebrazioni eucaristiche che concludevano ogni giornata. I 106 Vescovi, provenienti da oltre trenta paesi di ogni parte del mondo, hanno respirato insieme un’aria festosa e distesa di profonda comunione che in ultima analisi è stata esperienza del Cristo vivente.

Per il futuro della Chiesa

Il tema dell’unità è stato introdotto da un intervento di Natalia Dallapiccola, una delle prime compagne che con Chiara Lubich ha iniziato il Focolare. “Secondo la nostra esperienza – ha detto – il cammino verso l’unità passa per un amore reciproco vissuto con radicalità evangelica, fino a posporre il proprio io per l’altro, affinché Gesù stesso possa vivere in mezzo a ‘due o più che sono riuniti nel suo nome’, nel suo amore, come da Lui promesso”.
Successivamente, due meditazioni teologiche proposte da Piero Coda e P. Jésus Castellano hanno delineato il volto della Chiesa del III millennio come “icona della Trinità” ed hanno evidenziato lo stile pastorale che ne deriva.
Uno degli argomenti trattati è stato l’ecumenismo, considerato parte dei compiti imprescindibili di ogni Vescovo. Si sono evocati passi recenti come la Dichiarazione cattolico-luterana sulla dottrina della giustificazione ad Augsburg e la celebrazione ecumenica per l’apertura della Porta Santa a San Paolo fuori le mura. E si è parlato di spiritualità ecumenica. Toccante, per i Vescovi, la testimonianza di una laica e un sacerdote, entrambi focolarini anglicani, che hanno riferito dei riflessi della spiritualità dell’unità nella loro vita e nella loro Chiesa. Ma anche altri dialoghi, proposti dal Concilio Vaticano II, sono stati approfonditi da riflessioni ed esperienze di grande attualità.

Nella scia del Giubileo

Chiara Lubich, nel suo intervento, ha schiuso prospettive forti e luminose su salute e malattia, anzianità, morte, risurrezione, come esperienze fondamentali dell’esistenza cristiana, tematiche di particolare rilevanza in questo Anno giubilare che ha per centro il mistero dell’incarnazione. “Nella vita si possono fare tante cose, dire tante parole – ha affermato – ma la voce del dolore, magari sorda e sconosciuta agli altri, del dolore offerto per amore è la parola più forte, quella che ferisce il Cielo”. Nella prospettiva cristiana, infatti, la malattia non è semplice disfacimento, ma gradino verso la Vita, prova in vista della Prova finale. E “non è per fare pensieri neri, ma d’oro, che pensiamo alla morte”, perché la morte non è che l’incontro con il Signore.

Un arcivescovo indiano, che partecipava per la prima volta al Convegno, riassumeva così la sua impressione: “Sono convinto che una spiritualità dell’unità, vissuta da tutto il Popolo di Dio, è il futuro della Chiesa.”

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