Un avvenimento di particolare attualità ha avuto luogo a Washington, venerdì 10 novembre, alla Basilica Nazionale dell’Immacolata Concezione, gremita da oltre 3.000 persone tra cui anche ebrei, buddisti, indù e numerosi musulmani afro americani, per il conferimento a Chiara Lubich della Laurea h.c. in Pedagogia da parte dell’Università Cattolica d’America. Il Card. Hickey, di Washington, ha parlato dei segni della “primavera della Chiesa”.
Nella Laudatio è stata sottolineata la preghiera di Gesù “Che tutti siano uno”, al cuore della spiritualità dei Focolari, che continua a ispirare numerosissimi uomini e donne di ogni tradizione religiosa a fare di quella preghiera il programma della loro vita. E, nella sua lezione, Chiara Lubich ha delineato i tratti della nuova pedagogia che trae linfa dal Vangelo, la spiritualità dell’unità.
“Una pedagogia che porta a fare del nostro mondo – aveva detto – non una Babele senz’anima, ma un’esperienza del Dio con noi, capace di abbracciare l’umanità”.
Il teologo David Schindler, di Washington, in un’intervista parlava di “risposta di particolare attualità” per la situazione in America, per la frantumazione e mancanza di speranza, e il cinismo così diffusi oggi: “Basti l’esempio delle attuali elezioni”.

Ultima tappa dell’ intenso viaggio a Washington: il colloquio della neo-laureata con studenti e docenti dell’Università Cattolica d’America, il pomeriggio di martedì 14 novembre.
Prima di rispondere alle domande, Chiara Lubich ha voluto dare trasparente testimonianza dell’azione dello Spirito che ha suscitato l’opera da lei fondata. Ed ha motivato l’accettazione di questi riconoscimenti – è la 12ma laurea honoris causa – a gloria di Dio “perché vedano le buone opere del Padre” non solo in senso spirituale, ma “a dimostrazione che Dio, e il suo Spirito, ha operato un rinnovamento anche nel campo umano”.
E dal fitto dialogo è emerso proprio questo rinnovamento nel campo degli studi, dell’economia, della pedagogia, della teologia in rapporto con le altre religioni.
Il prof. David Schindler ne ha sottolineato la radice: “Nessun agire economico, sociale o politico può fare a meno” di quello che ha definito “realismo dell’innocenza da cui traspare l’amore”.

 

 

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