Dalla sorgente del carisma sgorgato in questa città, fiotti di vita nuova nel mondo. Testimonianze e momenti artistici da Asia, America Latina, Stati Uniti, Africa, da Europa dell’Est e dell'Ovest. Per due ore da Trento una proiezione mondiale anche grazie al collegamento satellitare e via Internet con i 5 continenti.

Dalla Corea del Sud: “La diretta ci ha fatto sperimentare un mondo più unito e fraterno”. Dalla Colombia: “Qui siamo in guerra. Ma vogliamo ripetere la stessa avventura dell’unità”.

Una consegna alla città: Incominciate a incendiare Trento”.

E’ un patto che Chiara Lubich fa con la sua città, a conclusione di questo incontro, l’ultimo del denso programma di appuntamenti civili e religiosi: “Incominciate a incendiare Trento ed io tornerò”. Era stato l’arcivescovo Luigi Bressan che in apertura dell’incontro l’aveva invitata a tornare spesso nella sua città. E il sindaco Alberto Pacher, dopo l’incontro al Consiglio comunale e ad altri appuntamenti civili al Palasport dice: “Servirà molto tempo per riflettere sui molti piani che Chiara Lubich ha toccato in questi giorni. Messaggi importanti, per dare 'acqua ai semi del dialogo' e affrontare in modo positivo 'gli intrecci di popoli diversi che avvengono sul palcoscenico delle nostre città' “.

Sin dal primo incontro con i suoi concittadini nel duomo di Trento, Chiara aveva confidato il suo sogno: far di Trento una città ardente, la città dell’unità, proprio qui dove è stata sancita, con un Concilio, la divisione dei cristiani. E più volte aveva parlato di un nuovo impegno che si assumeva in prima persona per estenderlo a più persone possibile: immettere nella sua città “un supplemento d’anima”, perché sia “tutta accesa d’amore vero, di quello che lega fratello a fratello”.

Prendendo la parola al Palasport, parla proprio delle origini della scoperta di questo amore, in modo inedito. Chiara prende spunto dal titolo dell'incontro. Di che acqua si tratta? Dove è posta la sorgente?

“Si tratta di quell'acqua, che sta a significare luce, amore e forza dello Spirito, presenti in uno di quei doni definiti “carismi” che lo Spirito Santo manda alla sua Chiesa per venir incontro ad attese dell'umanità. Ebbene, 58 anni fa, uno di questi doni è stato elargito proprio qui, in questa terra benedetta, per cui l'acqua, di cui metaforicamente si parla, ha la sua sorgente nella nostra città, Trento”.
 
Chiara racconta, rivivendoli, molti episodi, e richiama i luoghi dove, in quei primi tempi, sullo sfondo della guerra, dal cuore del Vangelo – il comandamento dell'amore scambievole – è sgorgata l'acqua viva di una vita nuova: “Avendo messo in atto l’amore vicendevole, la nostra vita spirituale ha però un balzo di qualità: avvertiamo una nuova sicurezza, una gioia e una pace mai sperimentate, una pienezza di vita, un'abbondanza maggiore di luce. Come mai? E’ stato subito evidente: per questo amore si realizzavano fra noi le parole di Gesù: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome (cioè nel mio amore, come eravamo noi), io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Gesù silenziosamente si era introdotto spiritualmente come Fratello invisibile, nel nostro gruppo. Ed ora Lui, che è la fonte dell’amore e della luce, era lì presente in mezzo a noi. Non lo si vuole più perdere”. “Una storia pur ripetuta migliaia, migliaia e migliaia di volte in tutte le parti del mondo, ma che in questa città ha la concretezza ed il fascino delle storie vere”.

Poi Roma, l’Italia, l’Europa, i continenti extraeuropei. “E, poiché chi beve l'acqua non può non pensare alla sorgente – ha continuato -, la nostra città Trento, per la piccola storia or ora narrata, è nota ormai in tutte le parti del mondo”. Una diffusione che ha avuto sviluppi non solo all’interno della Chiesa cattolica, ma che ha assunto una dimensione ecumenica. Pure il dialogo con fedeli di altre religioni è via via cresciuto, e così quello con persone di convinzioni non religiose. Un'Acqua di vita nuova che ha iniziato a inondare anche i campi dell’impegno umano, dalla politica, all’economia, all’arte, alla comunicazione… Chiara conclude confidando un ricordo che ora si fa programma di vita:

Trento, nella città del Concilio, il 30 aprile 1995: in Piazza Fiera, quella volta, bene informato del nostro decennale lavoro ecumenico per riannodare, con vincoli d'unità, la nostra Chiesa con quelle della Riforma, il Papa espresse un augurio: che un giorno si scrivesse un trattato che, partendo dal Concilio di Trento, che sancì la divisione fra le Chiese, arrivasse a quell'irruzione del carisma dell'unità che, attraverso il Movimento dei Focolari, nato in questa città, arriva alla Chiesa.

Una coreografia multicolore dei giovani della cittadella internazionale di Loppiano con le bandiere dei loro Paesi, sottolinea il progetto di unità mondiale in costruzione. In finale si inchinano al vessillo di Trento per esprimere gratitudine alla città da cui è sgorgata tanta novità di vita. Iniziano le testimonianze dall’America Latina, Asia, Africa, Europa dell’Est e dell' Ovest. Sui vari fronti: dialogo tra le religioni, risposta alle disparità tra ricchi e poveri, ecumenismo.

Vera Araujo, sociologa brasiliana, parla dell’impatto del carisma dell’unità portato alla fine degli anni ’50 da tre trentini e una romana in una terra di grandi disparità sociali. “Ci hanno insegnato ad amare ogni prossimo: familiare, sconosciuto, amico e nemico. Fu una rivoluzione”. E poi negli anni ’90 quello scatto da una comunione dei beni personale a quella che coinvolge il sistema produttivo con l’economia di comunione nata proprio in Brasile.
Gli Stati Uniti sono rappresentati da Joe Sopala, cantante del Gen Rosso. Toccante la sua esperienza: dal clima di odio e razzismo del quartiere di Chicago in cui è cresciuto, alla scelta radicale di Dio. Poi l'Asia: una danza coreana si compone in un bellissimo fiore che ben esprime questo continente, culla delle religioni: Christina Lee, coreana, spalanca l'orizzonte del dialogo interreligioso intessuto da Chiara e dal Movimento in questa terra, con buddisti giapponesi e tailandesi, con indù e musulmani.

Martin Nkafu, notabile del popolo Bangwa del Camerun, parla delle ferite lasciate da un cristianesimo macchiato dalla tratta degli schiavi e dal colonialismo. Pregiudizi saltati all’aria per la testimonianza di chi è giunto nella loro terra a lavorare con il loro popolo alla crescita spirituale e sociale.
Europa dell'Ovest: l'attrice di teatro, Sarah Finch, anglicana, intreccia la sua esperienza personale con quella degli sviluppi del dialogo ecumenico che si apre sin dagli anni '60. La carrellata di testimonianze si chiude con l'Europa dell'Est: Anna Fratta apre squarci inediti di vita al di là del muro, durante il tempo dei regimi comunisti.

Come osserva l’articolista del quotidiano Alto Adige, quanto Chiara e gli altri hanno raccontato da quel palco “non è per compiacersi”, ma “per dare motivi di speranza, per aiutare la gente a credere che un amore gratuito e reciproco si può vivere in tutte le epoche e in tutti i contesti”.

 

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