Non a caso Chiara Lubich definisce Torino, scrivendo la mattina del 2 giugno nel libro d’oro della città: “la capitale della fraternità”.
E’ questa la fisionomia che si delineerà a chiare lettere nel pomeriggio, nella cornice del Teatro Regio, uno dei maggiori teatri lirici d’Europa. Torino, nelle parole del sindaco, trova nuovo coraggio per incarnarla nell’attuale momento di profonda trasformazione.

Per il conferimento della cittadinanza onoraria a Chiara Lubich sono convenuti in oltre 1600 persone. Vi è rappresentata tutta la città: il sindaco, il cardinale, industriali, uomini di cultura, cristiani di diverse Chiese, ebrei, musulmani e buddisti, altri movimenti ecclesiali e associazioni come Comunione e Liberazione, Comunità di Sant’ Egidio, Azione Cattolica e Acli. Presente anche Ernesto Olivero, fondatore del Sermig. Il sindaco aveva invitato molti suoi colleghi che rappresentavano 55 comuni della provincia.
Quanti non hanno trovato posto all’interno seguono attraverso un maxischermo istallato nella piazzetta adiacente al teatro, mentre un numero difficilmente quantificabile è collegato nel mondo grazie alla diretta televisiva via satellite e via internet.

E’ il sindaco Sergio Chiamperino, promotore dell’iniziativa, che apre la cerimonia.
“E’ un’emozione – dice – avere l’onore di conferire la cittadinanza a una donna che, con il suo impegno e con la sua forza umana e spirituale, ha saputo dialogare e far dialogare popoli e religioni, dandoci un insegnamento che – oggi più che mai – è il più prezioso per la nostra società. Ed è lui che presenta a Chiara la sua città: “Torino ha visto i grandi santi sociali, dal Cottolengo a Giovanni Bosco a Cafasso, a Murialdo… e ad altri. Ha visto queste personalità saper lanciare insieme un messaggio spirituale e un aiuto materiale alla società che ne aveva bisogno; penso che anche oggi, già adesso, mentre noi parliamo, ci sono tante persone che nell’umiltà dell’anonimato, nelle istituzioni, che nel volontariato lavorano a servizio degli altri. E ci sono anche tante persone che concepiscono il servizio alla città, la responsabilità, che sia in politica, che sia alla guida di grandi imprese, come servizio alle persone. Ecco, tutto ciò mi fa sperare che Torino continui a rinverdire questa sua vocazione alla persona e al senso di comunità.
Il sindaco afferma che questo incontro infonde nuovo coraggio per rinverdire e far emergere questa vocazione sociale.

Le testimonianze che seguono, tra cui quelle del card. Poletto, arcivescovo di Torino, del giornalista Sergio Zavoli, del sindaco di Trento Pacher, sono di grande rilievo: pur da angolazioni diverse, sottolineano la novità e l’attualità del carisma dell’unità e la profonda consonanza con la santità e socialità, la vocazione profonda della città.

“La testimonianza di Chiara Lubich – aveva poi aggiunto il sindaco nel suo intervento – ha valore in modo particolare per chi è impegnato nella società attraverso la politica”. Ed è su sua richiesta che Chiara Lubich interviene parlando della “fraternità in politica” e dell’esperienza in atto del Movimento dell’unità a cui appartengono politici dei più diversi partiti, animati dalla spiritualità dell’unità.
Nelle parole di ringraziamento, in apertura, Chiara aveva espresso il desiderio di ricambiare il dono ricevuto con il dono non suo ma “piovuto dal cielo” per il bene di molti, frutto di un carisma… “Un nuovo stile di vita, una nuova spiritualità dell’unità” che “suscita dovunque brani di fraternità”, dando pieno senso alla nostra vita di uomini che spesso non sanno accontentarsi di mediocrità, ma aspirano al meglio e, sempre, nonostante tutto, sperano in un mondo migliore, più unito”. L’applauso esploso inaspettatamente in sala proprio quando Chiara ha parlato della difficile via di fraternità nel complesso mondo politico come via di santità, testimoniata da vari politici, ha svelato quanto questa aspirazione sia profonda nel cuore di Torino.

Le interviste raccolte a fine programma evidenziano il profondo impatto del suo messaggio.

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