A distanza di un anno dalla grande Giornata per la pace di Assisi del 24 gennaio 2002, che ha visto riuniti con il Papa leaders delle più grandi religioni mondiali, sembrano prevalere i rumori di guerra alle voci di pace.
Segnali di segno opposto ci vengono proprio dall’India, venuta alla cronaca in quest’ultimo anno in occidente solo per la recrudescenza di violenza proprio tra indù, cristiani e musulmani.
I fatti: in occasione del viaggio di Chiara Lubich e dei suoi collaboratori iniziato a Mumbai (Bombay) il 4 gennaio, nel dialogo con istituzioni culturali e sociali indù, sono venute in luce non solo la tensione mistica che pervade la misteriosa cultura indiana, ma anche la fraternità universale iscritta nelle sue radici.

L’evento che ha destato reciproca sorpresa per i molti elementi in comune è stato l’incontro con la Swadhyaya Family, un vasto movimento indù con oltre 8 milioni di aderenti, fondato da Shri Pandurang Shastri Athavale, conosciuto come Dada-ji (maestro, fratello maggiore). Insegna che Dio risiede in ogni essere umano e che il compimento dell’unità spirituale porterà con sé le soluzioni per i problemi mondiali.
Il primo contatto era avvenuto proprio in occasione della Giornata per la pace di Assisi, a cui avevano preso la parola due sole donne: Didi Talwakar, figlia ed erede spirituale del fondatore della Swadhyaya Family e Chiara Lubich. Nel primo incontro, avvenuto a Rocca di Papa, comune la scoperta della straordinaria consonanza tra lo spirito della Swadhyaya Family e quello del Movimento dei Focolari. E ciò aveva fatto sperimentare una immediata e profonda fraternità.

A Bombay si erano registrati altri due importanti incontri che hanno segnato un approfondimento del dialogo iniziato due anni fa, quando Chiara Lubich aveva fatto il suo primo viaggio in India: al Somaiya College, istituto a livello universitario con 25.000 studenti e oltre 30 facoltà e dipartimenti, una delle istituzioni indù maggiormente impegnate nel dialogo interreligioso; e, al Bharatiya Vidya Bhavan, centro culturale parauniversitario che conta un centinaio di sedi in India e quindici all’estero, nato per la riscoperta delle radici della cultura indù e per il suo sviluppo. Un organismo di cui fanno parte indù, musulmani, cristiani, zoroastriani e buddisti.

Chiara era giunta in India il 4 gennaio. Il primo incontro lo aveva avuto con il cardinale Dias, arcivescovo di Bombay e con il suo predecessore card. Simon Pimenta, per iniziare il suo viaggio in piena comunione con la Chiesa locale. Il cardinal Dias l’aveva invitata anche a portare il suo carisma di unità a clero, seminaristi, religiosi e religiose della diocesi, che Chiara ha incontrato il 9 gennaio, e a intervenire, il 12 gennaio, al 3° Incontro dei movimenti ecclesiali che hanno intrapreso un cammino di comunione: erano in oltre 3500 persone, di 16 movimenti e associazioni.

Chiara Lubich è appena rientrata dall’India, mentre i suoi collaboratori sono partiti per Coimbatore, nel Tamil Nadu, e proseguiranno poi per Delhi. Li attende un fitto programma di incontri col mondo indù e con le chiese locali.

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