Al Centro Mariapoli di Castelgandolfo, dal 17 al 21 aprile si sono ritrovati per il secondo simposio indù-cristiano, i professori di Mumbai e di Goa, i dirigenti gandhiani dal Sud dell’India (che avevano partecipato al primo appuntamento di due anni fa) e per la prima volta altri professori indù da Nuova Delhi e dagli USA, e gandhiani da Madurai, con i responsabili di zona, i membri del Centro del dialogo interreligioso e della Scuola Abbà.

L’argomento, scelto insieme, era: “Cammini spirituali nell’induismo e nel cristianesimo”.
Chiara ha svolto il tema: “Dell’unione con Dio nel cristianesimo, e in particolare dell’unione con Dio in quei cristiani che seguono il carisma dell’unità.” “E’ il tema che quest’anno il nostro popolo vive”, ha aggiunto. E ha spiegato come si può raggiungere e percepire l’unione con Dio.
Padre Jesús Castellano ha presentato il “castello interiore”, il cammino di perfezione descritto da santa Teresa di Gesù. E Il prof. Giuseppe Zanghì, ha proseguito con il castello esteriore, una via originale e evangelica aperta da Chiara, “via che non rinnega la precedente anzi la presuppone, ma la conduce al pieno compimento.”

Da parte indù il dott. Somaiya ha fatto conoscere “la gloriosa tradizione dei santi in India, una storia di persone di Dio che hanno portato il messaggio di adorare l’Eterno e di aiutare la gente comune di tutte le caste a bruciarsi al sole del Divino Splendore.”

La dott.ssa Kala Acharya ha parlato del “Namajapa”, recita dei nomi di divinità. “Nell’induismo è usanza popolare sedere in un tempio o in casa, tenendo nella mano destra un rosario con 108 grani e ripetere nomi sacri, quali Rama, Krishna e appellativi vari di divinità femminili. Questa pratica è nota con il nome di ‘Japa’ ed è un modo per meditare.”

Vari interventi hanno poi presentato alcune vie spirituali nell’induismo e le loro applicazioni nei Movimenti gandhiani: lo Shanti Ashram rappresentato dalla sig.ra Minoti Aram, il Movimento Sarvodaya, ecc.
Non è mancato un momento artistico: un concerto di pianoforte, molto apprezzato, di Enrico Pompili, di Milano.
Chiara Lubich ha comunicato ai partecipanti anche alcuni dei doni di luce ricevuti da Dio sin dall’inizio del Movimento e nell’ultimo giorno ha risposto a varie domande.

In un clima di profonda comunione, il simposio si è concluso con il proposito di continuare ad incontrarsi in altri simposi e portare al largo il messaggio della fratellanza di cui il mondo oggi ha urgente bisogno.

Il prof. Ashok Vohra (professore di Filosofia all’università di Delhi) diceva:
“Tutte le religioni in teoria – insisto in questo – parlano della fratellanza universale, di amare il prossimo, di amare l’umanità, ma il fatto che siano capaci di metterlo in pratica è un’altra cosa. Per questo penso che le leadership come quella di Chiara (…) ci vogliono, per mettere realmente in pratica quel precetto. Ho viaggiato il mondo intero (…) ma il tipo di amore, il tipo di interesse, il tipo di sentimento che ho trovato qui non l’ho mai trovato da nessuna parte.”
Commentava il prof. Anantanand Rambachan degli USA:
“Descrivendo la sua esperienza della natura, Chiara ci richiama anche a scoprire Dio nella creazione ed a sviluppare un rapporto di riverenza e di amore non soltanto verso gli altri esseri umani, che è certamente di profonda importanza, ma un amore che abbraccia anche l’intero creato.”
I partecipanti al simposio hanno fatto una visita al Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, dove sono stati accolti dall’arcivescovo Michael Fitzgerald, presidente, e da mons. Felix Machado, sotto-segretario.
Poi l’udienza col Papa e una foto con lui: molti erano commossi.

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