Per una cultura dello sport orientata alla fraternità universale
Che cosa possono avere in comune tra loro una maestra di sci ed un giornalista sportivo, un medico dello sport ed un operatore sociale, un istruttore sportivo ed un docente di pedagogia? Li accomuna il progetto di Sportmeet, una giovane realtà internazionale del Movimento dei Focolari, nata nel mondo dello sport: contribuire, ciascuno dal proprio ambito specifico, ad elaborare una cultura dello sport orientata alla costruzione della fraternità universale.

A Vienna per “Educarsi ed educare attraverso lo sport”.
Per questo si sono dati appuntamento a Vienna, a metà settembre per un convegno internazionale (130 partecipanti da 17 nazioni, 6 extra-europee) sul tema Educarsi ed educare attraverso lo sport. L’Unione Europea ha promosso il 2004 ad Anno Europeo dell’Educazione attraverso lo Sport, ritenendolo, si legge nei documenti comunitari, “componente essenziale della nostra società”, capace di trasmettere “tutte le regole fondamentali della vita sociale” e portatore di valori educativi fondamentali quali “tolleranza, spirito di squadra, lealtà”.

Quando lo sport può caricare di tensione morale
Ma di fronte alle contraddizioni dello sport di oggi si può davvero concedere ad esso un simile credito? “Come altre attività umane lo sport è poliforme ed ambivalente: – ha ammesso, nella relazione di apertura, Paolo Crepaz, medico dello sport e coordinatore di Sportmeet – è liberazione di energie psicofisiche latenti, ma anche asservimento agli idoli del prestigio e del guadagno; è dono di sé, ma anche occasione di egoismo e di sopraffazione; è luogo di incontro, ma anche di scontro.”
L’educazione del corpo implica favorire che la corporeità, espressione emblematica dello sport, sia in grado di mostrare e di accendere lo spirito.

Ma quando lo sport è in grado di accendere lo spirito? “Quando è capace di conferire, a chi lo pratica, padronanza di sé, – ha spiegato Crepaz – dei suoi atti, meta questa sempre in divenire, e quando è capace di colorare l’azione dell’atleta di tensione morale.”

Chiara Lubich: lo sport capace di rivelare dimensioni essenziali dell’uomo
Questo il concetto ribadito da Chiara Lubich nel suo indirizzo di saluto ai partecipanti: “Lo sport può rivelare la dimensione essenziale dell’uomo sia come essere finito, di fronte a difficoltà e sconfitte, sia come essere chiamato all’infinito, capace di superare i propri limiti”. Ma chi sa educare in questo modo? “Come occorre la primavera perché un giardino fiorisca – ha concluso Chiara Lubich -, allo stesso modo è necessario quel calore che nasce dall’amore per far germogliare le verità che sono insite nell’uomo. In un’atmosfera di amore reciproco, fino a sperimentare le parole di Gesù: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”, vi auguro di poter fare l’esperienza che Lui stesso, Gesù, sia il vostro maestro, anche nello sport.”

Un’inversione di tendenza già in atto nello sport. La lezione dei più giovani
Dai partecipanti si è avuta conferma che chi crede nei valori dell’uomo, anche senza legarsi a riferimenti religiosi, può condividere e sperimentare quanto possa essere educativo un sincero e profondo atteggiamento di fiducia reciproca fra chi educa e chi è educato attraverso lo sport. In questo senso, numerose riflessioni e testimonianze concrete, hanno testimoniato un’inversione di tendenza già viva e diffusa nello sport soprattutto fra i più giovani.

Non parole, ma nuovi progetti sportivi in atto
Il congresso ha permesso soprattutto di conoscere i numerosi progetti sportivi a dimensione sociale già sviluppatisi, nei diversi continenti, attorno o grazie a Sportmeet. Una intera squadra di calcio di ragazzi di una difficile periferia di Bogotà “adottata” a distanza grazie all’aiuto di un club professionistico del sud – Italia; il progetto di promozione sportiva SportFontem, avviato al college della cittadella del Camerun dove il Movimento dei Focolari è presente da tempo; Deporchicos, una “mini Olimpiade” con riflessi sportivo–sociali a Buenos Aires; la pianificazione della promozione sportiva come strumento di riscatto sociale nella regione di Sao Paulo in Brasile ed in particolare a Jardim Margarida; il progetto scolastico Cafè con Leche, già attivo in una zona disagiata di Santo Domingo, che si svilupperà con la costruzione di un campo sportivo. Ma Sportmeet ha dato spazio durante il congresso anche ad altri progetti sportivi-sociali di valore, quali InterCampus, promosso dall’Inter di Milano, o Vivas, Vivere i valori dello sport, voluto dalla tenacia di un maestro dello sport, a Piacenza, o La Grande Sfida, di Verona, evento sportivo che mette in luce la ricchezza dei diversamente abili.

Sports4Peace, in Austria coinvolge 20.000 giovani
Fra i tanti progetti, il più interessante è risultato Sports4Peace, realizzato proprio in Austria durante l’ultimo anno scolastico 2003 – 2004. Sono venuti a contatto con l’iniziativa circa 20.000 giovani di diverse scuole superiori austriache che hanno potuto sperimentare uno sport che non muove soltanto … palloni, ma uno sport che è via verso una società solidale e orientata alla pace. Guidati da sei semplici regole (gioca seriamente, gioca onestamente, non mollare mai, tieni gli occhi aperti agli altri, gioca per giocare, fai la differenza) stampate sulle facce di un dado, espressioni di una unica regola, la “regola d’oro”, presente in ogni religione: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”, i ragazzi coinvolti hanno fatto sport, organizzato tornei, eventi sportivi e musicali, hanno raccolto firme per la pace olimpica. Ogni evento o gesto sportivo vissuto dopo aver lanciato il dado, consentiva ai ragazzi di collezionare degli “anelli olimpici”. Ogni passo verso la pace, attraverso piccole o grandi azioni di comunione o di perdono, consentiva invece di conquistare degli “anelli d’oro”. Obiettivo finale: raggiungere i 51.000 anelli olimpici e anelli d’oro ed avvolgere così simbolicamente la superficie dei 510 chilometri quadrati della terra con una rete di pace. L’iniziativa ha avuto il patrocinio ed il sostegno dei massimi organismi sportivi e scolastici austriaci e di diversi campioni dello sport, tra i quali Ralf Schumacher, Hermann Mayer, Michael Walchhofer ed altri, che hanno accettato di fare da testimonial, trovando l’idea del dado molto originale ed efficace. Il progetto di Sports4Peace si è rivelato particolarmente contagioso: dopo il congresso di Sportmeet si diffonderà in altre nazioni.

Cultura – Sport – Pace: l’interesse di docenti universitari d’Europa e America Latina
I diversi progetti sportivi presentati da Sportmeet hanno suscitato in particolare l’interesse degli 8 docenti universitari, di diverse Università (Vienna, Innnsbruck, Teramo e Cattolica di Milano, Buenos Aires) e di diverse discipline nel campo dello sport, presenti al congresso proprio per approfondire i legami possibili fra sport e pace.

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