Qualche mese fa mi è arrivato un sms che diceva: “Ciao! Come va?”. A mandarlo era stata una ragazza vista ad un meeting di alcuni giorni, organizzato dal Movimento dei Focolari, con la quale però non avevo avuto occasione di parlare. Iniziamo a scriverci via email parlando del più e del meno.

Un giorno mi racconta la storia drammatica della sua famiglia. Il padre, dopo aver perso tutti i soldi al casinò e aver scoperto che la moglie aveva un’altra relazione, era andato via di casa, mentre la madre, dopo essersi data all’alcool, si era tolta la vita.

Non avrei mai immaginato che certe cose potessero succedere così vicino a me. Potevo considerarmi davvero fortunato io che una famiglia ce l’ho. Questi erano i pensieri che mi passavano per la testa mentre cercavo le parole per risponderle. Tutto quello che volevo dirle mi sembrava inadeguato, ma le scrissi qualcosa.

In seguito ha continuato a confidarsi, ponendomi domande su come comportarsi, come pregare, come riuscire a perdonare il padre. Ogni volta le ho risposto cercando di comunicarle la certezza che Dio ci ama personalmente, la scoperta che aveva dato un senso alla mia vita.

Era anche questo un modo di vivere il Vangelo: di amare, rispondendo a chi si trova nel bisogno, sapendo dare, nel mio caso, amicizia a chi si trova solo o disperato.

Un giorno la situazione precipita: trovo una sua e-mail in cui diceva di essere disperata, aveva l’impressione che il mondo le crollasse addosso ed era tentata di assumere la droga per dimenticare ogni cosa. Sapeva che stava sbagliando e chiedeva il mio aiuto. Le rispondo e, dopo un silenzio di un paio di mesi, finalmente ricevo un nuovo messaggio: “Ce l’ho fatta! Non mi sono drogata! E’ stato soprattutto per merito tuo, grazie di tutto!”.

(L. – Italia – 16 anni)
Tratto dal mensile Gen3

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