Trentaquattro giorni, cinque città, tredici appuntamenti ufficiali: alcuni, come i workshop, spalmati su più giorni per un coinvolgimento fattivo e concreto dei giovani nel preparare gli spettacoli: e poi, conoscendo il Gen Rosso, a questi si aggiungeranno certamente momenti che non rientrano mai nei programmi ufficiali ma costruiscono quei rapporti che fanno di ogni tour un evento: la visita a qualche realtà particolare, l’incontro a carattere familiare con gli amici e i fans di sempre, uno sguardo, un colloquio…

Dal 19 Marzo al 22 Aprile il Gen Rosso è in tournée tra Spagna e Portogallo: e i primi numeri fanno ben sperare, anche se pensare alla musica rock e associarla ai messaggi di pace, solidarietà, fraternità o speranza a volte può sembrare complicato. Ma gli stereotipi spesso muoiono da soli e il Gen Rosso ne ha avuto prova proprio il 19 Marzo all’auditorium “El Batel“, inaugurato la settimana precedente dalla Regina Sofia.

Ci scrive Tomek Mikusinski, del Gen Rosso: «È la prima volta che portiamo il nostro concerto Dimensione Indelebile a Cartagena, nel sud della Spagna. È uno spettacolo con cui, attraverso la musica rock, stiamo tentando di trasmettere valori quali la pace, la giustizia sociale, l’amore, la solidarietà e la pacifica convivenza tra etnie e culture».

Tra le 900 persone presenti c’è anche José Manuel Lorca Planes non è solo un grande fan del Gen Rosso da tanti anni, ma è anche il vescovo della diocesi di Cartagena: «Avete coniugato il linguaggio moderno con l’inconfondibile messaggio cristiano» – ha dichiarato, facendo capire di conoscere molto bene il repertorio artistico del gruppo.

E poi, l’immancabile appuntamento con i più giovani e il progetto “Forti senza violenza”, che ha fatto tappa nella città con un workshop e due spettacoli Streetlight, con oltre 1000 partecipanti.

Tra le tante impressioni, quella del giornalista Alvaro Prian racconta bene ciò che è successo in questi primi quattro giorni a Cartagena: «Lo spettacolo  esprime l’esistenza di un altro linguaggio su cui fonda l’amore, l’amicizia e tutte le esperienze positive. I componenti del gruppo, pur essendo di provenienze diverse, si intendono perfettamente con gli studenti attraverso il linguaggio dello sguardo, del sorriso e soprattutto del cuore.  Lo si scopre man mano, lavorando gomito a gomito durante i quattro giorni dei “laboratori“, i workshops, con entusiasmo e interesse. In qualche modo l’intera Cartagena ha vissuto questo fatto (…) tutti siamo diventati fratelli. Sono bastati pochi giorni per capire dove siamo capitati: In uno spettacolo della vita!».

Albacete, Tomares, Braga e Sevilla sono le prossime città che aspettano il Gen Rosso, con alcuni appuntamenti da non perdere: nelle scuole, nel carcere minorile, con l’immancabile contributo dei giovani…. di oggi e di ieri.

1 Comment

  • L’ultima settimana del mese di marzo in Spagna si è conclusa con una nuova pagina scritta nella nostra tournée 2012, non di studenti, insegnanti, ne di grandi Teatri come avviene per la maggior parte dei nostri spettacoli ma stavolta si tratta di un luogo non certo nuovo per noi eppur sempre privilegiato: il carcere.

    Siamo ritornati ad Albacete dove eravamo già stati una settimana per le scuole ed in questa occasione si è confermato il nostro desiderio di poter fare lo show per i detenuti del carcere della città.

    Uno spettacolo in pochi, adattato oltre che alle non ampie misure del palco disponibile in prigione, anche a quelle di sicurezza più che “ristrette”.

    Dopo i vari controlli, l’attraversamento dei soliti cancelli, lunghi corridoi, si giunge a quella che funge da sala teatro, dove abbiamo lavorato per preparare nello stesso giorno lo show a porte chiuse (è proprio il caso di dirlo!) per circa 110 detenuti.

    In un gesto spontaneo, Eric, durante lo spettacolo, tira sul palco 2 detenuti che un po’ imbarazzati ci stanno al gioco e partecipano attivamente alla scenta, suscitando un aumento di calore, gioia e di applausi.

    Se non bastasse quello, alla fine dello spettacolo, 3 di loro sono saliti spontaneamente sul palco e hanno condiviso con tutti 4 brani flamenco, di cui uno molto conosciuto, che parlava dell’amore del figlio per la mamma… Un momento di vera commozione per tutti…

    Con questi nostri nuovi amici ci siamo ritrovati a scambiarci gesti di cordialità in una semplice stretta di mano, a raccontarci le proprie aspirazioni, le speranze e le attese della vita “fuori” come quelle di S. che spera di poter rivedere presto sua figlia e sua moglie, o di A. che cantava benissmo il flamenco e spera di ricostruire presto la sua vita…Tutto questo mentre uscivano per raggiungere le proprie celle, segno di essere entrati veramente gli uni nella vita degli altri; così che pur dovendo noi andar via e loro restare ancora un tempo là, i nostri cuori ormai sembrano volare insieme oltre le sbarre nella vera libertà…

    Uno di loro diceva:“ Grazie che siete venuti qui, oggi pomeriggio non pensavo di essere in prigione“…

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