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Dobbiamo ammetterlo: a undici anni dalla sua morte e alla vigilia del centenario con il quale nel 2020 ricorderemo la sua nascita, Chiara Lubich è ancora tutta da scoprire.

Il modo migliore per avvicinarci al più intimo della sua anima e capire la sovrabbondanza di luce, di gioia e di frutti che contraddistingue la sua vita è guardarla così come voleva essere ricordata e cioè come “la sposa di Gesù abbandonato”, cioè di Gesù che sulla croce si sente abbandonato anche da Dio.

L’ha detto lei stessa in una di quelle conferenze telefoniche dove ogni mese raccoglieva in un’unica famiglia mondiale le numerose comunità dei Focolari: “Vorrei essere ricordata unicamente come la sposa di Gesù abbandonato”[1]. E commentava: “Questa possibile (Dio mi aiuti!) definizione della mia vita, mi è sembrata meravigliosa, anche se altissima, anche se ancora mio «dover essere». Eppure l’ho avvertita come la mia vocazione”.

La storia e la Chiesa diranno se aveva visto giusto e se questo traguardo l’ha raggiunto, ma molti indizi ci dicono che questo suo “sposalizio con Gesù abbandonato” è il filo d’oro che passa nella trama della sua vita e ne spiega il perché.

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Acquerello di Annemarie Baumgarten

Ancora giovinetta, confidava a sua madre la preghiera che spesso ripeteva a Gesù nel segreto del suo cuore: “Dammi di provare qualcosa dei tuoi dolori, specialmente un po’ del tuo terribile abbandono, perché ti stia più accanto e sia più simile a Te che nell’infinità del Tuo Amore mi hai scelta e mi hai presa con Te”[2].

Quando, nell’estate 1949, Igino Giordani le chiede di poterle fare voto d’obbedienza, lei trasforma questo suo desiderio in una richiesta a Gesù eucaristia di stabilire, cioè, fra loro quel rapporto che Egli vuole, e dice a Giordani: “Tu conosci la mia vita: io sono niente. Voglio vivere, infatti, come Gesù Abbandonato che si è completamente annullato”[3].

 Quel patto sigillato poi in Gesù eucaristia segna l’inizio di un periodo ricolmo di una tale abbondanza di luce al quale Chiara darà il nome di Paradiso ’49 e, quando alla fine di esso, Giordani la convince a lasciare quel Cielo per tornare in città dove l’umanità l’attendeva, esce dal suo cuore la sua più ardente dichiarazione d’amore:“Ho un solo sposo sulla terra: Gesù abbandonato…”[4].

Nel 1980, quando il pensiero della morte la preoccupava, ha chiesto a Gesù di darle una spinta decisiva per concludere bene la sua vita ed egli le ha ricordato come l’aveva cominciata: non vedendo e non amando che Lui abbandonato. Le sembrava che egli le dicesse: “Guarda che ho aspettato venti secoli per svelarmi a te in questo modo; se non mi ami tu, chi mi amerà?”[5].

E quando nel 2000 ha scritto un libro riassuntivo di tutta la sua storia, vi ha messo come epigrafe: “Come una lettera d’amore a Gesù abbandonato”e ha spiegato: “Non riuscirò logicamente ad esprimere quanto sento, o dovrei sentire, verso Colui per il cui amore più volte ho affermato che la mia vita ha un secondo nome: Grazie”[6].

Per decenni ha ravvisato il volto di questo suo Sposo nelle sue  sofferenze personali e nelle porzioni d’umanità più colpite dal male e ha cercato di  consolarlo. Infine, nei tre ultimi anni della sua vita, è stata del tutto unita a Lui, in una notte oscura così profonda che l’ha chiamata “notte di Dio”: “Dio è andato lontano, anche Lui va verso «l’orizzonte del mare», fin lì l’avevamo seguito, ma al di là del mare, dopo l’orizzonte, cade giù e non si vede più. Così si pensa. Per cui, mentre si credeva che le notti dello spirito terminassero con l’abbracciare Gesù abbandonato, ci si accorge che qui si entra in Gesù abbandonato”[7].

 

                                   Michel Vandeleene

 

[1]Anima-sposa. Pensiero del 11.11.1999, in C. Lubich, Costruendo il “castello esteriore”, Città Nuova, Roma 2002, p. 88.

[2]C. Lubich, Lettera di dicembre 1944, in Lettere dei primi tempi, Roma 2010, p. 69.

[3]C. Lubich, Paradiso ’49,in AA.VV., Il Patto del ’49 nell’esperienza di Chiara Lubich, Città Nuova, Roma 2012, p. 17.

[4]C. Lubich, La dottrina spirituale, Mondadori, Milano 2001, p. 138; Città Nuova, Roma 2006, p. 152.

[5]C. Lubich, Conversazione con i focolarini della Svizzera, Baar, 13.11.1980, p. 3.

[6]C. Lubich, Il Grido, Città Nuova, Roma 2000, p. 11.

[7]C. Lubich, Gesù Abbandonato (a cura di H. Blaumeiser), Città Nuova, Roma 2016, pp. 152-153.

7 Comments

  • Thanks. With a heart full of gratitude to Chiara. Her “Yes” becomes mine as God leads me into Paradise with a family of brothers and sisters. In Unity.

  • Grazie Chiara, per averci svelato il segreto per l’Ut Omnes!
    Li, dal Paradiso, aiutaci ad essere strumento del Suo Amore.
    Solo Grazie!

  • “Grazie Chiara”
    Io nella mia vita ho avuto due madri: una fisica e una spirituale che mi ha fatto conoscere l’Amore che Dio ha per tutti noi.

  • Grazie Chiara
    Per aver capito e vissuto la potenza d’Amore del Tutto (Dio UNO_TRINO) che si fa Nulla in Gesù abbandonato per farsi Uno con tutti noi e trasformare noi in Lui per portarci in DIO (UNO-TRINO)
    Tu sposa di G.A. hai saputo essere questa presenza d’amore di Dio che per amore si dona.
    Grazie a te una nuova strada si è aperta, quella che ci conduce all’Ut omnes….
    Sei una pietra miliare per il cammino dell’umanità.

  • Bellissimo, GRAZIE Michel!!!! E una sintesi meravigliosa dell’essere di Chiara… A noi a seguirla con impegno e slancio rinnovato!

  • Stupendo si Chiara ! Si Chiara questo traguardo l’ha raggiunto. Ha sempre amato lo Sposo come ” unico suo bene”, da diventare un ‘ unica cosa con Lui…..Grazie per averci trasmesso questo amore profondo per Lui che da senso alle nostre vite piene di dolore ma di Luce e senso in Lui.

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