La presenza di Gesù, il Risorto, in mezzo a due o più persone riunite nel suo nome è uno dei punti cardini della spiritualità dei Focolari. Il movimento, infatti, si sente chiamato “generare” questa sua presenza in tutti gli ambiti dell’esistenza umana. Ma cosa fare quando ci si trova da soli? Chiara Lubich propone una ginnastica spirituale.

Oggi ci tocca spesso d’accostare, nel mondo in cui viviamo, persone anche rette e buone che non sentono però il bisogno di credere. C’è chi fra loro ne avrebbe pure il desiderio, ma, immerso in un mondo che dovrebbe essere cristiano, e spesso non lo è, non trova la forza di fare il passo e attende, ponendosi fra coloro che si dicono in ricerca. […] Attende, magari inconsciamente, di incontrarsi un giorno con Gesù.

Ed è qui […] che si constata di estrema attualità, opportunità e urgenza la nostra spiritualità e (quel punto che, abbreviato, definiamo: «Gesù in mezzo»). […]

Egli attesta, dimostra di non essere una realtà soltanto di un tempo passato, perché è Colui che, mantenendo la sua promessa: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo»[1], è presente, vivo, luminoso, amante anche oggi tra i fratelli. Portare Lui in mezzo a noi è il nostro grande dovere. E lo possiamo, attuando i suoi comandi, che si riassumono nel comandamento nuovo vissuto sul modello di Gesù abbandonato.

Vivere però i suoi comandi – ha detto Lui – è portare un giogo leggero e soave. […] Ma, può essere sempre così? In genere sì. Si esigono però due o più persone unite nel suo Nome.

E quando fossimo soli? O non fossimo da altri compresi nell’amore?

Noi sappiamo che con l’abbraccio di Gesù abbandonato, in momenti del genere, possiamo mantenerci in piedi, in pace e anche nella gioia, e possiamo lavorare, pregare, studiare, vivere con la pienezza nel cuore.

Vi possono essere però momenti in cui sembra difficile poter definire leggero e soave il giogo del Signore. Vi sono periodi, ad esempio, in cui la salute non regge e influisce anche sull’anima, e ci chiude in noi stessi, rendendoci quasi incapaci di rapportarci con i fratelli. […] O morti improvvise, o incidenti imprevisti che ci tolgono il respiro e ci sembra difficile altri possano capire. O il manifestarsi di una malattia, che si può pensare mortale… O…, o…

Sono tutte circostanze dolorose, che Dio permette per lavorarci con quel mezzo da cui nel cristianesimo non si può prescindere, e che Gesù stesso ha provato: la croce.

Come comportarsi in questi frangenti?

Cercare di gioire, almeno con la volontà, per essere un po’ come Lui, abbandonato, gettando ogni preoccupazione nel cuore del Padre[2].

Rimanere in una continua offerta, aiutati dalla grazia del momento, che non mancherà, finché Dio farà tornare in pieno il sereno sulla nostra anima provata.

Tener presente però che dobbiamo sempre amare i fratelli, naturalmente come possiamo e per quanto possiamo, confidandoci con loro, almeno in linea generale. Dire ad esempio: «Sto passando una prova…». Dirlo per amore, per non venir meno alla comunione. Il comunicare, fra il resto, è sempre il tonico migliore in ogni situazione.

Così, Gesù fra noi […] ci porterà a galla anche in questi momenti e ci dimostrerà che, sempre e comunque, il suo giogo può essere leggero e soave.

Chiara Lubich

(in una conferenza telefonica, Rocca di Papa, 24 aprile 1997)

Tratto da: “Una ginnastica utile”, in: Chiara Lubich, Conversazioni in collegamento telefonico, pag. 534. Città Nuova Ed., 2019.

[1] Mt 28,20
[2] Cf. 1 Pt 5,7

 

2 Comments

  • ANTES DE TODO , AGRADECER POR ACEPTAR MI SOLICITUD !!!!!!
    ESTA GIMNASIA , HA SIDO PARA MI IMPRESINDIBLE, PARA SEGUIR ADELANTE , Y SOBRE TODO, NO TENIENDO LA COMUNIDAD CERCA.
    PERO, LA CERTEZA DE ESTA UNIDAD, Y POR SUPUESTO, QUE DIOS , ME SOSTIENE. …Y COMUNICARME. …HACE QUE SEA POSIBLE , SEGUIR ADELANTÉ. …PER SEMPRE

  • Sono parole che nascono anzi risorgono dal cuore per arrivare alla vita vera. Non consolatrici ma stimolo per una vita vissuta nella pienezza dell’amore.

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