Il Ponte delle Catene è stato anche il simbolo del Genfest 2012  con lo slogan “Let’s bridge”. © Sás Benedek - CSC Audiovisivi


Far fruttare la speranza. È il seme che Papa Francesco ha lasciato cadere durante il suo Viaggio Apostolico a Budapest, tenutosi lo scorso 12 settembre in occasione della messa conclusiva del 52.mo Congresso Eucaristico Internazionale, poco prima di recarsi in Slovacchia. Centro di questa breve tappa, la Statio Orbis, “una sosta di impegno e di preghiera” in cui le Chiese particolari si sono unite in comunione con il Papa intorno al mistero eucaristico, per approfondire la propria fede. Alcuni appartenenti al Movimento dei Focolari presenti all’evento ci regalano la loro esperienza.

È il famoso Ponte delle Catene che tiene unite Buda e Pest sormontando il Danubio, l’immagine suggestiva più volte rievocata da Papa Francesco durante la sua recente visita apostolica in Ungheria. Tra i temi di questo viaggio, conclusosi in Slovacchia il 15 settembre, martirio e repressione, la missione evangelizzatrice e, naturalmente, il Dialogo Ecumenico e Interreligioso. Queste ultime dimensioni sono possibili solo se, alla base, vi è “un grande desiderio di unità”, ha sottolineato il Pontefice nel suo discorso durante l’incontro con i rappresentanti del Consiglio Ecumenico delle Chiese e alcune comunità ebraiche.

“Noi non siamo pienamente coscienti di quanto sia speciale la presenza di tante denominazioni cristiane in Ungheria. Inoltre, il Movimento dei Focolari qui svolge già un importante lavoro sia per quanto riguarda il Dialogo Ecumenico che Interreligioso ma possiamo e dobbiamo fare di più. La gioa del Papa ci sprona a sfruttare di più questa nostra specificità”.

È la voce di Eszter, 47 anni, sposata, mamma di 5 figli, direttrice della Casa Editrice Città Nuova in Ungheria (Új Város)  e curatrice della rubrica sulla spiritualità dell’omonima rivista on line. “Vivere per il fratello- dice- significa riscoprire che l’unità e Gesù Abbandonato sono le due facce della stessa medaglia e questo percorso si può fare solo cibandosi dell’Eucarestia”.

Un cammino comune, in salita, da seguire tutti insieme. È questa l’unità di cui tanto ha avuto bisogno di sentir parlare questo popolo, ci spiega Ágoston, presentatore radio che in questi anni ha lavorato come direttore della comunicazione del Congresso Eucaristico: “Non ho mai avuto in vita mia un desiderio così forte di unità come ora. Unità intesa, naturalmente, come dialogo con i rappresentanti delle varie religioni, ma anche come avvicinamento tra di noi: membri dei Focolari, uomini e donne ungheresi. Mi sembra una sfida grande, tendere alla difesa dei valori e intanto ricercare il rapporto con le persone che ci stanno accanto. Recentemente pare che questi fattori si escludano, ma ciò non è vero. Dobbiamo avere più coraggio nell’avvicinarci l’un l’altro, accettandone il rischio”.

È per questa ragione che Papa Francesco nel cuore dell’Europa, solcando luoghi che hanno sofferto la violenza dei totalitarismi, invita tutti a diventare “radice”, una radice di pace che smuovendo il terreno della memoria è capace di alimentarla e far germogliare il futuro. Questo desiderio abita anche il cuore di Gergely, giovane papà ungherese, che per Città Nuova fa l’editor.

“Mi ha colpito molto una frase del Papa pronunciata durante l’omelia finale sulla Piazza degli Eroi di Budapest, a conclusione Congresso Eucaristico Internazionale: l’Eucarestia spinge a “spezzarci per gli altri”. Ho bisogno dell’ Eucarestia come nutrimento spirituale. È un modo potentissimo per uscire da noi stessi a grazie al quale siamo sempre meno disposti a ignorarci a vicenda. Quando esco da chiesa – continua- e dopo la Santa Comunione ho una discussione con mia moglie, sento immediatamente il contrasto: Gesù mi ama indipendentemente da chi sono, quindi come posso non vedere l’altro con i Suoi occhi? Allora la discussione diventa una conversazione profonda che termina con la riconciliazione. Dovremmo vedere l’altro come un qualcuno da servire, amare e accettare, e sono certo che l’Eucarestia possa aiutarci in questa sfida. Ho sempre vissuto la presenza di tante Chiese in Ungheria come una ricchezza ed il mio sogno è quello di essere unito con tutti. Vorrei sempre concentrarmi su ciò che ci lega veramente, e questo è ciò che il carisma di Chiara Lubich mi ha insegnato nel corso degli anni: costruire ponti e trovare Gesù in ogni persona”.

Maria Grazia Berretta

 

1 Comment

  • La Sainte Trinité fait preuve de l’unité. Ainsi je me dis, à chaque fois je sors de ma porte pour la sainte Eucharistie, j’y vais non seulement pour rencontrer le Christ, communier en son corps et son sang, mais aussi à la rencontre du prochain. Une telle attitude fortifie ma foi de vivre en communion avec les autres dans l’Eucharistie.

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