Viviamo nell’epoca della globalizzazione, nella quale i media hanno un ruolo fondamentale. Non a caso oggi si parla di una “società della informazione” che copre il pianeta. È un’epoca appassionante che richiama tutti, nessuno escluso, alla necessità di un nuovo dialogo tra le persone, gli stati, le culture, le religioni. Proprio in quest’epoca Dio ha mandato il carisma dell’unità per contribuire a realizzare la preghiera finale di Gesù: «Che tutti siano una cosa sola». Compie ora cinquant’anni Città nuova, organo di collegamento nato nel 1956,  che è stato tra le nostre prime iniziative.
Come non pensare ai primi numeri che uscivano dal ciclostile ad alcol, nella valle di Primiero? Come non pensare alla gioia che manifestavano per quel modestissimo giornale gli abitanti della Mariapoli, la città di Maria, di cui Città nuova era espressione? Come non ricordare i suoi pionieri, a cominciare da don Pasquale Foresi, Bruna Tommasi, Vitaliano Bulletti, Gino Lubich e poi Igino Giordani, Spartaco Lucarini e Guglielmo Boselli?

La rivista ha acquisito nel corso dei decenni una sua dignità, che appare evidente da qualche semplice dato: viene pubblicata in 37 edizioni, in 22 lingue, nei cinque continenti. Anche Città nuova, dunque, partecipa al processo di globalizzazione. Anzi, l’ha in qualche modo anticipato.

Nessuno meglio dello Spirito Santo sa conoscere i bisogni, le istanze, gli interrogativi, i problemi, i disegni di Dio sull’umanità di questo tempo. Ora, il carisma di cui il Movimento dei Focolari è espressione, viene dallo Spirito, come la Chiesa stessa, per bocca degli ultimi cinque papi, ha ripetutamente riconosciuto. Quindi Città nuova, come espressione di quest’Opera, potrà parlare a tanti.

Ma perché, allora, rimane una “piccola” rivista? Forse perché ha una sua fisionomia ben stagliata, immediatamente riconoscibile, e non si preoccupa di conformarsi alle mode che vanno e che vengono. Non è una rivista di evasione, uno dei tanti rotocalchi che si trovano nelle edicole. Città nuova vuole essere un organo d’opinione offerto a quanti ne condividono in un modo o nell’altro gli ideali di pace, di giustizia, di libertà, di verità.

Ma come risponde la rivista alle esigenze dell’umanità di oggi, sia in campo civile e sociale che in campo ecclesiale? In campo religioso annuncia, aiuta, sostiene e diffonde un’opzione attuale della chiesa, indicata da Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte: realizzare la chiesa-comunione. E ciò attraverso una spiritualità di comunione. In campo civile e sociale, Città nuova cerca di dare una risposta adeguata ad una nuovissima richiesta che ora, dopo lo choc delle ultime guerre e dell’insorgere del terrorismo, emerge prepotentemente: il mondo invoca fraternità.

Guardando anche alle nostre città, ciò che attrae l’uomo d’oggi nelle sue esigenze più profonde è proprio questa “città nuova”, città della fraternità, che rende fratelli al di là di ogni  divisione. La rivista Città nuova vuol essere via alla fraternità, strumento di dialogo a tutti i livelli, di comunione, di unità.
(da Città Nuova n. 1/06)

 

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