Movimento dei Focolari
[:de]Kirche werden[:]

[:de]Kirche werden[:]

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Anstöße von Chiara Lubich für eine lebendige, dynamische Kirche die aus der Kraft des Gottesgeistes lebt. »Kirche«, ein Wort, das unterschiedlichste Empfindungen hervorruft… In einer Zeit des Umbruchs lenken die Gedanken und Erfahrungen von Chiara Lubich (1920-2008) den Blick auf die Frage: Wie kann »Kirche« mehr zu dem werden, was sie eigentlich ist: viegestaltige, lebendige Gemeinschaft, beseelt vom Geist Gottes, dynamisches Unterwegssein mit Jesus unter uns – im Dienst an der Welt, an den Menschen? Aus dem Inhalt: 1. Was die Kirche ist und wie sie sein könnte: – Kirche ist Gemeinschaft – Kirche: Volk Gottes – Kirche: Gemeinschaft nach dem Bild des dreifaltigen Gottes – Kirche: ein Leib aus vielen Gliedern – Kirche: ein blühender Garten – Kirche: Ort der Gottesbegegnung – Der Heilige Geist, das Band der Einheit – Kirche: Unterwegs-Sein mit Jesus unter uns. 2. Kirche ist “Kirche für…” oder sie ist nicht – Die Kirche hat alle Menschen im Blick – Jesu Vorliebe für die Armen Herausgeber: Liesenfeld, Stefan, Jahrgang 1962, Dipl.-Theol., verheiratet, zwei Kinder. Herausgeber und Übersetzer vieler spiritueller und theologischer Werke. Seit 1999 verantwortlich für das Buchprogramm des Verlags Neue Stadt.

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Jésus adandonné l’homme-monde

Jésus adandonné l’homme-monde

Face à un monde bouleversé par le développement technologique, l’explosion des moyens de communication et les tensions internationales, l’homme d’aujourd’hui est peu préparé à absorber autant de violence. Existera-t-il un homme monde modèle, qui ressente, qui ait senti en lui un terrible raz de marée qui menace d’engloutir ce qu’on avait cru jusqu’alors intangible ? Nous sommes au Golgotha, aux pieds du Crucifié qui expérimente un mystérieux et terrible abandon. Celui des hommes mais surtout celui de son Père du Ciel. « Mon Dieu, mon Dieu, pourquoi m’as-tu abandonné ? » Le cri de Jésus sur la croix est une réalité tellement inconcevable, inaudible, que durant des siècles, la chrétienté n’a pas eu le courage de l’approfondir, de s’engouffrer dans cet abîme de souffrance divine, privilégiant d’autres aspects de la passion. « J’ai attendu vingt siècles pour me révéler à toi. Si tu ne m’aimes pas, qui m’aimera ? » Telle est la question qui s’impose un jour à la jeune Chiara Lubich, initiatrice d’un mouvement de spiritualité qui allait devenir le mouvement international des Focolari. Dès l’aube de cette aventure spirituelle, elle avait ardemment demandé à Jésus : « Donne-moi la passion de ta passion. » Dans le cri de Jésus en croix, Chiara Lubich met en lumière l’amour le plus grand qui soit, la clé de l’unité, le visage de Dieu le plus en mesure de parler à l’humanité d’aujourd’hui. Nouvelle Cité

Nostra Aetate

Nostra Aetate

Sono passati 53 anni da quando, il 28 ottobre 1965, Papa Paolo VI, recentemente dichiarato santo, firmava la storica “Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane”, conosciuta come Nostra Aetate (nel nostro tempo). Nella Dichiarazione si afferma che «La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini». Sottolinea, però, che la Chiesa «è tenuta ad annunciare il Cristo che è “via, verità e vita” (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose». La Dichiarazione incoraggia i cristiani «affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi». Leggi il testo integrale (altro…)

La preghiera per l’unità

La preghiera per l’unità

Foto d’archivio: Pasquale Foresi con i giovani del Movimento dei Focolari

Le pagine evangeliche di riferimento sono quelle del capitolo 17 del Vangelo di Giovanni, dense di espressioni dai molti significati, la cui lettura porta Chiara Lubich e le sue prime compagne di avventura a fare di esse la “magna charta” del nascente Movimento dei Focolari. «Perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato». «Perché tutti siano una cosa sola». È una frase collegata col versetto precedente, dove Gesù prega anche per coloro che per la parola degli apostoli avranno creduto in lui. È perciò la Parola che fa uno. Unità delle menti attorno alla potenza unificante della Parola che è Cristo. Questa Parola passerà lungo il corso dei secoli, attraverso le culture più varie, potrà aprirsi a molte interpretazioni, ma rimarrà sempre una e farà uno quelli che la accoglieranno. Un’altra caratteristica di questa unità è che mentre, per esempio, nelle scuole filosofiche per rimanere uniti basta non allontanarsi dalle intuizioni fondamentali del maestro, l’unità cristiana è vitale. È unità della mente e del cuore, è famiglia. «Tutti». Indica la più assoluta e ampia universalità senza eccezioni […]. Nel versetto, “tutti” è legato a «una cosa sola». Sono due note caratteristiche della Chiesa: la cattolicità e l’unità. Paolo ribadisce questa vocazione cristiana all’unità quando scrive agli Efesini: «Un sol corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (Ef 4, 4-6). Pasquale Foresi, Luce che si incarna. Commento ai 12 punti della spiritualità dell’unità, (Rome: Città Nuova Editrice, 2014) 131. (altro…)

Persone al centro dell’azione

Persone al centro dell’azione

«Durante i mesi estivi ho partecipato al programma di tirocinio aziendale della rete di aziende aderenti all’Economia di Comunione degli Stati Uniti. Così, quale complemento al biennio in Economia e Gestione che sto svolgendo all’Istituto Universitario Sophia, nella cittadella internazionale di Loppiano, in Italia, mi sono ritrovata nei mesi di luglio e agosto nell’Indiana. Pensavo che sarebbe stata soltanto un’esperienza di ricerca scientifica. Invece mi sono trovata immersa non solo in una serie di attività, ma anche in una avvincente avventura personale. Un promemoria per le prossime volte: quanto è necessario disarmare le nostre aspettative per accogliere in profondità ogni esperienza! Il programma di tirocinio per giovani si svolgeva presso Mundell & Associates Inc., con sede a Indianapolis. Quest’anno però c’era qualcosa in più: gli stagisti potevano trascorrere del tempo e condividere le loro competenze professionali anche all’interno di Project Lia, un’altra azienda di EdC che si sviluppa lungo due dorsali: impatto sociale e impatto ambientale. È stato un vero extra-bonus potermi avvicinare anche a questo settore di business. E non mi sono lasciata sfuggire le opportunità che ho avuto! Vorrei condividere un paio di pensieri. Anzitutto, ritengo che uno degli aspetti più importanti per studiare, osservare, praticare e promuovere l’EdC sia la volontà di collaborare. Per entrare nelle dinamiche relazionali di questa proposta, è necessario aprire il cuore, la mente e gli occhi a quei piccoli dettagli che rendono ogni giornata qualcosa di straordinario: l’incoraggiamento reciproco e l’accoglienza sorridente, il riconoscimento del valore e dell’umanità dall’altro, l’incontro con persone mai conosciute, la capacità di stupirsi, la ricerca di equilibrio tra i diversi aspetti della vita, la scelta di privilegiare ogni occasione di apprendimento, assumere nuove informazioni, riconoscere e sostenere il cambiamento in atto, partecipare alla trasformazione di concetti obsoleti. Edc è una proposta economica diversa dalle altre, perché gestita da persone diverse. Non è il modello in sé, sono le persone che costituiscono il centro dell’azione. Mentre mi preparavo a ripartire, a conclusione, mi chiedevo: come descriverò questa esperienza? Lo stage è stato molto impegnativo: l’incontro con Project Lia, innovativa esperienza imprenditoriale, mi ha dato molto. Tra il resto, lavorando in stretto rapporto con Elizabeth Wallin, che è stata l’iniziatrice del progetto, mi sono vista nel futuro ad affrontare e superare sfide e momenti difficili. Apprezzo molto il tempo che ho avuto per conoscere la sua storia: mi ha permesso di comprendere il business, ma anche di entrare in contatto con l’essenza di un’impresa che ha una finalità sociale. Ho constatato che avviare una startup è un processo molto arricchente. Non è un segreto che fare impresa sia una continua scoperta di nuove cose, una battaglia. Osservando Elizabeth, giorno per giorno, ho ammirato la sua capacità di navigare in un mare di cambiamenti. Dare il via ad un’azienda è un’attività che nasce dall’intelligenza, ma anche dal cuore. Per progettare una società EdC, bisogna saper uscire dalla propria comfort-zone per andare incontro agli altri, così come sono. Servono pazienza, umiltà, flessibilità. Quando si aprirà questa strada anche per me, mi avvicinerò di più a quella che sono davvero». Fonte: sophiauniversity.org Leggi anche: Project Lia, trasformare vite (altro…)

Vangelo vissuto: Liberi, guidati dallo Spirito

Gioia di servire Quando, dopo tante inutili cure, nostro figlio è morto, per mia moglie è cominciato un periodo di depressione, in cui finanche la vista di altri bambini le causavano sofferenza. A poco a poco ci siamo isolati e la vita ha perso colore. Un giorno abbiamo conosciuto una comunità dove si leggeva e metteva in pratica il Vangelo. Una frase, in particolare, le ha cambiato la vita: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. Lei ne è rimasta toccata profondamente. Dopo un periodo di riflessione, è tornata al lavoro come assistente presso un centro di pediatria oncologica. Da allora, la ripresa è stata rapida. Un giorno mi ha confidato la gioia di poter servire altri bambini. R. A. – Francia La scarpiera Motivi di salute mi avevano costretto a rimanere alcune settimane in casa. Per tenermi occupato, avevo costruito una scarpiera, col risultato di deprimermi, tanto mi sembrava piena di difetti. Mia moglie invece non faceva altro che elogiarla, e lo stesso facevano i bambini. Forse davvero non era così disprezzabile. Incoraggiato, ho creato altri oggetti utili. Quando sono tornato al lavoro, ho provato una vera gioia nel ritrovare i colleghi. L’amore mi aveva risanato. S. V. – Repubblica Ceca Auto nuova Non valeva più la pena di riparare la nostra vecchia auto, ma non potevamo permetterci una nuova. Abbiamo una figlia autistica che non può viaggiare con i mezzi pubblici, né camminare per lunghi tratti. Con la fede di chi ha già ottenuto, abbiamo pregato per trovare una soluzione. Tempo dopo, gli amici della parrocchia hanno trovato per noi una macchina usata, ma in ottime condizioni. Ancora una volta non ci è mancato l’aiuto di Dio. R. C. – Gran Bretagna Senza chiavi A causa della grande povertà e disoccupazione nella nostra isola ci sono molti ladri. Una sera la piccola Nanou, mentre i genitori erano fuori casa, è uscita per partecipare ad un incontro in parrocchia. Non avendo le chiavi di casa, ha fermato la porta con un mattone e si è affidata a Gesù. Al ritorno ha incontrato per strada i genitori che come lei stavano rincasando. Il papà si è infuriato trovando la casa aperta. Ma di fronte alla fede della figlia, che lo invitava a fidarsi di Gesù, non ha potuto replicare. Tanto più che non era accaduto nulla di male. D. R. – Madagascar Sono Libero di Amare I primi sintomi li avevo sottovalutati. Abbassamento del tono vocale, mal di schiena, difficoltà a deglutire, perdita dell’equilibrio, cadute accidentali, rottura del setto nasale. Poi, il 13 giugno 2016, a Bologna mi è stata diagnosticata la SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica. Poche parole del medico e una scarna lettera con un codice. Perché proprio a me? Per giorni mi sono tornati alla mente le parole di Paolo di Tarso: “Siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati…” Rileggendo per l’ennesima volta quella sigla, ho pensato: SLA, ovvero “Sono Libero di Amare”. Quando i muscoli non rispondono, l’olfatto non percepisce più il profumo, il tatto è inesistente, il gusto ti ha abbandonato, posso sempre amare. Se trasformi il dolore in un dono d’amore, la vita ti sorriderà. L’uomo non è fatto per la sconfitta. F. S. – Italia (altro…)