Movimento dei Focolari
Ginevra: tavola rotonda “Europa: quale identità? Quali valori?”

Ginevra: tavola rotonda “Europa: quale identità? Quali valori?”

156ab740-c83e-4464-b72a-baa9ba32feccQuesto il tema di una tavola rotonda organizzata dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) e dal Movimento dei Focolari, il prossimo 21 aprile a Ginevra. L’incontro parte dalla constatazione che l’Europa si trova di fronte ad una triplice sfida: quella del superamento della crisi economica, quella della gestione della crisi migratoria, e quella dell’avanzamento di forze politiche di estrema destra. Tre circostanze che insieme possono mettere a rischio la costruzione europea? E che ruolo possono avere le chiese cristiane e altre comunità di fede nel riaffermare i valori e gli ideali europei? A questa domanda cercheranno di rispondere esponenti delle chiese, della politica e del mondo accademico e diplomatico. Il dibattito vedrà il saluto del segretario generale del CEC, pastore Olav Fykse Tveit. Partecipano alla tavola rotonda Pasquale Ferrara (Università LUISS – Roma); Eric Ackermann (Comunità ebraica di Ginevra); Gaëlle Courtens (Federazione delle chiese evangeliche in Italia); Andreas Gross (già parlamentare svizzero e già membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa). Modererà l’incontro Marguerite Contat (già capodelegazione della CICR). Ulteriori informazioni: https://www.oikoumene.org/fr/press-centre/events/europe-quelle-identite-quelles-valeurs?set_language=fr (altro…)

Emergenza Ecuador

Emergenza Ecuador

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Foto: Jose Jacome

«Il nostro paese è stato colpito da un forte terremoto di magnitudo 7,8 su scala Richter con epicentro nelle zone costiere. È stato sentito in tutto l’Ecuador, ma anche in alcune regioni della Colombia e nel nord del Perù – scrivono Ardita e Fabian dalla comunità dei Focolari di Quito all’indomani del sisma – La situazione è critica, soprattutto in alcune città distrutte». «La solidarietà della gente si sta manifestando in modo tempestivo e concreto: persone che hanno messo a rischio la propria vita per l’altro, testimonianze di tanti che hanno perso qualcuno; ma in mezzo al dolore si sente forte la fede in Dio dei nostri popoli; è commovente, e questo ci anima a credere di più nel Suo amore». Per rispondere all’emergenza in Ecuador il Movimento dei Focolari attiva una raccolta fondi, mentre è in corso la valutazione circa l’opportunità e le condizioni per un intervento sul posto. Anche dal Giappone arrivano notizie dirette attraverso le comunità dei Focolari di Nagasaki e di Tokio: «Il Paese da due giorni è in un clima di “sospensione” per il terremoto sull’isola di Kyushu, nella regione di Kumamoto e di Oita, di fronte alla regione di Nagasaki. Questa situazione ha attivato un’immediata solidarietà e preghiere in ambito religioso ed anche civile». Le autorità locali hanno già predisposto l’accoglienza per le quasi 184.000 persone sfollate. Per aiutare: CAUSALE: Emergenza Terremoto Ecuador

Azione per un Mondo Unito ONLUS (AMU) Azione per Famiglie Nuove ONLUS (AFN)
IBAN: IT16 G050 1803 2000 0000 0120 434 presso Banca Popolare Etica IBAN: IT55 K033 5901 6001 0000 0001 060 presso Banca Prossima
Codice SWIFT/BIC: CCRTIT2184D Codice SWIFT/BIC: BCITITMX

  I contributi versati sui due conti correnti con questa causale verranno gestiti congiuntamente da AMU e AFN. Per tali donazioni sono previsti benefici fiscali in molti Paesi dell’Unione Europea e in altri Paesi del mondo, secondo le diverse normative locali. I contribuenti italiani potranno ottenere deduzioni e detrazioni dal reddito, secondo la normativa prevista per le Onlus, fino al 10% del reddito e con il limite di € 70.000,00 annuali, ad esclusione delle donazioni effettuate in contanti. (altro…)

L’abbraccio di Francesco, Bartolomeo e Ieronymos ai migranti

L’abbraccio di Francesco, Bartolomeo e Ieronymos ai migranti

Papa Francesco visita il campo dei rifugiati a Moria, in Mytilene, Lesbo, 16 aprile 2016

Papa Francesco visita il campo dei rifugiati a Moria, in Mytilene, Lesbo, 16 aprile 2016.

Ecumenismo vissuto, con un dolore portato insieme: quello della tragedia umanitaria più grande dopo la seconda guerra mondiale, come è stata definita la crisi dei migranti da papa Francesco parlando ai giornalisti nel volo di andata. Un viaggio, quello del 16 aprile nell’isola greca di Lesbo, segnato dalla tristezza. Dopo l’accordo UE-Turchia, il campo profughi di Moria sembra essere diventato un campo di detenzione, tra le proteste e il dissenso delle organizzazioni umanitarie. E, tra le braccia di papa Francesco, del patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, e dell’arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia Ieronymos, gli emarginati della storia, gli scarti delle decisioni politiche, diventano il centro del mondo. «Chi ha paura di voi non vi ha guardato negli occhi», afferma con forza Bartolomeo. «Non perdete la speranza! » è il messaggio che papa Francesco desidera lasciare ai rifugiati, «Il più grande dono che possiamo offrirci a vicenda è l’amore: uno sguardo misericordioso, la premura di ascoltarci e comprenderci, una parola di incoraggiamento, una preghiera». Foto: Yahoo.com Riconoscenza per il popolo greco, espressa con sfumature diverse da tutti e tre i leader religiosi: in un momento di grande difficoltà a causa della grave crisi economica, la gente riesce a trovare le risorse per aprire braccia e cuore a chi è in fuga verso un futuro; così come i tanti volontari giunti da ogni parte d’Europa e del mondo. Pauline, originaria del SudAfrica, della comunità dei Focolari, vive da anni tra Atene e Lesbo. Più volte ha assistito alle scene degli sbarchi, e ha soccorso i profughi: «Il Papa ha dato anche un messaggio politico sull’apertura delle frontiere. Mi chiedo perché non è andato a Idomeni. Forse sarebbe stato un gesto politico troppo esplicito». Chiara, dell’associazione Papa Giovanni XXIII: «Ha detto ciò che sento da tempo: basta classificare questa gente solo come ‘profughi’, come un numero. È l’ora dei contatti personali, di conoscere le storie»; mentre Eugenio, del Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta, dichiara: «Mi sono commosso quando ha parlato dei bambini morti in mare, perché io stesso ho visto queste scene. Gli ho potuto stringere la mano e ho ricevuto forza per il mio lavoro». Cristina è cattolica, e i suoi nonni sono fuggiti come profughi dalla Turchia a Lesbo: « È stato un evento storico, impensabile per quest’isola. Mi sembra un sogno». Padre Maurice, coordinatore del JRS (Jesuit Refugee Service) in Grecia, dichiara: «È stato tutto importante: parole, gesti, silenzio. Tutto parlava. Il momento più forte, nel “carcere”: il contatto personale del papa con ciascuno». «Ai rifugiati è stato inviato un messaggio comune –  afferma ancora il religioso, impegnato in prima linea nell’accoglienza – Loro sono in maggioranza di origine o credo musulmano. Scoprono una terra di radici cristiane. È quindi importante che vedano l’unità dei leader cristiani e la vicinanza che questi desiderano testimoniare loro». «Commovente. E molto importante dal punto di vista ecumenico e politico, per l’incontro con il primo ministro, Alexis Tsipras», commenta Vasileios Meichanetsidis, di Apostoli, ong della Chiesa ortodossa. «Il Papa ha riconosciuto quanto i greci hanno fatto, e i greci lo hanno accolto con gioia». img20160416134142571224f689f6f_topo2«Siamo tutti migranti», ha affermato ancora Francesco nella preghiera al porto di Lesbo, dove, come a Lampedusa nel 2013 in ricordo dei morti del Mediterraneo, ha gettato, una corona di fiori, in quello che più volte è stato definito un cimitero. Quali attese per il mondo politico? «Si tratta di un ulteriore e forte richiamo innanzitutto all’Europa, di considerare la questione delle migrazioni e dei rifugiati non solo in termini di politica interna  e di emergenza, ma come un nuovo fronte in cui si gioca lo stesso avvenire del continente, e la sua credibilità  nella coerenza tra principi e politiche concrete», dichiara Pasquale Ferrara, autore del recente volume “Il mondo di Francesco. Bergoglio e la politica internazionale”, e componente della Scuola Abba per le scienze politiche. Ferrara  è stato fra l’altro Console d’Italia ad Atene. «Il Papa, andando lì, non ha fatto una visita umanitaria,  ma ha sottolineato questa dimensione profonda», continua Ferrara. «E che lo abbia fatto in modo ecumenico è un segnale ancora più forte: quasi a dire, la politica non riesce a risolvere questo tema, noi ci mettiamo in gioco, non in termini di sostituzione ma per sottolineare che questo sia un punto prioritario nell’agenda politica mondiale. Il fatto che i rifugiati portati in Vaticano siano tutti musulmani, sottolinea che non si proteggono solo i cristiani perseguitati oggetto di sterminio dell’Isis. Non è un problema di religione, ma di mettere fine alla guerra, a tutte le guerre». Dichiarazione congiunta Maria Chiara De Lorenzo (altro…)

Famiglia: la gioia dell’amore

Famiglia: la gioia dell’amore

 20160414-a«Dopo i due Sinodi sulla famiglia, con Amoris Laetitia ecco finalmente il pronunciamento del Papa. Di questo Papa. Il Papa della misericordia, che annovera consensi anche tra chi dice di aver ‘chiuso’ con la Chiesa, o di non credere affatto. La recente esortazione, con le sue oltre 100 pagine, incontra le attese sia di chi sperava nel cambiamento – molto evidente sul piano pastorale – sia dei più legati alla tradizione, giacchè il piano dottrinale è rimasto inalterato. Una mano tesa verso tutti, anche a chi si trova in situazione cosiddetta ‘irregolare’. Per Papa Francesco “nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare” (AL 325). Quasi a far cadere la tendenza a distinguere fra ‘regolari’ e ‘irregolari’ e a voler sottolineare che nessuno è condannato ed escluso senza rimedio. L’apertura più significativa di Amoris Laetitia è certamente quella verso i divorziati in nuova unione, per i quali si prevede un percorso di crescita nella capacità di discernimento, accompagnati da pastori o, come anche menzionato, da “laici che vivono dediti al Signore” (AL 312) consapevoli di essere chiamati a “formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle” (AL 37). Un percorso che in certi casi, come detto nella nota 351 dell’esortazione, potrebbe sfociare anche nell’accesso ai sacramenti. Poiché, ribadisce il Papa, l’Eucaristia “non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli”. Ma se a colpire l’attenzione dei media sono proprio le ‘aperture’ ai risposati, è nei capitoli 4 e 5 (sulla bellezza della famiglia che attinge al disegno trinitario e che si alimenta di quella carità di cui parla S. Paolo in Cor 1,13) che il suo merito va oltre. La centralità della vita di coppia è qui presentata forse come non mai: “È l’incontro con un volto, un ‘tu’ che riflette l’amore divino ed è il primo dei beni. O anche come esclamerà la sposa del Cantico dei Cantici in una stupenda professione d’amore e di donazione nella reciprocità: ‘Il mio amato è mio e io sono sua. Sono del mio amato e il mio amato è mio” (AL 12). “…spesso abbiamo presentato il matrimonio in modo tale che il suo fine unitivo, l’invito a crescere nell’amore e l’ideale di aiuto reciproco, sono rimasti in ombra per un accento quasi esclusivo posto sul dovere della procreazione” (AL 36). Un moto quasi autocritico, a significare l’intento di valorizzare l’eros iscritto nelle creature, mostrando il matrimonio nella sua realtà concreta di “combinazione di gioie e di fatiche, di tensioni e di riposo, di sofferenze e di liberazioni, di soddisfazioni e di ricerche, di fastidi e di piaceri” (AL 126). Viene messo in rilievo ogni momento della vita quotidiana, superando la contrapposizione tra sacro e profano, tra evento solenne e insignificante, poiché niente è secondario agli occhi dell’amore e della fede. Il Papa tiene conto anche delle aumentate aspettative di vita e i coniugi devono “scegliersi a più riprese” (AL 163), in una continua rigenerazione e cambiamento dei registri dell’amore: “Non possiamo prometterci di avere gli stessi sentimenti per tutta la vita. Ma possiamo certamente avere un progetto comune stabile, impegnarci ad amarci e a vivere uniti finché la morte non ci separi, e vivere sempre una ricca intimità” (AL 163). Grazie papa Francesco! Si sentiva il bisogno di uno sguardo della Chiesa che continua a presentare agli sposi l’ideale alto e mai raggiunto dell’armonia trinitaria. Come pure di una mano fraterna, la Chiesa,  che si fa prossima a tutti, senza scartare nessuno». (altro…)