Movimento dei Focolari
Aspettando Natale

Aspettando Natale

20151129-01«Spesso noi siamo portati, dal linguaggio che usiamo, a farci un’idea non esatta di quello che si compì a Nazareth, nel momento in cui l’angelo comunicò alla Vergine santa che il Verbo si faceva carne. Si è portati, con una mentalità antropomorfica, a considerare Iddio lontano, in alto, nei cieli, che manda suo Figlio in un luogo sperduto per farsi uomo. Non è così. Dio è dappertutto, è in cielo, in terra e in ogni luogo. Dio era perciò nella stanzetta della Vergine a Nazareth quando le apparve l’angelo. Era però infinitamente distante dalle creature per l’abisso del peccato e per la loro naturale piccolezza. Dio, nell’istante in cui la vergine pronunciò il suo fiat, nel seno purissimo di lei sposò la natura umana, sposò la creatura, operando un avvicinamento inimmaginabile fra la divinità e l’universo. Da allora egli è in mezzo a noi. Quella distanza infinita che la nostra immaginazione ha espresso quasi ponendo Iddio lontano da noi, sopra i cieli, è annullata: egli è in terra, egli è nostro concittadino». Pasquale Foresi, Teologia della socialità, Città Nuova 1963,  pag. 66 (altro…)

Parola di Vita – Dicembre 2015

Sono rivolte a me queste parole. Il Signore viene e devo essere pronto ad accoglierlo. Ogni giorno lo prego: “Vieni, Signore Gesù”. Ed egli risponde: “Sì, verrò presto” (cf. Ap 22, 17.20). Sta alla porta e bussa, chiede di entrare in casa (cf. Ap 3, 20). Non posso lasciarlo fuori della mia vita. L’invito ad accogliere il Signore che viene è di Giovanni il Battista. Era rivolto agli Ebrei del suo tempo. A loro chiedeva di confessare i propri peccati e di convertirsi, di cambiare vita. Egli era certo che l’avvento del Messia sarebbe stato imminente. Il popolo, che pure l’attendeva da secoli, l’avrebbe riconosciuto, avrebbe ascoltato le sue parole, l’avrebbe seguito? Giovanni sapeva che per accoglierlo occorreva prepararsi, per questo il pressante invito: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» Queste parole sono rivolte a me perché Gesù continua a venire ogni giorno. Ogni giorno bussa alla mia porta e anche per me, come per gli Ebrei del tempo del Battista, non è facile riconoscerlo. Allora, contrariamente alle comuni aspettative, si presentò come un umile carpentiere proveniente da Nazareth, villaggio oscuro. Oggi si presenta sotto le spoglie di un emigrato, di un disoccupato, in quelle del datore di lavoro, della compagna di scuola, dei familiari, anche in persone nelle quali il volto del Signore non sempre appare in tutta la sua luminosità, anzi, a volte sembra nascosto. La sua voce sottile, che invita al perdono, ad offrire fiducia e amicizia, a non conformarsi a scelte contrarie al Vangelo, è sovente sopraffatta da altre voci che istigano all’odio, al tornaconto personale, alla corruzione. Di qui la metafora delle strade tortuose e impervie, che richiamano gli ostacoli che si frappongono alla venuta di Dio nella nostra vita di ogni giorno. Non vale la pena elencare le meschinità, gli egoismi, i peccati che albergano nel cuore e ci rendono ciechi alla sua presenza e sordi alla sua voce. Ognuno di noi, se sincero, sa quali sono le barriere che gli impediscono l’incontro con Gesù, con la sua parola, con le persone con le quali egli si identifica. Ecco allora l’invito della Parola di vita che oggi è rivolto proprio a me: «Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» Raddrizzare quel giudizio che mi porta a condannare l’altro, a non parlargli più, per arrivare invece a comprenderlo, ad amarlo, a mettermi a suo servizio. Raddrizzare il comportamento storto, che mi fa tradire un’amicizia, mi fa essere violento, aggirare le leggi civili, per convertirmi invece in una persona pronta a sopportare anche l’ingiustizia pur di salvare un rapporto, a rimetterci di persona pur di far crescere la fraternità nel mio ambiente. È una parola dura e forte, quella che ci viene proposta questo mese, ma anche una parola liberatoria, che può cambiare la mia vita, aprirmi all’incontro con Gesù, in modo che venga a vivere in me, e sia lui ad agire e ad amare in me. Questa parola, se vissuta, può molto di più ancora: può far nascere Gesù in mezzo a noi, nella comunità cristiana, in famiglia, nei gruppi nei quali operiamo. Giovanni la rivolse a tutto il popolo: e Dio “venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14), in mezzo al suo popolo. Per questo vogliamo, aiutandoci gli uni gli altri a raddrizzare i sentieri dei nostri rapporti, a eliminare ogni stortura che può esserci tra di noi, vivere la misericordia a cui siamo chiamati questo anno. Diventeremo così, insieme, la casa, la famiglia capace di accogliere Dio. Sarà Natale: Gesù troverà la strada aperta e potrà rimanere in mezzo a noi. Fabio Ciardi (altro…)