Movimento dei Focolari

Palermo ricorda Chiara Lubich

Il 20 gennaio 2018, nell’anno in cui Palermo è stata scelta come capitale italiana della cultura, ricorre il 20° anniversario del conferimento della cittadinanza onoraria a Chiara Lubich. Una occasione per guardare ai processi che questo evento ha contribuito ad innescare per la diffusione della fraternità, dell’accoglienza e della pace. “Palermo vuole essere un luogo dove è possibile dialogare, dove il carisma dell’unità possa essere il fondamento della vita. Per questo Chiara Lubich è nostra concittadina”, aveva affermato allora il Sindaco Leoluca Orlando. Sarà lo stesso sindaco, vent’anni dopo, a ricordare l’avvenimento e il suo significato ancora attualissimo nella storica aula consiliare del Palazzo delle Aquile, alla presenza di autorità civili e religiose. Seguirà una serata presso i Cantieri Culturali della Zisa, con una rappresentazione teatrale ispirata al romanzo “Vento di scirocco…a Palermo” di Roberto Mazzarella, giornalista e scrittore palermitano prematuramente scomparso, sull’amore per la propria città e l’impegno politico improntato alla fraternità. (altro…)

Una famiglia più grande

«Diverse circostanze ci indicavano che ormai non potevamo più restare nel nostro Paese, il Venezuela. Armando era stato licenziato e una lettera arrivata dal Perù ci apriva degli spiragli. Sembrava che Dio ci chiamasse lì». Con queste parole comincia il racconto di Ofelia e Armando, costretti a lasciare in patria i figli Daniel e Felix, per trovare casa, lavoro e un futuro per tutti in un altro Paese. «Senza un soldo abbiamo cominciato a prepararci. Ci è anche arrivata una somma per affrontare le spese del viaggio. Lasciare il proprio Paese è traumatico. Nostra figlia l’aveva già fatto ad ottobre, ma al confine le avevano tolto il computer e i soldi. Con queste premesse siamo partiti verso il confine». Armando e Ofelia lasciano tutto, ma portano con sé una foto di Domenico Mangano: persona di grande fede, impegnato con la comunità dei Focolari, nel centro Italia, e politico combattivo, morto nel 2001 e di cui, recentemente è stata aperta la causa di beatificazione. «Abbiamo chiesto a lui di occuparsi del nostro viaggio». «Attraversare il confine, incredibilmente, non ha comportato particolari difficoltà. Siamo passati quasi come fossimo invisibili, e una giovane donna, come un angelo, ci ha indicato cosa dovevamo fare. Dopo un solo controllo dei nostri bagagli siamo passati, senza la calca di persone che si erano affollate al confine nei giorni precedenti. Quasi non ci potevamo credere. Abbiamo pensato che era per l’aiuto di Domenico, e ci siamo affidati nuovamente a lui. Per un contrattempo siamo arrivati ​​a Quito e abbiamo trascorso la notte nel Focolare femminile. Alcune persone della comunità del posto ci hanno portato a cena e il giorno a fare una passeggiata. Dopo sette giorni di viaggio siamo riusciti finalmente ad arrivare a Lima». A Lima, Ofelia e Armando ricevono ospitalità a casa di Elba e Mario, oltre a indumenti, una borsa di cibo, dei soldi. «Abbiamo visitato entrambi i focolari, siamo andati al Centro Fiore per aiutare a preparare il pranzo di Natale che i membri della comunità di Lima offrono alle ragazze salvate dalla schiavitù bianca, che sono ospitate dalle suore. Erano felici. Abbiamo ritrovato anche Silvano e Nilde, che prima di noi avevano lasciato il Venezuela. Siamo stati accolti da tutti con molto amore, ci sentiamo come una vera famiglia». «Il giorno di Natale  una famiglia ci ha invitato a casa loro, e dopo il pranzo abbiamo fatto una passeggiata. Ora chiediamo a Dio di aiutarci a trovare una casa e un lavoro. Abbiamo vissuto molte cose e sappiamo che Domenico e Chiara Lubich continuano ad aiutarci da lassù. Una notte, mentre dormivamo – continua Ofelia – una ragazza a piedi nudi e con una bambina piccola in braccio ha bussato alla nostra porta. Non è casa nostra, ma abbiamo deciso ugualmente di aprirle, perché era Gesù stesso in lei che sembrava interpellarci. Era la vicina del piano di sopra, suo marito era ubriaco e la maltrattava. Ci disse che prima d’ora non aveva mai osato bussare ad un’altra porta del condominio, ma ci aveva notati qualche giorno prima, mentre scendevamo le scale, e in cuor suo aveva pensato che si poteva fidare di noi. Ora era lì, davanti a noi. Armando è andato a parlare con il marito, mentre io cercavo di consolare la giovane donna.  Dopo qualche giorno lei è potuta rientrare nel suo appartamento e ora Armando e quell’uomo sono in continuo contatto. Siamo felici di aver amato Gesù in quella famiglia. Quanto a noi, Dio ci guiderà per capire cosa vuole da noi». Ma con una rinnovata speranza: «Siamo certi che il taglio con la nostra famiglia, il nostro Paese e gli amici porterà i suoi frutti». Gustavo Clariá (altro…)

Sono stata al Genfest del 1980

Sono stata al Genfest del 1980

Genfest1980_bSono nata e cresciuta a Macau, una ex-colonia portoghese che ora fa parte della Cina Continentale. Qui, durante una Mariapoli, ho conosciuto l’Ideale di unità. Macau è una piccola città che si può visitare in poche ore, e per questo l’invito a partecipare ad un Genfest che si sarebbe svolto dopo qualche tempo a Roma, insieme a migliaia di giovani di tutto il mondo, mi attirava molto, anche se non avevo la minima idea di cosa fosse. Avevamo da poco cominciato a sperimentare questonuovo stile di vita, insieme ad altre ragazze. Alcune focolarine venivano spesso a trovarci e ci portavano le notizie e le esperienze del Vangelo vissuto. Quel mondo che prima conoscevo solo dalle lezioni di geografia, ora, con l’Ideale dell’unità che accomunava persone di tutte le latitudini, diventava per me più piccolo e più vicino. Siamo arrivati a Roma alcuni giorni prima dell’inizio del Genfest. Alloggiavamo in una casa che ospitava giovani giunti per l’occasione dalle Filippine, da Hong Kong, dall’Australia e dall’America Latina. Come avremmo comunicato tra noi? Mi chiedevo. Noi asiatiche eravamo un po’ timide, e oltretutto non parlavamo la loro lingua. Invece mi resi conto che non c’era bisogno di parlare, ci accomunava la stessa gioia. Tra tutti è nata subito una forte intesa e dopo un paio di giorni eravamo già come un’unica famiglia. Lì abbiamo saputo che il titolo del Genfest era: “Per un Mondo Unito”.

Chiara Lubich

Il Genfest si sarebbe svolto in uno stadio all’aperto, perciò ricordo che tutti pregavamo che non piovesse. Si attendevano centinaia di pullman da tutta Europa. Abbiamo saputo che Chiara Lubich, che ancora non conoscevo, desiderava che il Genfest fosse per noi “un momento di Dio”. Più che alla festa, ci portava all’essenziale. Anche se allora non capivo molto l’italiano, mi chiesero di tradurre per i giovani cinesi, filippini e brasiliani. Non è stato facile, anzi per dire la verità, quando il Genfest è cominciato tra l’emozione e le difficoltà ad ascoltare, non sono proprio riuscita a farlo. Quando sul palco è salita Chiara, i 40 mila giovani presenti erano già “un cuor solo e un’anima sola”. Eravamo presi dalla sua presenza e lì ho capito chi fosse. Pur in uno stadio immenso, ciascuno la sentiva vicina, come se parlasse a lui direttamente. Non capivo tutto, ma sentivo che avevamo già intrapreso insieme la strada verso un mondo più unito. Per un ideale così grande, ciascuno si sentiva interpellato in prima persona. Ad un certo punto ha cominciato a piovere. Ma era impressionante vedere che la pioggia non ci disturbava e chi aveva un ombrello lo usava per coprire chi era davanti o accanto. Nonostante non riuscissimo, per cause tecniche, a cogliere appieno quanto veniva detto dal palco, eravamo felici. La presenza di Gesù tra noi, resa possibile per l’amore reciproco, ci trascinava e ci riempiva di gioia. A conclusione del Genfest, tutti i 40 mila presenti siamo ripartiti da lì con la convinzione che iniziavamo a percorrere la stessa strada, quella che Chiara Lubich ci aveva indicato per costruire un mondo unito. Cominciava da subito, amando ogni persona che avremmo incontrato, ogni istante della nostra vita.

Del de Sousa

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Chiara Lubich: la concretezza dell’amore

Chiara Lubich: la concretezza dell’amore

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Foto: Pixabay

Tenere acceso l’amore, quell’amore che lo Spirito Santo ha diffuso nei nostri cuori […] deve esprimersi in fatti concreti. Nei prossimi quindici giorni vogliamo esaminarci proprio su questo particolare dell’amore, sulla sua concretezza, e lavorare a renderlo autentico. Come? […] Noi sappiamo come, vivendo nel mondo, è facile impolverarsi, raccogliere via via cose più o meno utili, o superflue, e tenerle nelle proprie case. Si tratta magari di una matita in più, di un libro, di un indumento, uno strumento, un quadro, un tappeto; di biancheria, di mobili; di cose voluminose, o piccole, di una somma di denaro. Perché non raccogliere tutti questi oggetti e metterli a disposizione di chi non ne ha nella nostra comunità, o dei poveri, o del “Gesù abbandonato quotidiano”, come noi definiamo le calamità che gettano nel dolore, nelle angosce, nel freddo e nei pericoli tanta gente? Ogni mattina, appena alzati, ci si lava il volto. Non sarà forse necessario, ogni anno, all’inizio dell’anno, fare una verifica del nostro superfluo e donarlo per obbligo di carità? Nei focolari si fa di tanto in tanto quello che noi chiamiamo “il fagotto”: si ammucchia cioè tutto ciò che è in sovrappiù e lo si distribuisce. Non può questo essere attuato da tutti noi? […] Raccogliendo il superfluo e donandolo, la nostra carità verso i prossimi sarà vera e salveremo perciò, per essa, la presenza viva del Risorto in noi. Io ho sperimentato che per attuare ciò occorre un po’ di tempo. Bisogna considerare bene cosa per cosa. Disporre naturalmente solo di ciò che possiamo dire nostro, e definire: questo è superfluo, questo no. Ed essere generosi, pensando che è meglio rimanere senza qualcosa di utile piuttosto che averne in sovrappiù. […] Fuggiamo anche noi da quegli attaccamenti, da quel poco o tanto di consumismo che è penetrato, magari involontariamente, nella nostra vita. Ci sentiremo più liberi e più leggeri, più atti a lavorare per […] fare del presente un anno fruttuosissimo.   Da “Cercando le cose di lassù” – Città Nuova 1992 – pp. 122 e segg. (altro…)

Encontro de namorados e noivos em preparação para o casamento – 2018 Portugal

Encontro de namorados e noivos em preparação para o casamento – 2018 Portugal

Namorados_2018 Acolhimento: 10h00 sábado Conclusão: 17h00 domingo Em 2018, o encontro de namorados e noivos em preparação para o casamento realiza-se nos fins de semana 20/21 de janeiro e 17/18 de fevereiro, sendo abordadas temáticas diferentes em cada um. Para todos aqueles que participarem nos quatro dias será emitido um certificado de participação (equivalente a CPM). O encontro destina-se todos os casais de namorados, independentemente do tempo de namoro. A impossibilidade da participação num dos encontros não inviabiliza a participação no outro. Informações e inscrições aqui Mais informações: familiasnovas@focolares.pt

Maria Voce: “Spazio, non rivincita”

Maria Voce: “Spazio, non rivincita”

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© Osservatore Romano

“Le donne, il futuro della Chiesa?” titola l’articolo-intervista di Alberto Chiara, a doppia pagina, corredato di ampie foto, nello speciale di fine anno della rivista edita dalla San Paolo. Ma nel corso dell’intervista il tema si allarga, passando dal ruolo della donna nella Chiesa alle sfide aperte dal pontificato di Francesco per andare incontro ai poveri e agli emarginati, fino all’impegno di dialogo con le nuove generazioni, cui in ottobre sarà dedicato un Sinodo dei vescovi, preceduto da una serie di eventi presinodali di grande rilievo. Le donne salveranno la Chiesa? «L’ha già salvata Gesù Cristo» risponde sinteticamente Maria Voce. «Conta ciò che fanno, insieme, gli uomini e le donne delle varie comunità». Il giornalista incalza, ricordando le recenti nomine di Papa Francesco, in due Dicasteri chiave – quello per i laici e quello per la famiglia e la vita – di due donne, entrambe sposate e con figli, Linda Ghisoni e Gabriella Gambino (docente universitaria e Giudice istruttore del Tribunale per le cause di nullità di matrimonio nel Lazio la prima, professore di Bioetica e Filosofia del Diritto all’Università romana di Tor Vergata e di Scienze del Matrimonio e della Famiglia al Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II la seconda). «Mi sembra che in papa Francesco ci sia l’intenzione di affermare un rapporto autentico, vero, di complementarietà fra la donna e l’uomo» replica Maria Voce. «Naturalmente questo rapporto è sempre esistito. All’inizio “Dio creò l’uomo maschio e femmina”. Creò due esseri differenziati i quali, insieme, costituiscono l’umanità». Dopo tanto maschilismo è tempo di rivincita per le donne? «Papa Francesco vuole che la donna abbia, come l’uomo, la possibilità di dire la sua all’interno della Chiesa, assumendo anche ruoli di responsabilità crescente, ma senza schiacciare l’uomo, semmai evidenziando le proprie doti, quella particolare capacità generativa e di maternità. Nessuna rivincita, dunque, anche se le donne fin qui non hanno avuto adeguato spazio. Nella Chiesa come nella società». Sullo stato di salute della Chiesa in questo tempo, Maria Voce commenta: «Sono molto felice di vivere in questo tempo, con questa Chiesa». «Non potremmo avere momento migliore». E aggiunge: il tratto caratteristico che più mi convince è la «la serenità di fondo che segna il rapporto fra il Pontefice e il popolo di Dio. Francesco è un Papa sempre generoso nell’accogliere, pronto ad aprire, attento a comprendere le difficoltà dell’umanità». Non nasconde le difficoltà del momento, anche interne alla Chiesa, ma «ogni tempo ha le sue difficoltà. I nostri giorni non si sottraggono alla regola. Tante volte penso a quanto deve soffrire papa Bergoglio per non sentirsi compreso, lapidato con giudizi severi per parole riportate fuori contesto…». Dovendo scegliere prima una, poi due parole che definiscano l’attuale pontefice, la presidente dei Focolari indica “carità” e “verità”, ma specifica: «L’una non esclude l’altra. Bergoglio sa che alcune cose che lui dice o che lui fa possono dare fastidio, possono non essere capite fino in fondo da tutti. Ma procede, mosso da amore, per migliorare, correggendole, certe situazioni». Sui settori di predilezione dell’attuale Pontefice, Emmaus osserva: «L’attenzione insistita del Papa verso i poveri, i malati, gli emarginati, la sua capacità di chinarsi su chi sbaglia, non gli fa dimenticare altre categorie». Davanti ad una Chiesa sempre più aperta al dialogo alla pari con tutti, Maria Voce esprime un sogno: «Che il Papa promuova una giornata di preghiera comune e inviti i capi delle altre Chiese, ortodossi, anglicani, luterani, metodisti, battisti… a pregare insieme una volta l’anno, durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani o in altro momento. Credo che se i credenti vedessero i loro capi pregare insieme con consuetudine scoprirebbero possibile l’unità nella diversità». La conclusione dell’intervista è dedicata, con una battuta, ai giovani, cui la Chiesa intende dedicarsi quest’anno con particolare attenzione: «Noi adulti dovremmo ascoltarli». Leggi il testo integrale (altro…)

Famiglia: la scommessa di Rosy e Leo

Famiglia: la scommessa di Rosy e Leo

2017-12-21-PHOTO-00000351Napoletani, lui ferroviere, lei contabile. Rosy e Leo Prisco sono ambedue in pensione, senza peraltro averne né l’aria né lo spirito. La loro storia inizia 40 anni fa, epoca in cui le coppie che in Italia scelgono il rito civile sono ancora pochissime. Ma loro sono agnostici e a sposarsi vanno in municipio. Sono due tipi così diversi che nessuno, tranne loro, è disposto a scommettere un soldo sulla loro tenuta di coppia. Alla nascita del primo bambino si affaccia un dubbio: lo battezziamo o no? Ne parlano col parroco. «Per noi, agnostici e marxisti convinti – ricorda Rosy – era impensabile che un prete ci accogliesse in modo così aperto e amichevole. Don Salvatore non solo non ha espresso alcun giudizio sulla nostra posizione di coppia, ma è diventato un amico, al punto da potergli raccontare che litigavamo sempre. Sì, perché era facile fare i rivoluzionari ‘fuori’, ma dentro casa chi doveva cucinare e fare tutto ero io. Ricordo che per farmi sentire da Leo (ero un po’ pazza ma qualche volta almeno funzionava!) facevo come quando si andava con i manifesti in piazza a protestare: alle pareti della cucina appendevo cartelli con scritto: “Sei un tiranno”, “Stai calpestando la parità uomo-donna”, ecc. Don Salvatore ci ha fatto conoscere altre coppie. Anch’esse avevano difficoltà, ma avevano imparato a dialogare, anche perché conoscevano un segreto: chiedersi scusa e ricominciare. Un esercizio che abbiamo cercato di fare anche noi, a tutto vantaggio della nostra relazione che migliorava giorno per giorno. Intanto don Salvatore ha acconsentito celebrare il battesimo di Francesco e, sei anni dopo, quello di Nunzio». «Grazie a don Salvatore e alle altre famiglie – spiega Leo – abbiamo incontrato Dio e il suo amore, e pian piano si è acceso in noi il desiderio di essere famiglia secondo il suo cuore. Ci siamo resi conto che anche se gli avevamo girato le spalle, Egli, essendo amore, non aveva mai smesso di parlarci. Come aveva fatto nel ‘93, in una camera mortuaria d’ospedale. Lì, casualmente, avevamo incrociato il dolore di due genitori cui era morto il loro angioletto di 3 anni. Per noi è stato un messaggio forte: e se fosse capitato a noi? Erano gli stessi genitori che anni dopo abbiamo rivisto in un convegno dei Focolari, invitati da don Salvatore. Da quel dolore erano nate tre case-famiglia per bambini in difficoltà». 2017-12-21-PHOTO-00000353Per Rosy e Leo, che nel ‘95 hanno detto il loro sì nel sacramento del matrimonio, aver ritrovato Gino ed Elisa nell’ambito dei Focolari non è una semplice casualità. «È nato subito un legame – racconta Rosy – che ci ha portati ad offrire la mia collaborazione a tempo pieno come mamma sostitutiva in una delle case-famiglia della Fondazione Ferraro. Leo ci raggiungeva dopo il lavoro. Sono stati sei anni meravigliosi, nei quali abbiamo avuto modo di amare col cuore tanti bambini che trascorrevano a Casa Sorriso periodi più o meno lunghi, a seconda della situazione in cui la loro famiglia era precipitata». «Questa esperienza – confida Leo – ci ha donato la consapevolezza di essere soltanto degli strumenti nelle mani di Dio e che il poter essere d’aiuto non dipende dall’avere chissà quali requisiti. Noi due, oggi come allora, non siamo una famiglia perfetta: semplicemente vogliamo metterci a servizio di chi ci rappresenta Gesù. Come è stato per le due ragazzine russe che abbiamo accolto in affido in casa nostra, un rapporto che continua anche ora che sono ormai adulte». Agli inizi del 2017, essendo in pensione, decidono di festeggiare il 50esimo di Famiglie Nuove mettendosi ancora più a servizio per la realizzazione dei vari eventi celebrativi. Collaborano anche in una mensa per la formazione di giovani. Ma se il 2017 è terminato, il desiderio di donazione no. Dall’ottobre dello scorso anno si sono trasferiti a Loppiano per rimanervi fino a luglio e poter seguire così da vicino, per la logistica, le pratiche burocratiche, i trasporti, ecc., quelle famiglie che da diverse parti del mondo sono giunte alla Scuola Loreto per imparare ad essere famiglia secondo il cuore di Dio. (altro…)

la Strega (Strix) di Gianfrancesco Pico

la Strega (Strix) di Gianfrancesco Pico

La stregaNel 1523, i principati di Mirandola e Concordia sono sconvolti da una intensa campagna persecutoria anti-stregonesca, che conduce al rogo, con l’accusa di illecito commercio con il demonio, 7 uomini e 3 donne. Pochi mesi dopo, Gianfrancesco Pico, che da signore di Mirandola aveva incoraggiato le persecuzioni (servendosi del braccio armato degli inquisitori domenicani), pubblica la Strix sive de ludificatione daemonum, scritto allo scopo di giustificare le condanne comminate. Inserendosi nel genere della letteratura demonologica seguita al Malleus Maleficarum, la Strix offre la possibilità di esplorare i nessi tra il fenomeno della caccia alle streghe e alcuni temi fondamentali del pensiero rinascimentale (la crisi della gnoseologia aristotelica, il ritorno dello scetticismo pirroniano, la riflessione sulla potenza dell’immaginazione), e permette di considerare l’ossessione demonologica che caratterizza la prima modernità non più al modo del residuo irrazionale di un’età di trionfo della ragione, ma come snodo concettuale imprescindibile per comprendere la filosofia del Cinquecento.

Una marcia lunga e fatta di notte

Questi tre sapienti orientali, i Magi, messisi in moto al di là del deserto per ricercare un bambino prefigurano la marcia del cristianesimo per ritrovare l’innocenza. Quel bambino era un re, ma un re senza alloggio; e quelli vennero lo stesso, camminando sotto il lume delle costellazioni, avendo per guida una stella. Questo è il miracolo del Cristo. Che schioda la gente dai posti fissi, sconficca i cuori dagli interessi che pietrificano, spinge oltre il sacro recinto, per rimettere in circolazione uomini e cose nella ricerca dell’unità e sotto la spinta dell’universalità: e così alla sua culla approdano da ogni plaga profeti, ebrei e filosofi greci, arte e letteratura, speculazione e costumi, spogliandosi lungo il tragitto di quel che avevano di particolarmente idolatrico e cioè di erroneo, di antirazionale, e disumano. E tutto si va a raccogliere intorno a Cristo, che è la ragione totale. I Magi portavano dai recessi dell’Arabia e della Mesopotamia tesori e profumi: affetti ed effetti. L’amore li tirava fuori della lontananza per avvicinarli al Cristo, che era il gran povero ed è sempre presente nei poveri. Questa marcia dei Magi simboleggia così lo sforzo per avvicinarsi da tutte le lontananze, per salire da tutte le bassure, per arrivare con l’offerta dei cuori e quella dei beni materiali, attraverso i deserti dell’egoismo, all’unità con Dio: “ché Dio si fece uomo affinché l’uomo si facesse Dio” come ebbe a dire S. Agostino: l’uno discese perché l’altro ascendesse. Ma è una marcia lunga, e fatta di notte, tra insidie e triboli. La verità non si acquista senza fatica; Dio è un premio donato a chi faticosamente cerca: ma chi cerca trova. Igino Giordani, I Re magi, «La Via» n.97, 6 gennaio 1951, p.4 (altro…)

Vangelo vissuto: “Potente è la tua mano!”

Le rughe del disincanto «Dopo anni di matrimonio mi sono resa conto che l’uomo che mi viveva accanto non era più quello che mi aveva fatto perdere la testa. Ma ora c’erano i figli e la vita era andata avanti. Un giorno una mia amica mi ha detto: «Ti vedo invecchiare male. Invece di crescere nell’amore, stanno aumentando le rughe del disincanto». Era vero, al posto dell’amore e della donazione avevo messo dei principi di giustizia. Ho cercato di cambiare atteggiamento verso mio marito e ho scoperto che aveva più che mai bisogno di me e del mio sostegno. Ora le cose sono cambiate. In famiglia circola tra tutti un amore più grande». (M.F. – Polonia) La farmacia «I dipendenti della farmacia dove lavoravo prima erano stati licenziati. Tutti, tranne me. I nuovi gestori, però, erano mossi più dall’interesse che dal bene dei clienti. Anche l’atmosfera era rapidamente cambiata. Per alcuni mesi mi sono adoperata per migliorare i rapporti tra i dipendenti e con i clienti. Un tempo prezioso, durante il quale ho imparato ad essere più misericordiosa. Poi anche per me si è prospettato il licenziamento. Malgrado ciò, confidavo nella Provvidenza, che non mi ha delusa: inaspettatamente un’altra farmacia mi ha offerto il posto di un dipendente che era andato in pensione». (C.T. – Ungheria) I miei pazienti “difficili” «Da diversi anni lavoro come medico in un istituto specializzato per pazienti in stato vegetativo, in genere traumatizzati in seguito ad un incidente. Il percorso di recupero dal coma è molto complesso e non è nemmeno scontato che avvenga. Ai famigliari che mi chiedono se il loro congiunto si risveglierà, rispondo, in genere, che non possiamo prevedere cosa potrà succedere, e che solo Dio conosce il loro futuro. Noi operatori siamo solo strumenti nelle sue mani. È impossibile rimanere indifferenti davanti a tali tragedie. Talvolta, la mia fede come cristiano ha vacillato. Però penso che questi pazienti “difficili” abbiano una funzione sociale importante: per parenti e amici diventano un centro di aggregazione della famiglia e suscitano in loro la capacità di donazione». (Elio – Italia) Resurrezione «Droga, prostituzione … Da due anni seguivo il mio amico Mario nel suo calvario. Lui si era allontanato da Dio, ma rispettava il mio modo di vivere la fede. Quando finì in ospedale, lo andavo a trovare assiduamente. Mi chiedeva: «Perché lo fai? Vengo da un mondo completamente diverso dal tuo!». Durante la degenza ebbe modo di riflettere, e un giorno mi disse: «Cercavo di convincermi che Dio non esistesse, perché questo mi avrebbe costretto a cambiare vita. Ora però non posso più andare avanti così. Sei l’unica persona veramente felice che io abbia mai incontrato. Vorrei tanto vivere come te». Gli proposi di cercare di mettere in pratica una Parola del Vangelo alla volta. Anche io provavo a farlo, e funzionava! Poiché si fidava di me, accettò di provare. Soprattutto gli risultava difficile cambiare il senso della parola “amare”, che per lui aveva voluto dire prostituirsi per soldi. Fu un cammino difficile, tra cadute e nuovi inizi. Un giorno si accostò al sacramento della confessione. Dopo era raggiante. Poi l’incidente, nel quale perse la vita. Dio lo attendeva lì. Ma ormai era preparato». (S.V. – Svizzera) (altro…)

Is Unity in Politics Possible?

This quote is so relevant today even though that many of us may feel disconnected with the political process. Elections in the US and across Europe, Brexit and polarisation within the political landscape seem to divide our families and communities. The rise of the far right and the far left mean that we often forget how to communicate. We have lost the ability to talk and listen to each other. It seems as though we are unable to find a ‘common ground’. The Movement for Politics, proposed by the Focolare, seeks to promote the goal of unity. This networks brings together people who are active or interested in public life. It involves active members of various political parties with the aim of enhancing dialogue and understanding. The Movement for Politics creates a platform where unity in politics is possible and positive social change is advanced. It is present in many countries and now more than ever is the moment to take initial steps here in Britain. As a direct response to a growing need to set up this project, we have arranged a meeting to explore together how we can demonstrate that dialogue, even in the most difficult situations, can enhance not diminish our relationships. The meeting will be taking place on Saturday, 20 January 2018 at the Focolare Centre in Welwyn Garden City, time: 16:00 – 18:00. Our gathering will enable us to bring together people who believe that unity in politics is possible. Anyone interested is asked to get in touch with Michal Siewniak. Email Michal or call: 07825 021746. https://vimeo.com/121448231

L’insoluto (piccolo dizionario biografico per ricordare l’Italia di oggi)

L’insoluto (piccolo dizionario biografico per ricordare l’Italia di oggi)

L'immagineL’incontro con Pietrangelo Buttafuoco e con la sua vita si trasformano nella circostanza per riscrivere un linguaggio che diventa viaggio per l’Italia. L’ambizione sarebbe quella di provare a scrivere una grammatica della memoria, della tradizione, ma anche dell’innovazione e dell’integrazione. Le parole scelte sono quelle del vivere quotidiano, parole ripetute tante volte e fermate nel silenzio di una riflessione. Altre sono parole desuete, dialettali, parole che provano a comporre una narrazione che vorrebbe scuotersi dalle spalle la polvere del pensare comune. Un vocabolario che s’interroga, perché ogni parola è un dubbio che non sempre chiede di essere sciolto.

GLI AUTORI Sergio Nazzaro, scrittore e giornalista, ha collaborato con «La Repubblica», «Il Sole 24 ore», «Il Corriere del Mezzogiorno». Ha scritto reportage d’inchiesta, soprattutto sulle criminalità organizzate nazionali e internazionali, in particolare sulle mafie di origine africana. È autore di numerose pubblicazioni tra cui Castel Volturno. Reportage sulla mafia africana (Einaudi, 2013), Dubai Confidential (Elliot, 2009), Io, per fortuna che c’ho la camorra (Fazi, 2007). Pietrangelo Buttafuoco, scrittore e giornalista, collabora con «Il Foglio», «Il Fatto quotidiano», «Il Sole 24 ore». È stato presidente del Teatro stabile di Catania. È autore didiverse pubblicazioni tra cui: I baci sono definitivi (La nave di Teseo, 2017), Le uova del Drago (La nave di Teseo, 2016), Il feroce Saracino. La guerra dell’Islam. Il califfo dalle porte di Roma (Bompiani, 2016), Buttanissima Sicilia. Dall’autonomia a Crocetta, tutta una rovina (Bompiani, 2017) e il seguito Strabuttanissima Sicilia (La Nave di Teseo, 2017)   Città Nuova Editrice

Genfest 2018: Beyond all borders

Genfest 2018: Beyond all borders

Il titolo BEYOND ALL BORDERS vuole sottolineare quali sono i confini da superare a livello personale e sociale. Tema scelto con lo scopo di aprire le menti e i cuori dei partecipanti al Genfest. Questa undicesima edizione ha lo scopo di ispirare i partecipanti a sentirsi in grado di costruire un mondo più felice e unito. Per respirare, amare, lavorare e vivere con lo sguardo aperto a tutti. Ecco perché il Genfest valorizza manifestazioni artistiche, musiche, danze, expo, forum ecc, per essere in grado di coinvolgere tutti a pensare in modo diverso e trasformare la vita in qualcosa di più bella. Per seguire il Genfest Sarà possibile seguire la diretta streaming, trasmessa in inglese e con traduzioni in francese, italiano, portoghese e spagnolo, attraverso il sito dei Giovani per un Mondo Unito: http://www.y4uw.org/live ORARI LIVE STREAMING (ORA ITALIANA) :

  • 6 luglio 2018: 10:00 – 12:30 (Programma in sala) e 14:00 – 15:45 (Accoglienza dell’Asia)
  • 7 luglio 2018: 11:45 – 12:45 (Time Out) e 14:00 – 15:45 (Concerto Internazionale)
  • 8 luglio 2018: 3:00 – 4:30 (Santa Messa – solo inglese) e 4:30 – 7:00 (Programma in sala)

Siti ufficiali Youth for a United World Genfest 2018 Official Website

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Chiara Lubich: La Famiglia di Nazareth

Chiara Lubich: La Famiglia di Nazareth

ChiaraLubich_1981A me sembra che per ridare alla famiglia il suo vero volto, per ridonarle il suo splendore, accanto ai discorsi, agli ammonimenti, alle direttive (…) valga quell’esempio luminoso e universale che la Sapienza eterna ha escogitato: la famiglia di Nazareth. Ad essa tutte le famiglie del mondo, che sono e che saranno, possono guardare come a modello e a tipo. E non solo le famiglie: i singoli componenti di esse possono ispirarvisi per sapere quale il comportamento da adottare, gli atteggiamenti da assumere, i rapporti da animare, le virtù da coltivare. Ogni uomo della terra che sia sposo e padre, potrà sempre trovare in Giuseppe, lo Sposo di Maria, il padre putativo di Gesù, una luce, uno sprone, una fonte di ispirazione. Da lui imparerà la fedeltà a tutta prova, l’eroica castità, la forza, la silenziosa operosità, il rispetto, la venerazione, la protezione per la madre dei suoi figli, la partecipazione alle preoccupazioni familiari… E ogni donna, che sia moglie e madre, potrà scoprire in Maria il proprio dover essere, l’uguaglianza con l’uomo e la propria identità. Vedrà nella Sposa di Giuseppe realizzato in pieno il desiderio d’esser anch’essa protagonista, comprenderà da lei come oltrepassare la cerchia familiare per diffondere, al bene di molti, le ricchezze che le sono proprie: la capacità di sacrificarsi, l’interiorità che la fa sicura, la religiosità che la distingue, il bisogno innato d’elevarsi ed elevare irradiando candore, bellezza, purezza. Così i figli troveranno in Gesù figlio di Maria e di Giuseppe, composte in mirabile unità, le due tendenze che li possono tormentare: il bisogno di affermarsi come un’altra generazione che ha da aprire un nuovo capitolo nella storia e il desiderio di ripararsi all’ombra dei propri cari nell’amore e nell’obbedienza. Sì, la Sacra Famiglia, il gioiello dell’umanità associata, che rispecchia la vita della Trinità dove l’amore fa uno Dio, sia oggi di fronte a noi, stia con tutti noi (…) per il bene della famiglia nel mondo, della famiglia nella Chiesa e per la gloria di Dio. Da: Chiara Lubich – Messaggio al FamilyFest 1981 (altro…)

La scoperta di George

Se non fosse stato per un gruppo di amiche, maestre di una scuola per bambini di strada, perciò avvezze alla miseria e ai disagi, non avrei mai conosciuto quest’aspetto della mia città: i poveri. Eppure Saigon, o come la chiamano ora, Ho Chi Minh City, è anche questo: povertà, disagi, sofferenza. A Natale e per le grandi feste, si usa andare in giro, magari vicino o dietro alle famose birrerie e cercare, in veri e propri tuguri scuri, puzzolenti e infestati dai topi, alcune famiglie povere, o meglio, poverissime. Credevo di aver visto la povertà in Thailandia, tra i profughi karen ed i migranti sulle montagne del Nord e sui canali sporchi di Bangkok, ma quello che ho visto oggi a Saigon, nella “Milano del Vietnam”, non lo avrei mai immaginato. Piccole stanze, con 12 persone che ci vivono, e magari anche tre cani. Mi prende una tale nausea, quando entro in quei posti, che a fatica riesco a trattenermi. Ma poi, i volti di quei bimbi che s’illuminano, di quelle mamme che ti guardano intensamente per dirti “grazie” quando gli porgi un sacchetto con 5 kg di riso, ti ripaga di tutto e ti dona la voglia di vivere e la gioia di asciugarti, dopo una pioggia che ti ha inzuppato tutto. E poi ci sono i presepi, a Saigon, e tante stelle comete sopra le case di molte famiglie e addirittura alcuni viottoli tutti illuminati, che danno un colore e un calore tutto particolare a questa città, che non è per niente “fredda”, impersonale, staccata: e nemmeno atea. Si notano, le stelle e i presepi, perché li scopri dappertutto, e ti appaiono in molti angoli delle strade: li scopri quasi all’improvviso. Tra tutti mi hanno impressionato quei presepi nei mercati popolari, di notte, quasi a ridosso della spazzatura di un giorno intero: oppure quelli in un viottolo sperduto della periferia, ma illuminato a causa di due grossi presepi allestiti proprio sulla strada. E poi, in cima alle case, di notte, le stelle fluorescenti che si accendono ad intermittenza. Ritornando stanotte a casa, dopo il giro per i poveri, mi sono guardato questo spettacolo che mi ha riempito di un grande senso di gratitudine: anche se lontano da casa, non mi manca il senso vero del Natale. Papa Francesco, lo scorso anno, disse: «Il Natale è la festa della debolezza, perché si festeggia un bambino, segno di fragilità, piccolezza, umiltà e amore». Oggi capisco un po’ meglio quelle parole: questa notte che mi lascio alle spalle, perché ormai è quasi mattina, è stata illuminata dall’amore che ho visto tra la gente che è andata per aiutare, soccorrere, mostrare vicinanza a chi soffre. Ancora una volta, la notte culturale in cui viviamo viene illuminata da questi “presepi viventi”, da gente, che ha fatto di quel Bambino la ragione vera della propria vita. Ed ho compreso che il messaggio vero del Natale non è morto, ma quel messaggio d’amore, di comprensione, di tenerezza è vivo, e io l’ho visto: stava tutto nel gesto di prendere in braccio un piccolo disabile di 3 anni e stringerlo forte a sé. E quel bimbo si è lasciato sollevare da quel volto sconosciuto. Tutta la tecnologia dei presenti e futuri robot (la nuova “frontiera commerciale” proveniente dall’Asia e di cui qui si parla tanto) non riusciranno mai a fare questo miracolo: l’amore. Perché l’amore è gratuità. L’amore non è un dovere e nessuno te lo può comandare o programmare. È un dono che nasce dentro. Ho visto volti illuminarsi e credere che la vita, domani mattina, andrà avanti e che sarà un giorno più bello di ieri. Non mi manca la mia Europa in questo Natale. Perché dove c’è l’amore c’è anche casa mia. Anche Saigon è casa mia. (altro…)

Parola di vita – Gennaio 2018

La Parola di vita di questo mese richiama un versetto dell’Inno di Mosè, un brano dell’Antico Testamento in cui Israele esalta l’intervento di Dio nella propria storia. È un canto che proclama la Sua azione decisiva per la salvezza del popolo, nel lungo percorso dalla liberazione dalla schiavitù in Egitto fino all’arrivo nella Terra promessa. È un cammino che conosce difficoltà e sofferenza, ma che si realizza sotto la guida sicura di Dio anche attraverso la collaborazione di alcuni uomini, Mosé e Giosué, che si mettono al servizio del Suo disegno di salvezza. “Potente è la tua mano, Signore”. Quando noi pensiamo alla potenza, facilmente la associamo alla forza del potere, spesso causa di sopraffazione e conflitti tra persone e tra popoli. Invece, la parola di Dio ci rivela che la vera potenza è l’amore, così come si è manifestata in Gesù. Egli ha attraversato tutta l’esperienza umana, fino alla morte, per aprirci la strada della liberazione e dell’incontro con il Padre. Grazie a Lui si è manifestato il potente amore di Dio per gli uomini. “Potente è la tua mano, Signore”. Se guardiamo a noi stessi, dobbiamo riconoscere con franchezza i nostri limiti. La fragilità umana, in tutte le sue espressioni – fisica, morale, psicologica, sociale – è una realtà innegabile. Ma è proprio qui che possiamo sperimentare l’amore di Dio. Egli, infatti, vuole la felicità per tutti gli uomini, suoi figli, e per questo è sempre disponibile ad offrire il suo aiuto potente a quanti si mettono con mitezza nelle sue mani per costruire il bene comune, la pace, la fraternità. Questa frase è stata sapientemente scelta per celebrare in questo mese la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Quanta sofferenza siamo stati capaci di infliggerci a vicenda in questi secoli, scavando spaccature e sospetti, dividendo comunità e famiglie “Potente è la tua mano, Signore”. Abbiamo bisogno di chiedere con la preghiera la grazia dell’unità, come dono di Dio; allo stesso tempo possiamo anche offrirci ad essere Suoi strumenti d’amore per costruire ponti. In occasione di un convegno presso il Consiglio ecumenico delle chiese, a Ginevra nel 2002, Chiara Lubich, invitata ad offrire il suo pensiero e la sua esperienza, ha detto: “Il dialogo si svolge in questo modo: anzitutto ci si mette sullo stesso piano del nostro partner chiunque esso sia; poi lo si ascolta, facendo il vuoto completo dentro di noi … In questa maniera si accoglie l’altro in sé e lo si comprende … Perché ascoltato con amore, l’altro è, così, invogliato a sentire anche la nostra parola”.[1] In questo mese, approfittiamo dei nostri contatti quotidiani, per stringere o recuperare rapporti di stima e amicizia con persone, famiglie o gruppi appartenenti a chiese diverse dalla nostra. E perché non estendere la nostra preghiera e la nostra azione anche alle fratture all’interno della nostra stessa comunità ecclesiale, come anche in politica, nella società civile, nelle famiglie? Potremo testimoniare anche noi con gioia: “Potente è la tua mano, Signore”. Letizia Magri _______________________________ [1] Cfr. C. Lubich, L’unità e Gesù crocifisso e abbandonato fondamento per una spiritualità di comunione, Ginevra, 28 ottobre 2002. (altro…)

50 anni di vita gens

50 anni di vita gens

image039 Congresso a Castel Gandolfo (Roma) «E il discepolo la prese con sè», dei seminaristi che aderiscono alla spiritualità dei Focolari, nel 50° della nascita del Movimento Gens.    

Il mio primo Natale

«Nella mia famiglia il Natale non ha alcun significato religioso, anche se la sera del 24 dicembre è tradizione cenare tutti insieme. Ma quest’anno per me tutto è cambiato: ho festeggiato il mio primo vero Natale! “Giselle, ti faccio conoscere delle ragazze che abitano a Santiago e vivono il Vangelo”, mi aveva detto una mia amica qualche mese fa. Attraverso di loro, le gen della mia città, ho conosciuto Gesù e questo incontro ha cambiato la mia vita. Ho perfino ricevuto in regalo un presepe che, per la prima volta, è entrato a casa mia. Sapevo che non avrei potuto festeggiare il Natale come avrei desiderato, perché i miei familiari continuano a pensarla come prima. Ma, quest’anno, volevo fare qualcosa di diverso. Ho trascorso la vigilia del Natale in preparativi per la cena, come ogni anno, ma a differenza delle altre volte dopo la cena sarei andata alla messa, insieme ai miei amici. Nonostante i preparativi per cenare insieme, per diverse ragioni nessuno è venuto. All’inizio ci sono rimasta tanto male e addirittura ho pensato che lo facessero apposta, per prendermi in giro. Ma poi mi è venuto un pensiero:  quello che è importante per me, non deve esserlo necessariamente anche per gli altri; anzi, era chiaro che non lo era! Prima della cena, ho recitato in silenzio una preghiera di ringraziamento. Era la mia prima cena di Natale. Poi sono andata a messa. Quanto mi sarebbe piaciuto condividere con i miei familiari la gioia della nascita di Gesù! Forse, ho pensato, non sono ancora pronti, e forse non lo saranno mai. Ma da parte mia volevo fare di tutto perché anche a loro arrivasse il regalo che ha cambiato la mia vita: conoscere Gesù. È ciò che più desidero per coloro che amo. Una volta a casa, mentre tutti erano già andati a dormire, ho incartato dei piccoli regali, giusto dei pensierini, per fare una sorpresa ai miei. Li ho messi sotto l’albero con un biglietto che diceva: «Buon Natale! Segui la freccia e cerca il tuo regalo». Alle 5 e mezza del mattino, mio padre si è alzato per primo e subito ha notato il biglietto. Quindi ha svegliato mia madre. Verso le 9 hanno svegliato anche me e mio fratello, che è molto forte, mi ha portata in braccio fino al soggiorno. Non riuscivano più ad attendere dalla gioia di potermi fare una sorpresa: anche loro avevano preparato un pacchettino per me! Mi sono molto commossa. È stato bellissimo vedere ciò che l’Amore fa, anche in chi non sa come chiamarlo. Per la mia famiglia il Natale non ha ancora alcun significato, eppure hanno sentito tutto l’amore che ho lasciato per loro sotto l’albero. E non c’è chi possa resistere all’Amore».   (altro…)

La danza dell’amore (intimità, affettività e sessualità nella coppia)

La danza dell’amore (intimità, affettività e sessualità nella coppia)

libro di Raimondo ScottoTravolti quotidianamente dalla cultura dello spettacolo, che mette in primo piano emozioni e sentimenti, la società contemporanea ha fatto dell’outing una moda, dichiarando cioè in pubblico il proprio orientamento sessuale, mettendo in scena il privato, le proprie fragilità, tutto ciò che l’intimità tenderebbe, invece, a tenere riservato. L’effetto è che coppie, anche affiatate, non riescono più a raggiungere una vera intimità proprio perché inconsciamente condizionate dalla cultura dominante. Spesso, infatti, le crisi sono originate da una distanza emotiva che è la conseguenza inattesa e contraria di un eccesso di spettacolarizzazione e di smodata spontaneità. Eppure il segreto per invertire la marcia ed evitare la crisi esiste. Gli autori del libro lo svelano progressivamente, partendo dalla meravigliosa e spesso sconosciuta arte di amare che rischiara, con una luce nuova, tutti gli aspetti della vita di coppia, anche quelli più segreti, rendendo l’intimità una realtà gioiosa, da vivere in modo sereno e coinvolgente. Maria e Raimondo Scotto, sposati da più di 40 anni, specializzati rispettivamente in ambito psicopedagogico e in ambito medico, hanno approfondito nel tempo il tema della affettività nei giovani e negli adulti partecipando come relatori a convegni nazionali e internazionali, e arricchendo la loro esperienza a contatto con persone provenienti dalle molteplici culture del mondo. Da circa 15 anni sono collaboratori della rivista “Città Nuova” e autori di libri, tradotti in varie lingue. Tra le loro pubblicazioni (scritte insieme o singolarmente) ricordiamo: Le declinazioni dell’amore, Orizzonti di libertà, Il fuoco e i falò, Inseguendo l’anima gemella, Sessualità e tenerezza, Uomo donna, Educare all’amore e all’affettività e Generazioni in conflitto. Collana:Famiglia oggi – Editrice Città Nuova

Maria, universo del Figlio di Dio

Era nei piani della Provvidenza che il Verbo si facesse carne, che una parola, la Parola, fosse scritta in terra a carne e sangue, e questa Parola abbisognava di uno sfondo. Le armonie celesti bramavano, per amor di noi, trasferire il loro concerto unico e solo, sotto le nostre tende: ed esse avevano bisogno d’un silenzio. Il Protagonista dell’umanità, che dava senso ai secoli passati e illuminava e convogliava dietro a Sé i secoli futuri, doveva apparire sulla scena del mondo, ma Gli occorreva uno schermo bianco che a Lui desse tutto il rilievo. Il più gran disegno che l’Amore-Dio potesse immaginare, doveva tracciarsi maestoso e divino e tutti i colori delle virtù dovevano trovarsi composti e pronti in un cuore per servirLo. Quest’ombra mirabile che contiene il sole e ad esso cede ed in esso si ritrova; questo sfondo bianco immenso quasi una voragine, che contiene la Parola che è Cristo ed in Esso si inabissa, luce nella Luce; questo altissimo silenzio che più non tace perché in esso cantano le armonie divine del Verbo ed in Lui diventa nota delle note, quasi il “la” dell’eterno canto del Paradiso; questo scenario maestoso e bello come la natura, sintesi della bellezza profusa dal Creatore nell’universo, piccolo universo del Figlio di Dio, che più non si osserva perché cede le sue parti ed il suo interesse a Chi doveva venire ed è venuto, a Quello che doveva fare ed ha fatto; quell’arcobaleno di virtù che dice “pace” al mondo intero perché la Pace al mondo ha dato; questa creatura immaginata negli abissi misteriosi della Trinità e a noi donata, era Maria. Chiara LubichMaria, trasparenza di Dio – Città Nuova 2003 – pp 9-10-11 (altro…)

Per un Natale di gioia e di pace

Per un Natale di gioia e di pace

Christmas_2017_Greetings_MariaVoce
“Rallegrati piena di grazia: il Signore è con te” (Lc 1, 28). Un annuncio di gioia scuote l’umanità: Dio si fa bambino nel grembo di Maria; Dio si fa uomo e sceglie di restare tra noi, per sempre! Entra nella storia e ci dona sua Madre, Maria, quale stella per il nostro cammino. Che mistero di amore infinito! La gioia di quella notte inondi i nostri cuori e ci renda portatori di questo grande messaggio di amore all’umanità. Buon Natale a tutti!

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Vangelo vissuto: essere una presenza di Gesù

Verso il Natale «Sapevo che la ditta per cui lavoro avrebbe chiuso e che presto sarei rimasto senza lavoro. Nonostante questo, avvicinandosi il Natale, con i colleghi abbiamo pensato di mettere da parte qualcosa del nostro stipendio per i più poveri. Quindi siamo andati a trovare una famiglia che vive in una baracca, priva di tutto. Oltre alla busta coi soldi, abbiamo portato anche dei giocattoli per i bambini. Siamo ripartiti da lì felici: ci sembrava la migliore preparazione alla nascita del Signore. Ma prima che finisse la giornata, ci è arrivata una buona notizia: ci è stato assicurato il lavoro per altri cinque mesi». (J.L.V. – Messico) Fame «Un giorno, a scuola, ho visto una bambina che se ne stava da sola in disparte. Sono andata subito a chiederle: «Perché piangi?». Mi ha detto che sentiva male allo stomaco perché non aveva fatto colazione e non aveva niente per il pranzo. Ho pensato: «È Gesù che ha fame» e le ho dato il mio panino. Dopo un po’ quella bambina mia ha detto: «Adesso non ho più male allo stomaco». Io ero molto felice». (S.S – Filippine) Io perdono! «Giocavo con un mio amico quando è arrivato un ragazzo che senza motivo mi ha colpito in testa, per cui mi hanno dovuto medicare in ospedale. Rincasando, avevo un solo pensiero: vendicarmi. Il giorno dopo, il padre di quel ragazzo è venuto a scusarsi. E ha aggiunto: «Ti dò il permesso di fare a mio figlio quello che lui ha fatto a te. Forse così capirà quanto si è comportato male!». Lì mi sono ricordato dell’invito di Gesù ad amare i nemici e gli ho risposto che ormai l’avevo perdonato. Sorpreso, il papà ha chiamato il figlio, così ci siamo riconciliati e ora viviamo in pace». (Dionisio – Angola) Trapani rubati Mentre stavo lavorando in ufficio insieme al mio collega Benda, che è musulmano, abbiamo sentito un colpo all’esterno. Siamo andati a vedere: qualcuno aveva rotto il vetro del nostro furgone e rubato tre trapani. Era la prima volta che succedeva una cosa del genere, eravamo sconsolati. Poi mi è venuto un pensiero, quello di perdonare l’autore del gesto, che probabilmente aveva agito spinto da necessità. Benda, ricordando una frase del Corano, ha aggiunto: «Quando una persona perdona, quello che gli è stato tolto gli verrà ridonato da qualcun altro». La sera, a casa, mentre raccontavo l’accaduto, un mio parente mi ha offerto dei trapani che lui non usava più. L’indomani ce li ha portati, e uno dei tre era simile a quello di maggior valore che ci era stato rubato. (A.G. – Italia) (altro…)

Giornata mondiale della solidarietà

Giornata mondiale della solidarietà

InternationalHumanSolidarityDayIstituita dalle Nazioni Unite nel 2005, nello stesso giorno, il 20 dicembre, in cui nel 2002 venne creato il Fondo di solidarietà mondiale allo scopo di promuovere lo sviluppo umano e sociale nei paesi in via di sviluppo, la Giornata intende richiamare l’attenzione sul rispetto della diversità e sull’importanza della solidarietà tra le persone. Se uniti e solidali, gli uomini possono opporsi con maggiore efficacia alle iniquità. La solidarietà, intesa come uno dei valori fondamentali e universali del vivere umano, deve diventare la base nella ricerca di soluzioni globali e può svolgere un ruolo decisivo per risolvere i problemi del mondo. La solidarietà viene indicata come protagonista anche nella Dichiarazione del Millennio, sottoscritta nel settembre 2000 da tutti gli stati membri dell’ONU, per contrastare le ingiustizie di carattere economico, sociale, culturale e umanitario. La dichiarazione elegge tale valore a pilastro delle relazioni internazionali del ventunesimo secolo. (altro…)

[:de]Hospiztag in Ottmaring[:]

[:de]Eine Fortbildung für Haupt- und Ehrenamtliche in Hospizarbeit und Pflege geht der Frage nach, wie sie Kraft und Freude erhalten und wiedergewinnen können. Waltraud Frapscha, 0821 58938354. Anmeldung bis 2. Februar 2018.[:]

[:de]Studientag in Wien über Martin Luther[:]

[:de]„Von der Freiheit des Chistenmenschen“: Der Studientag im Dialogzentrum will helfen, das Anliegen der Reformation tiefer zu verstehen. Referenten: Herwig Sturm, evangelischer Bischof .R.und der Historiker Richard Braun. www.amspiegeln.at[:]

Un posto per Gesù a Natale

Riportare Gesù al cuore del Natale non è un paradosso. In questo periodo, specialmente nei paesi ricchi, il consumismo e un certo sentimentalismo offuscano, se non addirittura escludono, la centralità della nascita di Gesù. Anche duemila anni fa non fu molto diverso: mentre erano in viaggio verso Betlemme, non trovando un alloggio, Giuseppe e Maria cercarono un rifugio di fortuna dove far nascere il Bambino. “Hanno sloggiato Gesù” ripetono i gen4, bambini del Movimento dei Focolari, in tutto il mondo. «Che almeno in tutte le nostre case si gridi Chi è nato! Fate nascere Gesù in mezzo a voi col vostro amore» era stato l’invito di Chiara Lubich. Da qui l’idea, nata nel 1996 e ripresa ogni anno, di realizzare delle statuine in gesso raffiguranti il Bambino e di offrirle per la strada o nelle piazze alle persone frettolose che forse non sanno, o non si ricordano, che Natale è prima di tutto la festa di Gesù. «Diciamo loro: vuoi portarlo a casa tua? Qualcuno risponde di no, qualcuno passa e non si ferma neppure. Ma altri si fermano e noi diamo loro queste statuine, o i presepi che abbiamo preparato. Nelle piazze delle grandi città, nei centri commerciali, nelle case di riposo per anziani, attiriamo l’attenzione con le nostre bancarelle, o con le feste che organizziamo per i bambini. È come un’onda di felicità che coinvolge tutti e riporta al centro del Natale il vero festeggiato». Per donare Gesù agli altri, cercano prima di conoscerlo meglio. Nella cittadella dei FocolariPace”, nei pressi di Tagaytay, nelle Filippine, si è svolto recentemente, per i gen4, un incontro di due giorni. Alla fine tutti i partecipanti hanno indirizzato a Gesù una letterina. Sam scrive: «Gesù ѐ il mio eroe. Quando ho paura, mi protegge. Quando sono buono, sono come lui». Kenneth: «Ti prego che la mia famiglia non si divida». Gioia scrive di aver imparato ad amare tutti, «anche i nemici, per primi, condividendo le sofferenze e le gioie degli altri». Ed April: «Grazie perché mi hai dato i genitori e una buona sorella».  In varie parti del mondo, sfidando il freddo o le difficoltà o l’indifferenza con un sorriso disarmante e il candore tipico dell’età, i gen4 aprono una finestra inedita sul Natale, riportando all’attenzione il suo vero significato. Dal Centro America, dove il Natale è molto sentito anche sotto l’aspetto religioso, ad esempio con la tradizione delle “Posadas”, che ricorda la difficile ricerca di un alloggio di Maria e Giuseppe, hanno scritto i gen4 di El Salvador e della Repubblica Dominicana. Walter Francisco, 8 anni, è impegnato con gli altri gen4. «Offrire i nostri Gesù a tutti quelli che ci passavano vicino è stata una esperienza molto bella!». Adriana e Juan Pablo sono due fratelli di 9 e 6 anni. «Prima siamo andati in una casa per bambini orfani e abbiamo condiviso con loro il cibo. Poi siamo andati a offrire i nostri Gesù Bambino, e le offerte che abbiamo raccolto le abbiamo donate ai poveri». La comunità di Santa Tecla per l’occasione aveva fatto una raccolta di cibo e giocattoli. «Li abbiamo portati anche ai bambini che puliscono i vetri delle macchine ai semafori». Nella città di Santo Domingo, più di quaranta bambini hanno lavorato alla realizzazione di 270 statuine del “Niñito”, che hanno confezionato con cura e offerto nelle strade dello shopping, in alcune parrocchie e in una scuola materna: «Gesù può nascere anche oggi, nei cuori di tutti», raccontano. Le offerte raccolte sono state inviate ai bambini di Porto Rico. (altro…)

Come essere liberi (manuale di auto-aiuto per vivere più sereni)

Come essere liberi (manuale di auto-aiuto per vivere più sereni)

Città NuovaAnsia, paure, tristezze, ira… Tutti abbiamo condizionamenti che ci bloccano, limitano la nostra libertà e ci impediscono di raggiungere una vita più piena. Come risolvere i nostri complessi e crescere nell’autostima, in modo da essere più liberi e perciò più felici? Questo libro vuole essere un manuale pratico per conquistare la libertà interiore: l’autore ci offre alcune strategie per raggiungere una maggior soddisfazione nella vita quotidiana, migliorare i rapporti in famiglia, con gli amici e sul lavoro, ottimizzare il rendimento professionale e, soprattutto, convincerci che possiamo dare molto agli altri,qualunque siano le nostre capacità o abilità. L’AUTORE Iñaki Guerrero Ostolaz (Hondarribia, Gipuzkoa, 1952), laureato in Psicologia all’Università Complutense di Madrid, master in psicologia clinica all’Istituto Superiore di Studi Psicologici (ISEP), è stato professore di Psicologia dell’apprendimento e Psicologia sperimentale all’Università di Deusto (Bilbao, Spagna). Oltre al lavoro come psicoterapeuta, tiene conferenze e corsi in cui coniuga tecniche psicologiche e valori spirituali. LA COLLANA – Vivere bene insieme  Città Nuova Editrice

Giornata internazionale dei migranti

Nel 2000 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 18 dicembre di ogni anno Giornata internazionale per i diritti dei migranti. Dieci anni prima, lo stesso giorno, aveva approvato una Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti, in seguito ad un grave incidente stradale in cui avevano perso la vita, sotto il tunnel del Monte Bianco, 28 lavoratori originari del Mali, che viaggiavano da giorni, nascosti dentro un camion, verso la Francia, alla ricerca di un lavoro e di migliori condizioni di vita. La Giornata dei migranti tocca un tema non nuovo nella storia dell’umanità, ma che negli ultimi anni sta assumendo una rilevanza mondiale, specialmente nei Paesi occidentali. Lo scorso 30 settembre, rivolgendosi ad una Associazione che raggruppa i Comuni italiani, Papa Bergoglio ha detto: «Abbiamo bisogno di una politica che non lasci ai margini chi arriva nel nostro territorio», ma per questo servono «spazi di incontro personale e di mutua conoscenza». (altro…)

Papa Francesco compie 81 anni

Papa Francesco compie 81 anni

PopeFrancis_birthday-aDomenica 17 dicembre Francesco compie 81 anni in buona salute e grande intensità di lavoro. Come si sa, è da poco rientrato da un viaggio molto impegnativo nel Myanmar e il Bangladesh e già si prepara per il suo 22° viaggio che lo porterà nel mese di gennaio in Cile e Perù. Un anno fa, nel suo 80° compleanno, confidava: «Da alcuni giorni mi viene alla mente una parola che può suonare male: vecchiaia. Spaventa. Almeno fa un po’ di paura. Ma quando la si vede come una tappa della vita che serve per dare gioia, sapienza, speranza, allora si ricomincia a vivere». Con grande gratitudine per il dono della sua vita tutta protesa ad amare Dio e gli uomini, con una predilezione tutta particolare verso i più deboli e marginati, facciamo gli auguri più sentiti a papa Francesco. Gli assicuriamo le nostre quotidiane preghiere, mentre chiediamo allo Spirito Santo che gli dia ancora tanta forza e luce per portare avanti con serenità il suo gravoso compito per la gioia di tutti. (altro…)

Dio è vicino a chi soffre

Oggi il calore del Natale porta a sentirci tutti più famiglia, più uno fra noi, più fratelli: a condividere quindi ogni cosa: gioie e dolori. Dolori soprattutto con quelli che, per le più varie circostanze, trascorrono questo Natale a tu per tu con la sofferenza: una malattia, una disgrazia, una prova, una circostanza dolorosa … […] Se guardiamo con occhio umano la sofferenza, siamo tentati di cercarne la causa o in noi, o fuori di noi, nella cattiveria umana ad esempio, o nella natura, o in altro … Quell’incidente è colpa di Tizio; quella malattia è colpa mia; quella prova dolorosa risale a Caio … E tutto ciò può essere anche vero, ma, se pensiamo solo in tal modo, dimentichiamo il più. Ci scordiamo che dietro la trama della nostra vita sta Dio con il suo amore, che tutto vuole, o permette, per un motivo superiore, che è il nostro bene. […] Che dire allora, oggi, ai nostri che si dibattono nella sofferenza? Che augurio far loro? Come comportarci nei loro riguardi? Avviciniamoli anzitutto con sommo rispetto: anche se ancora forse non lo pensano, essi sono in questo momento visitati da Dio. Poi condividiamo, in tutto quanto è possibile, le loro croci. Assicuriamoli del nostro continuo ricordo e della nostra preghiera, perché sappiano prendere direttamente dalle mani di Dio quanto li angustia e li fa soffrire. Aiutiamoli poi ad avere sempre presente il valore della sofferenza. E ricordiamo loro quel meraviglioso principio cristiano per il quale un dolore amato come volto di Gesù crocifisso e abbandonato si può tramutare in gioia. […] Essendo a conoscenza che chi si mette a camminare nella via di Dio non può sottrarsi al patire, auguriamo a tutti di saper cogliere ogni piccolo o grande dolore che incontreranno con amore, con grande amore, per donarlo a Gesù Bambino, come i Magi hanno offerto i loro doni. Sarà il migliore incenso, il migliore oro, la migliore mirra che potremo deporre nel presepio. Chiara Lubich, 25 dicembre 1986 (altro…)