Ott 24, 2017 | Focolari nel Mondo
[:de]Unter der Überschrift „Eine Pädagogik in Beziehung“ vermittelt eine Begegnung in Wien Impulse aus der Spiritualität der Fokolar-Bewegung für den pädagogischen Alltag. Vorgesehen sind ein abendlicher Imbiss, ein spiritueller Impuls und Zeit für Erfahrungsaustausch.[:]
Ott 24, 2017 | Focolari nel Mondo
[:de]Rund um den Martinstag bietet die Fokolar-Bewegung im Raum München vom 6. bis 12. November jeden Tag Gelegenheiten zur Begegnung – wenn nicht anders angegeben, jeweils um 19.30 Uhr: Auf dem Programm steht am 6. Hoagascht mit Stubnmusi, am 7. „Flüchtling, Migrant oder Schwester? Leben mit anderen Kulturen“, am 8. das Buch „Die nackten Fragen des Evangeliums“ von Ermes Ronchi, am 9. „Dialog und Leben für den Frieden – Meditationsstunde“ mit Vertretern verschiedener Religionen, am 10. „Über den Umgang mit Schmerz in unserem Leben – das Kreuz bei Martin Luther“; am 11. um 18 Uhr „Ich sehe dich in tausend Bildern – Maria in der modernen Kunst“; am 12. von 14.30 bis 17 Uhr Sankt Martin feiern mit Basteln, Spielen und einem Impuls für Eltern und Kinder, Kaffee und Kuchen sowie einem Martinsfeuer. Fokolar-Bewegung München, 089 132258, ff.muenchen@fokolar.org[:]
Ott 24, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
I pullman carichi di giovani si inerpicavano con fatica sulle strette vie che salgono da Incisa Valdarno (Firenze) verso Loppiano. Una fila interminabile e inattesa che rischiava di far saltare ogni prevista organizzazione: ma chi si aspettava che arrivassero 10.000 giovani per quella che è poi diventata una grande festa destinata a ripetersi ogni anno e in città diverse del pianeta? Una vera invasione che lasciò a bocca aperta e ad occhi spalancati i pochi abitanti del piccolo paesello toscano. Nasceva, in un giorno di un sole primaverile che spaccava i volti e i cuori (dopo una vigilia di vento e pioggia), il primo Genfest della storia! E io c’ero! Sì, io c’ero! “Vivir para contarlo” (vivere per raccontarla), direbbe García Márquez. Ho davanti a me quell’anfiteatro naturale di Loppiano, gremito da giovani provenienti dall’Italia e alcuni paesi europei (con tante ore di viaggio sulle spalle) e da rappresentanti di tanti paesi del mondo: come me, che arrivavo dall’Argentina.

Don Pasquale Foresi portava un messaggio di Paolo VI
La festa di questa “generazione nuova” (da qui il nome Genfest) che si autoconvocava seguendo l’invito di Chiara Lubich a vivere per costruire un mondo unito, l’abbiamo aperta con una canzone del complesso internazionale Gen Rosso, di cui facevo parte. Canti, danze, testimonianze, interventi … tutto era motivo di festa, mentre si istallava nel cuore la certezza che il mondo un giorno sarà unito, anche grazie al contributo di ognuno di noi. Tra tutti, l’intervento di Don Pasquale Foresi che portava un messaggio di Paolo VI in cui il Papa si diceva compiaciuto del Genfest e manifestava l’augurio che l’evento “contribuisca a formare una sempre più chiara coscienza della responsabilità che il Vangelo comporta nella propria vita”. 
Partecipanti dal Sud Africa
Erano i tempi della contestazione giovanile e don Foresi presentò il Vangelo come la più grande “rivoluzione” sociale. Pensai alle mie cugine che perseguivano anche loro una rivoluzione sociale, sulle orme del Che Guevara, alcuni anni dopo “desaparecidas” (si parla di 30.000 “scomparsi” in Argentina, giovani per lo più). Forse per questo fatto che mi toccava da vicino una canzone mi colpì particolarmente. Era stata composta e cantata nella stessa spianata due anni prima da Paolo Bampi, giovane trentino morto poco dopo per una grave malattia. Pur non avendolo conosciuto di persona, attraverso la sua canzone, era nato un rapporto ideale che mi sembrava mi legasse al Cielo: “Che cosa volete, che cosa cercate … volete un Dio? Io lo sono! Volete un Uomo? Io lo sono!”. Mi sembrava di avere trovato, come lui, in Gesù, la Via. 
Il gruppo argentino
Ricordo ad un certo punto una donna con un sorriso mesto, quasi tremante davanti al microfono. Il suo silenzio si diffuse a macchia d’olio sul prato e i 10.000 giovani sembravano diventati una sola persona. Cominciò a parlare con una forza incredibile: “Dio è Amore e ci ama immensamente”. Era Renata Borlone, tra le prime a seguire la strada del focolare, oggi serva di Dio. Con Antonio, anche lui argentino, abbiamo cantato Humanidad: “Una nuova aurora s’annuncia …, sveglia Umanità, saluta il nuovo sole che si alza …”. Finivamo rivolti a Dio con un “gridaci ben forte: credete nell’Amore”. I volti arrossati dal sole, nonostante i cappellini cinesi che avevamo improvvisato a tempo di record, rendevano visibile il fortissimo “marchio” che aveva segnato le nostre anime. Siamo partiti con la certezza che “s’annunciava una nuova aurora”, che un mondo unito era possibile perché l’avevamo sperimentato già tra noi in quello storico 1° maggio 1973.
Gustavo Clariá
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Ott 23, 2017 | Focolari nel Mondo
Jesús Morán, copresidente del Movimiento de los Focolares visitará Argentina y en la única actividad pública que realizará, presentará en Buenos Aires su libro “Tomar el pulso del tiempo”, editado por Editorial Ciudad Nueva.
El autor El padre Jesús Morán Cepedano nació el 25 de diciembre de 1957 en Navalperales de Pinares, Ávila (España), de una familia de comerciantes que pronto se trasladó a Cercedilla, en la Sierra de Madrid. Cuando comenzó sus estudios universitarios, conoció el mensaje del Evangelio propuesto por el Movimiento de los Focolares a través del testimonio de algunos compañeros. Se encontró así con las demandas nuevas y revolucionarias que la vida del Evangelio comporta. Decide entregarse a Dios en la comunidad del focolar en 1977. Después de un período de formación, de 1979 a 1981, en la ciudadela de Loppiano (Italia), cruza el océano hacia América Latina. De 1996 a 2004 es el delegado de los Focolares para Chile y Bolivia. Allí fue ordenado sacerdote el 21 de diciembre de 2002. De 2004 a 2008 es corresponsable del Movimiento en México y Cuba. En la Asamblea general de los Focolares de 2008 fue elegido consejero general y encargado del aspecto de la formación cultural de los miembros del Movimiento. En 2009 comienza a formar parte de la “Escuela Abba“, centro de estudios interdisciplinarios de los Focolares, por su preparación en Antropología teológica y teología moral. Es Licenciado en filosofía por la Universidad Autónoma de Madrid y Licenciado en teología dogmática en la Pontificia Universidad Católica de Santiago de Chile. Actualmente está terminando su doctorado en teología en la Pontificia Universidad Lateranense, Roma. Ha publicado varios artículos sobre temas de Antropología Filosófica y Teológica. Fue elegido copresidente del Movimiento de los Focolares el 13 de septiembre de 2014, por la Asamblea general reunida en el Centro Mariápolis de Castel Gandolfo, Roma.
Ott 23, 2017 | Cultura
Storia e sociologia di un carisma (1943-1965) I Focolari nascono nel 1943 a Trento, città di ricca e solida tradizione cattolica, e oggi sono presenti nei cinque continenti, ma la loro storia è ancora relativamente poco conosciuta. L’Autore del presente saggio, riprendendo un’espressione del sociologo Émile Poulat, qualifica così il loro percorso: i Focolari sono apparsi «come una “improvvisa invenzione” su un terreno lungamente e pazientemente preparato…per altro». Preparazione e invenzione, tradizione e innovazione: la presente ricerca, edita in Francia nel 2010 e ora rivisitata e ampliata nella versione italiana, per la prima volta costruisce e istruisce questo dossier storico (dal 1943 fino all’approvazione definitiva della Chiesa nel 1965) con un taglio prettamente sociologico. Una ricostruzione storica accurata e puntuale, corredata da un corposo apparato di fonti, una storia ragionata che mette in luce una leadership carismatica contemporanea e un “popolo” che cresce e che dopo il 1965 svilupperà una ricca stagione di indirizzi provvidenziali e di molteplici concretizzazioni, già in nuce presente nei “primi tempi” dei Focolari qui evocati. L’AUTORE: Bernhard Callebaut (Bruges, 1953) ha conseguito la laurea in Scienze Politiche e Sociali e frequentato i corsi di diritto e filosofia all’Università Cattolica di Lovanio; ha ottenuto il dottorato in Scienze Sociali alla Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino in Urbe a Roma. Belga di lingua fiamminga, ha lavorato presso vari istituti internazionali di formazione in Svizzera e in Italia. Attualmente tiene la cattedra di Fondamenti di Sociologia presso l’Istituto Universitario Sophia (IUS) a Loppiano (FI) di cui è Program Director del Gruppo di ricerca Religions in a Global Word. LA COLLANA: Per-corsi di Sophia. Ricerche e lezioni d’impianto interdisciplinare, programmaticamente svolte nel dialogo tra i docenti e gli studenti, in sintonia col progetto accademico dell’Istituto Universitario Sophia. Ed.Città Nuova
Ott 23, 2017 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Ritorno «Papà è morto quando avevo 14 anni. La mamma, molto più giovane di lui, faceva soffrire tanto noi figli: usciva con gli amici, beveva… finché ci ha abbandonati, per unirsi a una persona che si divideva tra lei e un’altra famiglia. Quando i miei fratelli si sono sposati, mi sono trovata a vivere da sola e attribuivo la colpa di tutte le mie sofferenze a mia madre. Non riuscivo a perdonarla. Eppure mi dicevo cristiana. Quando ho focalizzato che lei non poteva darmi quello che a sua volta non aveva ricevuto, mi è stato chiaro che toccava a me, che avevo ricevuto la grazia del Vangelo, prendere l’iniziativa. È stato un processo lento. Ho cominciato a farle telefonate ogni tanto, a visitarla portandole qualche regalino, a pregare per lei. Se prima mi sentivo vittima delle circostanze, ora scoprivo che la vera felicità è amare senza aspettare niente in cambio. Anche col suo compagno il rapporto si è fatto man mano più sereno e cerco di non condannarlo. Ora faccio da ponte tra i miei fratelli e la mamma, nella certezza che un po’ alla volta anche loro ritorneranno a lei». (Alenne – Brasile) Una tazza di tè «Ero in un bar quando ho notato che una signora anziana stava chiedendo una tazza di tè. Era molto povera e il barista, immaginando che non avrebbe potuto pagare, ha rifiutato di dargliela. In tasca avevo pochi spiccioli, ma sarebbero bastati: così avrebbe fatto Gesù, ho pensato. Allora ho detto al barista: «Dai pure il tè alla signora, pagherò io». Con mia grande sorpresa ha risposto: «Non sarebbe giusto. La tua generosità mi ha fatto capire che è molto più semplice per me, che sono il proprietario del locale, offrirglielo». Bastava iniziare!». (John Paul – Pakistan) Amore centuplicato «Da diversi anni lavoro in un centro per tossicodipendenti, per lo più giovani, che nonostante le loro fragilità e sofferenze, lottano per reinserirsi in una vita normale. Lavoriamo insieme in cucina, ogni giovedì, per preparare il pranzo. Pensavo di essere io utile a loro. Invece sperimento che l’amore donato mi viene restituito centuplicato. Ho capito che se ci sforziamo di accogliere il fratello così com’è, con le sue debolezze e i suoi trascorsi dolorosi, come farebbe Gesù, con l’occhio della misericordia, possiamo sperimentare la speranza in un futuro più sereno». (Graziella – Italia) Il mio limite «Quando parlo in pubblico mi tremano le mani e mi si annebbia la mente. Ho provato ad accettarlo e cercare, invece, di fare qualcosa di concreto per gli altri. Ho cominciato con piccoli gesti: aiutare mia madre nelle faccende di casa, o i miei fratelli a fare i compiti, oppure chiamo mia nonna che vive sola e vado a trovarla portandole qualche fiore o un dolcino. All’università cerco di interessarmi a chi ha meno successo negli esami. Così facendo la mia vita non solo è cambiata ma mi sono quasi dimenticata del mio limite».(J. M. – Germania) (altro…)
Ott 21, 2017 | Centro internazionale, Dialogo Interreligioso, Spiritualità
«Tra le religioni serve uno sforzo comune di collaborazione anche per promuovere l’ecologia integrale, dispongono di risorse per far progredire insieme un’alleanza morale che promuova il rispetto della dignità della persona umana e la cura del creato». Con queste parole, prima di affacciarsi in piazza san Pietro in occasione dell’udienza generale del mercoledì, Papa Francesco ha salutato gli 80 delegati di Religions for Peace (RfP), accompagnati dal Cardinale Jean-Louis Pierre Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. Il Papa ha espresso la sua «stima e gratitudine per l’operato di Religions for Peace; voi rendete un servizio prezioso sia alla religione sia alla pace, perché le religioni sono destinate per loro natura a promuovere la pace, tramite la giustizia, la fratellanza, il disarmo, la cura del creato».

Maria Voce con il rev. Kosho Niwano, Presidente Designata del movimento buddista Rissho Kosei-kai
Sul tema di una ‘”ecologia integrale”, tra gli altri, sono intervenuti: il Rev. Kosho Niwano, Presidente Designata del movimento buddista Rissho Kosei-kai; il Prof. Anantanand Rambachan, induista; l’Em. Shaykh Abdallah Bin Bayyah, presidente del “Forum for Promoting Peace in Muslim Societies; il Rabbino David Rosen, Direttore del Interreligious Affairs, American Jewish Committe e Maria Voce, Presidente del Movimento dei Focolari e Copresidente di Religions for Peace,«Rappresento un Movimento che pone una forte spiritualità alla radice del suo impegno su molteplici fronti del vivere umano – ha detto -. Questa spiritualità si fonda sulla coscienza che Dio è padre di ogni uomo e di ogni donna della terra e, dunque, essendo tutti gli uomini fratelli e sorelle, appartengono tutti alla stessa famiglia umana. Tale uguaglianza di base tra tutti gli uomini ci spinge a fare quanto possiamo per costruire il più possibile una vera fraternità là dove ci troviamo». 
Con la dott.ssa Vinu Aram, direttore del Shanti Ashram e co-Moderatore, RfP International.
E continua: «In oltre settant’anni abbiamo sperimentato che ogni persona di buona volontà può condividere questo impegno e questa sensibilità, perché in ogni cultura e religione esiste quella Regola d’Oro che ci invita a ‘fare agli altri quanto desideriamo che facciano a noi’ e a ‘non fare agli altri quanto non vorremmo facciano a noi’». Questo significa «trattare le persone di un’altra etnia come vorremmo essere trattati noi, guardare quelli di un’altra religione come vorremmo essere guardati noi, valorizzare e apprezzare altri Paesi come vorremmo fosse valorizzato ed apprezzato il nostro e lavorare per la salvaguardia dell’ambiente nel nostro contesto e in altri come se quel posto fosse veramente la nostra casa dovunque, nel mondo. Questi atteggiamenti possono permeare la nostra vita come individui e come comunità, sia a livello locale che internazionale, generando una corrente positiva in un mondo percorso da tensioni e divisioni di ogni tipo. Infatti vediamo che la pratica profonda della fede porta anche i giovani di varie religioni, che vivono la comprensione reciproca, a scoprire la fraternità, a condividere i propri beni, a lavorare per lo sviluppo delle aree più povere, a rispettare la natura e a non sprecare le risorse». «Come membri del Movimento dei Focolari – conclude Maria Voce – desideriamo continuare a lavorare con altri gruppi, organizzazioni, movimenti e comunità, in modo nuovo, secondo le esigenze dei tempi, ma sempre con lo stesso spirito, cioè quello dell’amore, della misericordia e della compassione, che ispira tutte le nostre fedi». Leggi il messaggio del Papa Intervento di Maria Voce (altro…)
Ott 20, 2017 | Cultura, Spiritualità
Maria está no centro da aventura espiritual vivida por Chiara Lubich. Apresentando-se sempre com novas tonalidades, é um exemplo para todos. De tal modo, que o pensamento de Chiara sobre a Mãe do Senhor é bem recebido, não só na Igreja Católica, mas também nas outras Igrejas cristãs, porque se baseia no Evangelho. Há membros de outras religiões que também encontram na vida de Maria, dona de casa e sede da Sabedoria, muitos pontos comuns com o caminho espiritual de cada pessoa. Recentemente, com o despontar do «perfil mariano» da Igreja, a experiência de Chiara abriu importantes pistas para aprofundar esse tema, referindo-se também a questões atuais, como a do papel da mulher na sociedade. Acima de tudo, é-nos revelada Maria, desolada aos pés da Cruz, como “mãe da unidade”, que, com o seu exemplo, ensina todos a contribuir, pessoal e socialmente, para o advento de um mundo renovado. O livro reúne reflexões, em parte inéditas, tiradas de apontamentos, cartas, discursos e páginas de diário, escritos pela Fundadora do Movimento dos Focolares ao longo da sua vida. Título: Maria Autora: Chiara Lubich ISBN 978-989-99392-7-1 172 pág. • 13×20 • € 6,00 Para encomendas, por favor contate com a Editora Cidade Nova: Tel.: 00351 263 799 090 E-mail: editora@cidadenova.org
Ott 20, 2017 | Focolari nel Mondo
Si fa di ora in ora sempre più drammatico il bilancio del doppio attacco suicida avvenuto sabato scorso a Mogadiscio, in Somalia. Le ultime notizie riferiscono di almeno 300 morti e centinaia di feriti. Tra le vittime anche una ventina di scolari che si trovavano a bordo di uno scuolabus. L’attentato del 14 ottobre è il più grave degli ultimi anni, in cui si è assistito ad una vera e propria escalation di terrore. «Desidero esprimere il mio dolore per la strage avvenuta», ha detto papa Francesco all’Udienza generale del 18 ottobre in piazza S. Pietro. «Questo atto terroristico merita la più ferma deplorazione, anche perché si accanisce su una popolazione già tanto provata». E conclude: «Prego per i defunti e per i feriti, per i loro familiari e per tutto il popolo della Somalia. Imploro la conversione dei violenti e incoraggio quanti, con enormi difficoltà, lavorano per la pace in quella terra martoriata». (altro…)
Ott 20, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Un mese all’insegna del dialogo, dell’incontro e della riscoperta del valore dell’”altro”. In un Paese dalla forte connotazione multietnica, il ritmo e la musica hanno avuto un potere coagulante. Il 9 settembre, nella cittadina di Stadthagen, regione della Bassa Sassonia, in occasione dei festeggiamenti per il giubileo della Riforma, il Gen Verde (22 le componenti, provenienti da 14 diversi paesi) ha portato una nota di internazionalità con lo spettacolo On the Other Side. Un viaggio da una parte all’altra del pianeta attraverso il racconto di storie personali o di un intero popolo, per mettere in luce la ricchezza della diversità e il potenziale di chiunque si trovi “dall’altra parte”. Il 15 settembre, a Boppard, nella locale Fazenda da Esperança, comunità che sfida la tossicodipendenza nella prospettiva di una rinascita, il concerto La vita LIVE è diventato occasione di incontro personale tra le componenti della band e le esperienze dei giovani. L’opportunità per capire che ciascuno può fare un piccolo ma grandissimo passo per cambiare qualcosa e per scoprirsi tutti fratelli.
Nei giorni successivi, la tipica “cifra” artistica del Gen Verde ha trovato espressione nel laboratorio Start Now: un workshop intenso, della durata di cinque giorni in ciascuna delle tre tappe, lavorando fianco a fianco con gruppi di ragazzi e giovani. Durante il processo creativo, che si rinnova ogni volta in maniera nuova e imprevedibile, i ragazzi lavorano in squadra sviluppando i propri talenti e potenzialità, coprotagonisti di una avvincente esperienza creativa basata sull’ascolto reciproco e la trasparenza. Dopo due giorni di intenso lavoro, sorretti dalla fiducia e dal rispetto del gruppo, i ragazzi si esibiscono insieme alla band durante lo spettacolo finale, in un crescendo di emozioni.
Tre le tappe del laboratorio-spettacolo: a Dortmund, dove il gruppo ha lavorato insieme a 170 ragazzi, a Duderstadt, con gli studenti di tre scuole, tra cui un folto numero di immigrati, e infine a Mannheim, con donne e uomini ospiti di un enorme campo profughi. In ogni città, durante lo spettacolo finale, si è ripetuto, con caratteristiche diverse, lo stesso miracolo: cambiamenti di vita, atmosfera di profonda fraternità, coinvolgimento anche di chi era inizialmente restio. «È incredibile quello che si può fare in due giorni!» ha esclamato ancora incredula una ragazza. E un giovane: «Gli errori non ci hanno bloccato, anzi siamo stati incoraggiati ad andare avanti». In particolare nella tappa di Mannheim, il Gen Verde ha incontrato persone che hanno patito dolori strazianti, subito atrocità, perso tutto. Raccontano le componenti del gruppo: «Siamo andate a trovarli dove vivono, ci hanno fatto dono delle loro storie. Durante la serata, nella canzone “Chi piange per te”, in tanti hanno ritrovato squarci di tragedie vissute». E le parole “No one is a stranger to me” (nessuno è straniero) non sono mai risuonate così vere. Fotogallery
https://vimeo.com/236654355 (altro…)
Ott 19, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Si ripetono gli scontri e si rinnovano le tensioni. Il 22 settembre e il 1° ottobre l’esercito ha stroncato manifestazioni pacifiche, causando morti e feriti tra i manifestanti che chiedevano l’indipendenza delle regioni anglofone. Nello stesso giorno, nelle regioni del Nord-Ovest e del Sud-Ovest (abitate dalla minoranza inglese, il 20 % della popolazione del Camerun) è stata nuovamente oscurata la connessione internet. Il “problema anglofono” ha radici antiche. A ottobre 2016, la popolazione di lingua inglese aveva dato il via a proteste organizzate contro la sua progressiva marginalizzazione. Dopo mesi di tensione e accuse di discriminazioni, erano seguite dure repressioni e atti di vera e propria guerriglia. Scrive da Fontem Padre Antonio Mascia: «Stiamo vivendo un momento delicato e incerto dal punto di vista socio politico, e non sappiamo dove potrà sfociare. In varie città, soldati dell’esercito hanno sparato sulla folla che manifestava pacificamente e tante persone sono state arrestate. Contiamo molto sulla vostra preghiera». (altro…)
Ott 19, 2017 | Centro internazionale, Cultura, Spiritualità
“Soul”, anima. È il nome del programma televisivo, per incontrare “fino in fondo all’anima” protagonisti di questo tempo, di spessore umano e culturale. La conduttrice, Monica Mondo, domenica 24 settembre ha dialogato con Maria Voce. Un gruppo di ragazze a Trento. Un contesto disastroso di guerra. «Un’ispirazione ha fatto capire a Chiara Lubich l’esigenza di un ideale eterno, che non passa. Questo ideale è Dio». Sono le prime battute di Maria Voce, attuale Presidente dei Focolari. L’intervista spazia dalle origini alle sfide attuali del Movimento dei Focolari. L’unico, in ambito ecclesiale, diretto per Statuto da una donna. «La valorizzazione della donna è molto più semplice di quanto si pensi. Significa riconoscere quelle sue caratteristiche specifiche senza le quali l’uomo non può esprimere se stesso. Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, e li ha creati distintamente, uomo e donna, per creare l’umanità in loro. La parte della donna è molto importante. È la sua femminilità, la sua capacità di donarsi, di essere disposta al sacrificio». Sulla propria esperienza personale, Maria Voce racconta: «Vengo da una famiglia tradizionalmente cattolica e praticante. Il problema è nato quando ho deciso di donarmi a Dio. Mio padre era molto attaccato a me, aveva fatto tanti “disegni” sulla mia persona. Essendo la prima di sette fratelli, era normale anche per me pensare: mi sposerò, avrò tanti figli. Il Movimento mi ha dato la possibilità di vivere integralmente il Vangelo. Per me è cambiata la vita. Ho continuato a fare l’avvocato al mio paese, ma ho cominciato a incontrare i clienti vedendo in loro un fratello da amare. Questa è stata la trasformazione nella mia vita. Quando ero in focolare in Turchia, per il mio compleanno, per la prima volta mio papà mi ha scritto: “Tanti auguri! Papà”. Dopo pochi giorni è morto per un infarto. Ho sentito che era stato amore di Dio riconciliarsi pienamente con la mia scelta». Cos’è un focolare, una casa? «È un gruppo di persone che convivono, chiamate da Dio alla stessa vocazione, disposte a dare la vita l’una per l’altra, momento per momento, per essere Opera di Maria. L’opera più grande di Maria è stata dare al mondo Gesù. Le focolarine, i focolarini vogliono rivivere Maria, avendo fra loro la presenza viva di Gesù per l’amore scambievole». Verginità, una parola che oggi non è di moda. «La verginità è la risposta a una chiamata. È Gesù che per amore chiama qualcuno a un amore infinito. E nell’infinito non ci sono parti, l’infinito è tutto. Se Dio chiama con questo amore, la risposta non può essere che un amore totalizzante. Anche per vivere bene il matrimonio bisogna essere vergini di cuore». Chiara Lubich le ha dato un altro nome. Un nome strano, il nome di una località?«Sì, Emmaus. Indica il desiderio e l’impegno a far presente Gesù anche dopo la sua morte e risurrezione, camminando con lui». Succedere a un fondatore non è semplice. Difficile conciliare fedeltà e attualizzazione di un carisma. «L’ispirazione è nel carisma. Il carisma è eterno, le persone passano. Chiara Lubich ha vissuto pienamente questo carisma nel suo tempo, e ce l’ha passato. Siamo uniti alla fonte, però adesso ci chiediamo: cosa direbbe Chiara oggi? È questo che mi guida nel mio agire. Non è una cosa ripetitiva, ci sono tante manifestazioni nel Movimento che ai tempi di Chiara non c’erano». Ma è ancora il tempo dei Movimenti? «I Movimenti hanno caratteristiche che favoriscono la vita cristiana. Hanno ancora tanto da dire e da dare, non solo per i giovani, ma anche per la salute delle famiglie». Cattolici impegnati in politica e Europa. Che bilancio? «Se l’Europa dimentica le sue radici cristiane, sparirà. Per questo è importante che i cattolici lavorino in politica, per rivalorizzare le sue radici cristiane, mettersi di fronte all’altro riconoscendolo uguale, fratello perché figlio di Dio. Si può dialogare con tutti, qualsiasi sia la sua appartenenza e il suo credo. Perché si dialoga con le persone. Anche amare i nemici fa parte del Vangelo!». C’è ancora questa capacità di inventare luoghi, esperienze, proporre novità? «Non dobbiamo creare cose nuove, ma rinnovare il mondo con il carisma che abbiamo. Penso alle persone del Movimento, di qualsiasi vocazione, che decidono di mettere a disposizione la loro vacanza per testimoniare il Vangelo nell’Amazzonia; o che vanno in una cittadella per costruire una scuola per i bambini poveri del circondario». Ma qual è il crinale tra la testimonianza, l’evangelizzazione e il dialogo, senza imposizioni o spirito di battaglia? «Dobbiamo annunciare Cristo prima di tutto con la nostra vita. Se la nostra vita testimonia Cristo, prima o poi nell’altro verrà l’interesse di sapere cosa c’è alla radice. L’unità è quella di cui parla il Vangelo, è l’unità in Dio, in cui ognuno si riconosce perché figlio di Dio e fratello dell’altro. Se non c’è questa base non si può parlare di unità, ma di comprensione reciproca. L’unità viene da Dio ed è in Dio. Si può sperimentare anche con persone che non hanno la stessa fede o lo stesso modo di vedere le cose, ma sono disposte a unirsi per un ideale più grande, quello di essere fratelli». I cattolici non si nascondono troppo? «Devono essere più incisivi. Forse uno dei frutti del Movimento è quello di risvegliare il DNA cristiano che ci portiamo dietro dal battesimo». Lei ha ancora il piglio dell’avvocato! Se oggi dovesse difendere una causa, a cosa vorrebbe dedicarsi con la massima passione? Maria Voce non ci pensa un attimo: «Alla fraternità universale». Leggi l’ Intervista integrale https://youtu.be/WzIuz75PTMM (altro…)
Ott 18, 2017 | Focolari nel Mondo
Esprimiamo la nostra grande gioia per la notizia del rilascio avvenuto ieri sera, in Nigeria, poco prima di mezzanotte, di don Maurizio Pallù, il sacerdote italiano del Cammino neocatecumenale rapito il 12 ottobre scorso mentre si stava recando a Benin City. Il sacerdote opera da tre anni nel Paese africano, dopo una lunga esperienza come missionario in diverse parti del mondo. La conferma della notizia della liberazione è stata data anche dal ministro degli Esteri italiano. (altro…)
Ott 18, 2017 | Chiara Lubich, Cultura
Au cours d’entretiens avec des groupes d’origines diverses, Chiara Lubich répond à des questions sur la souffrance, suscitées par des événements auxquels nous pouvons être confrontés tous les jours : découragements, maladies, catastrophes naturelles, injustices, la mort… Elle donne des conseils pratiques, des indications précieuses, comparables à des panneaux de la circulation utiles sur la route de la vie. Ce sont des réponses simples, à la lumière de la spiritualité de l’unité, de quelqu’un qui a vécu les situations douloureuses auxquelles elle se réfère. En toile de fond, le cri du Christ en croix : » Mon Dieu, pourquoi m’as tu abandonné ? « Éditions Nouvelle Cité
Ott 18, 2017 | Famiglie, Focolari nel Mondo, Spiritualità
https://vimeo.com/233854055 (altro…)
Ott 17, 2017 | Chiesa, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Il segreto della diffusione di questa espressione parrocchiale del Movimento dei Focolari e dei suoi molti frutti lo si leggeva nel titolo che campeggiava nell’auditorium del Centro Maria Orsola: “50 anni di storia e una passione per la Chiesa”. Gremivano la sala animatori laici e sacerdoti di questo movimento giunti da varie regioni italiane (Liguria, Sicilia, Lombardia, Campania, Emilia Romagna, Veneto …). C’era anche il cardinale João Bráz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, e mons. Giuseppe Petrocchi (Aquila). Che questa festa si svolgesse a Vallo non è un caso, perché proprio qui, la comunità che si era formata attorno a mons. Vincenzo Chiarle fu «tra le prime a vivere lo spirito dell’Unità e testimoniare un autentico stile di vita evangelica nell’ambito della parrocchia, ravvivandone spirito e strutture», come ha evidenziato Maria Voce, presidente dei Focolari, nel suo messaggio. La comunità di Vallo Torinese, pur piccola nelle dimensioni, è stata indicata da mons. Petrocchi, come modello di “chiesa viva”. E tale è stata ed è, se da questa comunità è fiorito un esempio di santità, quale è la sedicenne Maria Orsola, ora in cammino verso il riconoscimento ufficiale. Daniela, testimone di quei tempi, ha raccontato dei campi scuola estivi e invernali, dei viaggi all’estero e in altre regioni italiane dove la comunità di Vallo era chiamata a dare la propria testimonianza, anche con il complessino dove lei cantava accanto a Maria Orsola per portare a tutti la novità del Vangelo. Nel ripercorrere a grandi linee le tappe dei 50 anni di storia si è mostrato il filo d’oro che parte dall’intuizione di Chiara Lubich, dell’influsso innovativo che avrebbe potuto avere la spiritualità di comunione sulle comunità parrocchiali, alla passione per la Chiesa che aveva trasmesso ai membri dei Focolari, sino a quello storico incontro del 1967 nei pressi di Roma. Un incontro come risposta all’invito che Papa Paolo VI aveva rivolto l’anno prima ad un gruppo di sacerdoti e religiosi che vivevano lo spirito dell’unità, a portarla nelle parrocchie e nelle diocesi.
Un tuffo nei frutti del passato che si intreccia con il presente. Tutt’oggi Vallo è meta di gruppi di giovani e di comunità parrocchiali, per la comunione che viene mantenuta viva tra tutti dove si sperimenta – come ancora sottolinea mons. Petrocchi, – quell’unità umano-divina che rende presente spiritualmente Gesù stesso. Comunione che è primo impegno di vita nelle molte comunità diffuse oggi in tutte le regioni d’Italia e in molti Paesi del mondo. La testimonianza di Bruno e Luisa, coniugi di Cavi di Lavagna (GE) da anni a servizio della loro parrocchia, ha reso visibile come la strada verso l’unità passi anche da momenti difficili, arrivando ad esempio a rinunciare ai già consolidati gruppi della Parola di Vita per non venire meno all’unità con il nuovo parroco. La ricerca dell’unità ad ogni costo è stato il filo conduttore anche dell’esperienza raccontata dal cardinale brasiliano João Bráz de Aviz. Toccante l’esperienza di Luca, che grazie al sostegno nella preghiera e nell’amore scambievole con gli altri giovani ha trasformato dolori e incognite provocate dal grave incidente stradale di cui è stato vittima, in un tempo di riscoperta della preghiera, della preziosità dell’amore di chi hai attorno, della vita che ti può essere tolta in un attimo. A conclusione di questa intensa giornata ci sembra di poter dire che quanto auspicato dall’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia nel suo augurio letto in apertura si è attuato: 50 anni di storia. Ripercorrerli è “tornare all’origine del vostro carisma” e ripartire con nuovo slancio verso le sfide future. Da Carla Cotignoli (altro…)
Ott 16, 2017 | Focolari nel Mondo
Istituita dai Paesi membri della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, la Giornata viene celebrata ogni anno, il 16 ottobre, per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sui temi della povertà, della fame e della malnutrizione nel mondo, oltre che sulla sicurezza alimentare e sui metodi per migliorare la produttività agricola. Tema di quest’anno “Cambiare il futuro della migrazione. Investire nella sicurezza alimentare e nello sviluppo rurale”. In visita ufficiale alla sede FAO di Roma, Papa Francesco, questa mattina, ha ricordato “il diritto di ogni essere umano a nutrirsi a misura dei propri bisogni, partecipando altresì alle decisioni che lo riguardano e alla realizzazione delle proprie aspirazioni”. “Di fronte a un obiettivo di tale portata – ha sottolineato – è in gioco la credibilità dell’intero sistema internazionale. È urgente trovare nuove strade per consentire ad ogni persona di guardare al futuro con fondata fiducia”. Significativamente, nell’atrio della sede romana dell’organizzazione, è stata scoperta una scultura, dono del Pontefice, che raffigura il piccolo profugo siriano annegato davanti alla spiaggia di Bodrum, in Turchia. Un monito per non dimenticare. (altro…)
Ott 16, 2017 | Chiara Lubich, Cultura
Dialoghi interdisciplinari su città, persona e relazioni a partire da un testo di Chiara Lubich Presentazione di Fabio Ciardi Approfondimenti a più voci illuminano uno degli scritti più famosi di Chiara Lubich, testo ancora attuale per chi oggi avverta l’esigenza di un rinnovamento sociale. Ai nostri giorni metà dell’umanità vive nelle città, sempre più grandi, evoluzione di una millenaria storia che ha conosciuto tensioni feconde tra mondo urbano e mondo rurale; tra città ideale e reale, tra la città degli uomini e quella di Dio. Lungo i secoli, il pensiero e la prassi hanno oscillato tra il desiderio di rinnovare la città e quello di fondare città alternative. Davanti all’attuale urbanizzazione sempre più massiccia, la città è oggetto d’interesse, di indagine, di dibattito tra sociologi ed economisti, urbanisti e architetti, politici e ambientalisti, scrittori, pensatori, teologi. Il volume di carattere interdisciplinare intende offrire un contributo in merito, a partire da uno degli scritti più famosi di Chiara Lubich nel quale si concentra in qualche modo l’essenza del suo carisma: “Resurrezione di Roma” (1949). Un testo che riflette la sua esperienza e che Chiara stessa ha considerato un vero programma per il rinnovamento della società. (dalla Presentazione) LA COLLANA “Studi della Scuola Abbà” nasce come espressione culturale pluridisciplinare del Centro studi del Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich per l’enucleazione e l’elaborazione della dottrina contenuta nel carisma dell’unità. Oggetto fondamentale di 1950, alla quale i membri della Scuola Abbà, esperti nelle diverse scienze, attingono per rileggere le studio sono gli scritti legati alla luminosa esperienza mistica vissuta dalla Fondatrice negli anni 1949-proprie discipline. Ciò che caratterizza la Scuola è una profonda comunione di vita e di pensiero, di cui questa collana vuole essere espressione; pertanto ogni studio pubblicato, anche quando è di un singolo autore, si può dire realizzato con il contributo di tutti. La “Scuola Abbà” ha sede a Rocca di Papa (Roma) ed è in collegamento, con altri studiosi sparsi nel mondo. Ed. Città Nuova
Ott 16, 2017 | Cultura, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Anche quest’anno la “Festa dei Giovani”, che coincide con l’inizio della primavera dell’Emisfero Sud, ha lasciato il suo segno. Il 23 e 24 settembre, più di 1000 giovani provenienti dall’Uruguay, dal Paraguay e da varie regioni argentine, invadono la cittadella immersa nella Pampa argentina, per vivere un’esperienza di fraternità che lascia un segno indelebile. Quest’anno, però, si guarda più lontano: a Manila, dove si svolgerà il Genfest 2018 con giovani di tutto il mondo.
Usando il format di un videogioco, i giovani affrontano via via alcuni temi che incidono sulla loro vita quotidiana: l’apparenza, l’individualismo, le scelte e il consumismo; sono i livelli che i 4 protagonisti sulla scena devono attraversare per arrivare a superare insieme l’ultimo livello. I valori dell’accettazione di se stessi, della solidarietà, dell’impegno nei confronti di quanto la coscienza suggerisce a ciascuno e della condivisione, sono le chiavi che permetteono di superare i vari livelli. Ma, spesso, bisogna fare i conti con il passato che trascina indietro e con il futuro che paralizza. Resta quindi un’unica opzione: vivere il presente e, in quell’attimo, “prendere il controllo” e resettare la propria storia.
L’inventore del gioco rivolge ai protagonisti e ai partecipanti alla Festa, una domanda sfidante: Resettare sì, no? La risposta resta aperta. Il videogioco finisce e diventa una metafora della vita, che mette i presenti davanti all’esigenza di attraversare le tante situazioni che si trovano nel quotidiano per crescere e raggiungere le proprie mete. Il gioco diventa la vita reale. “Resetta il tuo mondo, hai tu il controllo”, è lo slogan dell’incontro che, insieme alla canzone composta proprio per l’occasione, costituisce il messaggio che la Festa dei Giovani 2017 lascia nel cuore di tutti i partecipanti. Anche in chi sarà presente al Genfest delle Filippine in rappresentanza di tutti. (altro…)
Ott 14, 2017 | Focolari nel Mondo
Si svolgerà a Roma dal 12 al 15 ottobre il simposio internazionale della famiglia vincenziana, in occasione dei 400 anni dalla fondazione del carisma al servizio dei poveri di San Vincenzo de’ Paoli. L’iniziativa si concluderà con l’incontro con Papa Francesco, previsto per sabato 14 ottobre in piazza San Pietro. Attese nella Capitale oltre 10mila persone da 99 Paesi. “Sarà un momento di grazia per chi potrà essere fisicamente a Roma, ma anche per chi non potrà esserci – spiega padre Tomaž Mavrič, superiore generale della Congregazione della Missione, alla vigilia del simposio -. Saremo tutti connessi grazie ai moderni mezzi di comunicazione perché vogliamo con tutto il nostro cuore che questa sia una festa di tutta la famiglia vincenziana. Vogliamo che la carità sia globalizzata e noi faremo tutto il possibile per andare avanti in questa direzione” (dal comunicato SIR). Sabato 14 ottobre il complesso musicale Gen Verde animerà il momento di incontro e testimonianza con il Papa. Segui la diretta (dalle 9:00 alle 13:00 di Roma)
Ott 14, 2017 | Centro internazionale, Spiritualità
“Custodiva tutte queste parole meditandole in cuor suo” (Lc 2,19). Questa frase è Luca che ce la riferisce inserendola nella meravigliosa descrizione dei pastori a Betlemme, alla grotta ove è nato Gesù. Era stato un angelo ad indicare ai pastori il grande avvenimento: “Non temete: ecco, vi porto una lieta novella, che sarà di grande gioia per tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore” (Lc 2, 10-11). Appena arrivati “fecero conoscere quanto era stato loro detto del bambino; sicché tutti quelli che li udivano, si meravigliavano di quanto veniva loro raccontato dai pastori. Ma Maria custodiva tutte queste parole, meditandole in cuor suo”. San Luca contrappone delicatamente lo stupore esteriore degli altri presenti nella grotta, pastori, forse abitanti della cittadina palestinese, al silenzio denso di fede e d’amore di Maria. Le parole di quei semplici pellegrini al primo santuario cristiano del mondo penetrano, nella sua anima, si compongono con le altre rivelazioni che aveva avuto e le fanno comprendere sempre meglio il mistero che si svolge sotto il suo sguardo, e del quale ella partecipa quale Madre di Dio. Prontezza dell’anima di Maria alla parola di Dio ed amorosa custodia dei doni sacri ricevuti, che per tanti anni non rivelerà ad alcuno. Forse solo a san Luca Maria comunica di persona questo atteggiamento della sua anima nei giorni della nascita del Salvatore: solo lei infatti ne era a conoscenza. Soavità delle cose di Dio, e della quale tutti abbiamo particolare bisogno. Con il ritmo angoscioso ed esteriorizzante della vita moderna, c’è pericolo a volte di voler materializzare tutto, anche la vita dello spirito. Il silenzio, l’umiltà, la riservatezza, la mansuetudine, la pazienza nelle tribolazioni, ci possono sembrare virtù non più attuali, non più capaci di far sentire la presenza del cristianesimo in questo secolo. Innanzi all’aggressività dei cattivi, alla potenza dei loro mezzi, si è tentati di far leva sull’aggressività dei buoni, sui loro capitali, sulla loro esteriore potenza. Si crede più agli altoparlanti che all’efficacia di una frase del Vangelo, si crede più ai discorsi degli oratori che al silenzio meditativo delle anime a Dio consacrate. È il materialismo che cerca di svilire i valori dello spirito, rendendoli pure espressioni esterne che poi non avranno più peso nel frastuono assordante dei rumori più alti che sono d’attorno. Solo ciò che è frutto dello spirito ha vero valore innanzi al mondo appiattito dalla materia; solo ciò che parte dal nostro amore profondo e personale verso Dio. Per questo anche oggi l’umanità deve puntare il suo sguardo a Maria.» Pasquale Foresi, “Parole di vita”, Ed. Città Nuova, Roma 1963 – pp.15,16,17 (altro…)
Ott 13, 2017 | Focolari nel Mondo
30mila donne alla marcia da Sderot fino a Gerusalemme. L’iniziativa, promossa da “Women Wage Peace” (Wwp), è partita il 24 settembre da Sderot (Negev), per poi procedere nei Territori e in Israele. La marcia, che include momenti di incontro, dialogo e preghiera, si è conclusa l’11 ottobre a Gerusalemme. «Simili iniziative ‘dal basso verso l’alto’ sono importanti perché esprimono una parte del popolo israeliano, il quale non vuole la guerra, l’occupazione, che continui questa situazione», spiegano dal Patriarcato maronita di Gerusalemme. La voce di queste donne riempie il vuoto lasciato dall’assenza di partiti politici che si impegnino davvero per la pace, in un momento di “ristagno politico” dovuto al disinteresse della comunità internazionale verso la questione palestinese. Wwp è nata tre anni fa, come reazione al conflitto a Gaza, e conta al momento 24mila membri, fra cui “migliaia di donne di destra, centro e sinistra, arabe ed ebree, religiose e laiche, tutte unite per chiedere un accordo politico di pace per porre fine al conflitto israelo-palestinese”. La preghiera delle madri (altro…)
Ott 13, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
Gli incendi, per ora indomati, che stanno devastando la California, alimentati da forti venti e da temperature decisamente fuori stagione, hanno causato finora decine di vittime, il più grave bilancio mai verificatosi nella storia della California, e centinaia di dispersi. Impressionante il numero di uomini e mezzi impegnati: circa 8 mila tra pompieri e volontari, 550 mezzi terrestri, 73 elicotteri e oltre 30 aerei. Stanno facendo il giro del mondo le immagini dei roghi che stanno distruggendo una superficie pari a quasi 80 mila ettari. Innumerevoli le case bruciate. Le contee più colpite restano Sonoma, Mendocino, Yuba, Napa. Migliaia le persone finora evacuate, soprattutto nella contea di Napa, conosciuta per la sua produzione di vino pregiato. Una delle aree più colpite dagli incendi è la contea di Sonoma, dove si trova Santa Rosa, che ne è il capoluogo, con quasi 200mila abitanti. Qui intere zone della città sono state ridotte in cenere. Da Santa Rosa Cindy Fitzmaurice, della comunità dei Focolari, è riuscita, attraverso Facebook, a dare notizie di sè e delle difficili condizioni in cui molti sono stati costretti ad abbandonare le proprie case. «Siamo pronti a scappare – ha scritto, postando una foto scattata intorno alle 3 del mattino, in cui si vede un cielo tinto di arancione – Ho il cuore a pezzi per i miei amici che hanno perso tutto. Stiamo imparando che cosa è importante, e non sono certamente le cose». Un’esperienza molto dura quella vissuta da Cindy e dai suoi vicini, in fuga, durante la notte, cercando rifugio a casa di amici. Alcuni, racconta, sono dovuti scappare in pigiama, senza poter portare nulla. Fortunatamente dopo poco scrive: «Evacuati, ma sani e salvi. Che Dio benedica Santa Rosa. Lasciare la mia casa dopo 25 anni è stata dura. Ma abbiamo avuto il tempo di farlo e di questo dovremo essere eternamente grati. Altri non potranno dire lo stesso. Vedremo domani cosa ci porterà». Dopo una notte di paura e di preghiere, mercoledì scorso Cindy ha potuto nuovamente aggiornare i suoi amici con delle buone notizie: «Siamo estremamente grati. Siamo tornati a casa questa mattina. Per il momento i venti stanno soffiando verso est, in direzione di Napa. Questo è un bene per noi, ma non per loro. Abbiamo sentito che oggi dovrebbero arrivare venti forti a noi favorevoli. Ma molti amici hanno perso tutto. Non posso nemmeno immaginare le loro perdite». Cindy ringrazia quindi gli amici che si sono presi cura di loro, specialmente dell’anziana suocera. «Tutto quello che possiamo fare ora è essere grati e vedere come possiamo essere d’aiuto gli altri. Vi ringraziamo per le vostre preghiere». La nipote di Cindy, 18 anni, lavora in una casa di cura. «Tutti i pazienti sono stati evacuati in un’altra città. Sono orgogliosa di come lei si stia prendendo cura di tutti». Molti altri su Facebook hanno postato le foto delle loro case divorate dalle fiamme e ridotte in cenere. Ma sono grati di essere vivi. Questo ora conta di più. (altro…)
Ott 13, 2017 | Focolari nel Mondo
Nonostante la difficile situazione sociale, politica ed economica che attraversa il Paese caraibico, il dialogo tra cristiani di diverse tradizioni non si arresta. Da Caracas scrive la comunità dei Focolari: «Lo scorso14 settembre ci siamo trovati nel focolare di Caracas con il pastore anglicano Francisco Salazar e sua moglie, la pastora Coromoto Jimenéz, per condividere un momento di famiglia. Salazar ci ha detto che partecipare al congresso internazionale del maggio scorso a Roma ha significato per lui “imbattersi in Gesù”. Lei vi ha trovato una nuova visione dell’unità e della Chiesa». Nei 500 anni della Riforma, anche in Venezuela si stanno realizzando diverse iniziative. «Il 1° ottobre siamo stati invitati a una celebrazione-concerto nella Chiesa Luterana di Caracas, presenti più di 200 persone, tra cui tre pastori luterani, l’ambasciatore della Germania, rappresentanti della Chiesa Presbiteriana e noi cattolici. È stato un evento solenne con canti, ricordi e citazioni di Lutero. Una testimonianza di unità nella diversità. Un pastore diceva: “Dobbiamo unirci sempre di più, abbiamo la stessa fede in Gesù”». Il 19 novembre la Chiesa Presbiteriana in Venezuela compirà 120 anni. «Per questa ricorrenza invitano vescovi, sacerdoti e anche noi del Movimento. Con i pastori María Jiménez e suo marito Uriel Ramirez c’è un rapporto di amicizia». (altro…)
Ott 13, 2017 | Chiesa, Cultura, Ecumenismo, Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Spiritualità
Curitiba, capitale dello Stato del Paraná (Sud del Brasile), è una città ricca di primati: ha il più alto indice educativo del Paese, i più bassi tassi di analfabetismo e un’alta qualità di istruzione (l’Università Federale è la prima del Brasile). È ritenuta la città brasiliana più ecosostenibile, grazie a piani innovativi che hanno conciliato la crescita urbanistica con la cura dell’ambiente. In questa “città dei primati” si è svolta una tappa importante del lungo e proficuo cammino ecumenico tra cattolici e luterani. La Commissione per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) e la Commissione per il dialogo bilaterale cattolico-luterana, in collaborazione con l’Università cattolica del Paraná (PUCPR), hanno scelto la “città verde” come sede del Simposio mariologico ecumenico, dal 1° al 3 settembre.
L’occasione veniva da due importanti ricorrenze. La prima, il terzo centenario del ritrovamento, nelle acque del fiume Paraiba do Sul, della statua di Nostra Signora di Aparecida. Il popolo brasiliano conosce bene la storia del manipolo di poveri pescatori che, nel 1717, dopo una giornata infruttuosa di pesca, in vista del banchetto organizzato in occasione dell’imminente visita del governatore della Provincia di San Paolo, lanciarono di nuovo nel fiume le reti. Con loro sorpresa vi trovarono impigliata una piccola statua della “Nostra Signora”, coperta di fango. Prima il corpo, poi la testa. Gettando ancora le reti, queste si riempirono inaspettatamente di una enorme quantità di pesci. Era il primo di una lunga serie di miracoli e di grazie ottenute dalla “Vergine Nera”, divenuta in seguito patrona del popolo brasiliano. La seconda ricorrenza è il quinto centenario della Riforma protestante, le cui celebrazioni sono state avviate congiuntamente, con lo storico evento di Lund, nell’ottobre 2016, dalle chiese cattolica e luterana, in spirito di comunione, dialogo e ringraziamento. Il Simposio di Curitiba si inserisce quindi all’interno di un importante cammino ecumenico.

Il rev. Hubertus Blaumeiser e il vescovo Dom Francisco Biasin
Folta la partecipazione: tra gli altri, erano presenti quattro vescovi cattolici, cinque pastori sinodali luterani, esperti per l’ecumenismo della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, responsabili per l’ecumenismo nelle regioni episcopali e molti teologi, religiosi, sacerdoti e laici, tra cui anche alcuni membri del Movimento dei Focolari. Tra i relatori, su invito del vescovo Dom Biasin, presidente della Commissione ecumenica, anche il teologo focolarino Hubertus Blaumeiser, già docente all’Università Gregoriana di Roma, specializzato nella teologia di Lutero. «Tema centrale del Simposio è stato il celebre Commento di Lutero al Magnificat, pubblicato recentemente anche in una coedizione luterano-cattolica. Il mio compito – scrive Blaumeiser – è stato quello di svolgere due conferenze introduttive su Lutero, accolte da tutti come un invito a rivedere la sua figura: stimolo per conoscerlo e studiarlo più profondamente. Tutto si è svolto in un clima di grande fraternità. Le relazioni del Simposio saranno pubblicate dalla Rivista cattolica per il Dialogo (l’unica del genere in America Latina). Quanto emerso, si spera potrà trovare espressione anche in una comune dichiarazione delle due chiese, prevista per la fine delle celebrazioni del centenario». Blaumeiser è stato poi ospite di una serata organizzata alla cittadella dei Focolari “Mariapoli Ginetta”, trasmessa in streaming e seguita in 650 punti d’ascolto. Tra i presenti, sul posto, i vescovi metodisti Nelson Leite e Adriel De Souza, il sindaco di Vargem Grande do Sul e membri di varie chiese. La trasmissione è stata molto apprezzata anche dai giovani, affascinati da questa visione dell’ecumenismo come opportunità per scoprire i tesori che le varie tradizioni cristiane custodiscono. Come un dono per tutti. (altro…)
Ott 12, 2017 | Cultura
Educar es hablar de algo tan antiguo como nuevo; es hablar de dudas, inquietudes o tensiones, pero también de esperanza y entusiasmo; es hablar de fatiga y hasta de abatimiento, pero también de logros impensados y hallazgo de recursos. Nadie duda de las dificultades de educar hoy; pero, del mismo modo, nadie duda de que la educación posee en sí misma una fuerza tal que nos lleva a afrontar enormes desafíos cargados de esperanza y optimismo. Más que un manual, Jesús García nos propone una reflexión en voz alta para que, sin dejar de lado dificultades y escollos, sepamos abrirnos camino en la educación y abrirle camino en nosotros; para que, desde el presente, logremos encontrar nuevas finalidades y, si es posible, nuevas estrategias. Jesús García ha ejercido la docencia en Secundaria y FP; casado y con dos hijas, colabora desde hace más de 15 años con Ayuntamientos, parroquias y asociaciones en el ámbito de la educación y las relaciones interpersonales, en implantación de proyectos, talleres, conferencias, etc. Coordina y anima talleres para familias y profesores sin dejar su actividad con adolescentes y jóvenes. Colabora con la revista Ciudad Nueva en la sección de educación. Editorial Ciudad Nueva (Madrid)
Ott 12, 2017 | Cultura, Ecumenismo
En 1967, Chiara Lubich fue invitada por el Consejo Mundial de las Iglesias a Ginebra, para compartir la espiritualidad de la unidad, la cual, durante la siguiente visita, en 1982, sería definida como “un estilo de vida ecuménico”. De hecho, esta espiritualidad de vida ecuménica anima a los cristianos de distintas Iglesias: es “el diálogo de la vida”. Chiara es invitada por tercera vez en 2002. El programa de charlas propuesto se convierte en una especie de “curso breve” para conocer la experiencia ecuménica del Movimiento de los Focolares. Esta obra vuelve a recorrer aquellos días y es propuesta como la primera de una serie que ilustrará el empeño del Movimiento de los Focolares en el campo ecuménico.
Ott 12, 2017 | Focolari nel Mondo
L’inaugurazione del X anno accademico 2017/2018 dell’Istituto Universitario Sophia, formalizzato il 7 dicembre del 2007 con decreto pontificio, avverrà il prossimo 24 ottobre. Nella lettera inviata in quella occasione a Chiara Lubich, ispiratrice di Sophia, il Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica sottolineava la novità dell’Istituto “che sgorga dalle radici della spiritualità dell’unità e dalle ricche esperienze del Movimento” ed estendeva i suoi auguri per “questo importante progetto, ben radicato nella tradizione accademica ma nel contempo coraggioso e prospettico”. A dieci anni, la comunità accademica ricorda con gratitudine il cammino percorso e presenta le coordinate strategiche che definiscono le tappe del prossimo futuro, in piena fedeltà alla mission che ha delineato il profilo di Sophia. Per questo, al centro della giornata di inaugurazione, ci sarà un evento di particolare prestigio: l’avvio ufficiale dell’attività del nuovo Centro accademico Sophia Global Studies. Programma (altro…)
Ott 12, 2017 | Cultura
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Der große Bildband mit einem Querschnitt durch das Schaffen des 1947 in Pescara/Umbrien geborenen Künstlers Roberto Cipollone, genannt CIRO. Ausstellungen in vielen europäischen und außereuropäischen Ländern haben ihn einem breiten Publikum bekannt gemacht (im deutschsprachigen Raum u. a. in Zürich, München, Berlin, Potsdam, Nürnberg, Linz, Innsbruck, Augsburg, Würzburg). »Ein altes Stück Holz, ein ausgedientes Werkzeug, ein verrosteter Nagel. Verbraucht und verzehrt von der Zeit, von Wasser und Wind. Von behutsamen Händen zusammengefügt, erstehen sie in Skulpturen und Bildern zu einem neuen Leben und erzählen voll Würde von ihrer Vergangenheit.« Ciro Verlag Neue Stadt[:]
Ott 12, 2017 | Centro internazionale, Cultura, Dialogo Interreligioso, Focolari nel Mondo, Spiritualità
La crisi venutasi a creare attorno agli esperimenti balistici della Corea del Nord e alla reazione dell’Amministrazione degli Stati Uniti hanno generato il timore di una possibilità concreta di conflitto nucleare. L’antico adagio latino ‘per mantenere la pace prepara la guerra’ oggi non ha più senso. Le conseguenze di un conflitto, ancor più con uso di armi nucleari, avrebbero conseguenze devastanti per l’intero pianeta. La pace deve essere raggiunta a tutti i costi dove si è incrinata e mantenuta dove la si è ottenuta. Nei membri del Movimento dei Focolari cresce la coscienza del ruolo che ciascuno, come singolo e comunità, ha in questo processo. Oltre alle preghiere non mancano coinvolgimenti di diverso tipo a questo sforzo comune, spesso ispirato da iniziative di altre organizzazioni o movimenti con cui i Focolari collaborano. In tal senso non possiamo non ricordare quanto l’amicizia spirituale fra Chiara Lubich e Nikkyo Niwano, fondatore del movimento buddhista giapponese Rissho Kosei kai, abbia fatto per contribuire alla causa della pace e per formare a questo le nuove generazioni. “Sebbene ci siano difficoltà, la nostra collaborazione farà sperare che sia possibile lavorare tutti insieme per la pace”, scriveva Niwano a Chiara. In occasione del 50mo anniversario della nascita dei Focolari, il fondatore del movimento buddhista ed il figlio Nichico reiteravano questo impegno comune per “rendere la nostra famiglia umana più unita”. La Rissho Kosei kai si è fatta sentire anche in questi giorni con un comunicato ufficiale con il quale la Presidente designata, Rev. Sig.ra Kosho Niwano, ha raggiunto leaders mondiali, sia politici che religiosi, rinnovando l’impegno del suo movimento a non lasciare nulla di intentato perché la pace sia preservata nella penisola coreana. L’appello si ispira al pensiero del fondatore Niwano che, in occasione del suo intervento all’Assemblea delle Nazioni Unite nel 1978, in un clima di piena Guerra Fredda si era rivolto ai leaders degli USA e dell’URSS. “Invece di rischiare con le armi, per favore rischiate per la pace e per il disarmo” aveva detto. Niwano, come molti leaders religiosi del suo tempo, fra questi Paolo VI e Giovanni Paolo II, e anche Chiara Lubich, aveva intuito il ruolo che le religioni possono avere nel contribuire a realizzare e a mantenere la pace mondiale. Il messaggio inviato dalla Sig.ra Niwano anche a Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari, viene dalla figlia di un popolo che ha sofferto in maniera indicibile durante l’ultimo conflitto mondiale, e mette i leaders politici del mondo di fronte al pericolo degli effetti di sanzioni che potrebbero causare reazioni imprevedibili. Anche in occidente si stanno sensibilizzando le coscienze al pericolo di una escalation nucleare. In occasione del ricordo della Giornata di Preghiera per la pace, indetta da Giovanni Paolo II nel 1986, il Comitato per una Civiltà dell’Amore ha organizzato una riflessione dal titolo “Progetto di pacificazione dell’area coreana”. Si tratta di un convegno che si terrà presso il Sacro Convento di Assisi (Italia) il prossimo 28 ottobre. Leggi il comunicato originale (altro…)
Ott 11, 2017 | Chiara Lubich, Cultura
Ces textes de Chiara Lubich sur l’amour du frère offrent beaucoup d’espoir pour notre monde. Cet espoir n’est ni utopique ni illusoire car la proposition de Chiara Lubich a convaincu au cours des décennies des milliers de personnes qui, chaque jour, se mettent ou se remettent à l’école de l’amour. Dans la spiritualité de l’unité de Chiara Lubich, l’amour du prochain constitue le premier pas pour réaliser le commandement de l’amour réciproque. Cet objectif n’est jamais perdu de vue. Du reste, comment l’amour du frère pourrait il être authentique s’il n’y avait le désir qu’il aime à son tour, s’il n’y avait le désir que lui aussi connaisse la plénitude de la joie qui vient de l’unité ? Chez Chiara Lubich, le concept de «l’amour du prochain» est fortement et explicitement enraciné dans la Parole de Dieu. Elle l’annonce avec courage dans le monde entier, à l’ONU comme dans les temples de toutes religions, orientales et occidentales, et met en évidence les fondements anthropologiques de l’amour. Puisant à l’amour divin, celui qui aime son frère demeure en Dieu et cette expérience ouvre une «voie» nouvelle dans l’histoire de la spiritualité, celle du «frère», voie de sainteté. « Si tous les hommes, ou au moins un peut groupe d’entre eux, se faisaient vrais serviteurs de Dieu dons le prochain, bien vite le monde appartiendrait au Christ» Éditions Nouvelle Cité
Ott 11, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
«Siamo appena tornati da tre giorni tra i profughi Karen, a Mae Sot, al confine con Myanmar. Un’esperienza molto forte, come tutte le esperienze a contatto col dolore delle persone». A scrivere è Luigi Butori. Da molti anni vive nel sud est asiatico, in uno dei focolari della regione. «Abbiamo caricato il pulmino, più di 30 scatoloni, arrivati dall’Italia, e siamo partiti con Glauco e Num, un gen buddhista. Ormai è consuetudine, ogni 3 o 4 mesi facciamo questo viaggio di circa 500 km». Mae Sot è una città della Thailandia occidentale, in prossimità del confine con il Myanmar. È un importante nodo di collegamento con il paese vicino, luogo di riparo per molti rifugiati e migranti in generale. Questi vivono in pessime condizioni economiche e sociali: “Questa è la nostra gente” scrive Luigi. Chi di loro ha un’occupazione nelle imprese agricole o nelle industrie della zona a volte è vittima anche di sfruttamento, con paghe ‘da fame’. Ma essendo clandestini, non possono accampare diritti sulla sicurezza o su un salario decoroso. Una moltitudine di profughi ha trovato rifugio nei campi allestiti dalle numerose organizzazioni internazionali presenti nell’area di confine, in territorio thailandese. Tra le decine di etnie perseguitate, molti appartengono al popolo Karen. La loro è una storia poco conosciuta: quella di un popolo, semplice e contadino, costretto a fuggire. Questo è uno dei tanti conflitti etnici trascurati però dai media che lo declassano al rango di conflitto “di bassa intensità”.
«Avevamo pianificato questo viaggio da molto tempo assieme a Padre Joachim, un sacerdote birmano che abita a Mae-Sot. Jim, un altro focolarino di Bangkok, ci ha raggiunto la mattina, dopo un viaggio di 10 ore in autobus, di notte, con tanti controlli lungo la strada. Ogni volta, arrivati a Mae Sot, sembra di entrare in un altro mondo, dove i valori cambiano. Al posto del consumismo e delle comodità, avviciniamo gente che non ha nulla, ma è felice del poco che riceve da noi, e che ci arriva da tanti amici, vicini e lontani. Sanno che veniamo solo per amore: “Questo amore che ci portate è per noi la ragione per continuare a vivere e a sperare”, ci hanno detto, più di una volta. Abbiamo mangiato insieme lo stesso cibo che mangiavano loro: e questa è già una testimonianza che parla da sola. Una sera siamo andati in mezzo ai campi, potrei definirlo in mezzo “al nulla”, col nostro pulmino che quasi affondava nel fango, circondati da granoturco. E tutto per prendere una famiglia cattolica e poi ripartire per un altro posto, dove ci attendevano una quarantina di cattolici, per la S. Messa. Era buio, pioveva ed il luogo era pieno di zanzare: eravamo sotto una tettoia di una grossa capanna con una piccola luce. Ho pensato spontaneamente alle belle cattedrali di Roma, dove per cinque anni ho vissuto: ai dipinti, agli organi e alle belle luci. Quella capanna aperta, con tante zanzare, con quella luce molto tenue e con tutti noi seduti per terra, mi, ci è sembrata una basilica romana. Perché Gesù era lì spiritualmente con noi, in mezzo a quella gente che non ha niente».
Da alcuni anni Luigi è l’anello di congiunzione di un gemellaggio che lega i bambini Karen di Mae Sot con quelli di Latina e con gruppi di Lucca (Italia) e Poschiavo (Svizzera). Con i fondi e gli oggetti raccolti si è potuta costruire e avviare una piccola scuola, chiamata “Goccia dopo goccia”. «Noi delle classi quarte abbiamo incontrato Luigi – scrivevano gli alunni della scuola primaria “C. Goldoni” di Latina –. Eravamo felici di rivederlo, ma soprattutto curiosi di avere notizie dei nostri amici Karen e della loro scuola. Lui ci ha portato fotografie e le informazioni di come procedono le cose laggiù. Siamo rimasti sorpresi nel vedere che quello che a noi sembra del tutto normale (un bagno, un ponte di legno) per loro è fondamentale per migliorare la vita quotidiana. Grazie al progetto “Goccia dopo goccia” possiamo costruire un ponte di solidarietà con i nostri amici lontani». (altro…)
Ott 10, 2017 | Focolari nel Mondo

Ott 10, 2017 | Focolari nel Mondo
L‘evento, si articolerà in due diversi momenti. La mattina, alle ore 9, presso l’Aula Magna dell’Istituto Universitario Sophia, si terrà un forum, in lingua inglese, dal titolo Perspectives on Global Transformations che segnerà l’avvio ufficiale di Sophia Global Studies. Nel pomeriggio, alle ore 17, presso l’Auditorium di Loppiano, ci sarà la cerimonia ufficiale di inaugurazione dell’Anno Accademico, che sarà arricchita da un momento di riflessione sulle nuove sfide che attendono Sophia. Programma inaugurazione (altro…)
Ott 10, 2017 | Focolari nel Mondo
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„Ein großes „Miteinander“ soll das Treffen werden – ein tiefes Miteinander, ein sichtbares Miteinander, ein einladendes Miteinander und ein fröhliches europäisches Miteinander“, heißt es in der Einladung des Wiener Koordinationsteams. Auftakt ist am 9. November ein Ökumenisches Gebet im Stephansdom mitten in Wien – im
Blickpunkt der Öffentlichkeit – mit prominenter Beteiligung. Der Erzbischof von Wien, Kardinal Schönborn, hat seine Teilnahme beim Gebet zugesagt, der Bürgermeister von Wien, Dr. Michael Häupl, lädt im Anschluss zu einer Agape ein.[:]
Ott 10, 2017 | Focolari nel Mondo
Programa – El jueves 2 de noviembre, el Movimiento de los Focolares en Chile invita a la presentación del libro de Jesús Morán “Tomar el Pulso del Tiempo: el desafío de la actualización de un Carisma”. Este evento se realizará en la P. Universidad Católica de Chile- Casa Central “Salón de Honor” a las 19hs, (Av. Libertador Bernardo O’Higgins 340). – El viernes 3 de noviembre será el “Evento Central”. Se trata de un Evento cultural y social, bajo el lema: “¿Es Chile un país fraterno? Hacia una convivencia con todos”. Se realizará en la P. Universidad Católica de Chile- Casa Central “Aula Magna”, desde las 18hs hasta las 22hs (Av. Libertador Bernardo O’Higgins 340) – El sábado 4 de noviembre, celebración de la familia de la Obra de María- Movimiento de los Focolares en Chile. Un momento para agradecer, celebrar y recorrer la historia. Tendrá lugar en el campus San Joaquín de la P. Universidad Católica de Chile. Iniciando con la santa Misa a las 10hs y concluyendo a las 19hs.
Ott 10, 2017 | Focolare Worldwide, Focolari nel Mondo
Di fronte alla situazione creatasi in Catalogna, il Movimento dei Focolari in Spagna s’impegna a vivere la cultura del dialogo, “potente strumento che rende possibile l’interesse per l’altro, entrando nella realtà in cui vive, per conoscerla, accoglierla e, nella misura del possibile, comprenderla. Consideriamo la pluralità come una sfida positiva e un’enorme ricchezza”. Molte le iniziative in atto per sollecitare il dialogo, in particolare con la classe politica. “Le sosteniamo con forza perché le consideriamo dei segnali di una società democratica e matura che scommette per la riconciliazione”. Contemporaneamente, i Focolari in Spagna propongono una raccolta di firme, con l’obiettivo di trovare una soluzione di serena convivenza nella diversità e il riconoscimento della dignità di tutte le persone e istituzioni che le rappresentano. Una campagna di sensibilizzazione e impegno nelle reti sociali, sotto l’hashtag #SoyDiálogo, invita tutti a diventare promotori attivi di ascolto, rispetto, dialogo e azioni pacifiche. (altro…)
Ott 10, 2017 | Centro internazionale, Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità

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Ott 9, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo
Ott 9, 2017 | Cultura
Il libro esplora teoreticamente l’esperienza umana e intellettuale di due autori d’eccezione: il filosofo ebreo Franz Rosenzweig e il teologo e filosofo cattolico Klaus Hemmerle. Il primo, testimone di un nuovo pensiero capace di prendere sul serio il tempo e la prossimità dell’altro alla luce dell’esperienza dell’unità della comunità ebraica orientata dalla Stella di Davide; il secondo, promotore di un’ontologia trinitaria dal proprium cristiano alla luce dell’evento Gesù Cristo dischiuso nel mistero del suo abbandono sulla Croce. Oltre a evidenziare le implicazioni inedite del pensiero dei due Autori per il dialogo interreligioso e per quello tra teologia e filosofia, il saggio esplora le vie maestre di un pensare ritmato dal movimento reciproco e indefinitamente aperto dell’amore che fa uno: l’agape. Un contributo originale che mette in rilievo, in particolare, lo stimolo permanente che l’opera di Rosenzweig ha offerto al pensiero di Hemmerle e la promettente novità relativa alla recezione dell’ontologia trinitaria che qualifica la ricerca e il dialogo dell’Istituto Universitario Sophia L’AUTRICE – Maria Benedetta Curi, laurea triennale e laurea specialistica in filosofia presso l’università di Pisa, si è specializzata nel campo della filosofia del dialogo, con approfondimenti di spiritualità, mistica, lingua e letteratura ebraica. Attualmente collabora alla cattedra di Ontologia trinitaria presso l’Istituto universitario Sophia di Loppiano (FI). È autrice del contributo Il nuovo pensare e Klaus Hemmerle, pubblicato da Città Nuova in Un pensiero per abitare la frontiera. Sulle tracce dell’ontologia trinitaria di Klaus Hemmerle (2015). LA COLLANA: TEOLOGIA diretta da Piero Coda, privilegia il tema trinitario, fondamentale per una riformulazione dell’ontologia, dell’antropologia e dell’ecclesiologia, e conduce un approfondimento originale sui principali momenti della riflessione teologica contemporanea. Città Nuova editrice
Ott 9, 2017 | Cultura, Spiritualità
Non spaventi la sigla all’apparenza impronunciabile: la piattaforma, grazie all’aiuto di una grafica semplice, immediata e dai colori solari, si sta rivelando utilissima per la comunità internazionale di imprenditori e professionisti EdC che vogliono condividere i propri talenti e la propria esperienza e favorire la crescita di nuove imprese. I destinatari sono progetti di impresa, cooperative, micro-imprese, associazioni con impatto sociale positivo, ma anche persone che vogliono condurre la propria azienda nel rispetto dei principi dell’etica, della responsabilità sociale e ambientale e dell’inclusione. La piattaforma offre diversi servizi, specie alle start-up, ma allo stesso tempo rappresenta un ponte con l’intera comunità internazionale, consentendo di diventarne parte. Partecipare non è difficile. Grazie al portale, ogni neo imprenditore, mosso da una logica di collaborazione e reciprocità, può beneficiare di un tutoraggio a distanza o di un mentoring “personale” per maturare il proprio progetto. L’offerta passa attraverso la rete di Hub nazionali. Si tratta di “punti di accesso”, di “snodi” della rete, attualmente presenti in 13 Paesi (in Africa, Centro America, Sud America e Europa). La messa online della piattaforma segue di un anno l’apertura del primo Hub. In questo arco di tempo, gli Hub si sono moltiplicati, promuovendo localmente corsi e workshop di formazione tecnico-professionale e di approfondimento dei valori che sostengono il progetto dell’EdC, accompagnando in modo personalizzato e sistematico l’esecuzione di nuovi progetti imprenditoriali. Se fino ad oggi l’azione degli Hub poteva rivolgersi soltanto a progetti e persone presenti in uno stretto ambito territoriale, ora, grazie alla piattaforma (fruibile in spagnolo, portoghese, tedesco, italiano, francese e inglese), la stessa opportunità è offerta anche a chi non è fisicamente prossimo a un Hub locale. Roylán, ingegnere di telecomunicazioni ed elettronica e coordinatore dell’Hub spagnolo, spiega: «Trasmettere le nozioni base del linguaggio imprenditoriale e incoraggiare in modo adeguato e concreto i nuovi imprenditori che trovano momenti di incertezza e dubbi è una sfida molto arricchente. Coordinando gli appuntamenti e i compiti delle persone che volontariamente collaborano con le start-up ho potuto apprezzare il contributo di ciascuno: è grande il potenziale che abbiamo quando lavoriamo insieme, mossi da questa comune chiamata all’Economia di Comunione». Ogni Hub ha una propria storia da raccontare. L’Hub del Messico, ad esempio, è nato dall’incontro tra alcune attività economiche del territorio che desideravano svilupparsi a livello di micro-imprese e il programma di incubazione EdC. Enrique, produttore di marmellate artigianali, ha partecipato al primo workshop di incubazione a Città del Messico: «L’incubazione mi ha aiutato a crescere e a trasformare la mia piccola attività in una vera e propria impresa; ma allo stesso tempo ha favorito una crescita personale e profonda nella cultura EdC. Il cambiamento più grande per me è stato cominciare a generare comunione a partire dalla mia impresa, aiutando persone vulnerabili. Quando l’azienda crescerà, potremo offrire lavoro a persone bisognose, disabili o che non troverebbero lavoro altrove. A livello tecnico il workshop mi ha aiutato a migliorare i processi di produzione e conservazione dei prodotti, migliorandone la qualità. Adesso stiamo formalizzando tutti i permessi necessari per entrare con più forza nel mercato». All’interno della piattaforma vi è una “area riservata” per gli imprenditori che desiderano unirsi alla comunità EdC. Al suo interno tre diversi ambiti: “Networking”, per presentare i propri progetti, conoscere altri imprenditori e scambiare esperienze; “Wiki Toolkit”, per condividere articoli e video; e “Incubazione Digitale”, rivolta ai portatori di progetti che non hanno la possibilità di essere accompagnati localmente. Vedi il sito EoC-IIN Fonte: EdC online (altro…)
Ott 8, 2017 | Focolari nel Mondo
Da tempo si sentiva la necessità di trovare, nella Chiesa di Santa Maria Maggiore a Trento (Italia), una stele ad indicare ai numerosi visitatori che giungono da ogni parte del mondo, che lì è stata battezzata Chiara Lubich. Dopo la richiesta del nuovo parroco alla Presidente dei Focolari, Maria Voce, la stele è stata realizzata. Si tratta di un segno semplice, ma significativo, sul quale, oltre a una foto della giovane Lubich, è riportata una sua espressione luminosa, che riassume il carisma ricevuto: “Nel nostro cuore una cosa è chiara: l’unità è ciò che Dio vuole da noi. Noi viviamo per essere uno con Lui e uno fra noi e con tutti. Questa splendida vocazione ci lega al Cielo e ci immerge nella fraternità universale”. (altro…)
Ott 7, 2017 | Centro internazionale, Chiara Lubich, Spiritualità
«Il rosario è il dramma della Redenzione visto dalle pupille di Maria, la vergine e la Madre: le gioie di Nazareth, le luci di Betlemme, le vicende di Giuseppe, e poi la tragedia della croce e infine le glorie celesti son fatte patrimonio di famiglia, cose nostre. La nostra storia, la vita nostra. (Igino Giordani, Una stella accesa nella notte», Città nuova, Roma, 2004, pag. 81). 1922-1925. «Se non è possibile la casta quiete dei vesperi nella casa dei nonni, riscaldata da una monumentale fiammata, ove raccogliere alla preghiera avi e nipoti, figli e collaterali: diciamoci il Rosario in tram, in piroscafo, nel rombo del tunnel e nello spasimo d’una locomotiva: sarà più meritorio il nostro sforzo d’astrarci in un impeto di spiritualità dall’orgia… della materia meccanizzata. Un quarto d’ora in chiesa non sarà la consuetudine sonnacchiosa… e la preghiera sarà refrigerio di fontana nell’arsura massacrante della civiltà impostaci». (Igino Giordani, Diario di fuoco, Città Nuova, Roma, 2005 [1980] p.19). 1933. «La Madre… C’è una preghiera a Lei particolarmente grata, la quale rappresenta un ciclo dei misteri della vita di Gesù ricordati a titolo di onore di Lei: il rosario. Riconduce la serenità nell’ora stanca e fosca della sera, nelle ore ardue della vita, e dà la forza per sperare nel domani e ricominciare: quella rude collana di perle di quattro soldi trasmette correnti di vita ultraterrena nelle povere ossa sfiancate dalla fatica, rialluminando la sola luce in anime bersagliate dall’iniquità sociale o dalle sventure multiple. Dà anche a chi vive la speranza d’un congiungimento col Padre, della morte con l’immortalità, del finito con l’Eternità ». (Igino Giordani, Diario di fuoco, cit. p.28). 1° ottobre 1945. «Perché tra noi Maria ha sì gran parte? Perché tra noi, quelli che seguono davvero l’Evangelo si sentono e si diportano come bambini, ai quali la madre è tutto e serve a tutto: ella è cercata perché li introduca a Dio. La prendono per mano, si attaccano alle sue vesti, perché li conduca al Padre. Non c’è maniera più rassicurante, più amorosa e bella di presentarsi a Lui. E poi, in compagnia della Mamma, tutta la vita è più bella: la natura ride, gli uomini stessi non sembrano più selvaggi». (Igino Giordani, Diario di fuoco, cit. p.68) 9 ottobre 1965.« Basta che veda l’immagine di Maria, perché mi balzino avanti all’anima le realtà più belle della mia vita. Vedo allora che la gioia dell’esistere si chiama per me Maria; la mia gloria è Lei, la mia forza è la Sua maternità; la bellezza che m’affascina è la Sua verginità; l’accettazione del dolore è la partecipazione alle Sue prove di Desolata. Non vedo in quale aspetto positivo dell’esistenza mia Ella non entri: la mia vita è Maria. E Maria è la Madre di Gesù: è Lei che mi dà Dio, sposa l’anima allo Spirito Santo, l’avvicina alla paternità dell’Eterno. Chi Ti ringrazierà, Mamma? ».(Igino Giordani, Diario di fuoco, cit. p.180). (altro…)
Ott 6, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Spiritualità
La scelta del titolo Né vittime, né briganti” è stata ispirata dalle parole pronunciate da Papa Francesco durante l’udienza del febbraio scorso ai rappresentanti dell’Economia di comunione (EdC), quando ha affermato che non è più sufficiente imitare il buon samaritano del Vangelo, che soccorre un uomo vittima dei briganti, ma bisogna agire «soprattutto prima che l’uomo si imbatta nei briganti, combattendo le strutture di peccato che producono briganti e vittime». Mettersi in discussione quindi, correre dei rischi pur di cambiare le regole del gioco imposte dal capitalismo e dalla globalizzazione. Esperti del mondo della cultura, dei media, dell’economia e della politica si sono alternati nei diversi momenti previsti dal programma, insieme alle molteplici voci della società civile.
Sono state affrontate tematiche scottanti come quelle delle migrazioni e dell’accoglienza; si è parlato di riconversione delle industrie belliche e nello stesso tempo del paradosso delle armi esportate dall’Italia per la guerra in Yemen dove 15 milioni di persone non hanno l’accesso all’acqua, paese che sta subendo l’epidemia di colera più grave di questi ultimi anni. Un altro tema caldo di cui si è parlato è quello del gioco d’azzardo, con il movimento Slotmob nato quattro anni fa, per fermare questa piaga sociale promossa addirittura dallo Stato. Le storie raccontate sono diverse: dalla denuncia di soprusi e ingiustizie, allo sforzo di chi ogni giorno si trova a lottare contro il muro dell’indifferenza e della meschinità; da chi ha deciso di non far entrare l’offerta di azzardo nel suo bar, a chi nella sua terra ha promosso con gli amici una vera e propria marcia contro la cultura dell’azzardo.
Vincenzo Conticello, ex imprenditore, testimone di giustizia a Palermo, ha raccontato la realtà di una società messa in ginocchia dal racket e dalla mafia, di come sia stato costretto a lasciare la sua città subendo ingiustizie e prevaricazioni. Chiara Peri, del Centro Astalli per i rifugiati, ha sottolineato come in questo momento sia in atto una mercificazione culturale delle migrazioni per cui «i migranti e i poveri sono colpevoli della loro povertà e condizione, e sono trattati come merci, e talvolta come scarti», per cui, e qui sta il paradosso, «gli italiani hanno più paura delle vittime che dei briganti». La tavola rotonda su “Beni relazionali e lavoro”, uno degli appuntamenti a margine della manifestazione, ha messo in luce l’importanza dell’«amicizia, fiducia, compagnia, cordialità, supporto, senso di appartenenza, coinvolgimento, tutti fattori determinanti di soddisfazione sul posto di lavoro», ha detto il prof. Benedetto Gui. Non contano solo la paga o l’orario di lavoro, sembra essere arrivato il momento di riconoscere dignità economica ai beni relazionali. La presentazione del libro Bernhard Callebaut, “La nascita dei Focolari. Storia e sociologia di un carisma (1943-1965)”, per l’editrice Città Nuova, ha visto la presenza, tra gli altri,di Jesús Morán, copresidente dei Focolari, che ha analizzato tutto il lavoro sotto la categoria dell’attualizzazione, intesa come «reinterpretazione creativa della tradizione» e di Shahrzad Houshmand, iraniana, teologa musulmana, testimone di come in tutti questi anni, Chiara Lubich e con lei il Movimento dei Focolari non abbiano fatto dialogo con le religioni, ma con le persone. Chiara è per Shahrzad «una donna con la fede visionaria di una persona che non aveva paura», non aveva mai timore di incontrarsi con “l’altro”, anche se questo portava alla “morte di sé”. Infine, di fronte alle continue e ostinate aggressioni alla pace, l’economista Luigino Bruni dell’EdC, e Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, hanno chiesto a papa Francesco di scrivere un’enciclica sulla pace, capace di “scuotere l’inerzia”. Ce lo auguriamo di tutto cuore! (altro…)
Ott 5, 2017 | Focolari nel Mondo
Territorio dipendente dagli USA, il Porto Rico (più di 3 milioni e mezzo di abitanti), è stato devastato nelle scorse settimane dalla doppia lama di due uragani, Irma e Maria, in quella che è stata considerata la peggiore catastrofe naturale degli ultimi 90 anni. Il governatore Ricardo Rossello ha annunciato che il numero dei deceduti è salito a 34. L’isola caraibica è attualmente in stato di calamità e soffre di una grave emergenza, dovuta alla scarsità di cibo, energia elettrica (anche negli ospedali) e acqua potabile. Due zone dell’isola non sono state finora raggiunte dai soccorsi, con tanti paesini sulle montagne abbandonati a se stessi. Anche la piccola comunità locale dei Focolari è impegnata a soccorrere la popolazione colpita. La situazione rimane, comunque, critica. (altro…)
Ott 5, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
Dopo essermi laureata in lingue e relazioni internazionali, sono partita per il Libano per proseguire lo studio dell’arabo e immergermi finalmente in quella realtà mediorientale che tanto mi affascinava. Forse è strano iniziare a raccontare un’esperienza partendo dalla fine, dal momento del distacco, ma è proprio in questi momenti che più si capisce la portata dell’esperienza vissuta. Preparando il ritorno in Italia, il mio pensiero è tornato all’inizio e mi sono chiesta come fosse possibile che il mio tanto atteso e amato anno in Medio Oriente fosse già finito. Ho cercato di ricordare la persona che ero undici mesi prima, pensando quasi con incredulità all’inquietudine che mi aveva preso prima della partenza, quando, nonostante sapessi già che il Medio Oriente non è solo quello che si vede in televisione, vedendo le reazioni spesso impaurite delle persone che scoprivano il mio progetto, mi sono chiesta se partire fosse un’idea sensata. Volendo però assicurarmi che i miei dubbi non avessero origine solamente dalla paura, sono partita! Ho ricordato la ragazza che muoveva i primi passi nella caotica Beirut con l’impressione che tutti la guardassero perché straniera. Nel giro di pochissimo tempo, però, le persone mi fermavano per strada chiedendomi informazioni in arabo, scambiandomi per una libanese. Forse era più il mio sguardo prevenuto nei loro confronti che non il contrario! All’inizio emergeva involontariamente la diffidenza nei confronti del nuovo ambiente, che mi impediva di uscire da me stessa e voler bene alle persone che mi passavano accanto: non avevo ancora capito che l’ambiente che mi circondava era semplicemente diverso e non pericoloso.
Mi sono resa conto di quanto il mio sguardo nei confronti del Libano sia cambiato nel corso dell’anno: dapprima coglievo soprattutto le differenze rispetto all’Italia; poi, mi sono velocemente innamorata di questo paese, della sua ricchezza e varietà religiosa, culturale, paesaggistica e storica; di un popolo che, nonostante il recente passato doloroso, è stato in grado di vivere nuovamente, cristiani e musulmani, fianco a fianco; della spontaneità e dell’accoglienza della sua gente e… della sua fantastica cucina! Ho poi faticato a recuperare un po’ di obiettività nel guardare ad un paese che, come tutti gli altri, vive le sue contraddizioni, come grande povertà e ricchezza ostentata che convivono a poca distanza. Col pensiero ho ripercorso il mio anno in Libano, durante il quale molti aspetti della vita che dall’Italia sembrano pericolosi o strani, una sfortuna o un disagio, sono diventati parte della mia quotidianità (per niente infelice, anzi!), fino al momento dei saluti. Quando ho detto ai bambini siriani rifugiati che aiutavo nei compiti che sarei tornata in Italia, mi hanno salutato con un semplice “ciao”, facendomi capire che siamo tutti importanti e nessuno indispensabile. Rendermi conto che probabilmente non saprò mai cosa ne sarà di loro è stato un grande dolore. Ho dovuto salutare gli amici conosciuti, a cui devo così tanto, sperando con tutto il cuore di rivederli, ma senza poterne essere davvero sicura. È stato uno strappo capire che tra noi stava calando di nuovo la distanza, non solo geografica, ma soprattutto burocratica. Lasciarli sapendo che tra me e loro tornavano ad esserci una frontiera e visti con procedure a volte esasperanti è stata una sensazione insopportabile. Avevo intuito fin dall’inizio che sarebbe finita così, ma vivere il momento del distacco è stato davvero difficile. Ma adesso so che questo dolore è il prezzo da pagare per essere “uomo-mondo”, come diciamo noi gen. Ora, dopo aver lasciato pezzi di cuore in giro per il mondo, un mondo unito non è più solo qualcosa che sarebbe bello ci fosse: un mondo senza frontiere diventa un’esigenza. (altro…)
Ott 4, 2017 | Cultura, Focolari nel Mondo, Sociale, Spiritualità
SoyDiálogo, “Sono Dialogo”. Una scommessa, un impegno assunto in prima persona. Di fronte alla difficile situazione creatasi in Spagna, la proposta di rifiutare ogni forma di violenza e di vivere per promuovere concretamente la cultura del dialogo, è una sfida doverosa e coraggiosa insieme. Sono molte le iniziative in questa direzione Il 26 settembre, il Movimento dei Focolari in Spagna aveva proposto un documento e una raccolta di firme, ampiamente diffusi sui social, con l’intento di promuovere azioni di ascolto, dialogo e rispetto. Un appello a trovare soluzioni pacifiche di serena convivenza nella diversità, riconoscendo la dignità di tutte le persone e delle istituzioni che le rappresentano. La proposta, contrassegnata dall’hashtag #SoyDiálogo, in piena sintonia con l’invito rilanciato poco dopo dai vescovi a “avanzare nel cammino del dialogo e della comprensione reciproca”, suona ancora più attuale oggi, dopo i risultati della votazione referendaria che apre grandi incognite sul futuro della Catalogna, della Spagna e dell’Europa. «Il dialogo – scrivono i promotori dell’iniziativa – è un potente strumento che rende possibile l’interesse per gli altri, entrando nella loro realtà, per viverla, accoglierla e, per quanto possibile, comprenderla. Tra noi, membri dei Focolari in tutta la Spagna, vi sono persone di identità culturale, idee politiche e sensibilità diverse. Ma consideriamo la pluralità come una sfida positiva e una ricchezza. Siamo impegnati in prima persona a costruire ponti, convinti che nella visione e nella scelta dell’altro ci sia una parte della verità». I commenti dei firmatari rimbalzano su Twitter: “Una firma non decide, ma è peggio incrociare le braccia e guardare il fiume che scorre”.“Siamo come discutiamo, arricchiti del dono della diversità”. “Credo nel dialogo che presuppone rispetto, trasparenza e accettazione che nell’altro ci sia qualche verità che io non possiedo del tutto”. “Non è un male pensare diversamente. È il modo in cui tutto si evolve. È il contrario dell’uniformità e immobilità”.
Ecco alcune considerazioni di quelli che credono nel dialogo. Da Girona: ““Sono giorni strani, un misto di tristezza, impotenza, preoccupazione. Allo stesso tempo mi è chiaro cosa devo fare. In ogni circostanza mi chiedo cosa posso fare io, con le mie possibilità limitate? Faccio uno sforzo per non giudicare. Le opportunità non mancano per ascoltare, con mente aperta”. “Con un’amica catalana – scrive un giovane di Siviglia – cerchiamo di mantenere un dialogo aperto. Mi interesso alla sua famiglia. Quando si conosce in profondità la realtà dell’altro, puoi cambiare in parte la tua idea e amare di più questa persona, anche se abbiamo idee diverse”. Da Barcellona: “Questa situazione offre molte possibilità per tenere aperto un dialogo con chi la pensa come me e anche con chi non la pensa come me”. “Finora mi limitavo a pregare e a cancellare le catene di foto, barzellette o notizie dubbie che circolano sulla rete e non favoriscono certo sentimenti positivi – scrive una donna di Toledo – Poi mi sono chiesta: cosa posso fare ancora? Ho cercato di far sapere alle persone che conosco in Catalogna che possono contare su di me per costruire e dialogare. Forse era ovvio, ma ho pensato di farglielo sapere esplicitamente”. “A mio parere – è un messaggio che arriva da Girona – quando non siamo capaci di vedere la parte di verità che c’è anche nell’altro, già lo demonizziamo. Questo ci dà carta bianca per scrivere o condividere qualsiasi commento incendiario. Siamo immersi in questa situazione, alle volte senza rendercene conto, e questa è la cosa peggiore. Ci dimentichiamo che la nostra sfida è più eroica e difficile che fare propaganda alle nostre idee denunciando quelle degli altri. È costruire ponti”. Da Siviglia: “Ho tanti amici e amiche in Catalogna, fratelli e sorelle con i quali abbiamo deciso di lavorare per costruire una umanità nuova. Condividiamo reciprocamente ansie e dolori. Per questo motivo, quando ci scriviamo, si sono sentiti liberi di dirmi: spero che la prossima volta, quando ci vedremoi, saremo già indipendenti. E a loro volta mi hanno ascoltato quando ho risposto: mi auguro che, la prossima volta che ci vedremo, avranno vinto il buon senso e la ragione”. (altro…)
Ott 4, 2017 | Chiara Lubich, Cultura, Focolari nel Mondo, Nuove Generazioni, Spiritualità
World Trade Centre
Metro di Manila, Filippine, 6-8 luglio 2018. L’appuntamento è per migliaia di giovani da tutto il mondo, mossi da un’idea che, come un chiodo fisso, informa la loro vita e le azioni sociali cui danno vita: costruire un mondo unito e solidale. Il Genfest 2018 Beyond all borders è un invito a far crollare i confini, i limiti, le barriere che ostacolano questo processo. Nato nel 1973 da un’idea di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, in oltre 40 anni il Genfest ha raccolto decine di migliaia di giovani. Quella del 2018 sarà l’undicesima edizione, la prima fuori dall’Europa. Nella sua lunga storia, ogni Genfest ha segnato una tappa e visto la concretizzazione di molti progetti: tra questi l’idea delle Giornate mondiali della gioventù, iniziate nel 1985; la nascita nello stesso anno dei Giovani per un Mondo Unito (GMU); la Settimana Mondo Unito, operativa dal 1996, per evidenziare le iniziative che promuovono l’unità, a ogni livello, nel mondo; e infine, dal 2012, l’United World Project, grande osservatorio permanente di tutte le buone pratiche a livello planetario. Il prossimo Genfest precederà di poco il Sinodo sui giovani, che si svolgerà a ottobre 2018. Incontrando gli organizzatori, presenti in questi giorni a Castelgandolfo (Roma) all’incontro dei delegati nel mondo del Movimento dei Focolari, abbiamo raccolto notizie “di prima mano”. Ding Dalisay rappresenta all’assemblea le Filippine: «Con grande gioia abbiamo avuto l’appoggio del presidente della Conferenza episcopale filippina che ci incoraggia a lavorare per portare la realtà del Genfest a più giovani possibili. Già da un po’ di tempo i giovani delle Filippine stanno girando con dei caravan per presentare il Genfest nelle parrocchie, nelle università e in altri posti. Abbiamo una grande speranza che tanti giovani verranno». Carlo Gentile, delegato delle Filippine insieme a Ding: «Sarà il primo Genfest in Asia, quindi sarà molto importante per l’aspetto dell’interculturalità. Chiara Lubich definiva il Genfest una “cascata di Dio”. Ci aspettiamo un evento meraviglioso, preparato per offrire a tutti i giovani che vengono dall’Asia, ma non solo, un’esperienza profonda, immersa nella cultura asiatica».
Una mobilitazione mondiale è già cominciata. Molti i contatti con altri Movimenti, come quelli con i giovani della Rissho Kosei-kai, associazione laica buddhista giapponese, con sei milioni di seguaci, e con lo Youth World Peace Forum, che celebrerà il proprio meeting annuale a Manila nello stesso periodo del Genfest. In alcune aree del mondo si pensa a replicare il Genfest con delle iniziative locali. Una commissione composta da 30 giovani, rappresentanti delle diverse aree geografiche del mondo, con il coordinamento della segreteria internazionale dei Giovani per un Mondo Unito, è già al lavoro. Kiara Cariaso e Diego Lopez spiegano: «Stiamo lavorando per poter far arrivare al Genfest di Manila giovani da tutto il mondo. Ci sono già tante attività, non solo nelle Filippine, perché sarà un evento planetario, lo costruiamo tutti insieme». «Infatti – le fa eco Diego – raccogliamo idee che arrivano da giovani di tutti i Paesi, lavoriamo insieme, e le facciamo arrivare nelle Filippine». Spiegano: «Il Genfest 2018 si articolerà in tre fasi: la prima, precedente alla manifestazione, con la possibilità per molti giovani di varie parti del mondo di conoscere le culture asiatiche. Un’esperienza interculturale, interreligiosa e sociale unica, che si svolgerà in diversi Paesi del continente asiatico. A questa seguirà l’evento centrale di Manila, dal 6 all’8 luglio, a cui desideriamo possano partecipare giovani da ogni parte del mondo, in modo da rendere in qualche modo presente la propria realtà e allo stesso tempo riportare alla comunità di origine l’esperienza e l’impegno preso a Manila. Infine, un “post Genfest”, soprattutto per i giovani asiatici, che darà modo di testimoniare un’“Asia unita per un mondo unito”. Sarà un’esperienza bellissima per 800 giovani nella cittadella di Tagaytay». Sito ufficiale: y4uw.org/genfest (altro…)
Ott 3, 2017 | Focolari nel Mondo
Il gruppo musicale internazionale Gen Verde si è esibito a Stadthagen (Germania) lo scorso 9 settembre, in occasione dei 500 anni della Riforma luterana. «Un migliaio di persone, nonostante la pioggia battente caduta fino a poco prima dell’inizio del concerto – scrivono –, ha gremito la piazza della bella cittadina di Stadthagen, nella Bassa Sassonia. Il nostro concerto On the Other Side ha portato una nota di fraternità e internazionalità. Già nei giorni precedenti avevamo condiviso dei bei momenti con il vescovo luterano Dr. Manzke che ci aveva invitate, e coi suoi collaboratori. E il giorno del concerto un gruppo di giovani con i loro pastori ci hanno aiutato nel montaggio, bagnati dal diluvio ma felici». «Ci rimane nel cuore – concludono le giovani del Gen Verde – quella gente in piazza sotto un mare di ombrelli, al freddo, che ascoltava, gioiva, cantava e perfino ballava con noi! Grazie Stadthagen, insieme abbiamo tessuto e vissuto momenti di vera famiglia». (altro…)
Ott 3, 2017 | Focolari nel Mondo, Spiritualità
Fili staccati «Nei primi anni di matrimonio accadeva spesso che il dialogo fra me e mio marito s’interrompesse per diversità di opinioni. A volte, dopo scontri verbali piuttosto duri, si arrivava al silenzio totale anche per giornate intere. La breve pausa pranzo, al rientro dai rispettivi lavori, veniva occupata dai notiziari TV che Gaetano seguiva con passione. Un giorno, confidando nell’aiuto di Dio, decisi di mandargli un messaggio chiaro: ritornai presto da scuola e preparai un buon pranzetto, la tavola più bella del solito con fiori e una candela accesa. Poi staccai tutti i fili della TV. Arrivando, Gaetano mi chiese stupito se c’era qualche ricorrenza da festeggiare. Ci mettemmo a tavola e, come al solito, cercò di accendere il televisore, ma capì subito che non si trattava di un guasto. Ridendo mi abbracciò, chiedendomi scusa, e insieme ci promettemmo di correggerci sempre per amore l’uno dell’altro. Fu quello un momento importante di crescita nel nostro rapporto». (Giulia – Italia) In cucina «Nel mio turno in cucina non sopportavo i confratelli che passando assaggiavano quello che stavo preparando. Ogni volta ero sempre in difesa per non far toccare nulla. Un giorno, leggendo nel Vangelo il brano della pagliuzza nell’occhio degli altri e della trave nel proprio, mi sono reso conto che il giudizio che mi ero formato verso i miei confratelli mi impediva di voler bene loro. Da allora, quando qualcuno passava in cucina, lo invitavo ad assaggiare quello che stavo preparando e chiedevo consigli, se ad esempio dovevo aggiungere sale o altro. Da allora l’aria nel monastero è cambiata». (Padre Krzysztof – Polonia)
Amare è rischiare «Qualche tempo fa un ragazzo quindicenne analfabeta, già ben avviato sulla strada del furto, ha cominciato a frequentare la nostra casa. Molti ci avevano consigliato di stare attenti ad accoglierlo e valutare bene se non fosse più giusto aiutarlo tenendolo a distanza. Noi però eravamo convinti che in lui c’era Gesù, e bisognava amarlo a fatti, anche a costo di rischiare. Spesso quel ragazzo si tratteneva da noi, usciva con noi, giocava con i nostri figli. Dopo diversi mesi, l’istinto del furto si è fatto sentire di nuovo e ha portato via da casa nostra dei soldi. Quando lo abbiamo scoperto, abbiamo deciso di parlargli. Dopo le prime resistenze lui ha ammesso il fatto e piangendo ci ha chiesto scusa, promettendo di restituire quanto rubato. Ma soprattutto si è rasserenato sapendo che poteva continuare a contare sulla nostra amicizia e che se avesse avuto bisogno di soldi doveva soltanto chiederceli. Ora non ruba più e ha trovato anche un lavoro». (D. L. – Italia) Collega difficile «Sembrava che un collega mi avesse preso di mira, qualsiasi cosa io facessi lui la contrastava. Finché si trattava di piccoli interventi, sopportavo. Ma a volte, di fronte a realizzazioni impegnative dell’impresa, si metteva contro tutti. Il lavoro era diventato insopportabile. Cosa fare? Il sacerdote con cui ne ho parlato mi ha consigliato innanzitutto di liberarmi dal rancore e dai ricordi negativi, e cercare di guardare il collega con occhi nuovi. Ho provato. Fatto imprevedibile, al successivo incontro di lavoro era diventato un’altra persona! Evidentemente non dipendeva soltanto da lui». (F. L. – Serbia) (altro…)