Mag 15, 2005 | Focolari nel Mondo
L’artista di strada che cambia rotta: a volte basta un piccolo gesto Sono A. M. dell’Australia. Suono il flauto praticamente da sempre. Posso dire che questo strumento significa tantissimo per me: per anni è stato il mio migliore amico, forse l’unico, quello che mi ha aiutato ad andare avanti nei momenti più duri. Infatti, alcuni anni fa, a causa di un periodo particolarmente difficile in famiglia e specialmente con mia mamma, me ne sono andata di casa con uno zaino, poche cose e l’inseparabile flauto. Dormivo per strada e guadagnavo qualche cent per vivere suonando il mio flauto… Vivevo letteralmente alla giornata, senza nessun punto di riferimento. Il dolore che avevo dentro era forte. Un giorno, mentre suonavo all’angolo di una strada, una donna si è fermata un po’ più a lungo: “Vorresti dare lezioni di musica ai miei figli? Guadagneresti qualcosa…”. Ho accettato subito quella proposta che, non sapevo ancora, avrebbe cambiato la mia vita. Frequentando così questa famiglia, ho conosciuto i Giovani per un Mondo Unito e quello che mi ha davvero colpito in quei ragazzi era che volevano amare tutti, senza distinzione. Il loro amore mi ha dato la forza di cambiare rotta. E per me amare – l’ho capito subito – significava riallacciare i rapporti con la mia famiglia e in particolare con mia madre. C’è voluto un po’ di tempo, ma poco a poco ci siamo riavvicinati ed ora va molto meglio. (E. S. – Australia) L’amore, la terapia più efficace Siamo una giovane coppia con 3 figli, ai quali vogliamo un bene immenso. Davide e Irene, quando sono nati, come tutti i bambini, ci hanno richiesto tante energie per trovare un nuovo equilibrio in famiglia, ma con Alessia, la terza, è un’avventura speciale. E’ nata apparentemente sana e bella, ma dopo qualche giorno, dai primi risultati della mappa cromosomica abbiamo saputo che aveva la sindrome di Down. Sono stati momenti difficili e inconsciamente speravamo in un errore della diagnosi. E’ stato come un terremoto improvviso, come se ci mancasse la terra sotto i piedi… Ma volevamo credere che ogni figlio è un dono di Dio e – pur nel dolore – sentivamo che questa situazione faceva parte di un suo disegno d’amore. Dopo qualche giorno, una dottoressa genetista ci ha confermato la diagnosi ma non ci parlò tanto della gravità dell’handicap. Piuttosto ci disse che l’amore che potevamo dare ad Alessia sarebbe stata la terapia più efficace. Era quello che in fondo avvertivamo: eravamo noi i protagonisti di questa storia, noi genitori, con gli altri due figli, le nostre famiglie e i nostri amici… Insieme avremmo aiutato Alessia a crescere sotto tutti i punti di vista. Oggi possiamo dire senza esitazione che Alessia è un dono per noi e per chi ci sta accanto. E’ una portatrice di gioia, di serenità. Ha fatto crescere l’amore tra noi due prima di tutto, e poi con i bambini si è instaurato un rapporto più maturo, un amore più grande. Loro stessi fanno a gara per riabbracciarla quando tornano da scuola e ci dicono che siamo stati fortunati ad avere una bambina speciale come Alessia! (M. e D. – Italia)
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Mag 14, 2005 | Focolari nel Mondo
Qualche mese fa mi è arrivato un sms che diceva: “Ciao! Come va?”. A mandarlo era stata una ragazza vista ad un meeting di alcuni giorni, organizzato dal Movimento dei Focolari, con la quale però non avevo avuto occasione di parlare. Iniziamo a scriverci via email parlando del più e del meno.
Un giorno mi racconta la storia drammatica della sua famiglia. Il padre, dopo aver perso tutti i soldi al casinò e aver scoperto che la moglie aveva un’altra relazione, era andato via di casa, mentre la madre, dopo essersi data all’alcool, si era tolta la vita. Non avrei mai immaginato che certe cose potessero succedere così vicino a me. Potevo considerarmi davvero fortunato io che una famiglia ce l’ho. Questi erano i pensieri che mi passavano per la testa mentre cercavo le parole per risponderle. Tutto quello che volevo dirle mi sembrava inadeguato, ma le scrissi qualcosa. In seguito ha continuato a confidarsi, ponendomi domande su come comportarsi, come pregare, come riuscire a perdonare il padre. Ogni volta le ho risposto cercando di comunicarle la certezza che Dio ci ama personalmente, la scoperta che aveva dato un senso alla mia vita. Era anche questo un modo di vivere il Vangelo: di amare, rispondendo a chi si trova nel bisogno, sapendo dare, nel mio caso, amicizia a chi si trova solo o disperato. Un giorno la situazione precipita: trovo una sua e-mail in cui diceva di essere disperata, aveva l’impressione che il mondo le crollasse addosso ed era tentata di assumere la droga per dimenticare ogni cosa. Sapeva che stava sbagliando e chiedeva il mio aiuto. Le rispondo e, dopo un silenzio di un paio di mesi, finalmente ricevo un nuovo messaggio: “Ce l’ho fatta! Non mi sono drogata! E’ stato soprattutto per merito tuo, grazie di tutto!”. (L. – Italia – 16 anni) Tratto dal mensile Gen3 (altro…)
Mag 3, 2005 | Cultura
“Un volo possibile”
Questo volo è stato sperimentato a Loppiano: per primi, i giovani che vogliono fare impresa. Un centinaio, si sono confrontati con quanti già operano nel campo dell’imprenditoria, in gruppi di lavoro. E lo scambio è diventato dono: gli imprenditori hanno dato la propria esperienza, anche sofferta, e i giovani, con il loro entusiasmo e la curiosità li hanno spronati a vivere con ancor maggiore radicalità gli ideali di Economia di Comunione. “Dai giovani abbiamo ricevuto molto più di quanto abbiamo dato” ha commentato un imprenditore.
La fraternità, il “di più” dell’imprenditore EdC
I workshops sono stati preparati dagli interventi di Cecilia Cantone Manzo, presidente della E. di C. s.p.a., società di gestione del Polo imprenditoriale Lionello Bonfanti, e del Prof. Luigino Bruni, che ha tratteggiato la figura dell’imprenditore EdC, indicando nel vivere la fraternità quel “di più” che lo caratterizza e che si affianca alle capacità richieste ad ogni imprenditore: rischiare, innovare, perseguire un progetto.
Uno sprone nel fare impresa in modo innovativo
Un gruppo di esperti ha presentato le questioni tipiche del “fare impresa”, nell’ottica della “cultura del dare”, suscitando un vivo interesse fra i giovani, che ne hanno rilevato la novità. “Essere venuti qui – diceva una studentessa partenopea – ci ha spronato ancor più a fare impresa, a fare qualcosa di nuovo.” Dai giovani è venuta la richiesta di ripetere questi appuntamenti a Loppiano ogni 6 mesi.
Quei miglioramenti nella gestione dell’azione al di là di ogni immaginazione
Il 24 aprile il convegno si è aperto ad altri imprenditori. “Malgrado le difficoltà e le crisi di vario genere – racconta un imprenditore piemontese – abbiamo potuto constatare una continua, notevole crescita del nostro fatturato. Nella mia esperienza ho sempre verificato che il “centuplo” evangelico non è mai uno di quei pacchi grossi ed ingombranti (come una vincita alla lotteria) che potrebbe anche guastare la vita quotidiana, ma arriva con discrezione. Diverse volte è accaduto che un nostro amministratore, magari a metà anno, ci illustrasse una situazione precaria; poi, continuando il lavoro, con uno spirito nuovo, a fine anno con vera sorpresa ci annunciava un miglioramento, al di là di ogni nostra immaginazione”. (altro…)
Mag 1, 2005 | Parola di Vita
È la sera di Pasqua. Gesù risorto è già apparso a Maria di Magdala; Pietro e Giovanni hanno visto la tomba vuota. Eppure i discepoli continuano a rimanere chiusi in casa, pieni di paura, fino a quando il Risorto viene in mezzo a loro, a porte chiuse, perché nessuna barriera può più separarlo dai suoi amici.
Gesù se n’era andato ma, come aveva promesso, ora ritorna per restare per sempre: “Si fermò in mezzo a loro”; non un'apparizione momentanea, ma una presenza permanente! D’ora in poi i discepoli non saranno più soli ed il timore cede il posto ad una gioia profonda: “Gioirono al vedere il Signore” .
Il Risorto spalanca i loro cuori e le porte di casa sul mondo intero, dicendo:
“Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”.
Gesù era stato mandato dal Padre per riconciliare tutti con Dio e ricomporre l’unità del genere umano. Ora tocca ai suoi discepoli continuare l’edificazione della Chiesa. Come Gesù aveva potuto portare a compimento il disegno del Padre perché una cosa sola con Lui, così essi potranno continuare la sua missione altissima perché il Risorto è in loro. “Io in loro” , aveva chiesto Gesù al Padre.
Dal Padre a Gesù, da Gesù agli apostoli, dagli apostoli ai loro successori il mandato non è venuto mai meno.
Ma anche ogni cristiano deve sentir risuonare nel suo cuore queste parole di Gesù. Infatti “c'è nella Chiesa diversità di ministero, ma unità di missione” .
“Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”
Per adempiere questo mandato del Signore dobbiamo fare in modo che Lui viva in noi. Come? Membra vive della Chiesa, immedesimandoci con la Parola di Dio, evangelizzando prima noi stessi.
È uno dei doveri di quella che Giovanni Paolo II ha chiamato “nuova evangelizzazione”. “Nutrirci della Parola – ha scritto – per essere ‘servi della Parola’ nell’impegno dell’evangelizzazione: questa è sicuramente la priorità per la Chiesa all’inizio del nuovo millennio” , perché “soltanto un uomo trasformato” dalla “legge d’amore di Cristo e la luce dello Spirito Santo, può operare una vera metánoia [= conversione] dei cuori e della mente di altri uomini, dell’ambiente, della nazione o del mondo” .
Oggi non bastano più le parole. “L’uomo d’oggi ascolta i testimoni, piuttosto che i maestri – notava già Paolo VI –, e se ascolta i maestri è perché sono testimoni” . L’annuncio del Vangelo sarà efficace se poggia sulla testimonianza di vita, come quella dei primi cristiani che potevano dire: “Vi annunciamo quello che abbiamo veduto e udito…” ; sarà efficace se, come di loro, si potrà dire anche di noi: “Guarda come si amano, e l’un per l’altro è pronto a morire” ; sarà efficace se concretizzeremo l’amore dando, rispondendo a chi si trova nel bisogno, e sapremo dare cibo, vestiti, case a chi non ne ha, amicizia a chi si trova solo o disperato, sostegno a chi è nella prova.
Vivendo così sarà testimoniato nel mondo il fascino di Gesù e, divenendo altri Cristo, la sua opera, anche per questo contributo, continuerà.
“Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”
È l’esperienza di alcuni nostri medici e infermiere che nel 1966 vengono a conoscenza della situazione del nobile popolo Bangwa, che in quel momento è affetto da malattie, con una mortalità infantile del 90% minacciante la completa estinzione.
Partono per stare con quel popolo e sentono, come loro primo dovere, di continuare ad amarsi vicendevolmente per dare una testimonianza del Vangelo. Amano indistintamente, ad uno ad uno; offrendo un servizio professionale, aprono un dispensario, che presto diventa un ospedale. La mortalità infantile si riduce al 2%. In piena foresta, si costruisce una centrale elettrica, poi un College con le classi inferiori e superiori. Col tempo e vari contributi del popolo stesso, si aprono 12 strade per il collegamento dei villaggi.
L’amore concreto è coinvolgente: gran parte del popolo condivide la nuova vita, villaggi prima in lotta si riconciliano; le controversie sui confini vengono risolte in armonia; Re di clan diversi stipulano tra loro un patto d’amore reciproco e vivono in fraternità, offrendo – in uno scambio di doni – una meravigliosa testimonianza, un esempio originale e autentico.
Chiara Lubich
Apr 26, 2005 | Dialogo Interreligioso
E’ un’esperienza iniziata circa 40 anni fa in Algeria, a Tlemcen, dove i focolarini ricevettero in dono una piccola abbazia in stile arabo costruita dai benedettini per farne un centro di dialogo con il mondo musulmano. Fin dai primi contatti si è rimasti colpiti dalle affinità tra le due religioni abramiche: credere nell’Unico Dio clemente e misericordioso, la dedizione totale alla volontà di Dio, l’alta stima per Gesù e per Maria sua madre.
Alcune migliaia di amici musulmani in molti Paesi del mondo sono in stretto contatto con i Focolari. Fra di loro ci sono Imam, fedeli praticanti e altri che, per l’incontro con il Movimento e la condivisione dello spirito di unità, sono tornati alla pratica delle cinque colonne dell’Islam. Effetto infatti del dialogo non è il sincretismo, ma la riscoperta delle proprie radici religiose, di ciò che ci unisce. “Attraverso il dialogo – come aveva detto a Madras Giovanni Paolo II nel 1986 – facciamo in modo che Dio sia presente in mezzo a noi, perché mentre ci apriamo l’un l’altro nel dialogo, ci apriamo anche a Dio. E il frutto è l’unione fra gli uomini e l’unione degli uomini con Dio”. Si rafforza il comune impegno di essere fautori di unità e di pace specie là dove la violenza e l’intolleranza razziale e religiosa cercano di scavare un abisso fra le componenti della società. (altro…)
Apr 26, 2005 | Dialogo Interreligioso
Viva attesa degli oltre 200 partecipanti al 1° Simposio di dialogo islamo-cristiano, promosso dal Movimento dei Focolari, per l’incontro con Papa Benedetto XVI all’udienza generale di mercoledì 27 aprile. Sono circa 100 i musulmani presenti al Centro Mariapoli di Castelgandolfo, provenienti da 33 Paesi: da Algeria, Libano, Turchia, Giordania, al Pakistan e Indonesia, dall’Europa al Canada, agli Stati Uniti, al Brasile. Il Simposio è stato aperto domenica scorsa con un messaggio di benvenuto di Chiara Lubich e con il saluto dell’Imam Allal Bachar della Spagna. Questa mattina è intervenuto S.E. mons. Michael L. Fitzgerald, Presidente del Pontificio Consiglio del dialogo interreligioso. Ha tracciato le tappe del dialogo intessuto da Papa Giovanni Paolo II nei 26 anni di pontificato. I numerosi interventi dei musulmani hanno poi espresso profonda gratitudine per Papa Wojtyla e per l’opera del Pontificio Consiglio. Da domenica scorsa, agli interventi a livello teologico-culturale di studiosi cristiani e musulmani, si alternano esperienze di vita delle due religioni abramiche e il dialogo con i partecipanti, in un clima crescente di fraternità. I temi approfonditi: “L’essenza della ‘Ibada (adorazione-fede) nell’Islam” e “Dio Amore” nel cristianesimo, “La fede in Dio”, la presenza di Dio nelle comunità musulmana e cristiana, il problema del dolore. Con profondo ascolto è stata accolta la conversazione in video di Chiara Lubich su “L’Unione con Dio”.
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Apr 25, 2005 | Famiglie
Carissime famiglie che siete riunite a Roma e in tante parti del mondo per il FAMILYFEST!
Dopo tanto tempo eccomi a voi con questo breve messaggio.
Vi ringrazio per aver vissuto con partecipazione e generosità questo evento, che avete voluto dedicare come omaggio al nostro indimenticabile Papa Giovanni Paolo II che pensiamo già santo. Il nostro incontro è anche l’occasione, fra il resto, di dare la massima visibilità possibile al modello di famiglia da lui sognato e insegnato, quello basato sui valori attinti alla fede cristiana. La sorgente di questi valori è l’amore vero, che sgorga dal cuore di Dio. Un amore quindi che non conosce una fine, che ama tutti per primo, che è capace di perdonare, che è fecondo e aperto alla vita, all’attenzione verso i più deboli, alla condivisione piena di ogni bene, alla solidarietà. Ma questi valori sono riconoscibili e presenti anche nelle principali religioni e culture, e perciò vivi nelle attese di ogni uomo e ogni donna della terra. In tal modo la famiglia, che in tutte le culture e contesti sociali è chiamata a vivere l’amore reciproco, diviene sorgente di socialità, vivaio di valori fondamentali, di fratellanza universale. Vi auguro di essere così, di essere testimoni sempre e ovunque di questo amore che costruisce la pace, perché si avvicini l’ora in cui sulla terra “TUTTI SIANO UNO”. Viviamo insieme per questo grande Ideale! Carissime famiglie di tutto il mondo, a presto! (altro…)
Apr 25, 2005 | Famiglie
Familyfest 2005 – Al Papa della Famiglia: una festa della famiglia con respiro mondiale. “Un progetto nuovo di cultura che valorizza il ruolo della famiglia, risorsa della collettività”. Così questo evento è stato definito dal presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, nel suo messaggio. Storie, immagini, danze, collegamenti con i 4 punti cardinali del mondo da piazza del Campidoglio, trasformata in set televisivo. Un omaggio a Giovanni Paolo II, un segno di gratitudine: toccanti le immagini del Papa con le famiglie che gremivano il Palaeur di Roma, al Familyfest ’81, pochi giorni prima dell’attentato in piazza San Pietro, e nei moltissimi incontri con le famiglie del mondo. E’ risuonata la sua consegna: “Proclamate il valore della famiglia e della vita. Senza questi valori non c’è futuro degno dell’uomo!”. La diretta Rai Uno da piazza del Campidoglio, a Roma, ha reso possibile ad una platea mondiale di condividere questo evento che ha svelato la fantasia e le infinite possibilità di cui l’amore, vissuto da famiglie di tutte le culture, è capace, anche di fronte a crisi e malattie, nell’apertura ai bisogni più urgenti della società.
“Uno solo è l’amore” – E’ stata letta una lettera scritta negli anni ‘40 da Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, che per prima ha voluto questo Familyfest. Era rivolta alla sorella alle soglie del matrimonio: “Uno solo è l’amore: l’amore di Dio”. Ma – ha incalzato – “amare Dio per te significa amare ancor più Paolo, per Lui rinnegare egoismo e chiusure, comodità e difetti. Allora il tuo amore per lui non avrà fine”. Un ideale alto, ma non irraggiungibile, come hanno testimoniato Annamaria e Danilo Zanzucchi, tra i primi sposati che hanno condiviso gli ideali evangelici di Chiara Lubich: 52 anni di matrimonio, 5 figli, 12 nipoti. “Uno solo è l’amore”, commenta Danilo, “significa imparare ad amare come Dio ama. E Lui ama con un amore infinito”. “Da un amore vissuto così, all’interno dei Focolari, nasce Famiglie Nuove” ha spiegato Annamaria. “Nuove vuol dire rinnovate dall’amore reciproco, dall’amore che viene da Dio”. Sono valori condivisi anche dal mondo buddista, come evidenziato dal collegamento con Tokyo, e dalle famiglie musulmane dell’antica civiltà iraniana, come mostrato dal collegamento con Teheran. 17 network satellitari, 38 TV nazionali, e 26 regionali hanno permesso un’ampia copertura, grazie a Telespazio, Eutelsat, CRC/Canada, EWTN, che hanno collegato i 200 meeting in contemporanea in altrettante città e capitali del mondo, per iniziativa di Famiglie Nuove, diramazione dei Focolari. (altro…)
Apr 25, 2005 | Famiglie
“L’amore costruisce la pace”, linea guida del pontificato di Giovanni Paolo II, è stato il filo conduttore del Familyfest. Due madri di Gerusalemme, da piazza del Campidoglio, in Roma, hanno testimoniato un’amicizia possibile tra due parti opposte: israeliani e palestinesi. Tra i 9 collegamenti effettuati durante la trasmissione, segnaliamo quello con il Sudafrica, nel quartiere Soweto, di Johannesburg, dove ha avuto il via la lotta di Nelson Mandela contro l’apartheid, e il collegamento con il sudest europeo, un’area calda visitata più volte dal Papa: a Zagabria erano in 4000, non solo cattolici croati, ma anche musulmani della Bosnia.
Black-out dell’amore – Il Familyfest non è stato solo festa, internazionalità, solidarietà. Ha affrontato anche l’inverno della crisi, del dolore che colpisce molte famiglie. “L’uomo e la donna, per le nozze, non sono più due, ma una sola carne. Dividersi, dopo tale unificazione, vuol dire uccidersi, svenandosi. E’ la morte”: queste parole di Igino Giordani, scrittore, giornalista, uomo politico, padre di 4 figli, primo responsabile di Famiglie Nuove, risuonano nella piazza. “Perché l’unione coniugale si conservi, non c’è altra corrente coesiva che l’amore, ma un amore che viene dall’amore di Dio, superiore alle vicende della natura e agli umori degli uomini”. “Due sposi che perdono tempo a non amarsi, perdono tempo a morire”. Una coppia spagnola ha raccontato la sofferta rinascita dal dramma della divisione.
Il dolore – Dal palco del Campidoglio, una coppia di giornalisti, lui italiano, lei americana, ha fatto dono dell’esperienza di una malattia che non perdona, una vita che assume nuova pienezza, come ha scritto Giovanni Paolo II nel suo testamento. Lei ha detto: “Occorre vivere con la morte ben presente, per realizzare una vita piena”. “Abbiamo imparato a guardare in faccia il dolore e quel volto ha per noi un nome: Gesù che accetta di dimorare sulla croce sino a sentirsi abbandonato da Dio per dare al mondo i suoi doni”. Doni che diventano esperienza viva di “luce, gioia, serenità, una qualità di vita superiore alla quantità di tempo che potrò avere”.
“Non vogliamo che il matrimonio sia una stanza chiusa al resto del mondo, ma desideriamo condividere la felicità con i meno fortunati di noi”, ha testimoniato una giovane coppia di 21 e 24 anni: viaggio di nozze in Tanzania, tra gli orfani dell’Aids, ai quali è andato il corrispettivo dei regali di nozze.
Solidarietà – Non è un fatto isolato: da 25 anni Famiglie nuove porta avanti nel mondo oltre 14.000 adozioni a distanza. Al Familyfest il lancio di un nuovo progetto di solidarietà: “Una famiglia, una casa”: un tetto per le famiglie più diseredate nelle periferie delle grandi città filippine e nelle aree disastrate dello Tsunami nello Sri Lanka e in Tailandia. Un’idea nata proprio dalle famiglie più povere. I contributi possono essere versati sul c/c bancario 888885 intestato a Associazione Azione per Famiglie Nuove presso Banca Intesa: CIN T ABI 03069 CAB 05092. Dal 15 al 22 aprile era possibile inviare dal proprio cellulare SMS da 1€ al numero 46211 per i clienti WIND e al numero 44770 per i clienti TIM.
Messaggio di Chiara Lubich – L’ultima parola al messaggio audio registrato da Chiara Lubich. Ha il sapore di una consegna: “Sì, la sorgente dell’amore vero sgorga dall’amore di Dio. Così la famiglia diviene sorgente di socialità, vivaio di fratellanza universale”. Questo il suo augurio: “essere sempre e ovunque testimoni di questo amore, perché si avvicini l’ora in cui sulla terra “tutti siano uno”. (altro…)
Apr 20, 2005 | Chiesa
Con grande gioia abbiamo accolto l’elezione di Papa Benedetto XVI. A lui assicuriamo la nostra più intensa e costante preghiera. Per la conoscenza diretta che ho di lui, il nuovo Papa, avendo doti particolari per cogliere la luce dello Spirito, non mancherà di sorprendere e superare ogni previsione. Ci sembra abbia rivelato l’anima del suo pontificato nelle parole finali pronunciate il giorno dell’apertura del conclave, quando ricordava qual è “il frutto che rimane”: “quanto abbiamo seminato nelle anime: l’amore, la conoscenza, la fede, il gesto capace di toccare il cuore, la parola che apre l’anima alla gioia del Signore”. Preghiamo il Signore, come lui ha invitato a fare, perché lo “aiuti a portare frutto, un frutto che rimane”, e “la terra venga cambiata da valle di lacrime in giardino di Dio.” In lui, siamo certi, è garantita la continuità con il Concilio Vaticano II e con il pontificato di Giovanni Paolo II. In lui è viva la sensibilità per la dimensione carismatica della Chiesa, per i nuovi movimenti e comunità. Ci sono rimaste impresse le sue parole, alla vigilia del grande incontro del ’98 dei Movimenti con Papa Wojtyla, nei quali il card. Ratzinger intravedeva l’azione dello Spirito Santo che “rinnova la giovinezza della Chiesa”, ed evidenziava il perché del particolare legame, lungo la storia della Chiesa, tra i movimenti e il Papato. Per noi è la chiamata ad una nuova responsabilità. (altro…)