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Che cos’è l’Economia di comunione

Come nasce l’idea – È davanti allo “scandalo di un mondo fatto di lussuosi grattacieli e di baracche disumane”, durante un viaggio di Chiara Lubich a San Paolo in Brasile nel ’91, che “si accende la scintilla ispiratrice di quella che subito viene chiamata Economia di Comunione”.

L’obiettivo: un futuro senza più indigenti

Il progetto – La fondatrice dei Focolari si rivolge in modo specifico al mondo imprenditoriale, all’impresa. Propone un agire economico che coniughi economia e comunione, ispirato ad una nuova cultura, “la cultura del dare” antidoto alla “cultura consumista dell’avere”. La novità: suscitare aziende che “producano per condividere” destinando una parte degli utili ai più poveri, una parte alla promozione della cultura di condivisione ed un’altra parte per sostenerne lo sviluppo dell’azienda stessa. Questa idea rimbalza in tutto il mondo ed oggi sono oltre 700 le aziende produttive e di servizi che hanno raccolto questa sfida, alcune costituendosi appositamente, altre orientando all’economia di comunione il proprio operare. Infatti l’intero stile di agire economico, di gestione aziendale e di aiuti agli indigenti è ispirato alla comunione, alla reciprocità.

L’economia di comunione, novità dottrinale. Fin dall’inizio la riflessione culturale – tesi di laurea, articoli, monografie, convegni accademici – ha accompagnato l’esperienza concreta, e la dimensione vitale ha ispirato gli studi, dando luogo ad una reciprocità tra teoria e prassi che costituisce uno degli aspetti più tipici dell’EdC.

Il Polo delle imprese di Economia di Comunione italiane
e l’ E. di C. s.p.a.

I Poli imprenditoriali. Sono espressione tipica dell’economia di comunione. Sede di alcune aziende, sono il punto di riferimento per tutte le altre aderenti od orientate al progetto. Ad essi si rapportano, in maniera costante, studiosi ed economisti che vi trovano originali “laboratori” di una economia rinnovata.

Far nascere anche in Italia un Polo imprenditoriale, “faro di credibilità” per l’economia di comunione, a cui potranno collegarsi le aziende italiane gestite secondo questo progetto: è la sfida che Chiara Lubich lancia il 5 aprile 2001 a Castelgandolfo (Roma), alla scuola internazionale per operatori dell’Economia di Comunione.
Il 13 ottobre 2001 si costituisce la E. di C. s.p.a., con sede in Loppiano, Incisa in Val d’Arno (Firenze). E’ una società ad “azionariato diffuso” che con i 5621 soci attuali, testimonia l’impegno di quanti, pur non imprenditori, desiderano essere protagonisti dell’Economia di Comunione. Ha come fine la realizzazione e la gestione del Polo imprenditoriale italiano, come pure la progettazione di iniziative connesse al suo sviluppo.
Fortemente qualificante l’articolo 36 dello statuto: il 30% degli utili è devoluto ad un fondo speciale di solidarietà per far fronte alle necessità degli indigenti.

Struttura architettonica del Polo

La struttura del Polo esprime un forte valore simbolico, oltre che funzionale. La quinta muraria in mattoni vuole significare il radicamento nel territorio e la sua forma, concava, ricorda due braccia che accolgono. Attraversando la hall, punto di snodo delle diverse zone, si arriva nella galleria sulla quale si affacciano i laboratori e il corpo uffici: è la “piazza” di questa piccola comunità, luogo di incontro degli “abitanti” del Polo e spazio destinato ad eventi pubblici.
L’interno è concepito in maniera modulare e flessibile: l’edificio sviluppa un totale di 9600 mq destinati ad usi produttivi, artigianali, spazi commerciali e uffici.

Il Polo e la cittadella internazionale di Loppiano

Una peculiarità dei Poli di Economia di Comunione è quella di sorgere nei pressi delle cittadelle del Movimento dei Focolari. Il Polo Lionello Bonfanti sorge in località Burchio, (Incisa Valdarno), a pochi chilometri dalla cittadella internazionale di Loppiano. Ne costituisce un importante completamento.

Sin dal 1962 Chiara Lubich, ad Einsiedeln in Svizzera, guardando dall’alto di una collina il complesso di una delle abbazie che nei secoli erano state centri propulsori di civiltà, aveva intuito la possibilità che, dal Movimento potessero sorgere piccole città moderne composte di scuole, case, industrie -città/pilota -per un mondo nuovo, la cui legge fosse quella del Vangelo, l’amore reciproco.
Loppiano, nata due anni dopo, nel 1964, è la prima delle oltre 30 cittadelle sorte nel mondo, e la più sviluppata. L’internazionalità è la sua caratteristica: oltre 800 i suoi abitanti provenienti da 70 Paesi dei 5 continenti. Negli anni, via via assume l’aspetto di una città, anche se in miniatura. E’ formata da case, scuole, centri d’arte, attività artigianali e agricole. Ogni anno sono più di 40.000 i visitatori. Per lo stile di convivenza che testimonia, Loppiano è di luce anche per le grandi città multiculturali e multietniche di oggi.

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