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Nell’Ideale dell’Unità che Chiara Lubich visse e seppe proporre alla Chiesa e al mondo brilla la missione evangelizzatrice in tutta la sua meravigliosa bellezza e ricchezza. E’ la profonda convinzione che ho potuto farmi seguendo per oltre mezzo secolo, sia nella mia missione di Hong Kong che in vari altri servizi richiestimi, gli sviluppi della multiforme Opera che Dio ha suscitato per mezzo di questa donna straordinaria. (…)

Sono passati quasi 60 anni da quando io ebbi la grazia di incontrare a Roma questa eccezionale esperienza. Da giovane sacerdote missionario (stavo allora studiando missionologia all’Università Urbaniana) fui subito colpito dal contagioso entusiasmo di quanti, nell’Ideale di Chiara, avevano trovato la piena realizzazione del loro impegno cristiano. Ricordo che sentii il bisogno di verificare con il rettore della comunità (P. Mario Parodi) la mia “scoperta”, comunicandola poco dopo con entusiasmo a vari giovani confratelli in occasione della Beatificazione del nostro Martire Alberico Crescitelli. (…)

Passarono pochissimi anni e il Movimento giunse anche in Asia. Era iniziato nelle Filippine con un missionario Verbita tedesco, che aveva modellato la sua attività sull’impegno a vivere con la comunità la “Parola di Vita” secondo il modello dei Focolarini. E questi giunsero presto anche ad Hong Kong, con la benedizione del vescovo mons. Lorenzo Bianchi. Nei decenni seguenti, Chiara stessa accompagnò la crescita di quei germogli di nuova vita cristiana in Asia con diverse visite, sia nelle nel Centro Mariapoli di Tagaytay (Filippine), sia in Thailandia dove fu invitata a parlare in vari monasteri e in una università buddhista, sia in Giappone, dove il potente movimento  buddhista Risso Kosei-kai chiese di potersi affiancare ai Focolarini per far crescere nel mondo la consapevolezza della fraternità universale, sia in India, dove importanti istituzioni induiste hanno avviato un proficuo “dialogo di vita” con il cristianesimo grazie alla testimonianza di Chiara.

Ed è ancora più significativo che Chiara sia stata  invitata a condividere il suo ideale cristiano in qualificati consessi mondo islamico, come anche fra gli ebrei perfino con persone di convinzioni non religiose, con un orizzonte a 360 gradi.

Quel che è certo è che per Chiara non si trattava di “dialogo” semplicemente intellettuale che lascia ognuno nelle proprie convinzioni: per lei era sempre un’opportunità di testimoniare la potenza dell’amore di Gesù nella propria vita. Nella trasmissione televisiva del funerale di Chiara Lubich, si vide un monaco buddista che rendeva omaggio alla sua bara: egli voleva esprimeva la gratitudine di chi da Chiara aveva compreso (come disse) il mistero della Croce di Gesù come segno supremo di amore. E sono circa 30 mila i membri di religioni non cristiane che oggi non esitano a identificarsi con gli ideali umani ed etici proposti dall’Opera di Maria.

La mia vocazione missionaria è stata rafforzata dall’esperienza dei Focolarini. E non sono pochi i miei confratelli , che oggi lavorano in Asia e in altri continenti, la cui vocazione è nata o è stata rafforzata dal loro contatto ed esempio. (…)

Gli sviluppi dell’Opera di Maria (questo il nome ufficiale della sua opera) sono stati una delle espressioni più significative del soffio di rinnovamento portato nella Chiesa attraverso il Concilio Vaticano II.

Penso sia di buon auspicio l’amore che Chiara ha sempre espresso per la Cina, a cui si riferiva come la “Terra Promessa”. Essa mi ha ripetuto più volte la sua convinzione che Dio ha dei grandi disegni sul popolo cinese. Possa ora la sua intercessione affrettare la realizzazione di questi disegni.

Da MONDO E MISSIONE – maggio  2008

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