È il 27 novembre, e la comunità universitaria, alla conclusione della mattinata di lezioni, si raduna per aprire l’Avvento con Chiara Lubich, che si rivolge alle autorità accademiche, a professori e studenti, introdotta da una efficace presentazione del rettore, prof. Franco Imoda, che l’aveva invitata.

Partendo da alcuni episodi chiave della propria vita, la fondatrice del Movimento dei Focolari ha messo in luce i due cardini principali della sua spiritualità: l’unità e Gesù abbandonato.

E poi gli esempi: così la spiritualità dell’unità permette di rinnovare la vita quotidiana e di intraprendere e sviluppare i grandi dialoghi ai quali la chiesa è oggi chiamata.
Per ognuno di essi la Lubich ha fornito testimonianze e indicato linee dottrinali, profondamente inserite nella tradizione della Chiesa e, allo stesso tempo, portatrici di nuove e illuminanti prospettive.

Un percorso, quello tratteggiato dalla Lubich, culminante col riconoscimento che la spiritualità di comunione portata dal carisma dell’unità non è più, ormai, soltanto del Movimento dei Focolari, ma, come ha recentemente scritto Giovanni Paolo II, è spiritualità della Chiesa.

L’applauso caloroso e interminabile, lo stringersi dei giovani intorno a Chiara, i capannelli di studenti che si attardavano a commentare vivacemente, sembravano non voler concludere un incontro indimenticabile.

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